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Autore: vali_    26/02/2016    1 recensioni
… “Ripercorre questi tre anni con la mente e il sorriso amaro di chi ha subito una grossa sconfitta, la vista sempre più appannata ed una rabbia che gli sale prepotente addosso al solo pensiero che tutto quello che hanno vissuto è stato spazzato via così, da una bomba che gli ha portato via il pezzo più importante della sua nuova vita, quella che aveva costruito con tanta fatica e sudore, e che non gli ha restituito niente in cambio perché non c’è alcuna ricompensa per lui, nessun guadagno, solo la disfatta più grande di tutte e una ritrovata solitudine, quella che gli ha fatto compagnia tante volte nella vita ma che, grazie a lei, sentiva meno pesante su di sé”…
In quella che è stata la sua casa tanto a lungo, Sawyer ricorda i momenti della sua vita con Juliet, abbandonandosi all’idea di averla persa e che nessuno potrà riportargliela indietro soprattutto perché è lui, in realtà, l’unico responsabile della sua scomparsa.
[Quinta classificata al contest "Le storie vere" indetto da —Fear sul forum di EFP]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sawyer
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi principali: James “Sawyer” Ford
Collocazione temporale: 6x03 “What Kate does”
Genere: Drammatico, Introspettivo,Triste
Avvertimenti: Nessuno 
Note: Torno in questo fandom dopo più di un anno per “colpa” di un contest e perché… beh, mi mancava scrivere di Lost. E mi manca la serie. Spero di poter fare un rewatch, prima o poi :)
Ci tenevo a precisa che titolo e citazione provengono dall’episodio 6x03, per la precisione dal dialogo fra Sawyer e Kate sul pontile vicino alla casa dove Sawyer e Juliet hanno passato tre anni.
Spero che questa piccola storia vi piaccia e, perché no, se volete lasciare un parere sarà un piacere leggerlo.
Buona lettura! ;) 
 

Some of us are meant to be alone

It’s not your fault she’s dead. It’s mine.
She was sitting right here where you are now, 
trying to leave this place and I convinced her to stay.
I made her stay on this island ‘cause I didn’t wanna be alone. 
You understand that, right?
But I… I think some of us are meant to be alone.

 
(Sawyer a Kate in “What Kate does”)

 
 
Percorre il corridoio lentamente, guardandosi intorno come se vi entrasse per la prima volta – la vernice ocra un po’ macchiata, così come quella bianca dell’armadio a muro – notando velocemente quanto il tutto sia stato un po’ ammaccato dalla recente esplosione. Rallenta il passo, cercando di farsi coraggio perché tornare in questo posto ora così diverso – le tende sdrucite della cucina e la tappezzeria malridotta e sporca di fuliggine – di per sé già gli provoca una grande malinconia, ma gli occhi gli diventano lucidi quando arriva in fondo e appoggia una mano allo stipite della porta – anch’esso non più bianco com’era un tempo –, osservando la stanza che era sua, fino a qualche tempo fa, quella dove ha condiviso così tanto con lei che adesso è solo un ricordo, un pensiero costante e doloroso nel suo cuore ferito.
 
Sawyer entra a passo lento, gli occhi che vagano da un punto all’altro della stanza – il nostro letto, il nostro armadio, la nostra casa – e gli si fanno sempre più lucidi mentre una miriade di immagini gli scoppiano nella testa, una più violenta dell’altra: i suoi capelli dorati, il suo sorriso, quegli occhi immensi in cui si perdeva, certe volte, per quanto lo guardavano intensamente; tutto quello che hanno condiviso in questi ultimi tre anni, le risate e le litigate quando non si capivano, perché non erano perfetti, anche se si impegnavano per esserlo l’uno per l’altra. O almeno ci provavano.
 
Non sa come ha trovato il coraggio di tornare qui, perché al solo pensiero di ritrovare tutto questo – i mobili che sono ancora come lei li aveva disposti, il copriletto che lei aveva lasciato, beige con una fantasia di fiori rosa, il comodino e l’armadio, perfino il vecchio telefono – gli scoppiava il cuore, ma è l’unico posto che vede un po’ come un rifugio su quest’isola infernale. Oltretutto, non poteva lasciare quella cosa ancora qui, non poteva fingere che tutto sarebbe tornato a posto perché Juliet non c’è più e non ci sarà nulla che potrà cambiare la sua nuova condizione, niente che potrà restituirgliela.
 
Ripercorre questi tre anni con la mente e il sorriso amaro di chi ha subito una grossa sconfitta, la vista sempre più appannata ed una rabbia che gli sale prepotente addosso al solo pensiero che tutto quello che hanno vissuto è stato spazzato via così, da una bomba che gli ha portato via il pezzo più importante della sua nuova vita, quella che aveva costruito con tanta fatica e sudore, e che non gli ha restituito niente in cambio perché non c’è alcuna ricompensa per lui, nessun guadagno, solo la disfatta più grande di tutte e una ritrovata solitudine, quella che gli ha fatto compagnia tante volte nella vita ma che, grazie a lei, sentiva meno pesante su di sé.
 
