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Autore: DarkSide_of_Gemini    01/03/2016    2 recensioni
Due fratelli, un oscuro ammonimento, una divinità prossima a rinascere: questo è ciò che determinerà la sorte dei gemelli Hykarios.
Per salvare il fratello, Arethas sceglie di affrontare l’ignoto imboccando la via più oscura indicatagli dalle Moire quando era ancora bambino. Questa decisione rischia di dividere i due gemelli per sempre e scatenare una nuova battaglia contro i Cavalieri di Athena e il dio più brutale del Pantheon greco.
Dal testo: “Erano una coppia speciale, loro, la loro armonia di contrasti era ciò che li rendeva unici e complementari. Sosthenes era di gran lunga più bravo nell’agire, nel porre la sua forza a difesa dei più deboli; lui, Arethas, in compenso sapeva ascoltare, riflettere e donare i giusti consigli al momento opportuno. Insieme erano il braccio e la mente, il pensiero e l’azione. Erano unici e indivisibili. E poi erano gemelli, legati sin dal giorno della loro nascita da un vincolo misterioso quanto potente. Spezzarlo sarebbe stato impossibile. Dividerli sarebbe stato impossibile”.
Genere: Guerra, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ares ChroniclesDestini Spezzati

 

Dapprima Sosthenes non aveva fatto caso alla scomparsa del gemello. Non era un segreto che spesso Arethas lasciasse la casa per insolite passeggiate notturne, quando per una ragione o per  l’altra non riusciva a prendere sonno. Lui e Khloe avevano imparato a lasciarlo fare; sapevano entrambi che Arethas aveva sofferto forse più di tutti per la perdita dei genitori, e il fatto che volesse di tanto in tanto stare da solo era del tutto giustificabile. Da quando, otto anni prima, i loro genitori erano scomparsi Arethas si era chiuso in sé stesso in un mutismo che solo adesso iniziava a superare. Lui era sempre stato un ragazzo riservato al quale non piaceva mostrare i propri sentimenti: il nascondere quel dolore così grande agli occhi di tutti doveva essergli costato una fatica immensa. Solo una volta Sosthenes lo aveva seguito quando, per la prima volta, lo aveva visto sgattaiolare furtivo fuori dalla casa della zia. Lo aveva visto passeggiare in riva al mare notturno e asciugare una lacrima e poi un’altra, aveva visto le sue spalle sussultare con violenza crescente e per la prima volta aveva sentito il gemello singhiozzare disperato come un bimbo inerme davanti alla crudeltà del mondo. Avrebbe voluto andare a consolarlo, stringerlo in un abbraccio e lasciarlo piangere sulla sua spalla fin quando quella sofferenza non l’avesse abbandonato del tutto, ma sapeva già che non sarebbe stata una buona idea: se solo Arethas avesse scoperto di essere stato seguito si sarebbe privato anche di quei momenti di sfogo, e ciò avrebbe contribuito solo a farlo stare ancora più male. Alla fine Sosthenes era ritornato a casa e non aveva fatto parola con nessuno di quella notte.

Dunque quella sera aveva pensato che Arethas fosse stato colto da uno dei suoi attacchi di malinconia e avesse preferito sfuggire da sguardi indiscreti per cercare il conforto complice della notte. Aveva scacciato quel brutto presentimento che per un attimo lo aveva messo in agitazione ed era andato a letto, convinto che la mattina dopo avrebbe trovato il fratello in camera. Ma quando si svegliò di colpo alle prime luci dell’alba la stanza era vuota e una sensazione di ansia opprimente gli premeva in petto. Rimase per un lungo istante a guardare il letto ancora in ordine del gemello, segno evidente che Arethas non era tornato a casa.

Arethas non era tornato a casa. Aveva sempre temuto qualcosa del genere. In tutti quegli anni Sosthenes aveva sempre avuto il terrore che il fratello potesse commettere qualche imprudenza, che alla fine non avrebbe retto più il peso del trauma e avrebbe finito con il combinare qualche guaio. Dov’era finito, dove diavolo era andato?

Si trattenne dal gridare il suo nome. Era ancora presto, avrebbe solo finito per svegliare la zia e metterla in agitazione. Doveva ragionare, doveva fermarsi a riflettere. Peccato che lui non fosse proprio il tipo da starsene seduto a pensare, lui si trovava più a suo agio nel momento dell’azione.

