Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: mgrandier    29/02/2016    16 recensioni
"Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo,
evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama,
allora, forse, avrei avuto la libertà.
La libertà di obbedire."
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L’ultima goccia
 
I suoi ricci biondi, assumevano una tonalità quasi cangiante, alla luce vivace del pomeriggio inoltrato filtrata dalle ampie vetrate della galleria, nell’alternarsi regolare dei raggi che dalla loro destra provenivano dal parterre, con quelli di rimando che giungevano dagli specchi di sinistra. Il loro dondolio morbido gli ricordava da sempre il muoversi sinuoso di Petit[i], il grosso felino dagli occhi di ambra che si aggirava indisturbato nell’ala di servizio di Palazzo Jarjayes e che sovente trovava un angolo di pace nella sua camera, lontano dall’attività e dal chiacchiericcio acuto delle giovani inservienti, ma anche abbastanza prossimo alle cucine da potervi giungere al momento opportuno … Pur non avendolo potuto verificare direttamente, era certo che la chioma di Oscar dovesse essere soffice e piacevole al tatto almeno quanto il folto e candido mantello del felino, dove era solito affondare le dita durante le sere dedicate alla lettura, quando abbandonato sopra il suo letto, cercava calore dell’anima e del corpo nella fiamma del focolare e in qualche classico preso in prestito dalla rifornita biblioteca di palazzo. Serate tra uomini, soleva definirle André, con una sottile ironia che Oscar fingeva di ignorare, che in un certo senso costituivano il ripiego obbligato, quando gli impegni ufficiali alla mensa di famiglia la tenevano lontana dal loro salotto.
I passi di Oscar, al contrario di quelli del felino, risuonavano secchi sotto l’alto soffitto decorato, scandendo il ritmo regolare e perfetto del suo incedere verso l’appartamento della Regina, nell’ampio varco che le numerose dame avevano aperto al suo ingresso nella galleria.
André seguiva l’oscillare del fodero e dei lembi della fusciacca dorata stretta in vita, lo sguardo sufficientemente basso da rispettare le imposizioni di etichetta e rango, ma adeguatamente calibrato su ogni possibile movimento sospetto tra la folla di presenti. Era ormai abituato al brusio che accoglieva il loro sfilare davanti alla platea dei nobili di corte … parole appena udibili, labbra celate da piume e seta di ventagli appena smossi, e occhiate allusive con quei brividi accennati, un tremore di spalle e pizzi nell’allusione a quel ridicolo e irriverente modo di riferirsi ad Oscar … al ghiaccio che la corte si ostinava a vedere in lei.
Percorse rapido con lo sguardo i nobili riuniti nella giostra variopinta delle vesti assiepate nella galleria, li osservò nel loro accostamento bizzarro e tuttavia compatto, come fossero un unico corpo a muoversi all’unisono, con un’unica voce composita e disarmonica. Un’onda di voce e stoffa, mossa da secondi fini e sotterfugi …
Il pensiero corse alle parole di Girodel …  voci di corridoio, illazioni … Sapeva bene quanto e cosa potessero i pettegolezzi della corte! Capaci di costruire legami e colpe a partire da un semplice gesto, da una parola, da un malinteso. In realtà quello era stato uno dei primi aspetti della reggia ad averlo sorpreso, fin dai primi giorni trascorsi a Versailles. Oscar era stata accolta da un muro di pettegolezzi, inseguita da insinuazioni e attaccata con illazioni di ogni genere; lui stesso, sempre al suo fianco, non era stato certo risparmiato da quello che pareva essere il passatempo più in voga tra i nobili della reggia. Eppure l’integrità morale di Oscar e la sua correttezza nell’adempimento del dovere l’aveva sempre sollevata da ogni menzogna e parimenti, l’attenzione con cui lui l’aveva seguita e aveva atteso al proprio ruolo, aveva costituito una sorta di scudo a protezione del loro legame e del loro operato.
