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Autore: marwari_    19/02/2016    3 recensioni
Prudence Halliwell non esiste più.
Risponde ora solamente all'appellativo di "Miss Hellfire".
{Prue/Piper}
|Se non approvate questa ship, non proseguite nella lettura. Per chiunque voglia procedere, leggete e recensite! Sono assolutamente aperta a critiche, chiarimenti e discussioni intelligenti. Buona lettura!| - finale aperto
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Barbas, Piper Halliwell, Prue Halliwell
Note: Lime, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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Capitolo 4 – vedova nera

Non aveva ancora capito come la notizia della morte di Bane, braccio destro di Barbas, potesse essere già giunto ai piani inferiori. Forse aveva dato l'allarme lui stesso quando era uscito dall'edificio, allertando le guardie e gli altri sicari dell'organizzazione.. eppure non c'era un solo sorvegliante ad attenderla a piano terra con le armi puntate nella sua direzione. Era stato strano, ma in fondo le aveva fatto comodo: come avrebbe potuto evitare di essere colpita se doveva anche pensare a Piper?

La donna guardò la strada per assicurarsi che fosse sgombra prima di alzare gli occhi sullo specchietto retrovisore, aggiustarlo e perdersi pochi istanti ad osservare il volto addormentato di Piper. Quei segni non le davano giustizia. Provava un forte senso di rabbia quando pensava a quegli uomini che, sotto gli ordini di Bane o Barbas, la maltrattavano. Nessuno doveva osare.. nessuno tranne lei.

Aveva guidato a lungo, per ore, nel tentativo di far disperdere le sue tracce qualora Barbas o uno dei suoi fosse al suo inseguimento. Aveva percorso le strade principali, sentieri segreti che si districavano fra villette e condomini, aveva persino imboccato il Oakland Gate, vagando per l'intestatale 80 fino a Reno, senza nemmeno pensarci.
Piper, stremata, si era addormentata dopo poche ore.

Erano rientrate in città solamente a notte fonda, quando la donna, gli occhi celesti di nuovo circospetti e vigili, fu certa che nessuno le avrebbe dato più disturbo.. almeno fino a quando non fosse stata lei a cercarli.

Sorrise compiaciuta e soddisfatta per essere stata in grado di riprendere in mano la sua vita, la sua natura, la sua vocazione, senza vincoli e senza persone che la comandavano in cambio di denaro. Era diventata miss Hellfire per conto suo, si era guadagnata mazzette verdi e copiose con la sua abilità ed ora poteva tornare agli albori, quando la sua carriera da killer ancora la appassionava.
Era e si sentiva come una pittrice, Hellfire: lei dipingeva con pugnali e pistole e quando uccideva si sentiva bene; quando oltrepassava il limite di ciò che la gente mediocre amava chiamare civiltà e legge si sentiva se stessa. Aveva bisogno del brivido della morte, dell'oscurità, di sentire il proprio cuore lacerarsi alla vista del sangue e al suono degli spari.
Aveva bisogno di avere un ultimo assaggio di ciò che di buono e di puro albergava nel suo cuore.. per poi rimuoverlo per sempre.


Anche se era così profondamente addormentata da sembrare priva di sensi, Piper non pesava nulla per le sue braccia allenate. Si sentiva fin troppo buona, in quel momento, per tutto quello che stava facendo con quella ragazzina: l'aveva sistemata sul letto della sua stanza, le aveva tolto le scarpe ed aveva lasciato i rubinetti aperti della vasca da bagno, aggiungendo sapone e una spugna gialla. Lei sapeva che Piper avrebbe apprezzato.

