Crossover
Segui la storia  |       
Autore: BelgiaofRome    22/02/2016    5 recensioni
Si tratta di un (mega) cross over di tipo avventura/fantascienza coinvolgendo Star Trek (prima generazione) con altri universi tratti da comics (esempio: DC), videogiochi (Tf2,...) , serie animate (MLP,...) e altri sopporti nonché personaggi della mia invenzione.
La trama ruota attorno a come dei personaggi, molto diversi tra di loro, reagiscono quando si trovano, nello stesso momento, davanti a a una minaccia comune che nessuno di loro avrebbe potuto immaginare, nonché davanti la scoperta di alcune verità insospettate e il rapporto bene/male.
La storia contiene umorismo, azione, ma anche temi profondi.
Ritmo di pubblicazione: 1 capitolo ogni 2-3 settimane (tranne in casi eccezionali, in tal caso avvertirò)
Avvertimenti: volgarità, violenza, alcune scene trash, uso di alcool
Richiesta:
--Scrivere commenti
--Essere pazienti riguardo la pubblicazione dei capitoli
-Non giudicare la scelta dei personaggi
-Indulgenza (prima fanfict)
Mi scuso in anticipo per eventuali errori grammaticali e ortografici (sono di madrelingua francese)
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 “Lo spazio, l’ultima frontiera. È qui che hanno inizio i primi viaggi dell’astronave Enterprise, nel corso della sua missione quinquennale, diretta all’esportazione di strani, nuovi mondi, alla ricerca di nuove fome di vita e di civiltà, fino ad arrivare la dove nessun uomo è mai giunto prima.”
 

Al centro della cabina di pilotaggio dell’US Enterprise, sedeva sulla sua poltroncina il capitano James Tiberius Kirk, circondanto dai suoi piloti, tecnici, nonché dall’interprete di bordo e responsabile delle comunicazione, la luogotenente Uhura, che facilmente riconoscibile dalla sua uniforme rossa, aveva ricevuto pochi minuti fa un
messaggio importante della Conferderazione Interspaziale di Starfleet.Kirk, dopo avere dato l’ordine di dirigere l’astronave verso la zona neutra e aver chiesto a Uhura di avvertire l’equipaggio della nuova missione appena ricevuta, attivò il diaro di bordo integrato alla sua poltrona di commando
e parlò a voce alta, con lo scopo di registrare il messaggio: «Diario di bordo del capitano James T. Kirk del’US Enterprise, 20 maggio 2267.
Avendo ricevuto una missione di riconoscimento da parte dell’alto commando di Starfleet, la nostra astronav
e sta per dirigersi all’ipervelocita verso il pianeta Kalisti, a pochissimi anni luce della zona neutra tra la Confederazione libera e l’impero romuliano. La nostra missione consiste nel scoprire, localizzare ed analizzare le origini di strane perturbazioni apparse da qualche giorno su questo pianeta, rilevato recentemente da un’astronave mercante. Senza sapere né le cause, né la natura di queste perturbazioni non-naturali e inabituali. Inoltre, se queste perturbazioni si estendessero ai confini di una zona, questa verrebbe infranta, causando una guerra intergalatica tra le forze della Confederazione e quelle dell’impero romuliano. La nostra astronave è quella più vicina al pianeta Kalisti ed è stata scelta per questa missione, la quale non dovrebbe essere pericolosa, ma comunque potrebbe essere più rischiosa del previsto, qualora incappassimo in disanttenzioni. Io, il capitano Kirk, insieme al capo scientifico e secondo pilota di bordo, il signor Spock, e al medico di bordo, il dottore Leonard McCoy, partiremo di persona ed ispezioneremo il pianeta Kalisti, il quale pur avendo un’atmosfera e un’aria simili a quelle terra, è interamente ricoperto di sabbie e di qualche montagna sparsa qua e là.
Che la fortuna ci accompagni. Qui è il Capitano James T. Kirk. Passo e chiudo.»
 
Dopo avere registrato i dati della missione e chiuso il registratore, il capitano Kirk guardò l’enorme oblò centrale dinanzi la cabina di pilotaggio, dove stelle, pianeti e soli sfrecciavano velocemente, prima di scomparire quasi istantaneamente in fase di massima ipervelocità.
Trentenne un po’ rotondo, riconoscibile non dalla suo uniforme gialla, sebbene dal suo viso molto rotondo, malgrado i capelli cortissimi, sembrava esprimesse la forte determinazione che aveva fatto di lui. In appena tre anni di carriera, divenne l’unico dei piu rispettatti e famosi fra i commandanti attraverso le galassia.
James Kirk si alzò e chiese al pilota giapponese in uniforme giallo:
 
-«Signor Zulu, a quale distanza siamo della destinazione?»
 
-«Circa 17 anni luce, capitano», rispose l’ufficiale giapponese.
 
-«Entro 17 minuti arriveremo a destinazione» aggiunse con un accento russo il giovane pilota accanto a Zulu.»
 