Volse di nuovo lo sguardo alla corte, intuendo appena oltre la cortina serrata l’ombra riflessa del loro passaggio. Molti dei nobili presenti gli erano noti, direttamente o indirettamente, per episodi più o meno importanti, contatti con Oscar, richieste di intervento in merito a disquisizioni dal contenuto più disparato … qualche dama, addirittura per avergli dimostrato apertamente un interesse che andasse ben oltre il suo ruolo di attendente del Comandante delle Guardie Reali.
Distratto dai suoi pensieri, André per un attimo, perse il passo di Oscar, incespicando quasi nel suo stesso incedere, la marcia disordinata immediatamente recuperata, proprio mentre un poco innanzi alla sua posizione, salutata dalle guardie lei varcava l’accesso alla sala della Pace. Si fermò sui due piedi, scambiando un’occhiata all’uomo in uniforme celeste che sembrava negargli il passo. Solo il tempo di un respiro, per osservare attorno a sé un leggero scambio di occhiate e poi i battenti aprirsi per il suo passaggio. Colto quasi di sorpresa, si volse un istante alla folla che pareva aver già dimenticato il passaggio suo e di Oscar al centro della sala, già assorbita da ben altro. Colse di sfuggita uno sguardo di sufficienza, proprio mentre si volgeva altrove, e poi si avviò ad entrare nella sala delle Guardie, pronto a rimettersi al servizio di Oscar.
Nella sala della Pace[ii], scorse immediatamente Oscar a ridosso della grande vetrata di mezzogiorno e, presso di lei, il Tenente Girodel, impeccabile nella sua uniforme e nel suo rimanere immobile, in ascolto del proprio diretto superiore. Udì appena le parole a lui rivolte, riconobbe ordini di servizio, consueti commenti su turni di ronda e picchetti di controllo del giro di guardia agli appartamenti reali … intuì appena le risposte del Tenente, uno scambio rapido e un saluto pieno di rispetto. Si fermò a ridosso della finestra di occidente, osservando come Oscar, congedato Girodel, si stesse già muovendo in direzione della camera della regina. Si accinse a seguirla, come di consueto, ma si accorse che il Tenente gli si era accostato.
- Manca qualcuno a corte, in questi giorni. L’hai notato, Andrè? – osservò Girodel mantenendo lo sguardo sui pochi nobili presenti in sala.
- Già … me ne sono accorto, Tenente Girodel. – convenne André annuendo – Dopo quella sera, l’ho visto in un’unica occasione: ha avvicinato Oscar e poi sembra aver lasciato la corte. –
Girodel serrò le labbra dubbioso facendosi ancora più prossimo ad André – Il Comandante? –
Scosse un poco il capo, sollevando le spalle – Oscar è … - rimase un istante in sospeso, pensando a cosa potesse rivelare, oltre che al modo migliore per farlo senza scoprire le debolezze nascoste di Oscar, rendendosi utile senza violare quel velo di confidenza che sembrava si fosse rigenerato nel tempo nascosto del salotto di Palazzo Jarjayes. Si voltò verso la sala e dischiuse le labbra per proseguire, tornando ad Oscar, già prossima all’accesso alla chambre de la reine[iii]; trattenne quasi il respiro, vide Oscar fermarsi e voltarsi nella sua direzione.
- André … ? – lo chiamò cercandolo con lo sguardo.
- Eccomi, Oscar. – le rispose prontamente, scorgendo le sue labbra tendersi appena percettibilmente, rassicurate nell’averlo trovato. Con un gesto solerte del capo, si congedò da Girodel e raggiunse Oscar avviandosi con lei all’appartamento reale.
 
Nonostante la senta vicina e apparentemente tranquilla, sono profondamente preoccupato.
