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Autore: DarkSide_of_Gemini    19/02/2016    2 recensioni
Due fratelli, un oscuro ammonimento, una divinità prossima a rinascere: questo è ciò che determinerà la sorte dei gemelli Hykarios.
Per salvare il fratello, Arethas sceglie di affrontare l’ignoto imboccando la via più oscura indicatagli dalle Moire quando era ancora bambino. Questa decisione rischia di dividere i due gemelli per sempre e scatenare una nuova battaglia contro i Cavalieri di Athena e il dio più brutale del Pantheon greco.
Dal testo: “Erano una coppia speciale, loro, la loro armonia di contrasti era ciò che li rendeva unici e complementari. Sosthenes era di gran lunga più bravo nell’agire, nel porre la sua forza a difesa dei più deboli; lui, Arethas, in compenso sapeva ascoltare, riflettere e donare i giusti consigli al momento opportuno. Insieme erano il braccio e la mente, il pensiero e l’azione. Erano unici e indivisibili. E poi erano gemelli, legati sin dal giorno della loro nascita da un vincolo misterioso quanto potente. Spezzarlo sarebbe stato impossibile. Dividerli sarebbe stato impossibile”.
Genere: Guerra, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ares Chronicles – Destini spezzati

 

Le donne erano tre, sedute in uno stretto vicolo ai margini della strada. All’apparenza sembravano identiche: tre figure coperte da un mantello del colore della notte, le teste chine e vicine come se stessero confabulando qualcosa. Sembravano avvolte da una nebbia immobile e nessuno faceva caso a loro. La gente che affollava la strada sterrata del piccolo villaggio era del tutto indifferente a quella misteriosa presenza che aveva invece attirato l’attenzione del ragazzino. Era in piedi fuori da una bottega ad aspettare sua zia e nel frattempo scrutava curioso quelle tre figure che parevano invisibili agli occhi degli altri. Aveva la strana sensazione che solo lui potesse vederle, che volessero essere visibili solo ai suoi occhi. Ma perché?

Indeciso lanciò un’occhiata all’interno del negozio e sembrò misurare la lunghezza della strada che lo separava da quelle figure spettrali. Infine decise di avvicinarsi.

-Il giovane viene incontro al suo destino-

Esordì quella al centro. Nessuna delle tre aveva alzato lo sguardo.

-Chi può dire, Sorelle, se la scelta è saggia o meno?-

A primo impatto il bambino pensò che, forse, l’idea di andare da quelle donne non era stata poi così saggia. Un brivido freddo gli corse lungo la schiena: il destino, avevano detto. Loro conoscevano il suo destino? Nessuno, se non gli Dèi, era capace di simili prodigi.

-Vuole sapere: glielo leggo negli occhi-

-Non ci è dato rivelare il fato ai mortali-

-Tuttavia- concluse la terza –un monito su di esso possiamo concederlo. Il futuro rimarrà immutato fino alla sua scelta-

Fino ad allora era rimasto in silenzio ad ascoltare quelle tre anziane che discutevano di lui come se non ci fosse. Il ragazzino prese coraggio e si schiarì la voce: nonostante quello, il suono delle sue parole risuonò assai incerto.

-Che cosa potete rivelarmi di ciò che il futuro ha in serbo per me?-

L’aura intorno alle donne parve intensificarsi mentre le loro voci si sovrapponevano –Vita o morte. Potere o amore. Cosa sceglierai una volta giunto il momento? Due vite unite da un vincolo arcano, due destini separati da una scelta cruciale. Sacrificio o indifferenza? Questo determinerà la tua sorte-

Quella luce lo abbagliava e diventava sempre più intensa –Non capisco…-

-Tra sette anni- continuarono le voci –arriveranno. Ma non verranno per te: è tuo fratello che cercano-

Il cuore del ragazzino ebbe un sussulto –Mio fratello?-

-E’ tempo di andare-

-Aspettate!-

Ma in un lampo le tre figure svanirono lasciandolo solo e tremante. Mai, in seguito, raccontò a qualcuno di quello strano incontro, né fece parola di ciò che le tre donne gli avevano rivelato. Tuttavia, di tanto in tanto, le loro parole gli ritornavano alla mente e con loro quel senso di smarrimento e impotenza che gli avevano mozzato il respiro già la prima volta. Il significato di quel monito oscuro sembrava sfuggirgli non appena era ad un passo dall’afferrarne il significato. Con il passare degli anni in petto gli cresceva un timore di ciò che sarebbe successo una volta giunto il momento di prendere quella decisione da cui le donne lo avevano messo in guardia.