-«Grazie dei dettagli, signor Tchekov» dice con un sorriso il capitano, prima di voltarsi e parlare ad un ufficiale quasi quarantenne, con uniforme rossa, ben conservato, capelli d’un moro alquanto scuro:
 
-«Signor Scott, dirigetevi nella sala del teletrasporto e preparatevi a teletrasportare quattro ufficiali.»
 
-«Sissignore», rispose alzandosi dal suo computer e sorridendo il capo di ingegneria dell’US Enterprise, un uomo in uniforme rossa, dai capelli neri grassi . 


Mentre l’ingegnere scozzese si precipitò, quasi con gioia, verso l’ascensore per andare al suo posto, Kirk ride dentro di lui: avrebbe potuto chiedere a quiunque di attivare il teletrasportore, ma sapeva che Scott, che considerava l’astronave come fosse il suo bambino, considerava 
inoltre sé stesso come unico esperto a manipolare le macchine.
 
Kirk, dopo che Scott andò via, torno verso Uhura:
 
-«Luogotenente Uhura, avertite i signori Spock e McCoy di entrare nella sala del teletrasportore, e chiedete ad un ufficiale di accompagnarci.»
 
-«Bene capitano» rispose la donna africana.»
 
Dopo circa due minuti, Kirk entrò nell’ascensore:
 
-«Signore Zulu, prendete il commando mentre la nostra squadra ispezionerà il pianeta Kalisti», dice prima di entrare nell’ascensore.
 
-«Bene capitano» rispose Zulu
 
Dopo che Kirk andò via, Tchecov chiese a Zulu, un po’ intrigato e falsamente arrabbiato:
 
-«Perché sei sempre tu ad essere scelto dal capitano come suo sostituto, quando lui e Spock sono assenti? Anch’io sono pilota.»
 
-«Non lo so, chiediglielo.» rispose con fare serio l’ufficiale giapponese.
 Tcheckov, abbassò gli occhi prima di sorridere al suo migliore amico di bordo, che intanto si rimise a guardare la sua tastiera di pilotaggio.
 
 
 
Mentre i due piloti discutevano, Kirk era arrivato nei corridoi e si apprestava ad entrare nella sala dei teletrasporti, quando venne urtato da un giovane ufficiale di venti tre anni, biondo e senza barba, in uniforme rossa.
 
-«Oh no, scusatemi capitano! Per favore, perdonatemi no…» parlò con voce stressata il giovane, in preda al panico:
 
-«Non fa niente, non è successo niente.» dice il capitano rialzandosi, «Chi siete?»
 
-«Sono il caporale David McGuffin, volontario per la missione su Kalisti, capitano» dice sempre stressato il giovane militare mentre prestò con esitazione il saluto al suo superiore.
 
Che grande sorpresa! Il suo capitano, al posto di insultarlo o mandarlo in cella, posò la mano sulla sua spalla e lo invitò a seguirlo, cosa che fecce imediatamente.
 
-«Allora, McGuffin…» inizio Kirk «…è la vostra prima missione di esplorazione?»
 
-«Sì, capitano» rispose sempre stressato ma un po’ rassicurato McGuffin
 
-«Dove avete prestato servizio, prima di fare parte del mio equipaggio?»
 
-«Ho studiato per due anni alla scuola logistica aerospaziale di Bruxelles e poi un altro anno di specializzazione all’academia di Starfleet, a Los Angeles. Dopo di che sono stato mandato per un anno alla sicurezza della stazione spaziale presso il pianeta Vulcano» 
 
-«E siete pronto per questa missione sul campo?»
 
-«Prontissimo!» rispose con eccitazione McGuffin, prima di riprendersi e parlare seriamente «Voglio dire… che ho sempre desiderato fare parte di grande scoperte, da quando ero bambino e leggevo storie sulle esplorazione del passato, ma che fino a adesso sono stato confinato negli studi.»
 
-«Non mi ecciterei troppo» disse sorridendo Kirk, «Non si tratterà di una missione eccezionale, siamo solo qui per trovare la sorgente di perturbazione su un pianeta desertico. A proposito, siamo arrivati alla sala del teletrasporto, entrateci mentre aspetto i nostri compagni».
 
Mentre McGuffin esegui l’ordine, Kirk si ricordò la sua prima missione. Pur avendo barato all’esame finale – fino a questo punto mai nessuno studente riuscì a barare, perché reso volontariamente impossibile da risolvere, con l’obbietivo di rivelare le migliori capacita di comando – egli era stato amesso sotto gli ordini del capitano Pike e, subito, aveva accumulato i gradi. Questo immediato successo di carriera si realizzò in simultaneità col suo instantaneo amore per l’US Enterprise, la più bella astronave di tutta la Confederazione… Almeno in base i suoi occhi e a quelli dell’equipaggio!
Dopo il tragico sacrificio del capitano Pike, Kirk ricevette il comando e riprese lo stesso equipaggio del predecessore, nel quale c’erano già Spock, McCoy, Scott, Uhura e Zulu. Dopo due anni di servizio or sono, grandi avventure e nuovi amici tra i quali Tchecov, si uniscono a drammi e pericoli. Kirk era diventato un vero prodigio di comando, forse il migliore del suo tempo.
I pensieri di Kirk furono interroti da rumori di litigi e quando si girò vide due personaggi in uniformi blu discutere.
 