Quella notte sono accaduti avvenimenti che mi sono ancora oscuri e sui quali forse non farò mai completamente chiarezza. Probabilmente questo è un bene. Tuttavia, quel poco che ho veduto, ascoltato e fatto, ha affondato le radici nel mio animo e persiste nel procurarmi sofferenza. Allora, volevo solo esserle vicino, proteggerla, confortarla: è tutto quello che potevo permettermi di fare per lei, e sarà sempre così. Non potrò essere niente di più che un amico, un amico che darebbe la vita pur di saperla felice e che ora si strugge al suo fianco nell’aver letto nei suoi occhi di mare la più cocente  delusione.
Mi si è stretto il cuore in una morsa nell’accompagnarla da lui … nel vedere come avesse scelto di trasformarsi, solo per lui, mostrandosi e scoprendosi come mai si era concessa di fare, per un uomo che la trattava da amico e che forse non l’aveva mai nemmeno pensata per ciò che è realmente.
Ho accolto la sua debolezza, il suo bisogno di sostegno, il suo disagio, e sebbene io comprenda il suo tentativo di celare la sofferenza, percepisco in ogni suo respiro il fremito del tormento.
 
Posò la piuma accanto al quaderno, raddrizzando la schiena e prestando attenzione al leggero vibrare di passi lungo il corridoio. Tornò il silenzio e poi ancora quei passi lenti, così prossimi al suo uscio da poterne intuire l’esatta posizione.
Non si trattava di quelli della nonna, sempre rapidi e decisi; nemmeno di quelli pesanti, e spesso struscianti, di Jerome, che comunque doveva essere ancora lontano da palazzo, al seguito del Generale; non erano quelli delle giovani cameriere a servizio dei Jarjayes, perché aveva udito pochi passi solitari, e non uno sciame scalpitante, accompagnato da voci acute. Sorrise appena e scosse il capo, allungando la mano e afferrando un cigno d’argento, un curioso fermacarte che una Oscar ragazzina gli aveva regalato per il suo scrittoio; lo osservò, un accenno di sorriso perso in quel ricordo coperto dalla polvere degli anni più spensierati della sua vita, rimanendo in ascolto del silenzio del corridoio, in attesa di nuovi passi. Posò il cigno, serrò le labbra, e con le dita prese a giocare disegnando il profilo delle ali piumate appena sollevate dal dorso dell’animale. Sospirò e riprese la piuma, tornando al proprio quaderno.
 
Io l’ho sempre saputo … Sono cresciuto accanto a lei e ho visto la donna che nascosta a forza sotto il peso dell’uniforme è fiorita come  la gemma più preziosa schiacciata nelle viscere della terra.
Mi colpirei mille e mille volte, per ciò che le mie mani hanno osato, quando la mia mente ha ceduto alla sua pelle e al suo profumo. Non ho avuto il coraggio di chiederle perdono, per non far tornare vivo il ricordo di quella notte infausta; dovrei farlo, eppure non posso … perché dovrei spiegarle la mia sofferenza; dovrei  raccontarle che quando la mente combatte con il cuore, non ha scampo e di fronte al suo limite cede il passo alla forza del sentimento, anche se questo non dovrebbe nemmeno esistere.
Non ci sono regole che possano imporre ad un cuore di non amare; il mio non ne conoscerà mai e io non potrò fare altro che seguirlo.
 
Un tonfo morbido e poi un contatto sinuoso attorno alle caviglie, richiamò la sua attenzione; puntò i piedi a terra, spingendo la sedia ad arretrare, per potersi voltare, poggiando il gomito allo schienale e seguendo il muoversi lento di Petit verso la porta. Sorrise posando la piuma nel calamaio, e osservando poi Petit intento a strusciarsi contro la sedia posta accanto all’uscio; con le mani aperte ai lati del quaderno, si sollevò dallo scrittoio, raggiunse il felino e si chinò per affondare le dita nel folto pelo bianco e ricevere il suo gradimento vibrante.
