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Autore: Momo_91    20/02/2016    2 recensioni
Seifer Almasy, un diciassettenne con un carattere forte e gran combina guai, viene spedito in collegio dalla famiglia! Qui si ritroverà a frequentare: da un lato una cerchia ristretta di bulli senza scrupoli, e dall'altro, Squall Leonhart un ragazzo solitario e scontroso dal passato oscuro che gli farà da tutor per recuperare gli studi.
I due ragazzi hanno poco in comune ma si renderanno conto che l'incrociarsi delle loro vite ha significato qualcosa per entrambi.
La storia è in centrata in una Balamb terrena (quindi priva di mostri o elementi magici).
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Era una mattinata di metà marzo e la pioggia incessante non aiutava molto nella mia corsa mattutina. Ci tenevo ad allenarmi tanto e correvo almeno un’ora al giorno tutti i giorni, e non potevo certo rallentare ora che si avvicinavano le finali del torneo di Tennis.
Uno solo sarebbe stato scelto per la finale ad Ester e quello dovevo essere io!
Ero quasi arrivato ai campetti di rimpetto all’istituto quando appostati tra gli alberi intravedo Jass e la sua banda erano una ventina in tutto, li si vedeva spesso a girare insieme e a combinare casini. Faccio un ghigno schifato e continuo a correre fingendo di non vederli, quando mi ritrovo a pochi passi da loro Jass mi afferra il collo col suo enorme braccio.
“Oi oi oi non allenarti troppo ragazzino, o va a finire che crepi prima delle prove finali!”
Lo guardai irritato e mi liberai dalla presa.
“Lasciami in pace idiota!”
“Chi ti ha insegnato a parlare così eh? Tanto lo sappiamo che se vieni scelto e solo perché sei raccomandato.” Questa volta a parlare era stato il mio rivale, Max, non mi facevo problemi ad ammettere la sua bravura in campo ma era decisamente al disotto del mio livello. Lui e Jass erano i capo branco di quella massa di idioti, ed io ero un loro bersaglio abitudinario, ma non avevo certo intenzione di farmi mettere i piedi in testa!
“Max arrenditi, verrò scelto io per le finali quest’anno!” Dico altezzoso cercando di camuffare l’affanno per la corsa.
“L’anno scorso sono stato mandato io alle finali, e ci andrò anche quest’anno!”
“Forse perché gli studenti del primo anno non possono partecipare ai tornei esterni, e guarda caso sei di un anno più grande di me! A quanto pare non è solo il tuo allenamento a perdere colpi!”
Come di consueto Jass fa un cenno con la testa ad un “novellino del branco”, come li chiamavo io, e quello si fionda su di me bloccandomi le braccia da dietro. Erano in troppi in quel momento e sarebbe stato stupido reagire, Jass si avvicina minaccioso stringendo una mano a pugno.
“Ehi Jass perché non lasci perdere? L’hai detto anche tu, no? Max lo batterà sicuramente lasciamo che se la vedano sul campo!” Era spuntato lui Almasy, era arrivato al Garden da poco più di un mese e come immaginavo si era unito alla banda dei senza cervello. Avevamo cominciato le lezioni nella mia stanza da due settimane ma era come parlare con una scimmia, così quel pomeriggio gli avrei sottoposto un test per capire come meglio muovermi. Non avevamo praticamente scambiato parola oltre che per lo studio, volevamo evitarci a tutti i costi e speravo di liberarmi di lui quanto prima, o comunque prima che diventasse come gli altri della banda.
Il ragazzino dietro di me allentò la presa e ripresi a camminare senza aspettare la sentenza del “capo”

Era sera fuori faceva freddo, aveva nevicato tutto il giorno. Avevo 5 anni, non capivo ancora il perché di tante cose.
Eravamo pochi metri lontani dal cancello di casa e lui mi portò a vedere il corpo del cucciolo di un gatto in decomposizione.
“Questo accade quando il genitore sa che il cucciolo non è abbastanza forte per sopravvivere alle difficoltà della vita, viene abbandonato!”