Ancora Aveva atteso con pazienza che la vasca fosse piena prima di tornare da lei, spogliarla di quegli abiti sudici e laceri che aveva in dosso, prenderla di nuovo in braccio e depositarla nell'acqua calda.
Forse era svenuta, forse tutto quello che era accaduto era stato troppo per lei e la sua mente, o il suo inconscio, aveva deciso di tenerla intrappolata nel mondo dei sogni.. E probabilmente era meglio così.
Era al sicuro: ci sarebbe stata lei a proteggerla. In fondo l'unica persona che Piper doveva temere era solo lei.. eppure ignorava i suoi piani, quindi non avrebbe mai provato nessun tipo di paura nei suoi confronti. Non appena si fosse svegliata e avesse puntato i suoi occhi fiduciosi nei suoi, lei le avrebbe sorriso, rassicurandola, per poi tradirla l'ultima volta. Sarebbe stato un gioco perfetto. Osservò quasi incantata la pelle bianca di lei assorbire l'acqua, guardò le gocce scivolare sulle sue braccia, sul collo, tra i seni e sparire nella schiuma. Le ferite che la segnavano erano poche, eppure erano un tremendo squarcio su di una tela perfetta. Era confusa sulla natura di quella rabbia che scorreva nelle sue vene: la sentiva perché le avevano fatto del male, giocando con qualcosa che non apparteneva ad altri che lei, oppure perché quei segni non erano stati opera sua?
Si alzò in piedi di scatto quando le sue orecchie furono solleticate da un rumore inaspettato. La sua mente si spense di colpo, come se qualcuno avesse toccato un interruttore: ogni suo pensiero, ogni suo muscolo ed ogni sua azione aveva rivolto la propria attenzione verso quel cigolio estraneo.

Poteva essere Barbas, poteva essere la polizia, potevano essere altri sicari mandati da qualcuno per uccidere lei o quelle due di cui non si era occupata personalmente.. in ognuno di quei casi, doveva essere pronta.

Si assicurò che Piper non corresse nessun pericolo da sola e si chiuse la porta del bagno alle spalle, impugnando velocemente la pistola che aveva legata alla cintura. Appoggiò le spalle al muro, stando ben attenta a non urtare i vari dipinti attaccati alle pareti con il rischio di farsi scoprire e, lentamente, si portò vicino alle scale principali. Attese in perfetto silenzio, le braccia tese e l'arma puntata, ma quando non vide e non sentì nulla, decise di avventurarsi al piano inferiore.

Passo dopo passo, gradino dopo gradino, si avvicinava al luogo da cui era provenuto quello strano rumore: forse la porta principale che veniva varcata, forse i cardini rotti che gemevano sotto il peso di qualcuno.
Poteva escludere che si trattasse della polizia, perché gli agenti in divisa poco apprezzavano le entrate in sordina, senza esibire distintivi, torce e luci rosse e blu dalle volanti in strada; poteva anche escludere Barbas, perché lui era invece il maestro delle apparizioni improvvise e se avesse voluto farle una sorpresa, si sarebbe presentato alle sue spalle senza il minimo rumore. Non poteva essere che un altro sicario, giunto al 1329 di Prescott Strett per uccidere lei o Piper.

Poteva concedersi un po' di divertimento, in fin dei conti. Si accucciò nell'angolo del sottoscala, perlustrando con sguardo esperto l'ingresso e il salotto più piccolo che aveva davanti. Si affidò al suo orecchio per assicurarsi che anche il salotto che dava sulla strada principale fosse sgombro; decise di passare per la sala da pranzo, lanciando una rapida occhiata circospetta alla veranda ad angolo.. ancora nulla.

Rimaneva solamente la cucina.

Poteva scorgere il tavolo, dalla sua postazione, con le spalle premute alla parete e le braccia contro il petto, la punta del naso a sfiorare il metallo freddo della canna dell'arma. Era lì. Poteva quasi sentire l'intruso respirare, poteva percepire la sua paura.. glielo aveva insegnato Barbas.

Respirò lentamente, cercando di immaginarsi cosa avrebbe fatto, le possibili reazioni dell'altro, il suo corpo senza vita riverso in una pozza di sangue scuro.

Contò fino a tre, trattenne il respiro ed allungò le braccia di fronte a sé. Le ci vollero pochi istanti prima di aggiustare la mira e puntare la pistola verso l'esile figura schiacciata contro il lavandino, il coltello mancante dal ceppo nella mano tremante

«Prue.» balbettò quella, la mano premuta sul petto. La sua voce era rotta dalla paura e da una profonda angoscia, eppure aveva udito distintamente chiamarla in quel modo.

La donna aggrottò infastidita le sopracciglia, inclinando la testa di lato per poter osservare quella stramba donna al di fuori del piccolo confine del mirino e della tacca.