- Vuoi uscire? – gli chiese portando la mano alla maniglia e osservando come Petit si fosse immediatamente diretto allo spiraglio appena aperto, infilandoci il naso – Vai, bello … buona serata … -
Lo vide insinuarsi tra il battente e lo stipite, rimanere un poco a scrutare il corridoio, fermo nella fessura illuminata che la candela e il fuoco del camino proiettavano in diagonale sul pavimento, per poi muoversi lento verso il buio. Ancora chino, un ginocchio a terra e l’altro piegato, André seguì curioso l’ombra bianca di Petit che dopo pochi passi si era fermato di nuovo, prendendo a muoversi sinuoso tra due gambe sottili fasciate in calze candide.
- Oscar? Ma … cosa ci fai lì al buio? – chiese immediatamente, sollevandosi da terra e avanzando un poco nel corridoio – Aspetta, prendo una luce … -
Rapidamente, tolse dallo scrittoio il candelabro, tornando poi al corridoio, e ritrovò Oscar ferma, le spalle al muro e le braccia strette al corpo.
- Niente … serata tra uomini? – gli chiese lei titubante, accennando con il capo nella direzione in cui il felino era scomparso nel buio.
André negò con il capo – Evidentemente Petit ha di meglio da fare. –
Un passo e poi un altro; si avvicinò a lei con lentezza, lasciando che l’alone dorato della fiamma rivelasse il suo viso teso, le guance appena arrossate, gli occhi socchiusi e la fronte un poco aggrottata.
- Posso … posso aiutarti? Hai forse bisogno della nonna? – le chiese a voce bassa, un sussurro appena, mentre si fermava proprio dinnanzi a lei e lo sguardo scivolava lento in un soffio sulla camicia candida, stropicciata tra le braccia conserte, sullo scollo appena aperto e sulle clavicole candide, per risalire lungo il collo, incontrando i suoi occhi e scoprendo che l’avevano accompagnato, grandi e profondi, nel giungere al suo viso.
- Credevo di trovarti in salotto … - spiegò lei sollevando un poco le spalle – ma ho visto che non eri là, così ho pensato che potessi essere in camera tua … ma forse sei occupato … -
André scosse il capo – Ti chiedo perdono, Oscar: ti ho visto a cena con tua madre e poi so che l’hai raggiunta nel suo salotto … Ecco, io ho creduto … -
La vide abbassare lo sguardo a terra, in un gesto inusuale e mesto – E’ giunta da Versailles nel pomeriggio, ma rientrerà già domani in mattinata. Desiderava incontrarmi e lo ha fatto … niente di più. – le braccia sottili si sciolsero, scivolando lungo i fianchi.
- Capisco … - convenne André a voce bassa – Ora il fuoco del salotto sarà già spento, purtroppo. Se vuoi … possiamo bere qualcosa qui – propose, allargando un braccio indicando la porta della sua camera che, rimasta aperta, illuminava il corridoio di una luce calda e vibrante – come ai vecchi tempi … -
Oscar gli parve incerta, intenta a osservare il pavimento opaco, consumato dagli anni, assorta in pensieri nascosti tra le labbra strette sotto gli incisivi.
- Il fuoco è acceso, ci sono ancora le nostre due sedie e il mio scrittoio … - si fermò in attesa di un cenno e incontrò finalmente i suoi occhi, scuri e lucidi, quelli in cui si era perso dimenticando ogni regola e divieto - … come da ragazzi … è rimasto tutto così. -
Lei non fuggì dallo sguardo e rimase nel suo, le sopracciglia sollevate e un sorriso a fiorire, appena accennato - Come quando sottraevi le bottiglie direttamente dalla cantina, perché tua nonna non si accorgesse dell’ammanco in cucina? –
Si sorprese un poco per quella curiosa precisazione, le sorrise divertito e quasi sollevato, assecondandola nell’alleggerire l’atmosfera; si difese come meglio poté – Come quando venivi qui perché non riuscivi a stapparle da sol … Uh! – un colpo secco sullo stomaco fu la conferma di essere riuscito nell’intento di sollevare Oscar da un momento d’ombra.