-«Non vi basta non avere emozione e essere freddo difronte a tutto, Spock?» parlò velocemente il più basso dei due, un uomo quarantenne con la faccia severa, «Dovete anche rovinare il mio buon umore, dicendomi che la missione può essere pericolosa?»

-«Dottore McCoy » rispose tranquillamente il vulcaniano Spock, facilmente riconoscibile dalle sue grandi sopracciglia, dalle sue orecchie a punta e dalla sua indole di stoica impassibilità – perché bisogna sapere che i vulcaniani da milleni avevano abandonato le emozioni per la filosofia della logica perfezione – «Vi ho soltanto spiegato i fatti logici della situazione: abbiamo a che fare con perturbazioni non naturali e completamente sconosciute, situate su un pianeta ai confini di una zona neutra. Ciò potrebbe scaturare un conflitto intergalaticco e di consegenza, e anche perché Starfleet non è a conoscenza di nessuna attività ufficiale da queste parti, la probabilità di avere a che fare con un apparecchio tecnologico segreto – forse a scopo bellici – è altamente probabile.»
 
-«Siete soltanto un portatore di sfiga, Spock!» concluse McCoy frustato, prima di notare Kirk
«Jim!» disse allora il dottore al capitano, «Sapete i rischi di questa missione?! Perché presentarti di persona in una squadra cosi piccola? Dovresti prima mandare una squadra militare ad ispezionare il pianeta e rimanere al posto di commando e…»
 
-«Ho pensato a tutto, Bones» dice Kirk interropendo il dottore agitato «Ho formato una piccola squadra perche un numero maggiore di uomini sarebbe inutile. Inoltre, partirò in qualita di capitano e vi ho scelto entrambi in caso di ferite gravi e al fine di analizzare queste perturbazioni e…», alzò la mano per vietare a McCoy di parlare, «…ho une telecomunicatore per permettere a Scott di localizzarci, in caso di pericoli maggiori.»
 
McCoy esitò mentre Spock entro nella sala di comando, e finalmente dice con molta serietà
«Jim, ho un brutto presentimento su questa missione, e non perché Spock mi ha elencato i rischi, ma perché me lo sento. Non voglio che incorriate in rischi. Come sottoufficiale vi ubbidisco, ma come amico posso solo pregare che sappiate cosa fate.»
Dopodiché, senza ricevere risposte, raggiunse Spock.
 
Kirk era profondamente colpito dalle parole di McCoy. Certo, sapeva che il dottore Leonard Bones McCoy, dietro il suo sarcasmo o la sua serietà di medico, era profondamente preoccupato dalla salute dei suoi compagni e amici, in particolare del suo amico-rivale Spock! Ma che questo pragmatico, sicuro e coraggioso dottore sia preocupato e abbia un brutto presentimento, non era di buon auspicio.
Kirk, intrigato, entrò nella sala e si mise sulla piattaforma di teletrasporto dov’erano già posizionati McCoy, Spock e McGuffin.
 
-«Mi dispiace capitano, ma non posso teletrasportarvi senza rischi a meno di cinque chilometri dell’epicentro delle pertubazioni. Dovrete camminare un po verso nord ovest», disse Scott che era dietro il computer e controllava il teletrasportore.

-«Va bene comunque», rispuose Kirk "Un po di cammino non ci farà del male"

-«In un deserto piena di polvere!» si lamento Mccoy prima di proseguire con «Bisogna che ci sia sempre un problema su questo dannato teletrasporto!»,perchè, oltre al nervosismo aveva sempre diffidato dal teletrasporto.
 
-«Dottore», rise Scott «Quante volte devo rassicurarla che dopo un secolo di sviluppo, il teletrasportatore è ormai una tecnologia sicurissima e che sono il migliore meccanico di questa nave?»
 
-«Ripetetelo quanto vi pare», dice sarcasticamente McCoy, «Ma per me sarà sempre l’aggeggio a energia sub-atomica che rischia di spartirmi in quattro pezzi nella galassia!»
 
-«In realtà avverrebbe solo attorno questo sistema solare», commentò Spock
 
-«Vi ho forse chiesto qualcosa?» dice con cinismo il dottore, facendo ridere tutti gli altri, tranne Spock che si contento di alzare con curiosità un sopracciglio

.
 