Sosthenes si prese la testa tra le mani imprecando sottovoce. Dove poteva essere? Scostò con un gesto brusco le lenzuola e, ancora prima di rendersene conto, era già vestito e diretto verso la porta. Esitò nel passare davanti la stanza della zia: non potevano sparire entrambi, alla povera vecchia sarebbe venuto un colpo. Così si mise alla ricerca frenetica di carta e penna e lasciò un messaggio breve e conciso sul tavolo della cucina: Arethas era sparito. Lui l’avrebbe trovato e poi sarebbero tornati a casa. “Non ti preoccupare”, scrisse alla fine, anche se sapeva che era del tutto inutile: Khloe avrebbe dato di matto già dalla prima riga.

Subito dopo era fuori a guardarsi intorno: da dove iniziare le ricerche?  In quel momento lo spirito pratico del fratello gli avrebbe fatto comodo. Mai lui si era perso in lunghe riflessioni, mai aveva esaminato le diverse possibilità alla risoluzione di un problema. Di solito agiva di impulso, spesso sbagliava o non riusciva ad affrontare la situazione al meglio. Gli veniva persino difficile seguire i ragionamenti logici che il fratello spesso provava ad illustrargli per il semplice fatto che non riusciva a fermarsi per riflettere, l’unica cosa che gli premeva era passare alla parte pratica della questione.

Cos’avrebbe fatto Arethas al suo posto? Infine decise di cercare prima nei luoghi che frequentavano spesso, dove credeva di avere maggiori possibilità di trovare qualcosa. Scese dunque in spiaggia, esaminò ogni singola insenatura senza risultato; poi passò lì dove avevano costruito una pericolante casa sull’albero qualche anno prima; dopo ancora ispezionò le vie sterrate che conducevano alla campagna, nei loro mille nascondigli. In nessuno di quei posti gli fu possibile scovare anche il minimo indizio del passaggio del gemello. Il sole era già alto in cielo quando Sosthenes tornò sui suoi passi per dirigersi infine verso il cuore del villaggio: forse lì qualcuno avrebbe potuto aiutarlo, in cuor suo sperava che qualcuno avesse notato qualcosa di insolito, un movimento, un’ombra che avrebbe potuto condurlo sulla pista giusta.

Chiese inutilmente ad ogni persona che incontrava se avesse visto un ragazzo identico a lui passare per quella via la notte scorsa: qualcuno scrollò le spalle, altri lo guardarono in modo strano borbottando con disapprovazione su quello scherzo idiota.

Sosthenes iniziò a perdere le speranze. Calciò una pietra con rabbia: doveva pur esserci una spiegazione, suo fratello non aveva certo potuto volatilizzarsi da un giorno all’altro! Non voleva pensare al peggio. Non voleva pensare che forse Arethas avesse potuto avere un incidente, che potesse essergli successo qualcosa di irreparabile. Non se lo sarebbe perdonato.

Stava pensando se non fosse il caso di chiedere aiuto quando la voce di un’anziana lo distolse dai suoi pensieri.

-… la scorsa notte, inspiegabilmente-

Stava dicendo a qualcuno. Sosthenes ebbe un sussulto e si affrettò a sporgersi dall’angolo di un’abitazione: un uomo gli dava le spalle, di fronte a lui c’era la donna che aveva parlato. L’uomo era alto, indossava quella che sembrava una divisa da addestramento; aveva lunghi capelli blu sciolti sulla schiena e poggiava una mano sulla spalla della nonnina come se stesse cercando di rassicurarla.

-Scopriremo cosa sta succedendo e ritroveremo suo nipote-

Promise prima di andare via.

“E’ scomparso qualcun altro?” – cosa stava succedendo? Il cuore gli batteva forte in petto, agitato da quell’inquietante notizia.

Sosthenes fu abbastanza svelto da nascondersi prima che l’uomo si girasse, ma non poté fare a meno di notare la sua aria cupa quando gli passò accanto. Era evidente che lui si stava in qualche modo occupando della faccenda. Dopo un attimo di incertezza il ragazzo prese coraggio e gli corse dietro.

