Storie originali > Storico
Ricorda la storia  |      
Autore: Another_brick_in_the_wall    28/02/2016    3 recensioni
Prima guerra mondiale.
In un fronte non specificato un soldato ci racconta i momenti di un avanzata verso il fronte nemico, non sa se vivrà, non sa se morirà e non sa perchè è li a rischiare la vita.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
A SKY OF WAR…

 
Il vento soffia e la mia barba si imperla di piccole gocce di pioggia, mi guardo attorno, pochi attimi ancora e il mio futuro sarà in mano alla Provvidenza, le mie le dita tremano, il foglio scricchiola sotto di esse e la penna trema, questa è la mia ultima occasione.
E’ incredibile come alcune persone riescano a mettere così nero su bianco le loro emozioni, non è facile, ma in momenti come questo, mentre infuria la battaglia e io ne sono in mezzo, come nell’occhio del ciclone, penso che non sia poi così difficile, così tanti pensieri, così tante paure mai espresse... 
Guardo tutti i miei fratelli, compagni ed amici stramazzare a terra, feriti probabilmente a morte o in maniera permanente e mi domando:
Perché siamo qui?
Cosa ci spinge a lottare per una patria che ci ripudia, che ci obbliga ad uccidere altri umani come noi?
E tutto per cosa? Per un tozzo di terra, per… denaro, potere?

Io non capisco.

A scuola hanno passato anni ad insegnarci che la vita non ha prezzo, che non bisogna buttarla via per la droga, l’alcool o per le donne soprattutto… eppure eccoci qui, corpi inermi nel pieno della tempesta, anime messe nel purgatorio della terra che non vedono l’ora di morire e smettere di uccidere.

Mi volto nella trincea, il generale sta dando l’ordine, è ora di andare.

Balzo fuori e mi butto a terra, la polvere entra nei polmoni e l’odore acre della morte mi intasa il naso, bisogna avanzare lentamente, acquattati, nascondendosi il più possibile nei solchi della terra per evitare di essere mirati, ed uccisi…

Sento Jeremy accanto a me, ha il respiro pesante, gli occhi pieni di terrore, lo osservo attentamente… So cosa sta pensando, so cosa vuole fare, ci ho pensato anche io la prima volta nel campo, ma è tutto inutile, non si può fuggire. Gli faccio segno di andare avanti, di non fermarsi, ma lui è bloccato.

Una granata esplode a qualche metro da noi e una dannata scheggia mi becca l’elmo, bestemmio tra i denti e ritorno a guardare Jeremy, ha la faccia appoggiata a terra, lo scuoto –Jeremy!Jeremy! Cazzo ragazzo tirati su!- lo volto e finalmente capisco… La scheggia che è rimbalzata sul mio elmo è andata a conficcarsi proprio nel suo capo, un minuscolo pezzetto di ferro proprio in mezzo agli occhi è bastato a portar via un giovane soldato di 19 anni… la vita è così ingiusta… spero solo non abbia sofferto molto.
Chiudo gli occhi e dico velocemente una preghiera, sapendo che in quel capo di battaglia non avrebbero mai lasciato in pace il suo corpo, era impossibile pensare ad una sepoltura adeguata, era un mio compagno ma devo pensare pur sempre alla mia vita.
Addio Jer.
Riapro gli occhi e vado avanti, sempre più vicino al fronte nemico, devo aprire una breccia nel filo spinato, devo farlo per loro….
 
Dodici  metri…
 
La terra è arida, piena di sassi che mi tagliano la pelle, una lenta agonia che precede la morte, il cielo è scuro e tinteggiato di una sfumatura cremisi, ogni notte diventa sempre più rosso, come a voler indicare quanti morti sono tornati al creatore in poco tempo.
Mi blocco di colpo.


Il respiro si blocca a mezz’aria nei miei polmoni.
Non, devo, muovermi.
Nemmeno un fiato troppo rumoroso.

Qualcuno a dieci metri da me si è chinato.

Ha preso il fucile e sta incoccando il colpo.

Ha tolto la sicura.

Prende la mira.
 
Tum!
 
Un colpo.
 
Tum!
 
Due colpi.
 
Sento un tonfo sordo. Guardo dietro di me.
 
Alexander. Katzinski.

Altri due andanti.
Maledetto cecchino.

In lontananza risuona un esplosione. Quanti ne saranno morti? Una ventina? Dieci mutilati e cinque feriti gravi probabilmente. Sono diventato bravo con i conti delle morti, in due anni di esperienza al fronte sono due le cose che impari: uccidere e salvarti la pelle, anche se la seconda dipende anche dalla fortuna che hai.
 Mi hanno sempre detto: non ce la farai per più di due giorni! Morirai subito! Invece eccomi qui, momentaneamente vivo e spero di esserlo anche tra qualche ora.
Una granata scoppia vicino, troppo vicino.
I suoni sono attutiti, il mondo intorno a me vortica, la polvere mi soffoca, qualcuno viene in mio soccorso e mi porta via, ci nascondiamo in una buca, sperando di uscirne vivi.
Mi pare d’essere tutto interno, osservo il mio salvatore, Markus, sant’uomo lui! Mi parla, ma non sento nulla, le orecchie fischiano, la sua faccia sembra preoccupata, gesticola come un forsennato e finalmente capisco, devo aspettarlo.
Salta fuori dalla buca imbracciando il fucile.
Un nodo alla bocca dello stomaco riflette i miei pensieri. Non tornerà.
Le ore passano e a poco a poco mi accorgo di essere in un cimitero, un braccio penzola stancamente da una parete, nemmeno da morti li lasciano in pace questi poveri soldati, nemico o amico? Chi lo sa. Un uomo come me suppongo.

Markus ritorna, ha addosso la maschera anti-gas, mi fa segno di metterla, la cerco, dovrebbe essere appesa alla cinta, la tensione cresce e dopo attimi di puro terrore la trovo, la indosso e accendo la valvola; sono isolato, finalmente non sento più quei dannatissimi spari, la calibro nove che rimbalzano addosso alle persone, le  mitragliatrici, le bombe, gli urli dei cavalli colpiti, le urla dei morti sotto terra…
Finalmente il silenzio, quel silenzio che nemmeno di notte viene a tenerci compagnia, quel silenzio che la guerra ci ruba e che non porterà mia più.
Alzo lo sguardo, il cielo si sta rasserenando, la tempesta è finita, l’alba tinteggiata di quel rosso cremisi fa capolino, chissà se rivedrò mai il sole sorgere dietro le mie montagne.
Chiudo gli occhi ed eccomi la, su un prato nella mia adorata valle.

Finalmente a casa.

La notte cala lenta il suo manto, il cielo sprofonda e le stelle nascono, il fiume scorre lento e deciso vicino a me, l’acqua fredda gioca tra le dita dei miei piedi, e il vento soffia imperturbabile, le risate di mia sorella in lontananza e il profumo del cibo di mia madre…
Nessuno sparo. Nessuna morte. Solo vita e pace.
Solo un sogno, che vivrò per sempre,
mentre,
cado.
 
Un'altra morte che tinteggia il cielo di rosso.


 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Another_brick_in_the_wall