Non piangevo, non lo facevo mai. Ero arrabbiato, solo tanto arrabbiato.
“Allora la mamma è cattiva! Perché ha lasciato questo piccolo tutto solo!?” Chiesi indispettito.
“Perché se lo avesse fatto sopravvivere lui sarebbe morto comunque, perché se nasci sotto la luna nera della malasorte devi essere forte il doppio per sopravvivere!” Disse l’uomo con voce tremolante.
“E’ colpa mia vero? Quello che è accaduto… non potrò mai essere felice, vero?” Questa volta calde lacrime vennero a pizzicarmi gli occhi, puntai lo sguardo sulla neve per non cedere, per essere forte!
“Ricordatelo Squall, sarà sempre così: i bambini cattivi non potranno mai essere felici!”

Un forte rumore mi ridestò dai miei ricordi, era arrivato Seifer. Si era seduto sullo sgabello e aveva lanciato i suoi libri sulla scrivania.
“Oi sei vivo! Ho bussato per un’ora qua fuori e non ti sei accorto di me nemmeno quando sono entrato!” poi prese a grattarsi il mento con fare annoiato.
“Mmm ero impegnato, ripetevo!” la butto lì cercando di passare velocemente all’ora di recupero che ci aspettava.
“Come no… cosa sei un romanticone che ti metti a fissare il tramonto?” Giro la testa verso la finestra, in effetti si intravedeva un tramonto di fuoco… da quanto tempo ero lì?
“Squall, tutto bene?” Mi chiese fissandomi negli occhi.
“Che ti frega? Si sto bene! Tieni compila questo e poi cominciamo ok?” Dico mentre gli porgo il foglio con le domande.
“Non sei un professore non puoi rifilarmi un compito!”
“Idiota! E’ per vedere il tuo livello di studi, se hai imparato qualcosa insomma.” Lui continuò a dire qualcosa riguardo al compito, poi a lamentarsi e a chiedermi cosa significasse una parola o un’altra. Quando vide che non gli rispondo si mette a leggere in silenzio il questionario.

“Non hai segni sulle braccia…” Ancora una volta vengo colto di sorpresa, avevo ancora lo sguardo verso la finestra, doveva essere passata un’ora ormai.
“Come hai detto?” Chiesi a Seifer una volta tornato in me.
“No… niente, beh sei strano! Non hai amici, sei l’unico studente a stare in una camera singola, sei a dir poco odioso e poi… beh e poi guardi la finestra!” Mi rispose, stava stillando un lista della spesa o cosa?!
“Grazie per le belle parole, ma cosa centra questo con la finestra? I segni?” Quella giornata ero stressato più del solito e volevo solo buttarmi sul letto a dormire
“Nulla! Sai porti maglie a maniche lunghe e quando sei in campo hai i polsini e quindi… ah lascia stare sono un’idiota!” Aveva una faccia da tonto e un’espressione confusa.
“Cioè tu credi che io mi tagli? Sul serio sei un idiota. Tutti portiamo maglie a maniche lunghe e io faccio Tennis i polsini servono per il sudore.”
“Senti ma come mai hai una camera da solo? Allora è vero che sei raccomandato per via di tuo padre?” Cerco velocemente di cambiare discorso. Nemmeno a me interessava continuare quella conversazione e lasciai perdere.
“Non ho alcun favoritismo per via di mio padre, non sono uno che ama socializzare, e dopo alcuni mesi passati a cambiare camere per via delle violente conseguenze, hanno deciso di assegnarmi questa stanza.”
“Beh non ti è andata male, è piccola ma non hai molti oggetti a quanto pare, hai anche un balcone che affaccia sul bosco, l’unica pecca è che si deve fare tutta la scalinata. Nah qui c’è lo zampino di tuo padre come dicono i ragazzi!” Si stese un po’ sulla sedia e incrociò le mani dietro la testa, voleva provocarmi.
“Ora cominci a essere esattamente come loro… mi hai visto in campo, credi davvero che io non valga nulla? Credi che abbia bisogno di raccomandazioni per dimostrare di essere il migliore?” Non poteva darmi torto, capitava spesso di incrociarsi durante gli allenamenti. Se mi avesse dato torto era un cretino come tutti gli altri.
