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Autore: monsieur Bordeaux    29/02/2016    0 recensioni
[Crossover]
Seguito della saga di "Mediaset occupata", serie originale creata da me incentrata sul mondo degli anime.
I due giornalisti impegnati tra le malefatte Mediaset stavolta hanno deciso di prendersi una meritata vacanza, in una tradizionale albergo giapponese con centro termale annesso. Ma purtroppo per loro il posto è frequentato da molti personaggi presenti in anime e non solo! E ciò potrebbe mettere a durissima prova la loro vacanza...
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - Terme caldamente consigliate!


Dopo una pausa di riflessione, eccomi di nuovo qui per una nuova fan-fiction comica!

Come si intuisce dal titolo, l'ambientazione della storia saranno le terme e devo ammettere che non è stato facile mettere giù una trama. Avere molte idee e non trovare un modo per collegarle a tratti può diventare stressante per uno scrittore, anche se si parla di fan-fiction comiche...
Non vi darò molti particolari sulla trama, non vorrei rovinare il piacere della lettura, ma vi posso annunciare che questo primo capitolo sarà relativamente "tranquillo", sarà una semplice introduzione in cui appariranno solo personaggi creati da me, tra cui i miei due più noti e pazzoidi e un ripescato, a cui ci tenevo molto (liberamente ispirato a "L'automobilista inc***ato" di Zelig). Dal secondo capitolo in poi prevedo, o almeno così dovrebbe essere, introdurrò i personaggi di altre serie e credo che verrà fuori un vero e proprio minestrone! Per qualunque chiarimento o altro, chiedete pure tra i commenti, mandatemi un messaggio al fermo-posta, speditemi un piccione viaggiatore... fate come volete!!!

Ah, quasi me ne dimenticavo! Buona lettura!!!



La vista dal piccolo colle che emergeva a pochi metri dal centro termale era da rimanere senza fiato: il complesso era veramente enorme, più di quanto un normale turista potesse immaginare, dopo aver letto un dépliant. Il primo edificio visibile era l'albergo, una struttura di quattro piani completamente in legno e con il tetto blu, che ricordava vagamente quello di una pagoda, con le punte leggermente arrotondate all'indietro. Poco più in là c'erano le terme vere e proprie, con tutti gli ambienti annessi, spogliatoi e bagni, e al suo fianco si trovava una piccola palestra e il centro massaggi, in cui si diceva venivano praticate diverse attività per rilassare il corpo e, di conseguenza, la mente. Il tutto era circondato da prati verdi e stradine in ghiaia sottile, dove i clienti potevano tranquillamente passeggiare all'ombra di un boschetto di conifere.
Dopo aver ammirato il paesaggio, i due turisti scesero dal piccolo colle, assieme ai loro rispettivi trolley, e proseguirono in direzione del centro termale. Il primo ad apparire sul ciglio del cancello, che delimitava l'area attorno alle terme, si chiamava Nicola, un ragazzo poco più che ventenne dai capelli neri e con lo sguardo curiosamente allegro quel giorno, era evidente guardando i suoi occhi marroni; il secondo ragazzo, nonché amico e compare, si chiamava Enrico, coscritto di Nicola e riconoscibile fin da subito dai suoi capelli un po' fuori posto e dai suoi occhi scuri, sempre attenti a ciò che gli accadeva intorno. Caratterialmente opposti, Nicola era un ragazzo sicuro di sé, ostinato e un po' arrogante mentre Enrico era più timido ed impacciato, questa loro diversità la dimostravano anche nel vestire: il primo si era vestito in maniera quasi elegante, con una camicia bianca e blue jeans, mentre il secondo indossava una maglietta rossa e un paio di bermuda color verde scuro, sicuramente più adatti al clima mite di quei giorni.
Con passo veloce, Nicola superò il cancello e arrivò fino al portone d'entrata, in cui aspettò con impazienza l'arrivo del suo amico, che in gergo chiamava "socio".
«Ma quanto ci metti? Ti sei perso in mezzo al vialetto?»
«E rilassati ogni tanto!» ribatté Enrico, allargando le braccia. «Siamo venuti qua apposta per rilassarci un po'!»
«Io però rimango dell'idea che c'erano altri posti in cui andare...»
«Gli accordi sono accordi, Nicola! L'anno scorso hai deciso tu la meta delle vacanze, quest'anno toccava a me!»
«Ora non esaltarti per così poco!» commentò Nicola, chiudendo bruscamente il piccolo momento di gloria di Enrico. «E poi siamo sicuri che sia un bel posto?»
«Certo! Il centro termale Shizukana ha veramente di tutto, c'è pure un ristorante e un piccolo teatro! Ho visto le immagini sul loro sito!»
«Devo ammettere che il posto è veramente bello... se fosse una fregatura, me ne sarei già accorto!»
«Guarda che non è un alberghetto di periferia come in Italia, qui prendono le cose sul serio...»
«Capita poche volte di dirlo, ma stavolta ti devo dare ragione!»

