«Cosa vedi,
quando ti
guardi allo specchio?»
«Come?»
«Sì, insomma… senza
trucco, senza lenti a contatto. Così, per quello che
sei».
«Non è sempre facile
convivere con quello che sono».
«Raccontami, voglio
sapere ogni cosa».
«C’è tanta mostruosità
in questo riflesso, Kieren. Ne sei davvero sicuro?»
«Lasciati guardare».
You're desperate to deliver
Anything that could give you
A sense of reassurance
When you look in the mirror
{Smoke and
Mirrors ; Gotye}
For
God said:
honor your father and your mother.
e: Chi maledice
padre o madre sia punito di morte.
[Matteo, 15:4]
«Non
adesso, tesoro. La mamma deve lavorare».
Sbuffi;
sei impaziente di farti ammirare in quell’abito che ti fa
apparire un piccolo
ometto, che ti fa le spalle più larghe, persino. Ma tua
madre ti passa accanto
distratta, concedendoti solo un’occhiata fugace e un buffetto
sulla guancia;
scappa via, con una scarpa infilata e l’altra ancora in mano,
intenta a spalmarsi
un rossetto troppo scuro sulle labbra, prima di essere assorbita da
quel mondo degli
adulti che stenti ancora a comprendere.
Torni
a osservare la tua immagine riflessa nello specchio; un piccolo
soldatino
impettito, vestito di tutto punto in quell’uniforme di
seconda mano, ti
ricambia l’occhiata, con fare sospettoso. Vi studiate
guardinghi, il bambino
dagli occhi sempre tristi e l’uomo in miniatura dalla postura
diritta. Vi
sorridete, soddisfatti entrambi (e, forse, il tuo viso si rischiara
appena).
E
che importa, se è solo un costume di carnevale, che importa,
se è solo per una recita
scolastica.
You're a fraud and you know it
But it’s too good to throw it all away
E
che importa, se a tua madre tutto questo non importa, nemmeno per
finta,
nemmeno un pochino.
Sometimes you even fool yourself a bit
(Ma
di questo, non è vero, sì che
t’importa; lo sai nel momento in cui tua madre
svanisce oltre l’uscio di casa, portandosi dietro la sua
sigaretta mezza accesa
e il suo chignon disordinato, e a te resta il tuo gioco di specchi e la
scia
del fumo che lei si è lasciata dietro).
But it's always been a smoke and
mirrors game
♦♦♦♦♦
Posi
lo sguardo incuriosito su
quella composizione di morte che tu stesso hai creato; le sue labbra
sono
ancora imbrattate di quel rossetto violaceo – ma piegate
all’ingiù – i suoi
capelli sono ancora raccolti – ma sparsi sul pavimento. Ha
sempre una sola scarpa
col tacco calzata, mentre l’altra è rimasta sulle
scale, quando l’ha persa per
scappare da te. Il posacenere sul tavolino fuma ancora, ma le tue
narici non
possono trattenere più alcun odore.
Un uomo (chi è? Non ne sei sicuro,
non sei più sicuro di niente) è inginocchiato al
suo fianco, le mani tremanti immerse
nelle cervella che si riversano scomposte sulle assi di legno, tentando
di
ricomporre un puzzle di nervi e cellule.
«Cosa hai fatto, cosa hai fatto?»,
balbetta, gli occhi sgranati che sguazzano in quell’oceano di
sangue.
Father,
have mercy
I know that I have gone
astray
{The
Lament of Eustace Scrubb; The Oh Hellos}
Inarchi
un sopracciglio (non
capisci, proprio non capisci a cosa si stia riferendo), sollevi lo
sguardo e i
tuoi occhi s’infrangono sulla superficie in porcellana del
posacenere; la
ceramica levigata ti restituisce un volto che non hai mai visto prima.
When I
saw my reflection
It was a stranger
beneath my face
Quell’uomo
non parla più, forse è
svenuto; potresti mangiare anche lui, pensi, ma hai già
saziato la tua fame
primordiale. Da qualche parte, sotto tutto quel grigiore pallido del
tuo nuovo
corpo, sai che dovresti sentire rimorso; ma non senti più
niente, non sei più
niente.
But
I’ll come around
Someday
♦♦♦♦♦
«E
ora? Mi guardi ora, mamma?»
Ti senti uno sciocco a parlare da
solo, in piedi davanti alla specchiera di Amy e con alle spalle il
crocefisso.
Non indossi più un costume di carnevale: sei un militare per
davvero, con il
tuo piccolo esercito, riunito nel salotto, che sussurra accorato parole
di
rivoluzione. L’avresti mai detto, che un giorno quel ragazzo
che non riceveva
più alcuno stimolo dalla vita si sarebbe guadagnato un
gruppo di proseliti con
la morte?
«Credere di essere un profeta è
meglio che credere di essere un assassino, mamma», sussurri,
tentando quasi di
giustificarti con chi ormai non può più sentirti,
mentre stringi il nodo alla
cravatta.
You put
on quite a show
«Ti
aspettano, Simon». Amy è
discreta, ha aspettato paziente dietro la porta, con il capo appoggiato
allo
stipite e le dita a torturare i fiori di stoffa sulla gonna in tulle.
Le annuisci sovrappensiero,
concedendo un’ultima occhiata alla superficie riflettente del
vetro; la
mascella tesa, le spalle costrette nel cotone della giacca, le mani
strette a
pugno e rigide lungo i fianchi. In questo esatto momento, potresti
quasi
credere di essere un profeta, un po’ come quando da bambino
ti convincevi di
essere un soldato; ma poi scorgi il peccato che si cela dietro strati
di pelle
morta e realizzi che in quel doppelgänger
di cristallo vedrai sempre e solo un assassino.
«Cominciamo».
And so
you’d gladly sell
yourself
To others
♦♦♦♦♦
«Lo
vedi ora, il mostro che ero?»,
t’interrompi, la confessione ancora brucia le tue labbra di
granito. «Che sono?»,
rettifichi, osando finalmente incrociare
lo sguardo di Kieren. È rimasto impassibile per tutta la
durata della storia,
non una smorfia di disgusto, né di terrore, ha sfiorato le
sue labbra sottili. È
assurdamente splendido, in quel paradosso
di linee morbide e colori freddi e d’improvviso ti viene
l’impulso di farti più
vicino; come vorresti che tua madre fosse lì, a guardarti
guardarlo. Sarebbe
orgogliosa della delicatezza con cui le tue ciglia gli accarezzano le
guance,
quando ti chini per baciarlo, alla ricerca della comprensione che lui
solo
saprebbe donarti. Andrebbe fiera delle rughe sulle tue palpebre che si
dispiegano alla vista del suo viso beato, inviolato dalle tenebre dei
tuoi incubi
quotidiani. Si emozionerebbe, persino, nel notare con quanta luce le
tue
pupille distrutte si dilatino al contatto con le sue.
Mother
Are you watching?
Are you watching?
Mother
Are you watching?
Mother…
«Al
contrario, Simon. Io vedo solo
tanta bellezza».
(E
adesso lo sai: tutto ciò che ti è
sempre servito per dare conforto e sollievo a quei tratti deformi porta
il nome
di Kieren Walker.)