“No è vero te la cavi bene, ma sai tuo padre è il presidente di Esthar… e poi sei sempre convito di essere il numero uno, mi sa che l’aiutino ci sta.” Mi voltai iroso verso di lui aveva la testa pendete verso destra e un sopracciglio alzato. La voglia di afferrarlo per il collo e sbatterlo contro il muro era forte, dovevo trattenermi per via delle selezioni l’allenatore era stato molto chiaro: “Niente richiami o risse fino alla partenza, o ritieniti fuori prima che io abbia deciso chi mandare!”.
Rimasi in silenzio e presi il compito di Seifer, cominciai a cancellare e ricorreggere con la penna rossa.
“Dai “numero uno” sii clemente non posso aver sbagliato tutto. Spiegami come fai tu, se hai un trucchetto insomma.” Continuava a fare allusioni su mio padre e lo sforzo diventava sempre maggiore. Dopo poco staccai la penna dal foglio completamente rosso e glielo porsi.
“Tieni portalo al preside, vicepreside, professori non mi interessa. Sei un caso perso, non ho intenzione di continuare con te.” Mi alzai dalla sedia e mi diressi verso la porta, ma il biondo afferrò la maglia tirandomi verso di lui.
“Chi ti credi di essere eh? Sei così convinto di essere il migliore di tutti?!” Cercavo di non guardarlo negli occhi e non gli diedi alcuna risposta.
“Squall senti…” Cominciò lui lasciandomi andare “Tu non piaci a me e io non piaccio a te, mi serve il tuo aiuto ok! Ho il compito di recupero tra pochi giorni, magari se mi va bene potrò smettere di venire qui e ti lascerò in pace. Magari convinco anche i ragazzi a lasciarti stare!”
“Non ho alcun bisogno che tu dica loro di smettere. So cavarmela da solo, sono un mio problema!” Non volevo essere aiutato da nessuno in nulla, ma Seifer aveva ragione se volevo togliermelo davanti era meglio usare il cervello. Tornai a sedermi alla scrivania
“Allora? E’ già passata l’ora di recupero oggi faremo gli straordinari, fammi vedere cosa non ti è chiaro.”
Non vedendolo arrivare mi voltai a guardarlo: aveva le mani appoggiare ai fianchi e sorrideva, l’angolo desto della bocca tendeva ad alzarsi più del sinistro. Dalla finestra entravano gli ultimi raggi del tramonto, i suoi capelli biondi sembravano fondersi con quel colore caldo, il tutto calcava il suo viso come a fare de cornice a un quadro perfetto.
“Se passo il test e tu vieni scelto per le finali ad Esthar, giuro che non dirò mai che è grazie a tuo padre!” Giunse al suo accordo e si sedette accanto a me sorridente. Quel pomeriggio restammo lì a studiare fino all’ora di cena. Era strano, non passavo così tanto tempo con qualcuno, pensai che quando il biondo sarebbe arrivato in pari con gli studi non ci saremmo più visti. Era inutile tanto sarebbe finita presto.

Ero in piedi nell’atrio principale e continuavo a guardare la bacheca in sughero, era questione di attimi e sarebbero stati affissi i nomi dei partecipanti ai tornei ad Esthar. Ero fermo e tranquillo all’apparenza ma dentro morivo dall’ansia. Dietro di me Max e un suo compagno, altro tennista, parlottavano tra loro, aveva gli occhi sempre puntati su di me come se avessi potuto imbrogliare in qualche modo.
Atri ragazzi per altri sport erano lì in attesa, molto probabilmente io e Max saremmo stati insieme comunque, anche se la partita era una singola serviva comunque qualcuno in panchina.
Finalmente vedemmo arrivare Quistis con i fogli in mano.
“Ragazzi restate indietro! Fra un attimo saprete tutto!” Attaccò i fogli e appena si allontanò di qualche passi ci fiondammo tutti sulla bacheca, sembrava la mensa quando stavano per terminare i panini.