Pericolo, avevano preannunciato. Aveva detto che qualcuno sarebbe arrivato a cercare suo fratello e che allora, in base alla sua scelta, il suo destino sarebbe stato deciso. Ma di quale scelta parlavano? E perché degli individui misteriosi avrebbero dovuto dare la caccia a suo fratello?

******

-Arethas!-

Il gemello agitava un braccio per fargli cenno di sbrigarsi. Lui camminava con fare svogliato sul sentiero di ghiaia che portava alla casa della zia. Avevano sempre vissuto con zia Khloe, sin da quando erano piccoli, in un calmo villaggio non lontano da Atene. Era quasi l’imbrunire, le prime stelle brillavano nel cielo color indaco mentre gli ultimi riflessi infuocati del sole svanivano tra le lontane onde di cristallo del mare.

Quella sera non ci teneva particolarmente a tornare a casa. Quella sera era la sera. Erano passati esattamente sette anni da quando Arethas aveva incontrato le tre donne. Secondo la loro profezia, quella sera sarebbe giunto il momento di determinare il suo destino. Ma come? Quella domanda lo aveva assillato nel corso del tempo, mese dopo mese, anno dopo anno. Aveva percepito con ansia il tempo accorciarsi come fosse lo stoppino consumato di una candela che, quella notte, avrebbe smesso di bruciare. Sentiva che doveva succedere qualcosa, e non era una bella sensazione.  Inoltre, lui non era mai stato tipo da prendere decisioni importanti. Lui era un tipo timido, equilibrato, che mai si lasciava andare ad atti violenti o scelte affrettate. In effetti, lui era tutto il contrario di suo fratello. Sollevò lo sguardo dal terreno disseminato di pietruzze e incontrò, a pochi metri da lui, gli occhi di ametista del gemello.

Sosthenes era l’impulsività fatta persona: era sempre attivo, pieno di energia e voglia di esplorare. Una testa calda – a parere della zia – dato che spesso era ritornato a casa pieno di lividi e sanguinante dopo l’ennesima lotta ingaggiata con i bulli del quartiere.

Lui sosteneva sempre di aver agito per difesa, sia personale che di altra gente, e borbottava indignato quando la zia lo pregava di tenersi fuori dai guai.

-Cosa dovrei fare quando vedo che qualcuno viene maltrattato?- ribatteva tra un lamento e l’altro mentre Khloe gli bendava strette le ferite –Pensi che dovrei stare lì a guardare? O che semplicemente dovrei girare i tacchi e non prestare soccorso?-

-Sosthenes- sospirava la zia –tu non sei un eroe. Apprezzo questo tuo spirito altruista, ma non puoi sempre sacrificarti per il bene del prossimo. Vedi tuo fratello? Lui non mi ha mai dato questo genere di preoccupazioni. Lui sa come stare lontano dal pericolo-

A quelle parole, in teoria, Arethas avrebbe dovuto sentirsi fiero di servire come modello di riferimento, ma ogni volta non poteva fare altro se non chinare lo sguardo con vergogna. Lui non era mai stato coinvolto in una rissa, era vero, ma per il semplice fatto che fuggiva qualsiasi problema gli si parava sulla strada. Se era vero che Sosthenes si sarebbe gettato a capofitto in soccorso di una persona in difficoltà, lui avrebbe di certo voltato la schiena per ritornare sui suoi passi.

Spesso si rimproverava per quei suoi eccessi di vigliaccheria, eppure non riusciva a superarli. Non riusciva ad imporsi né voleva rischiare anche in minima parte coinvolgimenti personali in situazioni rischiose. Evitava i guai per quanto gli era possibile, e le poche volte in cui ciò gli era difficile finiva sempre con lo scegliere la via più facile per venirne fuori senza lottare un minuto di più o perdersi in difesa di chi si trovava nella sua stessa situazione.

A volte Arethas rimpiangeva il fatto di non possedere almeno una parte dello spirito battagliero del fratello. Tra loro due Sosthenes era sempre stato il più forte, il vero cuore della famiglia. Sebbene si scambiassero solo di poche ore lui era sempre stato il fratello maggiore, quello che sapeva sempre come cavarsela in ogni situazione, quello che era disposto a sacrificarsi per il fratellino, gli amici o i parenti. A volte Arethas si sentiva la sua ombra, una fotocopia riuscita male, come se i loro genitori avessero voluto provare ad eguagliare la perfezione del primo figlio con una seconda creatura del tutto simile a lui nell’aspetto ma, purtroppo, diametralmente opposta nel carattere. Subito dopo ricacciava indietro quei pensieri. Lui amava suo fratello nonostante si sentisse solo una sua pallida imitazione, nonostante non riuscisse ad eguagliarlo in quanto a forza fisica o a presenza di spirito.