La vide tornare a fronte alta, un filo di soddisfazione nelle labbra tese, e poi sfilargli accanto, diretta alla sua camera – Ci sto. -
- Vado un attimo in cucina a prendere da bere … - e si allontanò lungo il corridoio, mentre l’animo si faceva stretto al solo pensiero di quel nuovo piccolo segno del passato, tornato a legare il suo tempo a quello di Oscar.
 
Aprendo la porta, la trovò in piedi, sagoma sottile e sinuosa baciata dalla luce calda del focolare, ferma di fronte alla finestra, un fianco appoggiato allo scrittoio e le braccia appena piegate, le mani ferme sulla pietra del davanzale e il capo sollevato, come se lo sguardo potesse volare oltre il giardino, il bosco e il limitare della tenuta, nel cielo buio della notte. Il suo arrivo non la turbò minimamente dai pensieri che parevano averla rapita.
- Ho la bottiglia e due bicchieri … - esordì per richiamarla a sé, e la vide annuire lenta per poi voltarsi verso di lui, mentre con un gesto delicato ravviava una ciocca dorata dietro l’orecchio.
- Hai anche i libri presi dalla biblioteca di mio padre? – gli chiese facendosi più vicina – La principessa di Cleves? Pamela[iv]? … -
- Il Cantico dei Cantici? – la sorprese lui provocandola un poco – Mi obbligasti a cercarlo in biblioteca e poi ti lamentasti perché non facevano per te certi discorsi! –
Lei abbassò lo sguardo a terra, mordendosi le labbra e lui si affrettò a lasciare bottiglia e bicchieri sul tavolino da notte, aggirando il letto per raggiungerla, proprio di fronte alla fiamma del piccolo camino. Si fermò dinnanzi a lei, lasciando un passo appena  a dividerli, e rimase ad osservarla, rispettando quel silenzio carico di dubbi. Mosse appena il braccio destro, cercando la sua mano abbandonata lungo il fianco, sfiorandole le dita sottili e accarezzandole appena il polso con il pollice, mentre le dita si insinuavano nel palmo, per poi risalire un poco, fermando la presa sul suo avambraccio.
- Scusami, non volevo ferirti. – riprese a voce bassa – Davvero … non è mai stata mia intenzione farlo, né ora, né mai in passato. -
La vide negare con il capo, alzando il viso e cercandolo di nuovo – Lo so, André. Lo so. Tu non mi hai ferita, non lo hai mai fatto. E … non hai colpa, di nulla. Sono io che … - poi si volse di lato, portando una mano alla fronte in un gesto di impotenza – Sono io che non reggo più nulla e mi lascio colpire da tutto, anche dalle inezie, da ciò che in passato mi avrebbe fatto sorridere ... –
Si avvicinò impercettibilmente a lei, strinse un poco la presa sul suo braccio e poi la sciolse, lasciando un tocco leggero sulla stoffa, risalendo fino alla spalla. Si chiese quanto, negli ultimi giorni, avesse soffocato dentro di sé il tormento di quel dubbio  di cui appena riusciva ad intuire la presenza, per aver ora ceduto a tali confidenze di fronte a lui, senza nemmeno un vero motivo per farlo. La osservò con tenerezza, colpito da quelle parole, da uno sfogo inusuale, per Oscar, quanto genuino, e le fu grato per quelle parole, per quella sorta di rassicurazione, un’attenzione speciale che aveva dedicato a lui e al loro intero passato, come se anche il suo gesto insano fosse già stato superato.
- Oscar, è naturale avere momenti di debolezza … Hai una vita densa di impegni e responsabilità; chiunque al tuo posto sentirebbe il bisogno di ritrovare un po’ di respiro e di spazio per sé. Sono anni che vivi solo per il tuo incarico, dimenticandoti di te stessa … -
Un respiro profondo le gonfiò il petto, sollevando le spalle esili – Forse hai ragione tu, André. Però … vedi, io non ho mai sentito il bisogno di altro, al di fuori dell’ esistenza che vivo tra la corte e questo palazzo. Ho vissuto sempre e soltanto per questo … e ho sempre sentito di avere tutto ciò di cui avessi necessità. - riprese allargando le braccia come a indicare tutto ciò che le stava attorno - … Sono stata cresciuta per questa vita. E poi … - restò in sospeso, gli occhi puntati nei suoi e un fremito a far vibrare le labbra, cercando di frenare altre parole.