Una volta entrati nell'ingresso principale, i due amici si ritrovarono nella hall, un ambiente completamente bianco e con l'arredamento in legno scuro, tra cui emergeva un elegante reception perfettamente lucidata. A parte i due italiani, nella hall c'era solo uno degli inservienti che stava controllando un computer, che ancora non si era accorto dei nuovi arrivati. Nicola stava per fare un passo in avanti, per avvisare l'inserviente, quando si accorse che qualcuno gli stava venendo incontro e di colpo si fermò.
Davanti ai due turisti si presentò una ragazza un po' più grande di loro, alta all'incirca un metro e settanta e dalla corporatura media. Aveva i capelli neri, tenuti insieme da un fermaglio verde, ed era vestita in maniera impeccabile: indossava un vestito blu scuro, in tinta con i pantaloni lunghi, perfettamente stirati e modellati su misura. Aveva uno sguardo veramente serio, i suoi occhi scuri esaminarono con cura i nuovi arrivati, che solo più tardi intuirono che era appena uscita dal un ufficio accanto alla reception. Solo qualche secondo dopo ad Enrico venne in mente che lei era Juri Shizukana, direttrice e proprietaria del centro termale, e immediatamente informò Nicola, parlandogli sottovoce ad un orecchio. Rompendo il silenzio che si era instaurato, il più intraprendente dei due amici prese la parola.
«Oh, lei deve essere la direttrice del centro! E' un onore conoscerla di persona!»
«Tu dovresti chiamarti Nicola... Nicola Bivio, giusto?»
«Esattamente!» rispose l'italiano, mostrando un sorriso assai soddisfatto. Si sentiva veramente onorato di avere una certa notorietà.
«Piacere, io sono Enrico Passacqua!» intervenne l'altro. «Sono stato veramente fortunato ad incontrarla!»
«Se devo dire la verità, vi stavo aspettando...»
«Sul serio?» esclamò Nicola.
«Una mia vecchia amica mi aveva parlato di voi ed ero curiosa di incontrarvi. Credo che la conosciate, si chiama Martha Egan.»
«Ancora lei?!? Quella guida turistica che abbiamo conosciuto tempo fa? Credevo che fosse sparita da qualche parte...»
«Sì, ma nel frattempo ha fatto carriera, ora è diventare una responsabile dell'agenzia in cui lavora!»
«Ha parlato bene di noi, spero...» commentò Enrico.
«In generale sì, ma ha anche aggiunto di tenerti d'occhio!» spiegò la direttrice, lanciando un'occhiataccia a Nicola.
«Io? Ma stiamo scherzando?» ribatté il ragazzo, infastidito sia dal giudizio di Martha, che dallo sguardo della direttrice, che lo aveva letteralmente fulminato con gli occhi. Enrico era così incredulo a quella scena che gli scappò quasi da ridere.
«Scusate, ma ora devo scappare! Vi chiamo uno degli inservienti...» disse Shizukana, trovando poco dopo una cameriera libera, che chiamò a gran voce. «Matsui, vieni qui!»
Davanti ai due turisti comparve una ragazza dai lunghi capelli neri, che gentilmente salutò i nuovi arrivati con un inchino. Indossava un kimono bianco, con decorazioni rosa e la faccia intorno alla vita gialla, proprio come voleva la tradizione ed era facile capire il perché di quella particolare "divisa": serviva a catturare l'immaginazione dei turisti stranieri, che ogni anno venivano assai numerosi in quel centro termale. Sempre mantenendo una faccia sorridente, la cameriera si rivolse alla sua principale: «Cosa c'è, signorina Shizukana?»
«Accompagna i clienti alla loro camera! Il numero è segnato sul registro.»
«Subito, signorina!»
Mentre la cameriera si avvicinò al bancone, Enrico notò il nervosismo sul volto di Nicola, sottolineato anche da come stringeva le mani: raramente si era trovato in difficoltà in un faccia a faccia e per la prima volta in vita sua, era stato zittito da qualcuno. Non era una cosa che accadeva tutti i giorni e per questo motivo gli si avvicinò con una certa cautela...
«Nonostante tutto, l'hai presa bene!»
«Credo di aver capito perché è così acida... è sicuramente zitella!»
«Ah!» esclamò Enrico, cercando di non farlo innervosire ulteriormente.

