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Autore: Crilu_98    20/02/2016    1 recensioni
François Marchand, appartenente ad una famiglia della media nobiltà francese, è alla disperata ricerca di sua sorella Amélie, sparita senza lasciare traccia; ancora non sa di essere diventato il bersaglio di un manipolo di congiurati e che per venire a capo dell'enigma dovrà ricorrere all'aiuto di una giovane ladra, Claire, dal passato misterioso. Amélie, invece, nel tentativo di riconquistare la propria libertà incrocia la strada di James MacMallon, un bandito scozzese in esilio perennemente diviso tra il profitto materiale e la propria coscienza.
Nel frattempo, a Parigi, il Cardinale Richelieu indaga sulle voci che girano a palazzo, avendo tra le mani un unico indizio: il simbolo del Giglio Scarlatto.
Tra briganti onesti, affascinanti contesse, spie, sicari e pedine si dipana la storia di una congiura che potrebbe mettere fine al regno di Francia...
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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Due figure silenziose sostavano sulle rive della Senna, appena fuori dalle mura di Parigi. François si soffiò sulle mani per riscaldarle e lanciò un'occhiata di sbieco a Claire, che sedeva silenziosa su un masso, osservando le placide acque del fiume. Non riusciva proprio a capire quella ragazza, malinconica ed esuberante al tempo stesso; quando l'aveva offesa aveva capito che la vita che stava conducendo non le piaceva e ci doveva essere qualcosa nel suo passato che l'aveva spinta sulla strada.
-Non volete proprio dirmi perché siete così caparbia nell'invischiarvi nei miei guai, vero?-
Claire si voltò verso di lui, senza abbassare il cappuccio che le copriva il capo.
-Avete la  mia completa fedeltà ed abnegazione: è così importante per voi sapere perché?-
-No- rispose il ragazzo, avvicinandosi ed inginocchiandosi alla sua altezza -No, non è importante... Per salvare Amélie. Ma prima o poi sarete costretta a dirmelo.-
La ragazza non rispose e distolse gli occhi blu dai suoi. Il moschettiere sorrise nell'osservare la delicata linea del suo viso illuminato dalla fioca luce delle stelle: era bella e gli abiti maschili che indossava gli lasciavano intuire perfettamente tutte le sue forme. Si passò una mano sulla fronte, sorpreso dall'intensità dei suoi pensieri: da quando aveva lasciato Madie, due anni prima, si era imposto una ferrea castità e i suoi impieghi lo avevano assorbito così tanto che l'astinenza non gli era pesata. Ora, però, la tensione degli ultimi giorni e il continuo contatto con Claire risvegliavano i suoi istinti.
-Così fareste qualsiasi cosa io vi chieda?-
-E' corretto.- replicò la ladra senza voltarsi.
-Anche... Concedervi a me?-
Claire si voltò di scatto, con uno sguardo impossibile da definire: François ci vide molta paura e rabbia, incertezza e anche una punta di desiderio. Stava per pregarla di considerarlo uno scherzo, ma non fece in tempo.
Un improvviso scalpiccio li fece balzare in piedi entrambi: la persona che stavano aspettando era arrivata.
 