La mano di André strinse un poco la spalla – E’ questo che ti inquieta, Oscar? – le chiese avvicinandosi un poco di più e chinando appena il capo, perché la fronte fosse ad un palmo dalla sua – E’ quanto accaduto alla reggia in quell’unica notte in cui hai voluto essere te stessa, invece che quello che volevano gli altri? –
Gli occhi blu, enormi e lucidi si spalancarono alle sue parole; la vide colpita dalla franchezza delle sue affermazioni, ma anche trattenuta nell’impedirsi di rispondere.
- Oscar, non puoi prendere su di te la colpa di chi ti ha impedito di guardarti e sentirti per quello che sei realmente! Non puoi … lacerarti l’anima per un difetto che non hai! – la incalzò ancora, continuando a sostenere il suo sguardo.
- No, André … non è solo questo … Lo so che può sembrare assurdo, ma io ho scelto questa vita e la sento mia, come non potrei fare con nessuna altra. Solo che … io non mi capacito di quello che ho fatto. – le mani sottili raggiunsero la sua camicia, stringendone la stoffa in una presa salda e rabbiosa, mentre lei gli si faceva ancora più vicina, fin che André poté sentirla aggrappata a sé - Come ho potuto arrivare a tanto? Come ho potuto credere che avrei davvero … -
- Hai seguito il tuo cuore, Oscar, come forse non avevi mai osato fare … e qualunque cosa tu abbia potuto fare, quella è stata una decisione libera, solo tua … ed è certamente quella più giusta e vera, perché viene dal tuo cuore. Non devi temere di seguirlo … perché anche quando soffre, il cuore non smette di indicarti la strada e … - si fermò bloccando il proprio respiro ad un soffio dal viso di Oscar, le mani ferme e delicate sulle sue guance, lo sguardo affondato nel mare dei suoi occhi, ora sgranati e velati di lacrime.
Chiuse gli occhi, chinando il capo fino a che la fronte non avvertì la soffice presenza della frangia di Oscar; le mani si mossero lente scivolando verso il collo, deglutì a forza, cercando di inghiottire altre parole che sembravano voler fuggire dalle labbra, ma che avrebbero rivelato fin troppo di quanto il suo stesso cuore stesse soffrendo. Avvertì la presenza di Oscar farsi viva sul proprio petto, vicina fino a sfiorarlo, tanto prossima da lasciare la sua forma impressa sul suo torace.
- Il cuore … - André udì appena quelle parole, mormorate da Oscar - … tu lo segui il tuo cuore, André? Tu lo puoi seguire? –
Sospirò, muovendo la fronte dalla sua e dischiudendo gli occhi, cercandola e trovandola così vicina da poterne avvertire il calore fino a sovrastare quello della fiamma che riscaldava il loro fianco, mentre i palmi si riempivano della forma delle sue guance lisce – Io … beh … - esitò.
- Tu sai sempre come comportarti, André; sai sempre scegliere … è sempre stato così … Ma dopo quello che è accaduto, quando tornerà mio padre … -
- Non è necessario che il Generale venga a sapere cosa è accaduto! – intervenne André istintivamente – In fondo, ti ho accompagnata io alla reggia e da me non verrà certo a sapere alcunché! –
Oscar scosse il capo – No, André … mio padre probabilmente sarà già stato informato di tutto! E forse è proprio per questo che, a quanto pare, sarà presto di ritorno … -
- Non importa, Oscar … tuo padre non potrà fare niente … non potrà certo punirti per una serata a Versailles! -
- Oh André! Non è come pensi … non è così semplice! E soprattutto, io vorrei prima capire; io devo capire. Non posso continuare con questo vuoto dentro … affrontarlo senza sapere cosa davvero … - le dita si strinsero sulla stoffa, tirandola sulle sue spalle.
