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Autore: Crystal25396    21/02/2016    6 recensioni
E se il fiore dorato che ha curato la regina avesse reso magici non solo i capelli, ma la stessa Rapunzel?
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Cara signorina Rapunzel,
siamo lieti di informarVi che con il compimento dei Vostri 11 anni, avete diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverete l’elenco dei libri di testo e del materiale necessario per affrontare l’anno.
Le lezioni avranno inizio il primo giorno d’autunno.
Restiamo in attesa di una Vostra risposta via gufo entro e non oltre i 30 giorni che precedono l’inizio dei corsi.
Con ossequi,
i quattro Fondatori

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Crossover: Rapunzel-Harry Potter
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Madre Gothel, Nuovo personaggio, Rapunzel
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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UNA SCUOLA PER RAPUNZEL
 
 





A Madre Gothel venne quasi un colpo quando quell’uomo si materializzò davanti a lei e Rapunzel, comparendo dal nulla dopo un sonoro pop!
«Ops!» esclamò lui guardandosi attorno mortificato.
Madre Gothel tirò velocemente dietro di se la piccola Rapunzel che, spaventata, si strinse forte alla gonna della madre.
«Perdonate signore, non era mia intenzione spaventarvi.» si affrettò a dire l’uomo facendo un piccolo inchino verso le due donne.
«Chi siete voi, cosa ci fate qui?» domandò Madre Gothel fissandolo con occhi colmi d’ira e, inutile nasconderlo, spaventati.
L’uomo era decisamente affascinante, nonostante l’età avanzata. Da giovane doveva essere stato molto bello. I capelli rossicci gli ricadevano in modo disordinato sulla fronte, e i suoi occhi erano talmente penetranti da sembrare dorati. Dagli abiti che indossava doveva essere di certo un nobile, ma la cosa che incuriosì di più Madre Gothel fu il bastoncino di legno abilmente lavorato che l’uomo teneva stretto in mano e che poi ripose in una tasca del suo abito.
«Vi prego, non c’è bisogno di allarmarsi, non ho cattive intenzioni. Tecnicamente sarei dovuto comparire davanti la vostra dimora ed entrare dalla porta come una persona normale, ma non so perché, mi sono materializzato nel vostro salotto e- Accidenti, com’è alto qui!» disse lasciandosi sfuggire un commento di stupore quando il suo sguardo si fermò fuori dalla finestra.
«Materializzato? Ma di che state parlando? Chi siete?» insistette Madre Gothel, ora più confusa e spaventata che irata.
«Mi chiamo Godric, madame. Godric Grifondoro. Incantato.» si presentò avvicinandosi e facendole il baciamano.
«Per l’ultima volta, signor Grifondoro: cosa ci fate qui? Come siete entrato?»
«Mi sono materializzato, naturalmente. E’ una lunga storia, avremo tempo per parlarne, ma c’è un motivo per cui sono qui: ho con me una lettera per…. Rapunzel» disse prendendo dalla cintura una busta sigillata e leggendovi il nome del destinatario.
Rapunzel, sentendo la paura scivolare via, si fece avanti. Quell’uomo gentile la incuriosiva. Era la prima volta che incontrava un altro essere umano oltre a sua madre, ma non era sicura che il comparire dal nulla fosse una cosa comune fra le persone.
Godric le sorrise dolcemente, si inginocchiò per essere alla sua stessa altezza e le porse la busta.
«Per voi, signorina Rapunzel»
Lei la prese in mano e la osservò incuriosita, lanciando uno sguardo a Madre Gothel, che però era troppo presa da quella misteriosa lettera per notarlo.
La busta era sigillata da uno stemma che Madre Gothel, nonostante i suoi innumerevoli viaggi, non aveva mai visto. Sul fronte, con un’elegante calligrafia, erano riportate le seguenti parole:
 
Signorina Rapunzel
Ultimo piano
Torre solitaria
Bosco
 
Rapunzel la aprì con mani tremanti, sotto lo sguardo vigile della madre, e lesse ad alta voce quanto era scritto nella lettera:
 

 
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
 
Cara signorina Rapunzel,
siamo lieti di informarVi che con il compimento dei Vostri 11 anni, avete diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverete l’elenco dei libri di testo e del materiale necessario per affrontare l’anno.
Le lezioni avranno inizio il primo giorno d’autunno.
Restiamo in attesa di una Vostra risposta via gufo entro e non oltre i 30 giorni che precedono l’inizio dei corsi.
 
