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Autore: Selhin    25/02/2016    5 recensioni
Una raccolta di Shot comprese durante la compressione temporale. Utilizzerò le tematiche del One Hundred Prompt, ogni tema una shot e un personaggio con la sua storia :
Passato - ... poi mi guarda negli occhi, occhi uguali ai miei.
Presente - ... Forse era ancora in tempo per la sua redenzione.
Futuro - ... Sarebbe tornata a casa ad ogni costo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: Final Fantasy VIII
Pairing: Nessuno
Personaggi: Squall Leonhart, Raine Leonhart
Tipologia: One Shot (1338 parole )
Genere: Slice of Life, Missing Moment
 
12° Argomento: Tempo
56. Passato
 
Where I belong?
 
 
 
  Dove mi trovo?
 
Mi volto ma vedo solo oscurità attorno a me. Una pesante, fitta e soffocante oscurità.
 
  Dove siete tutti quanti?
 
Corro quasi senza respirare, non ho idea di dove stia andando né se sia la direzione giusta da seguire. Hyne, qui non c’è nessuna direzione da seguire!
 
  Rinoa, dove sei?
 
Possibile che sia solamente io a non riuscire a tornare? Possibile che sia davvero solo, di nuovo?
Per un momento ci avevo quasi creduto, all’amicizia, all’amore... che stupido! Eppure lo sapevo, sapevo che sarebbe successo, che sarei stato solo ancora come in passato. Mi sono lasciato ingannare dalle loro parole d’incoraggiamento, dai loro sorrisi. Anche gli occhi di Rinoa mi hanno illuso. Mi guardava e sembrava che per lei esistessi solo io e quando lo faceva io mi sentivo bene, in pace, sereno. Sentivo di potermi fidare ma mi sbagliavo. Sono solo uno stupido, uno stupido completamente perso nella compressione temporale. Riuscirò mai a tornare a casa da solo? E se anche ci riuscissi, alla fine qual’ è la mia casa? Il Garden? L’Orfanotrofio? Non lo so, non so più niente.
Mi accascio su me stesso mentre avverto l’oscurità farsi ancora più densa attorno a me, come se volesse consumarmi. Che faccia pure, prendimi, non ho nessuno da cui tornare, non ho niente da perdere, nessuno se ne dispiacerà.
 
 
Sorellina... io, sono solo?
 