E finalmente il momento che aspettavo da anni eccolo lì: Tennis/Gara singola – Squall Leonhart! Ce l’avevo fatta! Il cuore sembrava impazzirmi nel petto!
Tutto d’un tratto mi sentii strattonare via.
“Brutto stronzo!” Max aveva gli occhi pieni di rabbia e probabilmente voleva fare a botte. Quistis era ancora lì appena si accorse della scena venne verso di noi “ Max cosa hai intenzione di fare!” Non so se la vicepreside si rendesse conto che col suo modo di fare aiutava solo a farmi odiare ancora di più. Max mi lasciò andare, aveva il viso contratto in una smorfia di rabbia, perfino i suoi capelli neri a spazzolino sembravano più ritti del solito.
“Lenhart questa me la paghi!” Sussurrò prima di allontanarsi, io ero sempre lì impassibile con l’espressione di sempre… non avrei fatti sciocchezze proprio ora.

Erano le sei di sera e stavo tornando dalla lavanderia, ero ancora eccitato dall’idea di partire tra due giorni. Imboccai il corridoio e mi scontrai con Seifer.
“Squall! Ma dov’eri? Ti ho cercato. Ho passato il test! Ma devo avvisarti che sono ancora indietro col programma, quindi vogliono che continui a studiare con te.” Nei giorni scorsi avevamo studiato spesso fino a tardi, personalmente non era un gran problema visto che io ero vanti col programma ma la cosa un po’ mi infastidiva.
“Non è una novità che sei ancora indietro, non credere che ti terrò fino a tardi nella mia stanza, scordatelo!”
“Oh insomma, faremo solo un ora come pattuito, non mi tratterò ok? Oh ho saputo dei risultati per le finali. Congratulazioni, non è stato grazie a tuo padre!” Lo fissai per qualche secondo
“Sei proprio stronzo!” Gli passai di fianco e continuai la mia strada
“No no Squall dico sul serio, credo davvero che tu meritassi più di Max di andare alle finali. Anche se non è quello che ho detto a lui. Sai è piuttosto irritato!” Fini la frase calcando l’ultima parola, era vero doveva essere proprio fuori di se.
“Comunque volevo ringraziarti per l’aiuto.”
“Aiuto? L’ho fatto perché non potevo fare altrimenti.”
“Non eri costretto a stare tante ore a darmi lezione però, il patto era solo di un’ora. Ti sei comportato da amico, per questo ti ringrazio.” Mi sentivo confuso, amico? Io e lui… ma cosa aveva capito.
“Seifer cosa cavolo credi? Continuerò ad aiutarti per un ora al giorno ma io e te non siamo amici, è impossibile.”
“Certo perché tu sei superiore giusto? E io che ti ho anche chiesto di aiutarmi! Sai una cosa Squall tu non vali proprio nulla.” Un secondo dopo era entrato nella lavanderia.
Io continuai a camminare fino ad arrivare alla lunga rampa di scale e scalino dopo scalino mi avviai alla mia stanza. Seifer voleva farmi credere di essere suo amico solo per essere aiutato, questo mi dava la nausea. L’avrei fatto solo perché mi era stato imposto non mi interessavano falsi interessi, non volevo nessuno intorno a me.

La conversazione avuta con Seifer poco prima continuava ronzarmi per la testa. Non ne capivo il motivo, era come se cercassi un ulteriore significato nelle sue parole.
Avevo quasi finito di prepararmi per la cena in giardino con parenti che si teneva ogni 3 mesi e qualche volta per gli eventi importanti. Mi infilai il vestito classico dell’istituto quello che si usa in momenti importanti tipo quello, per ultimo infilo la giacca con lo stemma del garden. Do un veloce sguardo all’orologio erano le 20:08 stavano già per cominciare a servire i tavoli, non tutti i genitori prendevano parte a questo tipo di eventi. Io ci andavo sempre nel caso si fosse prestato mio padre. Arrivato in giardino mi avviai verso l’allestimento di tendoni bianchi messi apposta per l’occasione, non avevo molto appetito avrei soltanto controllato la sicura assenza di mio padre e sarei tornato in camera.