Si avvicina al letto fingendo di non sentire ancora addosso le braccia di Juliet abbracciarlo dopo aver fatto l’amore o la mattina presto prima di cominciare la giornata [1] e vi si siede, stringendo le coperte con entrambe le mani e continuando a guardarsi attorno, notando ancora appeso alla parete il quadretto storto, forse dall’esplosione, che raffigura un paesaggio chissà dove [2].
Nonostante la puzza di bruciato, che è piuttosto forte e nauseante, riesce ancora a percepire il suo profumo – qualcosa che assomigliava a quello di una rosa, così delicato e pungente, un aroma che le si addiceva così bene perché era come lei: forte e dolce allo stesso tempo, a seconda delle occasioni –, l’essenza di quella donna così importante per lui, colei che più di ogni altra è riuscita ad entrargli dentro e suo malgrado comincia a singhiozzare, chiudendo gli occhi per un lungo istante e stringendo il copriletto più forte con i pugni chiusi.
 
Piange le lacrime amare di un soldato sconfitto, colpevole di non essere stato in grado di salvare la donna che amava dalla sventura più grande, di non essere riuscito a impedire al destino – o chi per lui, che a queste stronzate Sawyer ci ha sempre creduto poco – di portargliela via.
Non è da lui lasciarsi andare a queste debolezze e si rende conto che, nonostante sia venuto qui con un obiettivo ben preciso, non poteva non fermarsi a riflettere su quanto ha perso nel giro di pochissimo tempo, su quello che Juliet aveva portato nella sua vita solamente con la sua presenza.
 
Era cominciata quasi per gioco, per non sentirsi soli in un’isola tanto grande sempre meno popolata da facce amiche e si erano ritrovati a sussurrarsi parole dolci nelle notti piovose, a cercare un tetto da condividere, a costruire qualcosa di solido insieme.
 
Di certo, lui ed i suoi compagni non possono ritenersi fortunati: da quando quel maledetto aereo è atterrato su quest’isola, gliene sono successe di tutti colori e tutti loro hanno vissuto delle sventure, più o meno pesanti, ma oggi più che mai si sente una vittima, perché gli è stato portato via quello a cui teneva di più al mondo.
 
Si passa le dita sugli occhi, stringendo forte le palpebre e tirando su col naso, decidendo poi di alzarsi e fare ciò per cui è venuto.
Fruga nell’armadio, ritrovando immediatamente il vecchio piede di porco che vi aveva lasciato in caso di emergenza [3] e si avvicina al letto, posizionandosi tra il muro e la sponda sinistra. Si accuccia, spostando la cassettiera e rompendo con un paio di colpi le assi di legno per poi spostarle e appoggiarle lì a fianco.
Afferra la vecchia scatola delle scarpe nera con il coperchio bianco con entrambe le mani, tenendola per il bordo più basso; la osserva con estrema attenzione, respirando rumorosamente, gli occhi ancora lucidi. Vi passa su la mano destra, per togliere la polvere e lo sporco, e la apre, trovando immediatamente ciò che stava cercando. Lo osserva a lungo prima di afferrare il velluto nero e stringerlo forte tra le dita, avvertendo la forma di ciò che si nasconde là in mezzo.
 
Voleva chiederle di sposarlo, di vivere insieme per sempre perché era quello che voleva davvero, perché si era innamorato di lei e del suo spirito combattivo, della sua forza e di quegli occhi azzurrissimi che l’avevano stregato.
Non è andata come voleva, però, e il resto dei suoi giorni lo passerà da solo e forse doveva andare così, forse era questo che Juliet voleva dirgli ieri, nel bosco, quando parlava di fato e della loro storia con quel tono così grave e le lacrime agli occhi [4].
 
Stringe più forte il velluto tra le dita, realizzando quanto si sente in colpa per averla convinta a restare, quella notte al pontile [5], per averla indotta suo malgrado a vivere un destino così crudele e realizza che è lei la vera vittima, trascinata a fondo da lui che, in realtà, aveva ben poco da offrirle, perché Sawyer la solitudine ce l’ha cucita addosso e convincerla a spartirne una fetta con lui è stata la vigliaccata più grande che potesse farle.
 
La verità è che può avercela con Jack o Kate o chiunque altro l’abbia persuasa che quella dannata bomba fosse la soluzione alla loro vita da naufraghi, ma è stato lui più di tutti a persuaderla a condividere quella vita, a convincerla che rimanere sull’isola era la soluzione più giusta. Perciò, se lei è morta, può solo prendersela con se stesso e l’unica cosa che gli rimane da fare adesso è scendere a patti con la consapevolezza di essere rimasto nuovamente da solo. 
 


[1] Riferimento alla scena precedente a quella finale dell’episodio 5x08 “La Fleur”.
[2] I dettagli della stanza forniti provengono dall’episodio 6x03 “What Kate does”.
[3] Questo particolare è di mia invenzione, ma ho pensato che, essendo quella la sua casa, nonostante avesse deciso di fuggire via con il sottomarino, Sawyer vi avesse lasciato qualche effetto personale che magari non riteneva troppo utile.
[4] Riferimento al discorso che Juliet fa a Sawyer nell’episodio 5x17 “The incident”.
[5] Altro riferimento all’episodio 5x08, al momento in cui Sawyer riesce a convincere Juliet a non salire sul sottomarino che l’avrebbe riportata a casa.

  
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