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Autore: Emy Potter    22/02/2016    4 recensioni
Londra, 1862.
Nancy Phillips è una ragazza di venticinque anni dall'aspetto ingenuo e infantile, il quale è in netto contrasto con il suo passatempo preferito: rubare. Vivendo a Whitechapel, nella zona est di Londra, capita spesso di imbattersi in situazioni spiacevoli, ma questa volta assisterà ad un sanguinoso omicidio che la lascerà scossa.
E' a causa di questo che si ritroverà alla corte della regina Vittoria, la quale le chiederà di collaborare essendo stata testimone di un tale delitto. Sarà quindi compito di Nancy aiutare quelli che erano i suoi nemici per salvare vite innocenti, portandola anche a doversi allontanare dal suo amico di infanzia Thomas.
Ma quello che più la spaventa non è il rischio che corre, ma il poter perdere se stessa e quello che un tempo era. Sarà il destino a deciderlo, dopotutto, per lei, questo è solamente un altro gioco.
E' la mia prima storia originale, cercate di capirmi.
Spero vi piaccia!
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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Prologo


Il ragazzo correva a perdifiato, i polmoni che gridavano in cerca di più aria, i muscoli che gli dolevano, il cuore che batteva come non aveva mai fatto e il cervello che scaricava adrenalina. Svoltava in ogni vicolo che vedeva, non sapendo nemmeno dove stava andando, voleva solo vivere.
Sentiva perfettamente i passi stranieri dietro di lui, ma non osava voltarsi o avrebbe rallentato.
Si infilò nell'ennesima strada secondaria, cominciando già a sentire più in lontananza quel terrificante schioccare di scarpe sulle pietre. Non si fermò però, anzi riprese a correre ancora più in fretta, temendo che appena si sarebbe fermato, avrebbe sentito la terribile e fredda lama squarciargli la gola. Solo quando riuscì a sentire nient'altro che i suoi di passi e il suo respiro si fermò, inginocchiandosi a terra per riprendere fiato.
Vomitò tutto quello che aveva nello stomaco, compresi i succhi gastrici, sentendo le viscere rivoltarsi su se stesse. Quando finì si ritrovò a gattonare debolmente verso il muro, le gambe praticamente immobili, scaricate di qualsiasi energia che possedevano. Appoggiò la schiena contro i duri mattoni di una delle case di Londra e vi si accasciò mollemente.
Sentiva il cuore battere ancora forte e per un attimo temette che sarebbe esploso.
Quando finalmente riuscì a calmarsi, fece pressione con le mani sulle ginocchia, alzandosi con grande difficoltà che lo portò a gemere per il dolore che sentiva ovunque.
Controllò un attimo il vicolo, gli occhi fissi agli angoli, terrorizzato di ritrovarsi quella nera figura che lo guardava, lo sguardo pazzo e assetato di sangue, per poi voltarsi e dirigersi verso casa, una mano appoggiata ancora al muro per sostenersi.
Dopo qualche secondo sentì un atroce dolore partire dalla schiena e passare per tutto il busto, un verso strozzato lasciò involontariamente le sue labbra. Il fiato gli si smorzò in gola quando si rese conto di essere stato trapassato da parte a parte da un coltello, un coltello che aveva visto solo una volta, ma la sua immagine si era impregnata nella mente come un marchio di fuoco. Le gambe cedettero, ritrovandosi nuovamente in ginocchio e poi sdraiato a terra.
Sentì una mano girarlo e metterlo supino, permettendogli di vedere il cielo notturno di Londra.
Sto per morire; pensò e una lacrima gli solcò il volto. Non voleva, desiderava ardentemente osservare ancora quella distesa infinita di blu, la quale non gli era mai parsa così bella e incantevole in tutta la sua povera vita, quella vita che fino a quel momento trovava insopportabile, ma ora voleva viverne ogni singolo istante.
Sentì una stretta al cuore quando quella visione venne sostituita da una figura incappucciata, dove solo quei terribili occhi scintillavano nella notte e lo fissavano con una follia che non credeva possibile; in mano la stessa lama che era affondata nella sua carne poco prima ed ora imbrattata di un caldo color cremisi.
Stava per chiamare aiuto, ma l'atroce dolore e le energie scomparse gli impedirono di fare qualsiasi cosa, mentre la gola secca non aiutava a realizzare quel volere.
Riuscì solo a vedere la spaventosa lama alzarsi e dopo scendere su di lui. Poi fu solo buio.