Appena la voce di Uhura dice che l’Enterprise era arrivato a destinazione, Scott attivo il teletrasporto e, con un forte rumore eletronico, i quattro esploratori si scomposero in una luce bianca-blu in milliardi di molecole prima di riapparire integralmente ricostituiti sulla superficie del pianeta desertico di Kalisti, in una zona completamente piatta e coperta di sabbia dura.
Spock attivò il suo computer – o meglio Tricorder – per analizzare l’origine delle perturbazioni. In generale, lo avrebbe anche usato per identificare la natura di esse, ma stranamente non ci riusciva.
Il vulcaniano, insieme a James Kirk, McCoy e McGuffin si misero in cammino verso l’origine delle pertubazioni.
In un’ora, il gruppo camminò senza fretta, attento a non perdersi nemmeno un dettaglio o un segno che avrebbe potuto informarli meglio della situazione. Durante questa marcia, Kirk e McCoy parlarono con McGuffin, dal quale seppero essere un giovane uomo che desiderava sottoporsi a prove su sé stesso e sulla sua famiglia, la quale non fu presente a sostenerlo, esattamente come lo furono la madre e il suocero di Kirk o l’ex-moglie di McCoy.
 
-«I captatori del mio Tricorder indicano che siamo arrivati al luogo dell’epicentro», dice Spock quando dopo avere caminato a lungo, il gruppo si fermò in un posto esattamente simile a quello dove erano arrivati
 
-«Siete sicuro Spock? Non vedo assolutamente niente», chiese Kirk
 
-«Affermativo», rispose Spock mentre si guardava attorno, «I dati del Tricorder me lo confirmano» concluse il vulcaniano mentre cominciò a voltarsi:
 
-«Signor Spock, non so se ve lo ricordate» parlò McCoy «MA SIAMO ALLA RICERCA DI PERTURBAZIONI! Non avete pensato che il vostro Tricorder potesse essere disturbato o vittima di quest’anomalia? Guardate intorno a voi, non c’è assolutamente niente qui!»
 
-«Leonard, calma» intervenne Kirk
 
-«Scusami Jim», disse McCoy un po’ vergognato della sua reazione, «Sono solo un po’ nervoso e con questa brutta sensazione che aumenta.»
 
-«In realtà c’è qualcosa di strano» disse Spock per nulla intrigato o scomposto da McCoy, indicando con un dito un ammasso di pietra, «Vedete quella roccia laggiù? Non è logica che sia qui. Non c’è nessun rilievo di terreno, né vi sono altre rocce negli paraggi e se fosse un meteorite, ci sarebbero tracce di impatto sotto di essa.»
 
McGuffin corse verso la roccia e la sposto, con una strana facilità, prima di cadere indietro di sorpresa e chiamare i suoi tre compagni che corsero verso di lui.
Qui contastarono che sotto la roccia erano nascoste scale di metallo che scendevano nel sottosuolo.
 
-«E’ impossibile!» esclamò McCoy «Questo pianeta non è mai stato abitato, né abbiamo mai rilevato attività di esseri intelligenti! Jim, con cosa abbiamo a che fare?»
 
Kirk non rispose subito, pensando. Premette allora un pulsante del suo telecommunicatore e disse:
 
-«È quello che stiamo per scoprire! Prendete le vostre pistole faser e impostatele in modalità paralizzante.»
 
Dopo aver dato le istruzioni, Kirk, seguito da Spock, McCoy e infine Mcguffin scesero le scale e, dopo qualche minuto, arrivarono in un grande tunnel di acciaio.
Percorrendo molto lentamente e con molta cautela, i quattro compagni percosero il grande corridoio fino ad arrivare a una grande sala che lascio tutti – tranne Spock – stupiti.
 
Questa stanza sembrava essere costituita in due piani, tra i quali quello piu in basso. Non visibile, si supponeva per via della presenza di scale discendenti; al centro della stanza, c’era un grande cilindro di acciaio, di circa 3 metri di altezza e 2 di diametro, dal quale usciva una luce verde scura. Intorno al cilindro si trovavano postazioni piene di computer di alto livello tecnologico e mappe.
 
-«Affascinante. I miei captatori indicano che questo cilindro è la causa delle perturbazioni, ma non riesco a indentificarne il contenuto», dice Spock, rompendo il silenzio e ricandandosi insieme a Kirk verso i banchi mentre McCoy e McGuffin scesero verso il piano di sotto
 
-«Guardate Spock!» interpellò Kirk «Queste mappe mostrano i settori annessi alla Confederazione di Starfleet, ma anche quelli degli imperi di Klingon e Romuliano! Di queste altre, non ho mai visto personalmente questi settori! In più, in che lingua sono scritte?» dice mostrando le mappe dove strani simboli erano stati scritti.
«Non lo so capitano, questa lingua è del tutto estranea a quelle registrate dai dati di Starfleet», rispose il vulcaniano, «Tutto quello che posso dire, è che abbiamo a che fare con esseri intelligenti e disponenti di tecnologia avanzata, al punto di stabilarsi qui, sotto il nostro naso, senza rivelare la loro posizione. Inoltre, a giudicare dalle piccole dimensioni di questa stanza, si può concludere che si tratta di un avamposto, forse ad uso scientifico o…»
 
-«JIM! SPOCK! Venite qui!» interruppe McCoy, agitato e impaurito:
 
Il capitano e il vulcaniano scesero velocemente e videro un sorte di carro armato blindato, tre o quatro piccole astronavi da combattimento e una cinquantina di robots umanoidi, per fortuna disattivati, armati di oggetti simili a lancia. Tutto questo poteva solo significare una cosa: si trattava di una preparazione alla guerra! 
 
