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Autore: DreamingIsLiving    20/02/2016    0 recensioni
Il mondo cade a pezzi. Folli in nome di diversi veri dei uccidono, massacrano e mietono vittime, provocando dolore e distruzione. La civiltà non risponde, l'odio, la rabbia, l'angoscia la bloccano, soffocandola. I governi sembrano inerti, piccoli infanti che si nascondono dietro la madre "non possiamo rispondere con le armi, dobbiamo capire". Cosa può fare l'Italia quando Cina, America e Russia sono prede immobili ed inefficienti? Cosa può fare la gazzella circondata da un branco di leoni?
Difendersi non sembra possibile quando ordini contrasti arrivano da alleati che sembrano dimenticarsi spesso di non essere padroni.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ciao a tutti! intanto grazie per l'opportunità che mi date. Inoltre ci tengo a scusarmi in anticipo, so che il tema è difficile ma assicuro che non ho alcuna intenzione di scherzarci sopra, anzi, cercherò di inserire la voce di tutte quelle idee che attraversano un popolo ormai stanco e spaventanto tra questo mare di frottole avventuresche mi troverò a scrivere. Non esitate a commentare perchè è il miglior modo in cui questa storia può prendere forma e plasmarsi verso il  meglio. 





CAPITOLO 1
 
“Signore..”
Silenzio, fatta eccezione per lo scricchiolio di dita nervose ed irrefrenabili che scandivano i battiti di cuori stanchi, come a ricordar loro di non smettere mai di battere.
“Signore..”
Alzare il tono non servì ancora, ai rumori precedenti si aggiunsero fogli di giornale che quelli mani nervose stavano stringendo ossessivamente.
“Dannazione!” urlò la  seconda persona nella vettura.
“Signore volevo solo dirle che siamo arrivati” l’autista sbiancò, non ancora immune agli sbalzi d’umore del suo superiore.
“Dove?” scattò nuovamente.
Si guardò attorno, non ricordando neppure come fosse arrivato in quella maledetta auto.
“Siamo al Sant’Andrea, signore” repplicò paziente l’autista.
Gli occhi dell’individuo adagiato sul sedile posteriore si calmarono. La rabbia scemò, lasciano spazio ad un profondo sconforto.
“Come siamo arrivati a questo punto?” chiese a se stesso portandosi una mano sulla fronte.
Dopo pochi secondi riacquistò il pieno controllo di sè. Quella sarebbe stata la sua ultima incertezza, avrebbe fatto ciò che andava fatto.
Aprì la portiera ed uscì.
Il giornale che teneva tra le gambe cadde al suolo, nel terreno fangoso di quel parcheggio nascosto che gli consentiva un’entrata sicura ed inosservata.
La carta cominciò presto a piegarsi e perdere consistenza a causa del terreno bagnato.
Solo la prima pagina lasciava ancora intravedere il suo titolo.

“Ennesimo attentato a Parigi, 34 Morti. L’Amens promette: Roma si tingerà di rosso”
 
 
 
Un vagito irruppè, contrastando quelle che prima erano state le supplicant grida di una donna.
Dopo tanta agonia e dolore, gli occhi stanchi di lei si posarono sui presenti della sala, uomini e donne vestiti in bianco. La stanchezza le impedì di capire se si trattasse di medici o angeli.
Quanto tempo era passato? Minuti? Ore? Giorni?
Non lo sapeva ma la consapevolezza che tutto quel dolore fosse cessato la riempiva.
Eppure si ritrovò a chiedersi se veramente avesse sofferto. Dopo aver udito quello strillo stridulo si era dimenticata di ogni cosa ed un mare di farfalle le aveva riempito lo stomaco.
Lacrime le avevano attraversato le gote e gioia pura aveva iniziato a scorrerle nelle vene al pianto di suo...
Il cuore mancò un battito nella consapevolezza che qualcosa non stesse andando come si aspettava.
Dov’erano le strilla? Dov’erano I pianti e le lacrime?
Iniziò ad agitarsi, un nuovo dolore le conquistò il basso ventre.
Uno degli uomini in bianco le innietò qualcosa e le sorrise con conforto. Ancora una volta lei si trovò a chiedersi se non si trattasse di un angelo, data la calm ache subito si impossessò di lei.
Quella domanda le morì in gola, un gruppo di uomini le si avvicinò sconsolato, lo sguardo fisso ad un punto alle sue spalle.
Tamburi iniziarono a suonarle nelle orecchie, soffocando l’aria che la circondava, bruciando tutto l’ossigeno che la stanza aveva a disposizione.
Nella folla l’esile figura di una donna emersa, le braccia stretta a qualcosa che I suoi occhi colmi di lacrime le impedivano di mettere a fuoco.
Quella fece alcuni passi Avanti ed allora la paziente capì.
Un urlo squarciò l’aria, attraversando I muri delle stanze dell’ospedale spinto dal carburante del dolore più puro e primordiale.
Per la prima volta la donna aveva scorto il rosso nelle immaculate divise bianche dei medici. No, non erano angeli.
Erano diavoli.
 