Amélie si appoggiò un attimo alla parete umida e fredda della galleria, tremando. La sua veste era sporca e strappata e non la proteggeva per niente; inoltre quel cunicolo sembrava infinito e la ragazza aveva la spaventosa sensazione che sarebbe terminato in un vicolo cieco. Il respiro di James, dietro di lei, le sollevò i capelli; l'uomo la avvolse nel suo strano mantello colorato e le sfregò i palmi delle mani sulle braccia per riscaldarla.
-Forza, miss!- borbottò burbero -Non cedete proprio adesso!-
-Perché?-
-Perché siamo vicini alla fine!-
-Come fate a saperlo?-
Lo scozzese le indicò la fiamma della torcia quasi spenta, che ondeggiava crepitando.
-Il vento. Viene da fuori... Ora la nostra unica possibilità di salvezza è che "fuori" significhi anche fuori dal castello.-
Proseguirono un altro breve tratto, fino a quando dall'oscurità non emersero due corridoi, apparentemente identici, che si diramavano in due direzioni opposte.
-E adesso?-
James si grattò la barba, poi osservò di nuovo la fiamma sempre più debole.
-Di qua.- ordinò, dopo un attimo di indecisione.
-Ditemi, miss, non avete alcuna idea del perché vi abbiano rapita? Voglio dire, dovete aver fatto qualcosa di grave perché a qualcuno possa venire in mente di affidarvi alle "cure" del capitano Schmitt!-
Amélie fece una smorfia risentita:
-Cosa vi salta in mente!? Io sono una ragazza per bene!-
James sogghignò divertito:
-Le ragazze per bene non si lasciano baciare dagli sconosciuti!-
-Mi avete colto di sorpresa, non accadrà più... Anzi, non vi azzardate a provarci di nuovo!-
-Ah-ah... Altrimenti?-
-Monsieur MacMallon!-
-Sono semplici scherzi, miss Marchand...-
-Si pronuncia 'marscian', non 'marcand'!-
-Vossignoria mi perdoni!-
-Ma voi non avete proprio alcun rispetto allora!-
-No, la propensione per la disciplina non è tra le mie numerose qualità... Come il capitano Schmitt si è premurato di sottolineare quando vi ho portato il mantello!-
-Perché- chiese Amélie fermandosi di botto -Cosa vi ha detto?-
James la guardò con un sorriso di superiorità e dopo aver sbottonato il farsetto sollevò la camicia quel tanto che bastava a lasciar intravedere il livido scuro causato dal calcio del fucile di Schmitt.
Amélie si portò la mano alla bocca e balbettò:
-Oh Signore misericordioso... Io... Mi dispiace, non... Non dovevate...-
Lo scozzese si avvicinò a lei con le sopracciglia aggrottate:
-Vedete di non perdervi in sentimentalismi, adesso! Non è nulla di grave, credetemi, in un paio di giorni non si vedrà già più... E poi ho passato di peggio, in guerra. Venite, avanti, l'uscita non dev'essere lontana.-
 