Con ossequi,
i quattro Fondatori
Godric Grifondoro
Tosca Tassorosso
Priscilla Corvonero
Salazar Serpeverde
 
 
Rapunzel aveva così tante domande da fare che in quel momento non riuscì a dire niente. Provò anche ad aprire bocca, ma nessun suono vi fuoriuscì.
«Che cosa significa?» chiese Madre Gothel dando voce ad uno dei tanti interrogativi che si era posta Rapunzel.
«Vede signora…»
«Signorina, prego.»
«...Signorina. Rapunzel non è una bambina qualunque e sono sicuro che se ci pensate l’avrete notato anche voi. Riesce a fare cose che nessun altro può e questo perché è dotata di poteri magici. La scuola che io e i miei tre compagni abbiamo fondato potrà aiutarla a controllarli e a sfruttarli al meglio. E’ una scuola di Magia, l’unica in questo e nei regni confinanti.»
«Scuola di Magia? Intendete dire che Rapunzel non è l’unica ad avere tali poteri?»
«Affatto. Sono già 40 anni che Hogwarts istruisce i giovani maghi e le giovani streghe.»
«Sono una strega?» domandò allora Rapunzel.
«Sì, piccola. E sai una cosa? Ci sono tanti altri bambini della tua età che hanno poteri uguali ai tuoi.» le raccontò Godric.
«Anche loro possono far guarire le persone?» chiese di nuovo.
«Guarire? Caspita, Tosca sarà pronta a vendere l’anima, pur di averti nella sua Casa…»
Lo sguardo confuso e allo stesso tempo curioso di Rapunzel spinse Godric a spiegarsi meglio.
«Vedi, ogni bambino che ancora non sa come controllare bene i propri poteri finisce involontariamente col fare qualche magia. Alcuni riescono a far volare degli oggetti, altri a farli scomparire. Il mio amico Salazar parlava con i serpenti prima ancora di imparare a mangiare da solo. Tu, a quanto pare, sai guarire le persone.»
«Cosa vi fa pensare che io creda anche solo ad una delle parole che avete detto? O che lasci Rapunzel andare via con uno sconosciuto?»
Madre Gothel aveva ragione e Godric non rispose. Si limitò ad alzarsi e a fare qualche passo indietro, impugnò nuovamente quello strano bastoncino di legno e lo agitò in aria, pronunciando qualcosa che né Rapunzel, né Madre Gothel riuscirono a comprendere.
Poi accadde qualcosa di incredibile.
Dalla punta del bastoncino di legno iniziò a fuoriuscire una luce argentata che lentamente prese la forma di un leone. Splendente come non mai, l’animale face qualche passo avanti prima di svanire nel nulla.
«Comprendo i vostri dubbi e timori, ma vi assicuro che è tutto vero. Hogwarts potrà essere solo di aiuto per Rapunzel. Vivrà e studierà nel castello dove si svolgono le lezioni e durante i periodi di riposo potrà tornare qui. La scelta rimane la vostra, ma non sottovalutate questa grande opportunità.»
 
Due mesi dopo…
C’era voluto molto tempo, ma alla fine Madre Gothel aveva acconsentito a lasciar frequentare Hogwarts a Rapunzel, sicura che dopo un anno si sarebbe pentita e sarebbe tornata da lei a chiedere perdono.
Il giorno prima dell’inizio delle lezioni, celate dai loro mantelli, si erano recate a Diagon Alley, un luogo segnalatogli dal mago Godric Grifondoro, ove avevano acquistato quanto scritto sulla lettera: un calderone in peltro, alcune pergamene nuove, l’uniforme scolastica, alcuni libri di incantesimi dai titoli alquanto strani e una bacchetta. Quest’ultimo era stato l’acquisto più bizzarro di tutti. Dopo molti tentativi e mobili saltati per aria, Rapunzel aveva lasciato il negozio di Olivander con una bacchetta di melo, con nucleo di crine di unicorno, lunga nove pollici e mezzo, leggermente flessibile.
Grazie alla metropolvere, che Madre Gothel giurò di non usare mai più, arrivarono al piccolo villaggio di Hogsmaede, a due passi da Hogwarts, ed alloggiarono in una locanda.
La mattina successiva, Rapunzel salutò Madre Gothel e si diresse al castello, pronta ad iniziare questa nuova avventura.
 