Non stava capendo. Perché anche quella l'aveva chiamata in quel modo? No, non aveva intenzione di imitarla solo per quello: non avrebbe abbassato la sua arma

«Come conosci quel nome?» domandò con voce ferma, determinata a scoprire l'arcano mistero racchiuso dietro tutto ciò

«Prue?» accennò una debole risata, il volto di quella ragazza era incredulo «Ma cosa dici? Non mi riconosci? Sono Phoebe!» si era avvicinata di un passo e la mora aveva compiuto lo stesso gesto, all'indietro, ristabilendo velocemente la loro distanza «Dov'è Piper?» insistette l'altra.

Piper? Piper non era un suo problema.
Forse la donna che aveva davanti, quella Phoebe, non era altri che l'altra sua designata vittima, ignara di tutto l'accaduto.

«Ma certo che ti riconosco.» la mora sorrise, abbassando la pistola e mettendo la sicura – ci sarebbero voluto pochi millesimi di secondo per toglierla, in caso di evenienza. Si avvicinò lentamente all'altra, cercando di capire quale relazione potesse esserci fra Phoebe e Piper.. amanti? Amiche? Sorelle? Era tutto possibile, ma nessuna di quelle opzioni spiegavano il nome con cui la chiamavano. Erano forse state tutte e tre amiche in un passato che aveva dimenticato? Quei nomi con l'iniziale “P” non erano altro che soprannomi inventati? In effetti quella coincidenza aveva tutta l'aria di un gioco di bambini.

«Dov'è Piper?» domandò Phoebe, dalla sua voce si poteva ben capire che l'atteggiamento di lei non l'aveva convinta del tutto

«Sta bene, me ne occupo io.» sorrise ancora, la guardò negli occhi, cercando di infonderle tranquillità, seppur con polso fermo. Forse la percezione della sua finta dolcezza e della sua palese autorità l'aveva messa in allarme..
Nonostante i pensieri diffidenti che le correvano nella testa, ben visibili dalla sua espressione preoccupata, Phoebe si lasciò avvicinare. E lei sorrise di quella genuina e puerile stupidità che evidentemente affliggeva le donne che abitavano quelle mura

«Non avevo notizie di voi da parecchie ore. Stavo per chiamare Morris..» aveva deglutito. Non capiva nulla di quello che stava dicendo. Chi era quel Morris? Quella Phoebe stava sicuramente parlando di Piper, se vivevano insieme era chiara la sua preoccupazione.. eppure perché stava conversando in quel modo anche con lei? Non poteva occuparsi della nuova ospite da sola, c'erano troppe cosa che doveva chiarire.. e le risposte le avrebbe avute Piper, una volta sveglia

«Vedi carina.. parli troppo.» le aveva circondato le spalle con il braccio. Phoebe la stava assecondando, la i suoi occhi erano piegati all'insù, verso il suo viso

«Chi sei?» le domandò tremante. La mora sorrise, sopprimendo a stento l'istinto di attivare nuovamente la pistola ed ucciderla senza ripensamenti e si voltò verso l'altra, stringendole con forza le dita sulle sue spalle. Quando cercò di liberarsi, i suoi muscoli reagirono prontamente per eludere il tentativo. Come osava sfidarla?

La donna spalancò gli occhi azzurri, serrando la mascella e la sospinse di uno, due passi, all'indietro, verso la porta bianca di fianco ai fornelli che, a causa del colpo, si socchiuse con un sinistro cigolio

«Il tuo incubo, per ora.» le rivolse un sorriso folle mentre la spostava, passo dopo passo, verso quella che riconosceva come una buia scala che conduceva ad una cantina «Salutami l'uomo nero.» rise e la gettò con una spinta giù dalle scale. Si divertì ad ascoltare le sue grida e i suoi lamenti, poi, quando cessarono, sorrise e chiuse la porta a chiave.


Respirò rilassata l'eccitazione e l'adrenalina che pompavano veloce il sangue nelle sue vene. Si sentiva bene, anche se quasi sicuramente quella caduta non era stata fatale. Aveva un'altra vittima nella cantina, al sicuro, una piccola sorpresa per Piper, una volta risvegliata.. sì, era ancora tempo di occuparsi della sua bambolina.