Nessun membro del gruppo ebbe il tempo di risalire che sentirono rumori di passi sopra di loro. Risaliti sul piano superiore, non videro all’inizio nulla, ma dopo esserci girati, videro che due robots attivi e armati di mitraglietta circondavano un essere umanoide appena piu alto di Spock e coperto interamente dalla testa ai piedi di un’armatura nera, con un elmo sferico, completamente privo di ornamento o rilievo, e tecnologicamente avanzato, il quale guardava i quattri membri dell’Enterprise.
 
Kirk, in qualita di capitano, si avanzo
 
-«Sono il capitano James T. Kirk, rappresentante della pacifica Confederazione di Starfleet e…»
 
-«CAPITANO!» urlò McGuffin saltando e buttando giù il suo superiore.
 
In effeti, il giovane ufficiale aveva notato che l’essere in armatura aveve discretamente tirato fuori un pugnale laser, che lanciò in direzione del capitano. McGuffin ebbe il tempo di salvare Kirk, ma purtroppo fu colpito dall’arma bianca nella pancia e, propulsato indietro dal colpo, cadde da un balcone e atterrò violentemente al primo piano. Il colpo lo uccise all’instante
 
-«McGuffin!» urlò disperato Kirk, incapace di salvare il caporale dal suo tragico destino, non avendo il tempo di reagire che l’assassino robot-umanoide corse verso di lui per colpirlo e farlo cadere dalle scale.
 
-«No!» urlò McCoy che instintivamente corse in direzione del luogo dove McGuffin era caduto, prima di essere fermato e trascinato da Spock che lo mise al riparo:
«Cosa fate?! Devo vedere se posso salvarlo!», urlò McCoy
 
-«Ormai è morto», disse Spock che iniziò a sparare ai due robot che avevano fatto fuoco, «E se vogliamo sopravivvere e salvare il capitano, dobbiamo occuparci di questi due.»
 
Malgrado la sua rabbia e il suo profondo desiderio di salvare McGuffin, McCoy capi che il suo amico-rivale aveva ragione, e si rassegnò. Attivò la modalita disentegrazione della sua pistola, come aveva già fatto Spock e rispose a sua volta al fuoco.
 
-«La pagherai!» urlò Kirk che si staccò dall’uomo in armartura che lo aveva afferato prima di tentare di prendere la sua pistola e sparare sempre con la modalita paralisi, ma nonostante i faser lo colpissero, l’uomo in armatura rimase in piedi e inziò a correre verso il capitano per inziare a malmenarlo e gli gridò contro in una lingua sconosciuta.
 
Dopo una breve ma violenta sparatoria, che consumò tutta l’energia dell’arma di Spock, quest’utlimo e Leonard McCoy ebbero la meglio su i due robots, che furono disintegrati, anche se con grande difficoltà
 
-«Estremamente strano», disse perplesso Spock, «I nostri raggi avrebbero dovuto distruggerli sin dal primo colpo, invece hanno resistito parecchio, mi chiedo…»
 
Sia lui che McCoy sentirono urli di dolore proveniente sotto di loro.
 
-«JIM!» urlò il dottore che, immediatemente seguito dal vulcaniano, corse verso le scale per scendere, non perdendo un minuto, prima di vedere che l’uomo in armatura si fosse armato di una specie di ascia elettrica a due mani e stava per dare il colpo di grazia a Kirk per terra, ancora conscio ma visilbilmente troppo debole per reagire, insanguinato e ferito alle spalle.
 
-«Prendi questo maledetto chiunque tu sia!» dice McCoy sparando un raggio paralizzante all’assassino di McGuffin, con la speranza di metterlo fuori combattimento, ma il colpo bastò soltanto a fare cadere l’arma del guerriero, il quale si giro e, in meno che si dica, afferrò il dottore al collo e iniziò a strangolarlo sollevandolo nell’aria.
 
Spock, essendo sprovisto d’arma, corse dietro il misterioso nemico e premette con la mano sulla spalla di quest’ultimo per tentare di adomentarlo, eseguendo la technica vulcaniana di paralisi del sistema nervoso.
Sfortunatamente, non ottenne l’effetto desiderato. L’unica cosa che successe fu che l’essere in armatura si giro buttando McCoy contro una parete per iniziare un combattimento corpo a corpo contro Spock.
 