 
“Signore non avrebbe dovuto assistere” un dottore gli si era accostato appena lo aveva scorto. L’uomo lo scrutò, chiedendosi quanti anni avesse. Eppure la domanda che veramente gli insidiava il cuore era come avesse fatto il suo team a trovare qualcuno disposto a seguire quella folle idea, una missione dal futuro incerto.
“Risponde ai criteri?” chiese ignorando il commento precedente.
“Perfettamente” una scintilla gli attraversò gli occhi “Ha un notevole.. potenziale”.
“Come procederete?”
L’altro si sistemò gli occhiali, osservandosi attorno, cercando orecchie indiscrete.
“L’innezione ha portato il suo corpo ad uno stato di momentanea ipotermia, durerà quattordici ore” sospirò “I genitori avranno il tempo di piangere sul suo corpo, crederanno che tutti gli studi che gli somministreremo saranno dovuti ad accertamenti sulla morte ma in realtà lo staremo solo preparando per la fase successiva, inviato microimpulsi al suo cervello”.
“Potrebbero accusarvi di mala sanità, farvi causa..”
“No, abbiamo seguito il protocollo. Come con ogni feto che risponde alle credenziali per primordiale quoziente intellettivo e prospettive di crescita fisica, quindi per ogni essere utile al nostro scopo, abbiamo dichiarato la gestazione a rischio sin dal quarto mese. Sapevano I rischi” Il sorriso che domino le labra del medico creò un brivido lungo la schiena del suo interlocutore, consapevole che se avesse potuto quell’individuo sarebbe stato disposto a dissezionarlo lì sul posto in nome del suo dio, la scienza.
L’altro annuì, scrutando I suoi occhi con una tale intesità che l’uomo dovette abbassare lo sguardo prima di borbottare un “è rischioso che voi siate qui”.
“Ho iniziato questo programma e dovevo esserci nel momento in cui avesse mietuto le prime vittime” l’immagine della donna urlante, in preda ad un furore innaturale lo invasero “era giusto così ma mi aspetto da voi la massima segretezza”.
“la fase due inizierà a breve, appena raggiungeremo le cento unità, saranno collegati ad un computer, in un anno vivranno una vita mortale, apprenderanno, soffriranno e moriranno, per poi rinascere, pronti ad essere plasmati, un esercito..”
“.. di angeli che ci salverà” concluse per lui.
Il dottore drizzò la schiena, si schiarì la voce e rispose ad una domanda che sapeva presto sarebbe seguita “sappiamo di averne bisogno già adesso, ecco perchè abbiamo…” pensò alla parola più adeguata “… prelevato I giovani con le potenzialità più adatte e abbiamo applicato una logica simile, così da avere un primo gruppo subito e non tra vent’anni, non saranno perfetti ma il più valido corpo armato in circolazione”.
“bene e nel frattempo io svolgerò il mio compito..” dichiarò con voce perentoria l’uomo.
“se posso permettermi quale sarebbe signore?”
Questa volta fu il suo sorriso astuto ed ambizioso a provocare un brivido lungo la schiena del medico “farmi rieleggere, ancora ed ancora, tra malcontenti e malumori, fino a quando il popolo non capirà quanto ho fatto per lui, creando questo esercito di super uomini, pronti ad allontare qualsiasi minaccia da noi, pronti a distruggere qualsiasi mio nemico e quindi qualsiasi nemico dello stato”. 
  
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