-Fermatevi!-

Quello si voltò subito, rimanendo a scrutare il ragazzo che lo aveva richiamato. Mai Sosthenes si era sentito in imbarazzo, eppure in quel momento, sotto gli occhi azzurri di quell’individuo, si sentì di colpo a disagio.

-Posso fare qualcosa per te?-

Gli venne incontro il suo interlocutore dopo alcuni secondi di silenzio. Quello contribuì solo a impacciarlo ancora di più: perché non aveva pensato prima a cosa dire? Di sicuro Arethas lo avrebbe fatto.

-Io… ho sentito che dicevate di cercare il nipote di quella donna. Mi chiedevo…-

-Conoscevi quel ragazzo? Sai dove può essere?-

Sosthenes scosse la testa –No. Però questa notte è scomparso anche mio fratello. In realtà non so se sia scomparso, fatto sta che non riesco a trovarlo da nessuna parte. Insomma, non intendo scomparso nel nulla, ma forse…-

“Diamine, penserà che sono un idiota!” il ragazzo decise di tacere.

In effetti lo sguardo dell’uomo tradiva una certa perplessità, ma dopo un po’ si accorse che quell’atteggiamento non era dovuto alle sue parole. Il giovane di fronte a lui pareva riflettere su qualcosa, la fronte appena aggrottata. Infine quella ruga si distese quando tornò a guardarlo.

Sosthenes decise di andare dritto al punto –State facendo delle indagini riguardo questa faccenda?-

L’altro indugiò nel dare la risposta –Sì, diciamo pure così-

Il ragazzo gli si parò davanti –Permettetemi di aiutarvi! Per favore, farò qualunque cosa mi sarà detto di fare, non vi sarò in alcun modo d’intralcio. Per favore-

Gli occhi azzurri dell’uomo scrutarono i suoi per un tempo che parve lunghissimo. Il ragazzo confidava sul fatto che un aiuto avrebbe fatto comodo in quelle circostanze: nessuno era così sprovveduto da accollarsi la ricerca di due ragazzi smarriti, sempre ammesso che non ce ne fossero stati altri.

-Seguimi-

Disse alla fine l’uomo, e riprese il cammino senza aggiungere altro mentre lui si affrettava a corrergli dietro.

Si allontanarono sempre di più dal centro abitato percorrendo strette vie e gole profonde fino ad arrivare in un largo spiazzo deserto. Uno spettacolo mozzafiato si rivelò agli occhi del ragazzo. Aveva sentito parlare di quel luogo solo nelle antiche leggende. Il sentiero ripido tra le insenature delle rocce, il marmo bianco dei templi che riluceva al sole, tutto era come l’aveva sempre immaginato. Sosthenes non credeva ai suoi occhi.

-Questo… questo è…!-

-Sì, esatto. Benvenuto al Grande Tempio-

Il Grande Tempio di Atene, il luogo di culto della Vergine guerriera. Molti erano i racconti che Sosthenes aveva sentito narrare su Athena e i suoi Cavalieri, le gesta degli eroi che avevano più volte salvato la terra. In realtà le narrazioni di quelle battaglie memorabili erano andate perdute nel corso del tempo, e lui aveva sempre creduto che non fossero altro che storie antiche, nient’altro che leggende volte ad esaltare grandi eroi dei quali nessuno poteva confermare l’esistenza.

Eppure ecco che tutto era realtà, proprio lì davanti ai suoi occhi. Dopo la sorpresa iniziale di fronte al complesso dei dodici templi, una nuova supposizione si fece strada nell’animo del ragazzo. Si voltò a guardare l’uomo accanto a sé con un timore quasi reverenziale e parve riconoscere solo allora chi si trovava di fronte.

-Voi siete dunque…-

-Saga di Gemini, custode della terza Casa dello Zodiaco-

Per un attimo Sosthenes ebbe la netta impressione di trovarsi in un sogno. Come poteva essere altrimenti?

-Ti vedo stupito, ragazzo- un leggero sorriso divertito illuminava il viso del Saint di Gemini –posso assicurarti che è tutto reale. Finirai per farci l’abitudine, suppongo. Se hai ancora l’intenzione di aiutarmi seguimi pure-

Quasi Sosthenes non si accorse che il Cavaliere si stava allontanando; teneva ancora gli occhi fissi sull’intero complesso, troppo stupito per ribattere.