Lo scienziato vulcaniano era fisicamente più forte dei suoi compagni terrestri, perciò resistette meglio ai colpi del nemico e rispose a sua volta con forti pugni. Ma l’avversario era comunque più agguerito, veloce e soppratutto agressivo, e per questo finì per avere la meglio.
Dopo aver messo Spock per terra, il soldato in armatura riprese la grande ascia a due mani che aveva fatto cadere e la sollevò, pronto a dare il colpo di grazia al vulcaniano davanti gli occhi spaventati di McCoy – ancora blu per essere stato strangolato e aver sfiorato di poco la morte, e quindi troppo debole per intervenire – e di Kirk, che aveva ripreso conoscienza e urlò correndo per salvare il suo amico, ma era troppo lontano per poterlo raggiungere in tempo.
 
-«NOOO!» urlarono contemporaneamente il capitano e il medico
 
Spock, per conto suo, non sentiva più i suoi membri e fu bloccato al suolo dal piede dell’essere che aveva già ucciso McGuffin. Spock capì che né Kirk né McCoy avrebbero potuto salvarlo, e siccome le probabilità di soppravivenza era scarssisime, si rassegnò, senza mostrare alcun segno di paura, tristezza o rabbia.
Solo un miracolo poteva salvarlo.
 
E questo miracolo arrivò.
 
Appena il guerriero solevo l’ascia pronto per poggiarla con forza su di lui, essa fu colpita da una potente luce blu che lo scaraventò violentemente contro i robots inanimati, i quali crollarono tutti su di lui. L’ascia stava cadendo dritta e dalla parte della lama elettrificata sul volto del vulcaniano, ma Spock, liberatosi, rotolò su se stesso e la evitò giust’in tempo.
 
Quando si rialzò con l’aiuto di Kirk e McCoy, il trio guardà in faccia l’autore della loro salvezza.

-«Grazie Scotty», disse Kirk a respiro quasi mancante.
 
-«Dovete soltanto ringraziare il vostro telecomunicatore, che ci ha dato la vostra esatta posizione e grazie al cielo che siamo arrivati in tempo» rispose Scott, circondato da un decina di uomini tutti in uniforme rossa, mentre avanzarono per dare una mano al suo capitano.
 
-«Jim!» fece McCoy prendendo il suo piccolo apparecchio guaritore, un’invenzione recente che permetteva di guarire in fretta le ferite senza necessitare di operazioni manuali, «Siete ferito, lasciate che vi esamini!»
 
-«Più tardi», insistette Kirk.
 
-«Ehi, no!», si arrabbiò McCoy, «Vi amministrero le cure sull’Enterprise, ma voglio prima assicurarmi che non vi sia nulla di troppo grave!»
 
Fu a questo momento che videro il corpo di McGuffin portato dagli uomini di Scott. Ci fu allora un solenne un momento di silenzio, e tutti i presenti – tranne Spock che si diresse verso l’inconscio guerriero – fecero il segno di raccogliemento.
 
Kirk non conosceva da molto McGuffin, ma era sempre una dura prova quando si perdeva uno dei suoi ufficiali, sopratutto se essi – come il defunto caporale – fossero giovani e promessi a un buon futuro.
 
-«Ha sacrificato la sua vita per salvarmi, da vero eroe promesso a un destino radioso, che però gli è stato tolto. Che possa almeno riposare in pace», recitò Kirk con tristezza nella sua voce.
 
-«A proposito», chiese timidamente Scott intristito, «Qual è l’essere che si trova dietro questa armatura? Abbiamo dovuto sparargli in undici uomini con il raggio paralizzante per metterlo fuori combattimento!»
 
-«Un terrestre, signor Scott», rispose calmamente Spock mentre tutti gli altri si girano sorpresi e si avicinarono per controllare.
A loro grande sorpresa, levando l’armatura, Spock aveva rivelato un essere umano di colore, dai capelli biondi, di normale costituzione, come ce n’erano tanti sulla terra e su altri pianeti.
L’unico particolare era una specie di telecomando attaccato al braccio destro, che nessuno riusci a levare.
Dopo qualche instante e dopo aver dato l’ordine di ammazzare l’assassino di McGuffin con le scariche elettriche d’acciaio, Kirk disse:
 
-«Scott, chiedete di farmi tornare sull’Enterprise insieme a Spock, McCoy e voi stessi…» poi riguardò al corpo senza vita del caporale «…e il povero ufficiale morto e il nostro prigioniero.» Il capitano nascose la sua tristezza e si girò verso la decina di ufficiali
«Voi restate e ispezionate il luogo. Chiamateci immediatamente in caso di problema e tentate di capire gli obbietivi di questa base. Voi Spock, essendo il più forte, manteerete il prigioniero fino a che sara portato alle celle.»
 
Dopo che i soldati dell’Enterprise ebbero salutato il loro capitano, quest’ultimo insieme al dottore McCoy, Spock, Scott e il corpo di McGuffin si dissolsero in molecole di una luce blu, per riapparire nella sala del teletrasporto.
Appena il processo si concluse, tutti furono sospinti su un lato mentre alcuni allarme si attivarono e l’Enterprise sembrò, per un po’avere subìto un colpo che fece perdere l’equilibrio dei passeggeri.
 