Al banchetto di inizio anno c’erano circa 500 persone fra studenti e professori.
Per la prima volta, quell’anno lo smistamento venne affidato ad un magico cappello creato dai quattro fondatori per continuare a svolgere quel compito quando loro avrebbero lasciato la scuola, magari ritirandosi per la vecchiaia avanzata.
Prima che lo smistamento avesse inizio, però, Godric e gli altri tre maghi, che ormai Rapunzel conosceva di fama, si presentarono ai nuovi studenti.
Priscilla Corvonero era una donna molto bella nonostante l’età, indossava un incantevole diadema che sui suoi capelli ancora nerissimi, risaltava come le stelle nel cielo.
Tosca Tassorosso era una signora non molto alta e cicciottella, di certo la più anziana dei quattro, mentre Salazar Serpeverde era un uomo alto e magro, dallo sguardo vigile e severo.
A Rapunzel incuteva non poca paura. Le avevano spiegato che il Cappello Parlante l’avrebbe affidata ad una delle quattro Case a cui erano a capo i fondatori e sperava con tutto il suo cuore di non finire in Serpeverde. Non sarebbe stata tranquilla sapendo che la Casa a cui apparteneva seguiva e valorizzava gli ideali di quel mago inquietante. Inoltre, aveva l’impressione che le avesse scoccato più di uno sguardo disgustato.
Rapunzel si sistemò un ciuffo ribelle dietro l’orecchio.
Doveva essere di sicuro per i suoi capelli, anche altri ragazzi l’avevano additata per quel motivo, li aveva sentiti chiaramente. Ormai erano lunghi circa quattro volte la sua altezza ed era stata costretta a legarli per evitare che gli altri li calpestassero.
«Sono molto belli, sai?» le aveva detto un bambino, anche lui del primo anno.
«Tutti mi guardano in modo strano perché sono lunghi…» aveva detto lei, più rivolta a se stessa che a quel bambino dall’aria dolce e simpatica.
«Sono solo invidiosi.» cercò di tirarle su il morale lui.
Rapunzel, però, divenne improvvisamente pallida e se li tirò avanti, abbracciandoli con fare protettivo.
«Invidiosi? Significa che vorrebbero averli? Non possono tagliarmeli, non voglio!» disse spaventata.
«Ma no, sta tranquilla! Nessuno ti taglierà i capelli, te lo prometto.»
Quello fu il primo studente con cui Rapunzel fece amicizia. Sperò con tutto il cuore che venissero assegnati alla stessa Casa, ma quando lui, dopo più di dieci minuti che il Cappello Parlane era stato calato sulla sua testa, venne smistato in «Serpeverde!» e la sua felicità andò scemando.
«Beh, almeno se dovessi finire lì anche io, avrò già un amico.» pensò mentre si avvicinava allo sgabello posto davanti il tavolo degli insegnanti e Priscilla Corvonero le faceva indossare il Cappello Parlane. Che poi, ora che ci pensava, chissà come faceva quella specie di cono di stoffa a capire a quale Casa fosse più adatta una persona…
«Oh perbacco, capelli magici! Questa si che è una sorpresa. Ti conviene però non raccontarlo in giro, è una cosa molto più che rara.» disse una vocina nella sua testa. Rapunzel sobbalzò, guardandosi attorno spaesata, facendosi così scivolare il Cappello sugli occhi.
«Non preoccuparti mia cara. Sono il Cappello Parlante, e, per rispondere alla tua domanda, riesco a guardare nella mente di coloro che mi indossano. E’ così che decido a quale Casa una persona è più adatta.»
Rapunzel sentì la tensione svanire lentamente e si rilassò sullo sgabello.
«E in me cosa vedi?» domandò
«Oh mia cara Rapunzel, in te vedo una ragazza buona e giusta. Hai un buon cuore, una caratteristica che ti farebbe star bene tra i Tassorosso; ma sei anche molto intelligente. La noia che ti pervade tutti i giorni, rinchiusa in quella torre, ti ha portata ad essere curiosa. Ti piace sognare, ami l’arte e la lettura. Oh sì… Credo di sapere qual è la casa giusta per te… CORVONERO!»
Rapunzel sentì il Cappello gridare l’ultima parola a tutta la sala e così se lo sfilò. Una Priscilla Corvonero le sorrideva raggiante e le fece cenno di accomodarsi al tavolo della sua nuova Casa, da cui proveniva un applauso fragoroso.
Rapunzel strinse la mano ad alcuni dei suoi compagni e si sedette, lanciando uno sguardo al suo amico di Serpeverde, che ricambiò con un sorriso.
 
