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Autore: Kind_of_Magic    19/02/2016    4 recensioni
L'esploratore, appena tornato da un viaggio, si lascia incantare dalle foglie che volteggiano nel vento. All'improvviso sente una musica, diversa da qualunque altra abbia mai sentito: "C’è la vita lì dentro, una vita che pulsa, cade, si rialza, non si arrende, vuole lasciarsi andare, continua a correre, rallenta, accelera."
Parte alla ricerca della fonte della musica e trova invece un'immagine di gioventù e voglia di vivere che lo fa sentire più vecchio che mai. Che fare?
Genere: Fantasy, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arambè

L’esploratore esce a guardare il giorno che lentamente cambia in notte. Dentro, i festeggiamenti per il suo ritorno stanno continuando. Il suo signore è stato generoso con lui, forse potrà smettere di viaggiare, così spera la sua famiglia. L’esploratore non sa se una vita statica gli piacerà mai, ma lo farebbe per la madre dei suoi figli. Ha smesso anni prima di essere la donna che aveva scelto come moglie, un giorno è tornato da un viaggio e lei non era più la stessa. Non ha fatto domande, non ha ricevuto risposte ed è ripartito, ma da quel giorno quella donna è stata solo la madre dei suoi figli.
L’esploratore è un uomo, non è ancora vecchio, non è ancora grigio, ma già non è più all’apice delle sue forze. Il maggiore dei suoi figli già mostra somiglianze con il ragazzo che egli ricorda di essere stato anni prima. La minore delle sue figlie lo ha visto quel giorno per la prima volta. L’esploratore non ha visto nascere neppure uno dei suoi figli. E questo fa invecchiare. Non ha vissuto le gioie del padre che segue il figlio mentre questi muove i propri primi passi sul mondo. E questo fa invecchiare. L’esploratore ha bisogno di fermarsi, pensa, di smettere di invecchiare in questo modo un po’ meschino che è più colpa dello spazio che del tempo. Ma un esploratore non si ferma mai.
L’esploratore ammira le foglie che volteggiano nel crepuscolo trasportate da un vento inquieto come il suo animo. Le segue dapprima con lo sguardo, poi muove la testa per non perderle di vista e improvvisamente sente una musica. È dolce e malinconica come un’onda calma che si infrange contro la riva, ma non altrettanto quieta, e c’è anche qualcos’altro e l’esploratore lo sente: l’esploratore ha orecchie finissime. Abbraccia con i sensi quella melodia e ogni altro rumore sparisce, rimane solo quella musica di seta. Allora l’esploratore capisce. C’è la vita lì dentro, una vita che pulsa, cade, si rialza, non si arrende, vuole lasciarsi andare, continua a correre, rallenta, accelera.
L’esploratore parte alla ricerca di questa musica, gli occhi chiusi, le orecchie attente, le braccia in avanti per non scontrarsi con nulla. Quando infine sente di essere abbastanza vicino, apre gli occhi: un gruppo di musicisti vestito poveramente sta suonando. Gli danno tutti le spalle, ma non lo vedrebbero neanche se ce l’avessero davanti agli occhi, perché i loro sguardi sono incatenati a una fiamma. Anzi, a quella che a prima vista pare una fiamma, ma poi l’esploratore capisce che quello non è che un riflesso. La ragazza che danza riflette la luce del fuoco con l’abito rosso e arancio. È lei che attrae a sé gli occhi dei musicisti senza via di scampo, la fiamma della vita si serve di lei per esprimersi sul mondo. Ha gli occhi chiusi e danza come spinta da una forza misteriosa. Mentre la si guarda, il tempo sembra non scorrere.
L’esploratore continua a fissarla, incantato, finché la musica non finisce, con quella nota dolce e malinconica di fondo che echeggia ancora nella notte ormai scura. Il cuore dell’uomo ha un singhiozzo di rimpianto ed egli pensa che sia durata davvero troppo poco, sebbene non sappia veramente per quanto tempo sia rimasto ad ascoltare. La danzatrice si ferma e apre gli occhi. Per un attimo, l’esploratore ci vede una giovanile allegria punta da una malinconica dolcezza, proprio com’era la musica un attimo prima. Appena la ragazza lo vede, però, lo spavento prende il sopravvento e nei suoi occhi scuri appare lo sguardo della selvaggina catturata, un terrore atavico. L’esploratore distoglie a fatica lo sguardo da lei e si guarda intorno: le loro poche cose mostrano quanto sia misera la loro vita. Sono certamente vagabondi e altrettanto certamente verranno cacciati non appena si saprà che sono lì.
L’esploratore capisce la paura dipinta negli occhi della ragazza. Ora che la guarda non accecato dai riflessi fiammeggianti del suo abito, si accorge che avrà meno di vent’anni. Una vita così difficile per una ragazza così giovane, pensa, eppure tutta quella voglia di vivere, tutta quell’energia nella danza. L’esploratore si sente più vecchio che mai, stanotte. Vorrebbe fermarsi ad ascoltare quella musica per sempre, a farsi ringiovanire dalla danza della ragazza. L’uomo sa che non è possibile, c’è troppa paura in quegli occhi, troppo spazio l’ha fatto invecchiare anzitempo. Per quella notte ha dato abbastanza preoccupazioni a persone cui non avrebbe fatto volontariamente alcun male. Quella vita è già abbastanza difficile. Accenna un inchino per ringraziare, scusarsi e accommiatarsi e se ne va. Non una parola è stata detta.

N.d.A:

Ciao a tutti! Grazie per avermi dedicato qualche momento per leggere questa storia. Non sono molto convinta del genere in cui l'ho inserita, per cui se non siete d'accordo scrivetelo pure :)

Questa storia nasce dall'ascolto di un magnifico brano, intitolato appunto Arambè. Lo trovate su youtube, è di un quartetto fusion che si chiama Free emotions (https://www.youtube.com/watch?v=7l4LObjaitc). Credo che leggere la storia mentre si ascolta il brano le dia qualcosa in più, perciò vi consiglio vivamente di farlo.

Se aveste tempo di lasciarmi un commento, ve ne sarei estremamente grata, intanto vi saluto.

Che gli dèi siano con voi!

-Magic

   
 
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