Si stava dirigendo verso le scale quando, di fronte ad esse, per caso, notò un mobile pieno di soprammobili ed oggettini d'argento sicuramente tramandati da nonne e zie e, per un secondo, si perse ad osservare i tagliacarte decorati, pezzi unici che avrebbero potuto arricchire la sua già fornita collezione. E vicino ad essi, vide una cornice d'argento che racchiudeva una strana foto. Non riusciva a vedere bene, a causa della scarsa luce, ma era quasi certa che si trattasse di loro tre, giovani, sorridenti, l'una al fianco dell'altra. Si voltò istintivamente prima verso la cucina, poi sollevò lo sguardo.. che fossero davvero parti fondamentali del suo passato? Aggrottò le sopracciglia confusa.
Piper. Poteva chiedere solo a lei.

Sospirò, focalizzando ogni suo pensiero sul suo giocattolino che la aspettava poche stanze più in là, indifesa, dipendente da lei in tutto per tutto, assetata di protezione, amore e passione. Assuefatta dalla sua oscurità come lo era lei per Piper.


Non vide altro, nella sua figura rilassata ancora immersa nell'acqua immobile, coperta malamente da pochi rimasugli di schiuma attaccati ai bordi della vasca.

Ci sarebbe voluto un attimo, uno solo.
Avrebbe potuto semplicemente spingere il suo capo sotto il bordo dell'acqua.. non se ne sarebbe nemmeno accorta. Quanto potevano faticare le sue dita esperte per spezzare quel sottile collo? Quanto avrebbero impiegato le sue mani veloci ad impugnare un coltello e conficcarlo nel suo candido petto? Quanto avrebbero impiegato le sue braccia per sollevare una pistola e i suoi occhi per prendere la mira e fermare per sempre quel tenace cuoricino? Ma non ancora: non era il momento.

Quella bambolina ancora non aveva adempiuto al suo compito.. non aveva ancora dimostrato a lei, a se stessa e al mondo che la delicata Piper era solo e soltanto sua.

Avrebbe giocato, avrebbe amato e avrebbe ucciso. Avrebbe soddisfatto ogni suo più carnale desiderio, avrebbe appagato le sue più oscure bramosie.

Si sarebbe divertita, avrebbe dominato la più candida ed indifesa delle creature, l’avrebbe rimessa in piedi, solo per farla cadere di nuovo, per mano sua.

Dopotutto aveva faticato enormemente per fare del suo nome, Hellfire, un biglietto da visita, infallibile e sicuro. Lei era l’eleganza di una pantera, la passione travolgente di un purosangue e il silenzioso strisciare di una vipera.

La sua bambolina era l’unica piacevole distrazione dal suo mondo misterioso di killer e assassini, maschere irriconoscibili ed oggetti costosi. Non si sarebbe lasciata sfuggire l’occasione di dominare se stessa, sconfiggere le sue debolezze, tutte racchiuse in quella ragazza addormentata di fronte a lei. Una nuova miss Hellfire sarebbe rinata dopo quell’uccisione: una donna spietata, senza più alcuna debolezza.

Sorrise, sfiorando il viso di Piper con il dorso delle dita

«Non ancora, bambolina.» sussurrò, per non svegliarla.

Un giorno, molto vicino, Hellfire sarebbe rinata, un’ultima volta, con nuovi traguardi e rinnovata ferocia. Una donna bellissima, con il cuore di ghiaccio.

Per il momento, tuttavia.. si sarebbe goduta quella sua succulenta preda, quel dono ritrovato e piovuto dal cielo: un ultimo assaggio di quello che si sarebbe lasciata alle spalle. L’avrebbe ingannata, tradita, ma non era che il primo passo verso la sua nuova vita. Perché in fondo l’amava Piper, l’amava sul serio, ma non era che un freno per lei. L’avrebbe amata e avrebbe preso tutto da lei, senza rimorsi.

Sarebbe stata dolce amante e violenta carnefice. Come una vedova nera.

Perché, dopotutto, era quella la sua natura: lei era miss Hellfire.

 

   
 
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