Schiave, in pochi metri,
di infiammabile tessuto,
siamo consce, del castigo,
apparente sconosciuto;
qui da sole, nell’oscuro,
fiocamente accarezzato,
con gli sguardi, verso un muro,
tetra sagoma, di un mondo
abbandonato.
Dagli accenni, di quei visi,
del domani, alla deriva,
agli affanni, condivisi,
di una scelta distruttiva;
da quei canti, e dai sorrisi,
di chi segue, a non pensare,
sorge acre, il mio timore,
dalle fiamme, non è facile
scappare.
E corriamo, contro il tempo,
come bestie, chiuse in gabbia,
senza chiave, senza scampo,
è preghiera, mista a rabbia;
ad un passo, dalla morte,
nella nebbia, di quel fumo,
solo gli occhi, e un braccio forte,
mi ridanno, di una vita,
il suo profumo.