Entrai nel tendone. Molte famiglie erano già sedute ai tavoli in attesa di essere serviti.
Mi sentivo sempre fuori luogo in quella situazione, era fastidioso zigzagare tra i tavoli ed essere osservato da tutti.
“Squall! Hai la luna storta anche oggi? Ho saputo delle selezioni per le finali, non ne avevo dubbi! Biondina sexy a ore nove, pare sia la sorellina di qualcuno” Irvine, aveva bisbigliato l’ultima frase. Fastidioso e stupido, cercava sempre modo di fare conversazione con me, con scarsi risultati ovviamente.
Lo ignorai bellamente e incrociai le braccia al petto, continuai a guardarmi ancora un po’ intorno.
“Oi Seifer tu invece non sei stato preso in nessuna categoria per la squadra di Rugby!” Mi voltai e dietro di me era apparso lui, il biondo. Aveva anche lui l’abito da sera del Garden, mi stava fissando poi rispose ad Irvine:
“Sono qui solo da un mese e da pochissimo ho cominciato ad allenarmi con la squadra, non avrebbero potuto mandarmi!”
“Oppure potresti ammettere di non valere più nemmeno negli sport fratellone.” Dietro di lui era spuntato un ragazzino sorridente che sembrava la miniatura di Seifer, occhi azzurri capelli biondi e carnagione chiara.
“E tu chi sei piccoletto?” Irvine si abbassò all’altezza del ragazzino e la sua lunga coda castana gli cadde da un lato.
“Ah non parlagli così.” L’avverti Seifer
“Io sono Gaho, non un ragazzino! Sono risultato quarantesimo ai risultati del QI di tutta la nazione. Sono il più intelligente di tutti e da grande avrò un brillante carriera!”
“Ti avevo avvertito…” Commentò Seifer tirando dietro suo fratello.
“Seifer non ci presenti i tuoi amici?” Si fecero avanti altre persone
“Piacere io sono Kojima e lei è mia moglie Selena, mentre lui è il mio primogenito Kakuei!” Il padre di Seifer gli somigliava molto, solo che aveva capelli e occhi castano scuro.I colori li aveva presi decisamente dalla madre.
“Vedo che avete già conosciuto la piccola peste di casa!” Disse il fratello maggiore tirando Gaho vicino a se, lui invece non somigliava agli altri aveva capelli e occhi scuri portava gli occhiali e aveva l’aria di un’intellettuale più degli altri. Era quasi come se Seifer con i suoi muscoli e i suoi modi stonasse lì in mezzo.
“Piacere io sono Irvine compagno di stanza di vostro figlio, e lui è Squll, l’allenatore del cervello di Seifer. Non mi avevi detto di avere una famiglia così numerosa!” Concluse Irvine, poi tornò a fissare la ragazzina bionda seduta al tavolo lì vicino.
“Oh allora sei tu il ragazzo che sta aiutando Seifer! Spero che non ti crei tanti problemi!” Il padre di Seifer mi si era avvicinato e mi aveva stretto la mano. Mi sentivo a disagio, volevo solo tornare nella mia stanza in quel momento.
“Mmm si più o meno, spero che prima o poi si rimetta in pari.”
“Senti la tua famiglia è qui?” Mi chiese l’uomo.
“No, in fondo lo immaginavo. Sono molto impegnati, vi auguro un buona serata.” Seifer mi fissava da quando era arrivato e non mi staccava gli occhi di dosso. Non volevo le carinerie della sua famiglia per litigare ancora di più con lui.
“Ho saputo che mio figlio ha superato il primo test oggi, perché non ti unisci a noi per la cena. Ci farebbe molto piacere.” Era stata la madre a farmi l’invito, mi prese delicatamente un polso. Per qualche istante mi persi nei suoi occhi: avevano un tratto severo ma allo stesso tempo trasmettevano tranquillità. Erano identici a quelli di Siefer.
“Ehm, no io ecco preferirei non distrubare.”