-«Cosa sta succedendo qui?» chiese Scott ai suoi subordinati, mentre continuava a perdere l’equilibrio in seguito alle forti scosse.
 
Non fece in tempo ad avere una risposta che Kirk, malgrado le costanti scosse, il rumore degli allarmi, uscì della stanza per reccarsi alla sala di controllo, seguito da McCoy, Spock che continuava a tirare dietro di sé il prigioniero incoscio e infine lo stesso Scott, che non voleva rimanere da solo senza sapere cosa fare.
Per lunghi minuti, in cui caddero spesso a terra o contro i muri, e dovendo respingere alcuni membri dell’equipaggio, in servizio o meno, che correvano con enorme panico per raggiungere il loro posto, Kirk e i suoi uomini attraversarono i corridori dell’astronave, provando a instaurare la calma tra la gente, seppur invano.
Finalmente, una volta arrivato alla sala di comando e con difficolta essere riuscito a sedersi sulla sua postazione, Kirk chiese ad alta voce per farsi sentire malgrado gli allarmi:
 
-«Cosa sta succendo?»
 
-«Un buco nero si è formato accanto l’Enterprise e stiamo perdendo il controllo!» urlò con panico Tchecov.
 
Dalla finestra, in effetti, si vedeva nel mezzo dello spazio un immenso buco nero, il quale emetteva una potente luce verde scura.
 
-«Non è logico, i buchi neri non si formano così velocemente e così vicino ai pianeti e poi non emmetono luce.» Commentò con calma ma comunque con un’espressione di sorpresa Spock
 
Kirk, agitato, diede i suoi ordini.
 
-«Riportati gli uomini lasciati a Kalisti a bordo, avvertite Starfleet e lanciate delle bombe a alto contenuto nucleare nel buco nero, per indebolirlo!»
 
Tutti gli ufficiali si misero davanti i loro computer, ma dopo pochi secondi questi cominciarono a lampeggiare fuori controllo e contemporaneamente luci e allarmi si attivarono.
 
-«Capitano, il teletrasporto è troppo instabile per essere usato!» grido nel panico Scott «Servirsene potrebbe condannare a morte gli ufficiali! Non so come sia possibile, non è mai sucesso prima di allora!»
 
-«Impossibile inviare o ricevere messaggi» dice Uhura girandosi verso il suo superiore.
 
-«Capitano, nessun altro aparecchio è operativo!», urlò Tchecov per farsi sentire malgrado i rumore degli allarmi.
 
-«Impossibile muovere l’astronave! Siamo bloccati!» grido Zulu mentre tentava di risolvere i problemi del suo computer di bordo.
 
Prima che Kirk poté dare nuovi ordini, tutti i computer, luci e allarme si spensero, buttando l’Enterprise nel buco e nel silenzio più completo. Soltanto la sala di comando era scarsamente illuminata dalla luce verde del buco nero. A quest’instante, un’immensa astronave, forse diecimilla volte più grande, dell’Enterprise, se non di più, completamente nera e in forma di aquila, usci lentamente del buco nero e si posiziono verso l’Enterprise, lasciando tutti a bocca aperta.
 
-«Pensate che siano i Klingon?» mormorò a voce bassa Tchecov, sapendo che questo popolo nemico della Confederazione cospirava contro le loro astronavi, anteponendosi ad esse – creature in forme di ucelli predatori.
 
-«No, è impossibile che gli Klingon abbiano la technologia sufficiente a costruire navi spaziali di queste dimensioni», intervenne Scott, «Neanche noi ne siamo capaci, adesso che ci penso!»
 
-«Né a creare artificialmente buchi neri! È fisicamente impossibile!» dice McCoy
 
-«Poi le astronavi dei Klingon non sono così dettagliate», commentà Uhura
 
-«E sarebbe illogico» interruppe Spock, «I Klingon sono dei guerrieri che usano la tattica della sorpresa, della rapidità e della furtività. Quest’atronave è troppo imponente e poco maneggevole per queste pratiche».
 
-«In più, se fossero Klingon, avvrebero attivato il loro scudo di invisibilità e ci avrebbero distrutti rapidamente, non si mostrerebbero senza intervenire», deduce Zulu
 
Il capitano Kirk, che era rimasto estraneo ai commenti dei suoi ufficiali, guardava attentamente la strana astronave
 
-«Le nostre armi e scudi sono operativi?», chiese a Zulu.
 
-«No capitano», disse l’ufficiale giapponese girandosi con faccia stressata «Siamo completamente sottomessi alla loro mercé.»
 