André si irrigidì a quelle parole concitate, aggrottando la fronte e osservando l’inquietudine di Oscar, sentendosi incapace di comprendere.
– Perché parli di un vuoto, Oscar? – le chiese preoccupato, mentre lei inspirava tendendo le labbra e scuotendo appena il capo – Tu … tu non ricordi … tu non sai esattamente quello che è accaduto quella notte? –
Le ciocche morbide ondeggiarono ancora – Io ricordo … ma su alcuni dettagli ... Ma ti prego, non … – ammise in un soffio nascondendo lo sguardo a terra.
- Cosa ricordi, Oscar? Posso aiutarti, se lo desideri, ma solo se riesci a raccontarmi quello che ricordi. – intervenne lui, forzando un poco la sua carezza sul suo viso per riportare lo sguardo blu nel proprio.
Oscar inspirò profondamente, cercando forse di mettere ordine tra i ricordi di quella sera, e poi annuì nervosa, prima di trovare il modo di confidarsi. La osservò riconoscendo in lei disagio e incertezza, e allora si scostò di un passo, lasciando il suo viso per afferrarle una mano – Vieni, siediti … bevi qualcosa e pensaci, con calma. Non c’è nessuna fretta … -
La accompagnò, aggirando il letto e indicandole di sedersi sul bordo del giaciglio, e poi si chinò sul tavolino da notte, versando del vino nei due bicchieri e afferrandoli entrambi. Sedette accanto a lei e le porse uno dei calici, regalandole un sorriso e disponendosi in attesa. La vide sollevare le mani, prendere il bicchiere sfiorando appena le sue dita, in uno scambio di un attimo, per poi portarlo alle labbra, per assaggiare un sorso di vino. Non la lasciò, con lo sguardo, nemmeno mentre lui stesso portò il vino alle labbra, per poi posare il bicchiere e tornare a lei, in attesa che lei potesse aprire a lui i suoi ricordi confusi.
La osservò prendere un altro sorso e poi stringere tra le dita il bicchiere ormai vuoto, inclinandolo un poco nel poggiarlo sulle cosce. Seguì con lei quell’ultima goccia di vino rimasta aggrappata al vetro, cedere e scivolare lenta sulla superficie trasparente fino a raggiungere il bordo liscio, gonfiandosi quasi in attesa di varcare quel limite curvo per giungere oltre il confine … André portò l’indice al bordo, raccogliendo quella perla vermiglia e, portandola alle proprie labbra, la assaporò come nettare prezioso, chiudendo gli occhi, cercando lei e lei sola in quell’ultimo riflesso di nettare. Fu allora che udì il suo sospiro, e poi le sue parole.
 
[i] Petit è gentilmente concesso in prestito dal Cigno Nero di Cecile Balandier. Grazie cara! Abbiamo avuto buona cura del bel gattone!
[ii] La Sala della Pace, o Sala delle Guardie, si trova all’estremità meridionale della galleria degli specchi e si collega direttamente alla camera ufficiale della regina
[iii] A ridosso della sala della Pace, si trova tutt’ora la sontuosa camera ufficiale della regina
[iv] Suggerimenti letterari a cura di Queenjane, che ringrazio sentitamente

Angolo dell'autrice: dopo l'aggiornamento a sorpresa, torna l'appuntamento del lunedì. In questa occasione, ringrazio Queenjane per aver fatto da bibliotecaria, consigliando ai nostri buone letture serali, e Cecile Balandier per avermi concesso di coccolare Petit (rimando alla lettura del Cigno Nero per fare maggiore conoscenza con questo bel felino candido e soffice: l'ho ringiovanito di una ventina d'anni... ma va bene lo stesso).
Un bacio a chi legge, anche in silenzio, a chi segue, preferisce, ricorda, recensisce e indaga in gruppo o come investigatore privato..
A presto!
  
Leggi le 16 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: mgrandier