Il servitore del Duca gli aveva portato due cavalli già sellati e il denaro che serviva per giungere a Blois.
-Dite al vostro padrone che non appena questa storia sarà finita troverò il modo di ricompensarlo come merita!- esclamò François, prima di voltarsi verso Claire:
-Avete preso tutto ciò che vi serve?-
La ragazza annuì, indicando la borsa che portava a tracolla. Con un cenno di saluto al servitore di Carlo d'Angouleme i due partirono verso Tours, cercando di allontanarsi alla svelta da Parigi.
Al sorgere del sole si infilarono in un bosco e si accamparono in una radura.
-Non possiamo perdere tutta la giornata. Proporrei di riposarci un poco e di riprendere il cammino dopo mezzogiorno.-
-E se qualcuno vi riconoscesse? Se incontrassimo delle guardie?-
-Correremo il rischio!- rispose François scuotendo la testa -Non ho intenzione di lasciare mia sorella nelle mani di quella gente un minuto in più del necessario!-
Si stese sul mantello ed inspirò a fondo; si rese conto che Claire si era inginocchiata accanto a lui solo quando la ragazza si sciolse i capelli ed iniziò a slacciarsi i lacci della camicia.
-Cosa state facendo, Claire?-
-Ciò che prima mi avete chiesto!- replicò lei. François le afferrò il polso ossuto con un gesto fulmineo mentre la ragazza lo avvicinava ai suoi calzoni; nel toccarla fu attraversato da un brivido e da una consapevolezza.
-L'avete fatto altre volte!- mormorò sorpreso. Le labbra di Claire si piegarono in un sorriso amaro.
-La cosa vi sconvolge, moschettiere?-
-Un po'. Non vi credevo quel tipo di donna.-
-Non mi sono mai concessa per denaro, se è ciò che intendete!- replicò lei con astio e disprezzo. -Non mi sono neanche mai concessa di mia spontanea volontà, se è per questo...- aggiunse, a voce più bassa. François allentò la presa sul suo braccio ed iniziò ad accarezzarle una mano, deglutendo a fondo:
"Devo controllarmi. Devo..."
 -Vi hanno fatto violenza?- chiese, cercando di mantenere un tono di voce neutro. Claire scoppiò a ridere: era una risata triste e amara, quasi sprezzante.
-Che strano modo avete di parlare, Monsieur: ci sono tanti modi di fare violenza ad una persona, ed io ne ho sperimentati diversi. Il mio patrigno mi ha sempre odiata, perché ero il frutto dell'unico, vero amore di mia madre, figlia di un uomo che lei non ha potuto sposare per la differenza di classe: da piccola mi picchiava e mi chiudeva fuori di casa nelle sere d'inverno...-
La ragazza si aggiustò la camicia sulle spalle e si incantò un attimo a guardare le foglie che mormoravano nella brezza, sopra di loro.
-Mia madre piangeva per me e si disperava, anche perché non aveva avuto più figli che potessero mitigare l'animo di Gaspar... E io pensavo che in fondo era meglio così, altrimenti avrei sofferto troppo nel vedere mio fratello o mia sorella coccolati e amati. Poi mia madre morì, quando io non avevo che dodici anni ed ero convinta di aver toccato il fondo: peggio di così non sarebbe mai potuta andare, mi dissi. Invece...-
François le posò due dita sotto il mento e la costrinse a guardarlo: alla luce del giorno i suoi occhi risplendevano quasi di luce propria e solo in un secondo momento il ragazzo si accorse che erano liquidi perché pieni di lacrime. Claire provò a scostarsi da lui:
-Non so neanche perché vi sto raccontando tutto questo. Voi... Voi siete uno sconosciuto per me, uno sconosciuto pericoloso, per di più! Io... Non dovrei mischiare affari e sentimenti!-
-Dovreste invece!- replicò il moschettiere con veemenza, stupendo anche sé stesso -Claire... Claire, guardatemi, ve ne prego: sono due anni che non tocco una donna e la vostra vicinanza, il vostro profumo, i vostri modi di fare... Mi hanno dato alla testa, mi hanno privato della lucidità e del decoro, perciò vi prego di perdonarmi per l'uscita infelice di ieri sera: sono stato uno sciocco impudente. Ma ora spiegatevi, finite a raccontare... Sono sicuro che vi farà bene!-
La ragazza lo guardò stupita, scostandosi una ciocca corvina dalla fronte: non l'aveva mai visto così accorato. Gli occhi verdi si erano accesi di una luce febbrile e la mano che la stringeva quasi tremava; stando così vicini la ragazza poteva notare tutti i riflessi dorati della sua barba bruna e le occhiaie alimentate da numerose notti d'insonnia. Lui la desiderava, era evidente; la desiderava come oggetto, però, non come donna, questo Claire lo sapeva. Eppure non riusciva a fargliene una colpa...
"Non cadere nella stessa trappola di tua madre!" le gridò la sua voce interiore, ma ormai era troppo tardi:
-Quando una sera rientrai a casa Gaspar era ubriaco. Mia madre era morta da mesi ormai e io stavo imparando a cavarmela da sola: quell'uomo non mi avrebbe dato un centesimo, ma almeno così avevo un tetto sopra la testa. Non feci in tempo ad infilarmi nel letto che lui mi afferrò per le spalle, mi sbatté contro il muro e mi prese. Così, come una sgualdrina, biascicando cose oscene nel mio orecchio.-
Respirò profondamente prima di continuare:
- Quella sera mi procurai la cicatrice che ho sulle labbra: lo morsi a sangue e lui mi rifilò uno schiaffo che mi fece sbattere contro la parete. Fu così, ogni volta peggiore della prima, fino a quando non decisi di scappare di casa, diventando una ladra. Non mi sono mai più concessa ad un uomo...-
-Allora perché eravate così pronta a farlo per me?-
Claire alzò gli occhi con un ombra di sorriso sul volto pallido:
-Perché i vostri guai, come li chiamate, mi stanno molto a cuore... Farei di tutto pur di rimanervi a fianco in quest'impresa!-
François represse una smorfia di delusione e con un gesto secco lasciò andare il polso della ragazza, coricandosi su un fianco. Ma non riuscì a dormire, e rimase a lungo con gli occhi socchiusi a cercare di capire cosa, nell'ultima risposta della ladra, lo avesse sorpreso di più.
 
 
Angolo Autrice:
Ciao a tutti,
questo capitolo è stato uno tra i più difficili da scrivere, ovviamente per il delicato passato di Claire, che per qualche motivo è spinta a raccontarlo a François. Mi scuso per la brevità del capitolo, mi rifarò la prossima volta, promesso xD
Alla prossima
 
Crilu 
   
 
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