Poi, all’improviso, lo spazio scomparì dall’oblò centrale, lasciando un immagine grigia e perturbata, con un’irriconoscibile ombra umanoide dietro. Allo stesso instante, una voce molto grave, quasi ultraterrenea, poco scandita e mal segmentata cominiciò a rintontire l’equipaggio all’interno dell’Uss Enterprise, parlando in una linguaggio sconosciuto:
 
Iva’rr Kierka sartror... iva’rr scrudartas dal zen naroro landares hattar…»
 
-«Uhura, potete tradurci cosa ci dicono?» Chiese Kirk che aveva capito che si trattava di un tentativo di comunicazione dell’astronave titanesca.
 
-«Mi dispiace, ma pur concentradomi, non riesco a capire una singola parola. Conosco tutte le lingue terrestri e un centinaio interspaziali, ma quella lì non è per niente presente nei dati della Confederazione», dice tristemente e con angoscia la luogotenente «Anche se ametto che suonano, stranamente, familiari».
 
Nello stesso momento, la voce smise di parlare per un minuto. Per un minuto, che sembrava un eternità, ci fu il silenzio più totale.
Dopodiché, la voce, questa volta con interferenze, si pronunciò in inglese, lasciando tutti con sentore macabro, per via del contenuto delle sue parole:
 
-«Capitano James…Tiberius Kirk… Avete scoperto una base che non dovevate scoprire… e catturato un ufficiale…»
 
Tutti guardarano al prigioniero ancora incoscio, che Spock manteneva fermo.
 
-«Dateci quest’ufficiale…e lasciate questo posto… altrimenti…»
 
Kirk si alzò bruscamente e dichiarò a voce alta
 
-«Come sapete chi sono? E chi siete voi?»
 
-«Jim!» dice avanzandoci McCoy
 
La voce riprese il discorso:
 
-«Noi sappiamo molte cose, Kirk… e voi non dovevate sapere niente di noi… consegnateci il vostro prigioniero… è pericoloso per voi… e lasciate questo luogo… tornate alle vostre case prima che sia troppo tardi.»
 
-«Questo prigioniero ha ucciso uno dei miei ufficiali e stava preparando un’azione bellica in una zona proibita, con il rischio di causare una guerra intergalattica!» dichiarò energiticamente Kirk, prima di calmarsi e tentare con la diplomazia, «Andrà alla corte di giustizia della Confederazione per essere giudicato e spiegare i suoi atti. Se sapete qualcosa che non sappiamo, vi sentite minacciato, vi invito a collaborare, la Confederazione puo aiutarvi. Collaboriamo, diventiamo alleati e insieme potremmo risolvere i rischi e…»
 
-«Dateci questo prigioniero e andatevene!» Interruppe bruscamente la voce diventata arrabbiata, facendo fare prendere un colpo a tutti i membri dell’Enterpise, «Non sono affari vostri… Dateci quest’uomo prima che sia troppo tardi…ADESSO! Altrimenti… Prenderò misure necessarie… e vi distrugerò!»
 
Prima che Kirk poté rispondere o prendere delle misure, il prigioniero, che nel frattempo si era risvegliato, senza che nessuno si accorse, poi guardò l’ombra nera fuori dall’oblò. Senza alcuna esitazione, si alzò bruscamente, scaraventando Spock contro la parete, e spaccò in un colpo le manette. Prima che qualcuno lo fermasse, premette un pulsante sul telecomando attacato al suo braccio, urlando in direzione dell’oblò, come fosse preso da un’incommensurabile paura, in preda ad una psicotica follia:
 
-«ZALGO!»
 
Dopo che il pulsante fu premuto, il cilindro dentro la base segreta del pianeta Kalisti comminciò a lampeggiare e, lasciando ai dieci uomini presenti solo il tempo di girarsi, ed infine esplose.
Al seguito dell’esplosione, una potente onda verde colpì violentemente l’Enterprise. Il colpo fu talmente violento che l’astronave di Starfleet giro a 360°, scaraventando contro pareti e tettucci l’intero equipaggio. In certe parti, le pareti si staccarono e molti dei poveri uomini e donne presenti furono aspirati dallo spazio.
Nella sala commando, tra le grida, tutti furono in balia di continui impatti. Kirk, prima di essere messo K.O. da un violento colpo alla testa, ebbe solo il tempo di vedere une figura umanoide maschile, molto alta, materializzarsi in una fumata rossa, di fronte al prigioniero che stava a sua volta tentando di mantenere l’equilibrio, pur provando a scappare.
 
Pochi secondi passarano prima che una seconda onda verde fece la sua apparizione. A questo punto, l’Enterprise esplose, insieme al sole e ai pianeti più vicini.
L’astronave titanesca ritornò nel buco nero che si richiuse all’improvviso, scomparendo cosi come una foglia, che portato via dal vento, scompare all’orizzonte.












Ancora Grazie a  Yuxlux_91 per avermi aiutato a corregere l'italiano e a Nickoku per i suoi consiglii e il suo sostegno, spero che vi sia piaciuto, non esitate a farmi qualche suggerimenti e lasciare la vostra impressione. Ci vediamo, lo spero, per inizio marzo
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: BelgiaofRome