“Non disturbi affatto, ho sentito parlare molto di te. So che sei molto intelligente e poi chissà quante cose ha da raccontare il figlio del presidente di Esthar!” Disse Kakuei, mi osservava come se fossi un alieno da ispezionare. Sembrava analizzare tutte le persone in realtà.
“Non sapevo fossi il figlio del presidente! Mi dispiace ti sia capitato proprio mio figlio!” Si affrettò a dire il signor Kojima.
“Vorrà dire che per Natale manderemo alla famiglia una bottiglia del vino più costoso esistente.” Finalmente Seifer aveva detto qualcosa. Forse in quel momento ci sentivamo allo stesso modo… fuori posto.
Alla fine non ci fu verso e mi trovai seduto al tavolo con loro, servirono l’antipasto e Kakuei mi aveva già fatto mille domande sulla medicina, cose pensassi di questo o di quello. Erano tutti piuttosto impressionati nel vedere la mia vasta conoscenza nelle materie in generale e soprattutto in campo medico. Sembrava di essere in un quiz televisivo con tutte quelle domande. Seifer era seduto accanto a me e mangiava in silenzio, non ero nemmeno sicuro che stesse ascoltando la conversazione.
“Tuo padre deve essere molto fiero di te! Sei molto preparato e tra poco partirai anche per il torneo. Un ragazzo a dir poco in gamba!” Rimasi interdetto… essere fiero di me? E perché mai avrebbe dovuto, in quell’istante ci tolsero i piatti e cominciarono a servire i primi. Non avevo toccato ancora nulla.
“Ah come vorrei che mio figlio fosse come te…” Aveva dichiarato il padre esausto.
“Oh papà mi dispiace tanto… dai ti è andato male uno su tre non essere tanto triste!” Aveva risposto di rimando Seifer. Aveva il viso imbronciato e continuava a guardarsi intorno.
“Mi dispiace Signor Almasy ma non la penso come lei. Seifer mi ha chiesto di sua spontanea volontà di restare fino a tardi a studiare per superare questo test. Sicuramente è molto indietro col programma ma probabilmente anche per me sarebbe stato difficile studiare tante materie tutte insieme.” Mentii, per me non sarebbe stato difficile. Mi dispiaceva un po’ per come trattavano Seifer e quello che dissi mi venne spontaneo senza nemmeno pensarci troppo.
Tutti al tavolo mi fissavano e mi strinsi nelle spalle. Chi diavolo me lo aveva fatto fare!!
“Si forse hai ragione Squall. Sei proprio un bravo ragazzo, ma ho imparato a non riporre speranze in mio figlio.” Alle parole del padre mi girai a guardare suo figlio e lui continuava a guardarsi intorno e capii. Insomma il ragazzo più sfigato dell’istituto era seduto a cenare con la sua famiglia, non doveva essere il massimo per lui.
Posai le posate sul tavolo e mi congedai immediatamente fingendo un malore, salutai educatamente tutti anche il piccoletto che non aveva parlato per tutto il tempo e mi allontanai velocemente dal tendone.
Mentre camminavo respiravo lentamente scrollandomi di dosso il peso di quell’insolita serata.
D’un tratto mi sentii afferrare il polso. Era Seifer, e ora cosa voleva.
“Senti non era mia intenzione metterti in imbarazzo ok? Non mi ero accorto che tutti mi fissavano, sono stati i tuoi ad insistere!” Non avevo intenzione di farmi provocare, non avrei resistito ad un’altra lite.
“Ok sono stato un coglione a sentirmi a disagio. Volevo solo ringraziarti!” Si passò una mano tra i capelli tirandoseli all’indietro sulla nuca. Sorrideva.
“Nessuno ha mai parlato così di me con mio padre. Anche se non siamo amici ti sei comportato ancora una volta come tale. Ti sono debitore Lenhart.” Mi fissò un ultimo secondo e poi tornò al tendone.
Mi ero comportato da amico… non capivo, ero confuso. Per quella sera cercai di non pensarci troppo. Dovevo concentrarmi per il torneo, finalmente un altro giorno e lo avrei rivisto!

Bussai alla porta ancora una volta, e finalmente il volume dello sterio, che proveniva dalla stanza fu abbassato.