 
-O-

I suoi occhi erano come quelli di un falco mentre osservavano come affamati la sua preda, attenti e scrutatori. Era in perfetto equilibrio su uno dei tetti di Whitechapel, la parte più malfamata di Londra. Il vento freddo le passava tra i corti capelli castani creandone piccole onde che danzavano nell'aria, ma non fece caso all'umido clima inglese, poiché troppo concentrata a osservare ogni singolo movimento della sua "vittima".
L'uomo in questione proveniva da una benestante famiglia, anche se che passava spesso per Whitechapel, ritenendo che lì i "servizi" venivano offerti a poco prezzo. Lo vide fermarsi davanti ad una donna poco vestita, le ossa leggermente sporgenti per l'insufficiente quantità di cibo messo sotto i denti, ma comunque di un certo fascino. Anche facendo la prostituta non si guadagnava tanto da permettersi una vita di lusso.
La vide entrare nello stesso palazzo su cui lei stava e, con passi svelti e sicuri, si diresse verso il bordo del tetto, lasciandosi cadere sul balcone sottostante, dove sapeva che si sarebbe tenuto il "servizio".
Nulla era fatto a caso.
Sapeva che quella donna sarebbe entrata proprio in quel palazzo, così come sapeva che lui avrebbe scelto lei. D'altronde i suoi acuti  e attenti occhi non avevano potuto non notare che era un suo "cliente" abituale.
Si infilò in fretta all'interno del fatiscente salotto, avendone già studiato precedentemente i dettagli. Con sicurezza si nascose in quello che doveva essere il piccolo bagno della donna, cosciente del fatto che non sarebbero passati di lì. Studiava sempre le proprie vittime prima di derubarle, in modo di poter escogitare un piano perfetto.
A quel punto attese che la prostituta entrasse nell'appartamento con l'uomo e lo portasse in camera da letto.
I suoni osceni che si sentivano dall'altra stanza erano la prova che l'amplesso era cominciato e di conseguenza che lei poteva entrare in azione. Era a conoscenza del fatto che si badava poco al mondo esterno in quel tipo di situazioni, così per lei sarebbe stato un gioco da ragazzi.
Uscì dal bagno e cominciò a passare lo sguardo da un capo all'altro della stanza, sorridendo soddisfatta quando vide la costosa giacca dell'uomo posata accuratamente sul tavolo, la quale sembrava stonare con il sudicio ambiente in cui stava.
Cominciò a frugare nelle tasche con un'attenzione e un silenzio degno di lei, trovandone con fierezza un fazzoletto di seta ricamato e un portafoglio in pelle nera.
Pensa se non ha ancora pagato? Sarebbe ancora più divertente; si disse ridacchiando tra sé e sé. Se fosse stato così ci sarebbe stata sicuramente più soddisfazione. Lo prese e uscì dal palazzo, un sorriso trionfante che stazionava sulle labbra mentre si rigirava tra le mani il bottino.
Bisognava festeggiare.
 
-O-

"Dovresti seriamente smetterla di rubare" la rimproverò Thomas bevendo un altro sorso del suo vino.
"Ti ho portato a festeggiare, non a farmi la predica" commentò la mora copiando il gesto.
Nancy Phillips era una ragazza di venticinque anni che viveva nella zona Est di Londra. Non era mai stata una persona del tutto normale, forse per il fatto che rubava più per svago personale che per bisogno, o forse perché si spacciava per un uomo solo per portare un paio di pantaloni.
Le piaceva sentire l'immensa soddisfazione che provava tutte le volte che uno dei suoi piani era riuscito, mentre si rigirava avidamente tra le mani il bottino guadagnato in modo sporco, osservandolo come un dolce squisito. No, per lei i soldi erano sicuramente meglio di qualsiasi cibo esistesse sulla Terra.
I suoi inganni però non rispecchiavano il suo aspetto dolce e ingenuo. Alta solo 165 centimentri, Nancy aveva un viso tondo dai lineamenti gentili, corti e mossi capelli castani e profondi occhi verdi che parevano esprimere solo uno spirito infantile. Ma erano più quelle tenere fossette che le comparivano ogni volta che sorrideva che la facevano apparire una ragazzina.
Solo Thomas, il suo unico e migliore amico, aveva visto la furbizia sul quel volto, d'altronde erano cresciuti insieme. Thomas Dixon aveva un anno in meno di lei, alto 177 centimetri, un fisico asciutto, occhi di un bellissimo azzurro intenso e capelli biondi che ricordavano il colore del grano d'estate. Era sempre stato gentile con lei, sin da quando erano bambini aveva sempre preso le sue difese in qualsiasi situazione e questo lo portava spesso a mettersi nei guai. Ma a lui sembrava non importare, finché stava con lei tutto andava bene.  
"Sai che non posso farne a meno" continuò la ragazza ghignando.
"E se ti prendessero? Non voglio vederti con il cappio al collo, Nancy" la avvisò l'amico prendendole la mano.
"Non succederà" la mora alzò gli occhi al cielo, rifiutando quel contatto. "Non mi è mai successo e mai succederà"
"Come puoi saperlo? Sei sempre stata troppo sicura, questo ti si rivolterà contro un giorno"
"Sì, sì, come vuoi, ora festeggiamo sì o no?" ribatté facendo cenno con la testa al bicchiere ancora pieno di vino.
Thomas si arrese, sapendo che, per quanto le avrebbe ripetuto qualcosa, lei non lo avrebbe mai ascoltato, era fatta così. "Va bene, Miss Phillips, ma poi non dire che non ti ho avvisato"
"Accetto con piacere, Mr. Dixon, mio dolce compagno di vita" recitò Nancy portando la mano all'altezza del cuore come per dimostrare la sincerità delle sue parole. Per un attimo parve una donna dai modi aggraziati come quelli di una lady.
Brindarono felici di quel momento insieme.
Se Nancy avesse potuto vedere il futuro non sarebbe sicuramente mai uscita da quel pub.
 
-O-

NOTA AUTRICE: Salve a tutti! Mi presento, sono Crazyemy, ma potete chiamarmi Emy. E' la prima volta che scrivo una storia originale, quindi, per favore, siate clementi.
Spero che vi abbia incuriositi e vogliate continuare la lettura. Aspetto con pazienza i vostri pensieri, accettò anche critiche costruttive.
Kisses, Emy.
   
 
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