Erano una coppia speciale, loro, la loro armonia di contrasti era ciò che li rendeva unici e complementari. Sosthenes era di gran lunga più bravo nell’agire, nel porre la sua forza a difesa dei più deboli; lui, Arethas, in compenso sapeva ascoltare, riflettere e donare i giusti consigli al momento opportuno. Insieme erano il braccio e la mente, il pensiero e l’azione. Erano unici e indivisibili. E poi erano gemelli, legati sin dal giorno della loro nascita da un vincolo misterioso quanto potente. Spezzarlo sarebbe stato impossibile. Dividerli sarebbe stato impossibile.

*****

A volte era capitato che Arethas colonizzasse il letto del fratello quando era troppo stanco per fare caso all’errore o semplicemente quando entrambi si contendevano il posto vicino la finestra. Quella notte invece decise di restare sul letto di Sosthenes di proposito. Quella notte, a detta delle tre donne, qualcuno sarebbe venuto a cercare il fratello: questa era l’unica cosa che aveva chiara; per il resto, aveva deciso di lasciar perdere tutte quelle farneticazioni sul destino. Ciò che sarebbe accaduto era un mistero e nessuno, d’altronde, era mai stato capace di sottrarsi al proprio fato: ciò che gli Dèi decidevano trovava sempre il modo di avverarsi. Inoltre, per lui era importante solo una cosa: proteggere suo fratello. Se per riuscirci avrebbe dovuto rischiare, allora l’avrebbe fatto.

Mentre stava steso nell’oscurità della camera rifletteva su quella sua prima, vera presa di posizione. Mai aveva pensato di sacrificarsi per qualcuno, nel suo egoistico modo di affrontare la vita l’unica cosa importante era la salvaguardia personale. Quella decisione forse avrebbe cambiato la sua vita, o forse non l’avrebbe fatto. Chi avrebbe potuto dirlo?

In qualche modo si sentiva responsabile verso un'unica persona, e quella persona era suo fratello Sosthenes. Forse era per dimostrare l’ammirazione che aveva sempre nutrito nei suoi confronti, o per ripagarlo di tutte le volte in cui era stato malmenato al suo posto quando era accorso in sua difesa nel corso degli anni, o forse perché voleva dimostrare di essere come lui, di avere il coraggio di affrontare il pericolo come Sosthenes aveva sempre fatto sin da bambino. Tra quelle opzioni non aveva ancora saputo decidere quale fosse la più corretta, né se tutte e tre fossero parte di una verità più estesa che si celava alla sua comprensione. Qualunque cosa fosse, ormai aveva deciso: quella volta era il suo turno di difendere il gemello.

Le ore passarono lente senza che nulla turbasse la quiete della casa. Quel silenzio d’attesa impediva al ragazzo di rilassarsi o anche solo pensare a qualcosa che non fosse la minaccia imminente di una forza oscura. Arethas si limitava a stare lì, disteso nell’ombra, ad ascoltare il lontano sciabordare del mare e le voci della zia e del gemello nella cucina.

Passò così tanto tempo che iniziò a pensare persino che quella fosse stata tutta una sua paranoia. A pensarci bene era assurdo: insomma, tre vecchie fantasma gli avevano predetto che il suo destino era messo a repentaglio da una minaccia diretta al fratello. Nella sua visione razionale della vita tutto quello gli era sempre sembrato inverosimile, eppure sentiva che in quelle parole c’era un fondo di verità. E quell’unico pensiero lo aveva sempre convinto dell’assoluta veridicità della profezia.

Sosthenes non era ancora rientrato in camera quando un’improvvisa folata di vento spalancò la finestra della stanza. Nel buio Arethas ebbe un sussulto, tuttavia si costrinse a rimanere immobile. Il cuore iniziò ad accelerare i battiti e gli balzò in gola nel momento in cui due mani di ghiaccio dalla consistenza quasi incorporea lo afferrarono per trascinarlo via.

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Salve salve! Si capisce che ho una venerazione per i gemelli? In effetti questa è la prima fic in cui tratto di una coppia di fratelli, di solito i miei personaggi sono tutti figli unici. Però… eh, quando si parla di gemelli è un altro discorso *^* poi si sa… in Saint Seiya non è che i gemelli siano proprio fortunati… cosa ne dite, sarò più cattiva di zio Kuru? ;)

Dunque, sarà stata una buona idea lo scambio di persona o sarebbe stato meglio un po’ di sano menefreghismo? A voi i giudizi.

Ringrazio chiunque vorrà seguire questa nuova impresa :) e vi do appuntamento al prossimo capitolo, in cui entreranno in scena due dei miei OC preferiti… ehehe!

Buon weekend!

Kisses,

Rory_Chan

 

  
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