Zell aprì la porta
“Ciao Squall, come butta? Scusa ascoltavamo musica non ci eravamo accorti che stessi bussando!” Disse Zell, a volte cercavo di capire chi fosse più cretino tra lui e Irvine, di sicuro insieme erano insuperabili.
“Sono solo venuto a vedere se Seifer è qui. Devo consegnargli una cosa e pare che oggi abbia saltato alcuni corsi. Non riesco a trovarlo.” Era tutta la mattina che cercavo Seifer, tra poco avevo gli allenamenti poi mi sarei congedato, visto che l’indomani c’era la partenza.
“No amico, qui non si è visto. Vuoi che gli dica qualcosa?”
“No. Mmm si, digli solo che lo cerco ok?” Senza aspettare risposta me ne andai. Ero stanco non vedevo l’ora che quella giornata finisse. Mi diressi verso i campetti avrei chiesto al suo allenatore a quel punto. Era tutto il giorno che lo cercavo. La sera scorsa ero stato in libreria, avevo fatto un piccolo riassunto di cose che sarebbe stato in grado di studiare anche senza di me, così al mio ritorno avremmo ripreso insieme a studiare. Solo che non avevo idea di dove si trovasse, Eppure era sempre in giro, trovava sempre modo di farsi notare.
Arrivai al campo da rugby, dove da poco aveva cominciato gli allenamenti, ma nemmeno l’allenatore aveva idea di dove fosse. Non si era presentato nemmeno lì.
Alla fine decisi di dirigermi all’allenamento. Dopo avrei consegnato i riassunti a Zell sperando che non li distruggesse in qualche modo.
Mi cambiai e cominciai il riscaldamento. Katsuo, il mio allenatore, era sorridente e di buon umore, anche io lo ero. Erano anni che aspettavo quel momento, oltretutto sapevo che lui era fiero di me e la cosa mi faceva sentire bene. L’idea che qualcuno avesse scommesso senza pensarci troppo su di me mi rendeva in qualche modo felice.
Quando l’allenamento finì l’allenatore venne a parlare con me
“Bene Squall vedo che sei in ottima forma. Domani faremo un figurone, continua così. Sta rilassato e tutto andrà per il meglio!” Voleva incoraggiarmi, la cosa mi faceva piacere ma ormai non erano più tanto le partite a darmi ansia.
Mi diressi alle docce, quelle nel giardino. Era una struttura costruita sotto terra, era il bagno meno frequentato e quindi il mio preferito.
Lanciai i panni nell’armadietto assegnato a me e mi lanciai sotto la doccia.
Pensai molte cose in quel momento, l’adrenalina era viva in me. Nonostante la stanchezza sarei stato ancora in campo a giocare. Ma non dovevo esagerare troppo. Infine i miei pensieri andarono anche a Seifer, pensai al comportamento dei suoi genitori a lui che mi ringrazia e mi dice che sono come un “amico”.
Come si faceva l’amico? Non ne avevo mai avuto uno, e non reputavo lui tale.
Mi infilai i boxer e mi asciugai i capelli. Fuori cominciava a fare scuro era meglio darsi una mossa.
Mi incamminai nella sala dove c’erano gli armadietti per infilarmi i vestiti.
Appena oltrepassai la porta ad arco mi ritrovai davanti Seifer
“Hei, ma dove eri finito?! Ti ho cercato tutto il giorno!” Lui non rispose, lo guardai con più attenzione: era scuro in volto e aveva un espressione seria. Non eravamo soli nel camerino, pensai che qualcun altro fosse sceso a farsi la doccia. Erano troppi e tutti nello stesso momento.
Mi guardai intorno e vidi Jass appoggiato al muro in fondo agli armadietti, poi Max e gli altri della loro banda.
Il cuore cominciò ad accelerarmi nel petto. Mi voltai a guardare ancora una volta Seifer
“Cosa sta succedendo…”

Questo è il secondo capitolo. I primi sono un po' lenti ma ci tengo che le tematiche della storia siano chiare. Spero che mi facciate sapere cosa ne pensate! Grazie a tutti!
  
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