Una volta accompagnati alla loro camera d'albergo, dopo aver attraversato uno dei corridoi laterali, la cameriera si fermò per qualche secondo sul ciglio della porta, disponibile per qualsiasi informazione.
«Serve qualcos'altro?»
«No, grazie!» rispose Nicola prontamente. «Siamo a posto!»
«Se avete bisogno di qualcosa, basta avvertire la reception e saremo da voi il più presto possibile.»
«Grazie, molto gentile!» ringraziò Enrico. «Anche troppo... Matsui?»
«Lei può chiamarmi anche Saeko, se lo vuole!» affermò la cameriera, chiedendo la porta della camera. Appena Nicola mise i due trolley nell'armadio a muro, iniziò i suoi commenti sul luogo di villeggiatura.
«E' veramente bello, più di quanto me lo avessi descritto, Enrico! Non credevo che quell'offerta fosse così vantaggiosa!»
«Ora abbiamo ben cinque giorni di benessere da goderci! Per uno costantemente nervoso come te, dovrebbe essere un toccasana!»
«Ora non esageriamo! E poi ricordati che abbiamo quel progettino da mandare avanti... giusto?»
«Ah, sì...» rispose Enrico, senza dare troppo peso alla domanda di Nicola.
«Ora che ti prende? Perché hai l'aria così distratta?»
«Scusa! Stavo ripensando alla cameriera di prima...»
«Ah, capisco! Sì, carina... però gli mancano un po' di curve!»
«Ma devi sempre soffermarti sull'aspetto, tu?» ribatté Enrico. «Però dietro non sembrava niente male...»
«E poi ha lo stesso nome di una macchina per il caffè!»
«Ma smettila!!!»
«Cambiando discorso, tu che letto prendi? Quello vicino alla finestra o all'armadio?»
«Alla finestra» rispose Enrico, aprendo la porta della camera e gettando un'occhiata fuori.
«Ehi?!? Ma dove cavolo vai?»
«Da nessuna parte. Curiosavo in giro...»
Lasciando il suo amico sul ciglio della porta, Nicola decise di prendersi un po' di riposo e si lasciò cadere sul letto, trovandolo subito comodo. Pochi istanti dopo però un urlo di Enrico lo fece scattare in piedi, con il suo socio rimasto immobile poco fuori la camera d'albergo.
«Che succede?»
«Non ci credo!» ripeté Enrico. «Guarda chi c'è laggiù!»
Quando Nicola uscì dalla stanza, vide in fondo al corridoio un personaggio che conosceva molto bene. Era un uomo alto, dai capelli neri e ricci, che stava camminando con indosso un accappatoio bianco, un asciugamano dello stesso colore, che aveva attorno al collo, e un paio di ciabatte, ma la caratterista più evidente erano gli occhiali da sole neri, da cui non si separava mai, neanche per fare un bagno come in quel caso. Appena quella persona vide i due turisti appena arrivati, si fermò di colpo e abbassò gli occhiali, rivelando i suoi occhi azzurri e increduli nel rivedere quei due ragazzi.
«Ma tu... sei l'Autista!!!» urlò Nicola, andandogli incontro a braccia aperte, come se non si vedessero da anni.
«Ma guarda chi mi ritrovo davanti... come va, ragazzi?»
«Ah, benissimo! Siamo appena arrivati!»
«Avete fatto veramente bene a scegliere questo posto! E' l'ideale per calare lo stress, che come saprete ne ho da vendere, correndo tra il traffico di ogni giorno!»
«E' ovvio!» commentò Enrico. «Però per noi rimani sempre l'automobilista inc***ato come una bestia!»
«O forse dovremmo chiamati Gio...» aggiunse Nicola, come se sapesse qualcosa sulla sua vera identità.
«Ma tu come fai...»
«Segreto professionale!» intervenne il ragazzo, stoppando la domanda dell'Autista in maniera ironica. «Ma chissà qual'è il tuo vero nome: Giovanni, Giorgio, Gioele... mistero!»
«Tranquillo!» affermò Enrico. «Non lo dirà a nessuno, sarà come una tomba!»
«Oh, meno male!» sospirò l'Autista.


Continua...
  
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