Finalmente era libera, avrebbe imparato tante cose nuove e si sarebbe fatta degli amici. E un giorno, lo sapeva, avrebbe anche scoperto qualcosa in più su quelle luci che da lontano, splendendo in cielo solo una volta l’anno, l’avevano sempre affascinata.
 
 
 

 
 
 

 
***
Angolo dell’autrice.
Ma salve!
E’ la prima volta che mi cimento in una fan fiction su un personaggio Disney e l’occasione è arrivata quando, riguardando Rapunzel, ho pensato: ma se il fiore dorato avesse reso magici non solo i capelli, ma la stessa Rapunzel? In fondo, è stata una lacrima a guarire Eugene, non i capelli…
E così è arrivata l’ispirazione.
Amo alla follia Harry Potter e l’idea di un cross-over mi è venuta automaticamente. Ovviamente non potevo far frequentare a Rapunzel una Hogwarts già bella che formata come quella che si ritrova a frequentare Harry, dovevo tener conto dell’ambientazione temporale, così ho pensato ai fondatori ed ecco qui che la trama si era già scritta da sola. Ho scelto una Hogwarts formata solo da qualche decennio così che la scuola si reggesse su regole che abbiamo conosciuto nel romanzo della Rowling (la Hogwarts degli inizi doveva essere sicuramente più povera di studenti e meno organizzata e qui ho volutamente modificato alcuni piccoli particolari, come il testo presente sulla lettera e l’arrivo ad Hogwarts per renderla comunque una scuola nata relativamente da poco), e ciò mi ha permesso di inserirvi anche il Cappello Parlante, qui nuovo di zecca.
La cosa più difficile della storia, inutile dirlo, è stata la scelta della bacchetta e della Casa.
“Melo, con nucleo di crine di unicorno, lunga nove pollici e mezzo, leggermente flessibile”.
Ho optato per il melo perché, secondo gli appunti di Olivander, è il legno più adatto ai maghi e alle streghe con “un'insolita abilità di comunicare con altri esseri magici nella loro lingua madre”, ma soprattutto perché appropriate per chi ha “grandi mire e nobili ideali”. Rapunzel sogna la libertà, ha un cuore d’oro e riesce a trasmettere tranquillità e allegria (penso ai banditi e a Maximus). Ho pensato che fosse un legno adatto a lei. Il nucleo l’ho scelto per il conflitto psicologico di Rapunzel (vuole fare ciò che vuole, ma neanche disobbedire a Madre Gothel), così che la bacchetta infondesse stabilità alla sua padrona; la lunghezza è legata prevalentemente dal fatto che Rapunzel è molto piccola di corporatura e la flessibilità al forte legame che si instaura fra bacchetta e proprietario, in questo caso poi, esaltato dal tipo di nucleo.
Quanto alla Casa, inizialmente pensavo di smistarla in Tassorosso, ma scrivendo le parole del Cappello mi sono resa conto che probabilmente sarebbe stata meglio in Corvonero.
Altra cosa che volevo sottolineare (e poi la smetto, promesso) è il bambino con cui Rapunzel fa amicizia. Sappiate che lui NON è Eugene. Il suo ruolo è solo quello di sottolineare come Serpeverde sia una Casa su cui aleggiano molti pregiudizi. Rapunzel non ha una buona impressione dei Serpeverde per via dell’aspetto esteriore di Salazar, ma poi il suo nuovo amico viene assegnato proprio a quella Casa. I Serpeverde non sono cattivi e non è giusto fare di tutta l’erba un fascio, ne tantomeno giudicare un libro dalla sua copertina (e no, non parlo da Serpeverde.)
Beh, credo di aver anche detto troppo, non ho mai scritto così tanto nell’angolo dell’autore…
 
Ringrazio chiunque abbia speso un po’ del suo tempo per leggere questa mia storia e tutti coloro (se mai ce ne sarà qualcuno) che lasceranno una recensione, positiva o negativa che sia.
Bye bye!
 
-Crystal-
   
 
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