 
  Mi sveglio all’improvviso quando sento il tocco leggero di una mano fresca sulla mia fronte. Non riesco subito ad aprire gli occhi, la luce è troppo accecante e il conforto di questa carezza è così gradevole... qualcuno mi ha mai accarezzato in questa maniera? Mi sento al sicuro e vorrei quasi non svegliarmi mai del tutto, ma alla fine mi costringo ad aprire gli occhi stranito dal paesaggio che mi si focalizza davanti. E’ un piccolo paese di campagna, riesco ad avvertirne il profumo di legna ed erba appena tagliata. Le case sono poche, piccole e tutte tremendamente vicine. Io conosco questo posto.
La mia attenzione si sposta sulla mano che mi scosta i capelli dal viso permettendomi così di vederla con più chiarezza. Il suo nome mi sfugge in un sussurro che lei sembra non udire, poi mi guarda negli occhi, occhi uguali ai miei, sembra così preoccupata.
  - Stai bene? – sorride appena cercando di mascherare il suo nervosismo.
Non posso fare a meno di notare quanto mi somigli, o sono io ad assomigliare a lei? Non solo nell’aspetto fisico, ma anche nei gesti. Come si passa una mano fra i capelli, come s’inumidisce appena le labbra, il suo sguardo deciso. L’avevo già vista attraverso i sogni che Ellione mi faceva rivivere, ma non le ero mai stato così vicino.
Il mio silenzio sembra innervosirla ancora di più così mi sbrigo ad annuire e lei allontana la mano dalla mia pelle ed è una sensazione orribile. Perché mi sento così?
  - Si, sto bene –
Mi alzo senza fatica ma noto che per lei non è altrettanto facile. Le afferro un braccio e la aiuto e quando siamo entrambi in piedi uno di fronte all’altro non possiamo fare a meno di fissarci. Io perché so, lei perché probabilmente avverte qualcosa che non sa spiegarsi.
  - Ti sei perso? –
La sua voce è calda, morbida. Annuisco ancora incapace di parlare, una stretta alla gola mi da il tormento e sento il respiro accelerarsi. Non ho mai provato niente del genere in vita mia.
Lei mi prende la mano e mi sorride ancora, incoraggiante.
  - Seguimi. – dice senza staccare lo sguardo dai miei occhi – Sembra tu abbia avuto una lunga giornata, qualcosa di caldo non potrà che farti bene. –
Ed io la seguo dimentico di chi sono e di dove dovrei trovarmi. Penso solo che vorrei non dover mai lasciare questa mano così morbida anche attraverso il guanto di pelle, la mano di mia madre. Dopo appena qualche passo lei si ferma all’improvviso, la fronte corrugata, sospira. Con gli occhi le chiedo se sta bene, non ho il coraggio di parlare per paura che svanisca questa magia. Non lascio mai la sua mano.
Lei mi guarda e sorride ancora portandosi una mano al ventre gonfio. Com’è possibile che non me ne sia accorto subito? Forse ero troppo concentrato su di lei per vedere.
  - Scusami, il piccolo scalcia sin da quando ti ho incontrato. Solitamente è tranquillo, chissà cosa sta pensando… –
E allora allungo una mano sul suo ventre sorprendendo me stesso. Avverto il contatto della stoffa del suo vestito leggero sotto il guanto, il calore della sua pelle e infine un movimento veloce e intenso. Lei mi guarda confusa ma io sono ancora più confuso di lei.
  - Devo andare a casa. - le dico alla fine, ed è una delle cose più dolorose che io abbia mai pronunciato nella mia breve vita. Perché io sono a casa, solo in un epoca sbagliata e non la incontrerò mai più.
Lei annuisce ma sembra preoccupata – Sei sicuro? E’ sera e sembra avvicinarsi una burrasca. Ce la farai a tornare a casa da solo? –
Gli occhi mi bruciano all’improvviso, devo guardare in basso per trovare sollievo ma nel farlo mi accorgo che sto piangendo. Lei lo comprende e forse inconsciamente mi attira in un piccolo e timido abbraccio. E’ così confortante, aspiro il suo calore e il suo profumo che sa di buono, la stringo senza farle male ma forte per poter imprimere dentro di me la sensazione del suo abbraccio.
E dopo un lunghissimo istante mi stacco da lei controvoglia, mi passa le dita sul viso asciugandomi le lacrime che non scendevano dai miei occhi da molti anni.
  - Va tutto bene. – dice lei appoggiando la fronte contro la mia. – Sono sicura che da qualche parte qualcuno ti sta cercando, che è disperato perché ti chiama a gran voce ma non ti trova. –
Annuisco e la guardo ancora negli occhi chiari. So che ha ragione ma è così difficile lasciarla.
  - Ne sono sicura. – ripete con decisione. La mia stessa determinazione. – Non aver paura, ce la farai. –
Mi allontano dal suo abbraccio e faccio qualche passo indietro cercando di mettere distanza, continuando a ripetermi che non dovrei essere qui, che sto commettendo un errore. Poi lei scuote la testa, chiude gli occhi e torna a guardarmi. – Perché mi sembra di conoscerti? –
Come si può rispondere a una domanda come questa senza stravolgere gli eventi? Intuisce la mia titubanza e porta entrambe le mani al ventre in un gesto protettivo.
  - Non ha importanza. Vai a casa adesso . –
Avverto un leggero pizzicore alla punta delle dita, sento che il mio tempo sta finendo. Mi volto e inizio ad allontanarmi e sono i passi più faticosi che io abbia mai compiuto. Poi la sua voce lontana mi raggiunge, avvolta dal vento impetuoso della tempesta in arrivo.
  - Posso almeno sapere il tuo nome? –
Io mi volto a guardarla ancora una volta. L’ultima volta.
  - Squall. – non esito a rispondere perché voglio che sappia il mio nome, voglio sentirglielo pronunciare.
  - Squall... è un nome proprio adatto. – e alza un dito ad indicare il cielo.
E quel gesto semplice mi riporta ad un'altra realtà, ad un’altra giovane donna che non guarda un cielo burrascoso ma una notte scura e una stella cadente. So che Rinoa mi sta cercando. Lo so e basta. Devo trovarla, in qualche modo devo farlo.
Alla fine le sorrido timidamente e lei restituisce il gesto incoraggiandomi, stringendosi nelle spalle per il vento freddo. Alcune gocce di pioggia iniziano a bagnare la pietra del piazzale di Winhill.
  - Grazie, Raine... -
Appena pronuncio il suo nome lei e la cittadina iniziano a svanire nel nulla, dissolvendosi in energia portata via da un vento invisibile. L’oscurità torna ad avvolgermi ed io ricomincio a correre. Voglio tornare a casa, voglio ritrovare i miei amici, Rinoa…
 
Sono certo che quest’incontro influenzerà il corso della mia vita, o forse lo ha già fatto. Forse tutto doveva accadere perché io potessi arrivare fin qui?
Forse è solo un eterno cerchio senza fine e il tempo né è la chiave.
 

 
 
 
 
 Note Autrice: Sono stata ieri fino alle 3 a scrivere questa shot e a farmi venire idee per le altre XD
Ieri sera ho terminato per l'ennesima volta questo game e per l'ennesima volta ho pianto come una povera scema T^T e poi è nata quest'idea che ho subito voluto mettere in pratica. Ancora non ne sono sicura ma credo che sarà ogni storia a sé ma forse si potranno leggere anche come un'unica trama, una piccola long. 
Spero che questo primo capitolo possa esservi piaciuto. Era tanto che non mi cimentavo in questo personaggio, forse il tutto è un pò sdolcinato ma ho pensato che dopo tanta sofferenza, dopo aver vagato nel nulla più totale e completamente solo, ritrovandosi davanti a quella che è la madre mai conosciuta anche Squall potesse reagire con un pò di dolcezza. Cerca di trattenersi ma la figura materna gli è sempre mancata ed ecco che se la ritrova davanti. 
E niente, spero di non essere andata troppo IC ><
Anche questa raccolta si baserà sul progetto One Hundred Prompt, l'argomento è quello temporale ( che fantasia ahahhaha XD )
Fatemi sapere, non siate troppo crudeli e grazie per essere passati per di qua! *^*

A presto, Selhin
 
The One Hundred Prompt Project
   
 
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