Il Tempio di Athena, i Saints… quelle erano le storie che avevano accompagnato la sua infanzia. Adesso gli sembrava incredibile che tutto si fosse materializzato davanti ai suoi occhi: si sentiva come risucchiato indietro nel tempo fino ai tempi del mito, accanto a guerrieri valorosi e Dèi senza pietà. Lui cosa ci faceva immerso in quelle vicende di sangue?

Sebbene qualcosa gli dicesse che quello non era il suo posto si affrettò a seguire Saga su fino al terzo Tempio. L’interno era semibuio nonostante la luce del sole al di fuori, un’atmosfera pesante e carica di mistero aleggiava tra le mura di marmo, come se quelle pareti facessero uno sforzo enorme per non gridare di tutto il dolore e la morte a cui avevano assistito.

Sosthenes si sentiva in soggezione mentre percorreva il lungo corridoio centrale, e si sentì ancora più a disagio quando una nuova figura sbucò dall’ombra squadrandolo con ostilità.

Il nuovo arrivato era del tutto identico a Saga: esistevano solo alcune piccole, impercettibili differenze tra loro, che solo un occhio esperto avrebbe potuto cogliere; la più evidente in quel momento era l’espressione del viso: l’altro lo scrutava come un leone che ha appena fiutato un intruso nel proprio territorio.

Rivolse una breve occhiata al Cavaliere e incrociò le braccia appoggiando il peso su una colonna. Un sorriso sbieco gli distorse le labbra mentre continuava a fissare l’ospite con aria di superiorità.

-Bè, Saga… se proprio volevi portare in casa un randagio, avresti potuto scegliere un cane-

Quello era chiaramente l’unico benvenuto che Sosthenes avrebbe ricevuto da parte sua.

Saga degnò il gemello di una fugace occhiata di rimprovero –Il randagio potrebbe aiutarci, Kanon-

Il ragazzo si sentì perquisire dallo sguardo indagatore dell’uomo. Una scrollata di spalle fu la sua prima risposta –Già, lo vedo. Allora, ragazzo, svelaci un po’ di quest’oscura minaccia. Ne sai qualcosa, immagino-

Lui fece per rispondere, ma Saga gli si era già parato davanti –Smettila. È possibile che tu sia sempre così…-

Abbassò il capo senza terminare la frase. Sosthenes aveva intuito una nota di disperata rassegnazione nelle parole del Cavaliere. Gli fu subito chiaro che, qualunque cosa fosse successa tra i due, il loro rapporto non era dei migliori. Tutto l’opposto di lui e Arethas. Nel pensare al fratello gli si strinse lo stomaco in una nuova fitta di preoccupazione.

Solo dopo che si furono allontanati Saga gli rivolse una fugace occhiata colpevole.

-Perdonalo, Kanon è fatto così. I rapporti sociali non sono mai stati il suo forte. Temo che dovrai farci l’abitudine quanto prima-

In poche parole: avrebbe dovuto imparare a convivere con chi avrebbe preferito la compagnia di un cane alla sua.

Il Cavaliere non approfondì l’argomento, tuttavia Sosthenes ebbe come l’impressione che quell’uomo portasse dentro un gran peso, qualcosa che lo tormentava a proposito del fratello.

Attraversarono in silenzio le restanti Case prima di giungere nella sala in cui Athena li aspettava già: la giovane si alzò dal trono rialzato non appena i due fecero il loro ingresso nella stanza. Il suo viso tradiva una certa apprensione, non si aspettava buone notizie.

Sosthenes rimase in disparte mentre il Saint riferiva delle notizie apprese al villaggio: a quanto pareva altri ragazzi erano spariti, e nessuno aveva idea di dove trovarli. L’espressione della ragazza si fece ancora più grave, poi i suoi occhi azzurri si spostarono sull’ospite.

-Tu hai dunque promesso a Gemini di aiutarci a scoprire di più su queste sparizioni?-

Sotto quello sguardo si sentì subito sotto interrogatorio; nonostante quello si fece avanti.

-Farò tutto il possibile per esservi d’aiuto, potete starne certi-

Lei lo scrutò a lungo quasi volesse scrutargli dentro per scoprire le sue intenzioni –Potrebbe non essere semplice. Per quale motivo hai deciso di unirti alle ricerche?-

Sosthenes chinò per un attimo lo sguardo, subito dopo strinse i pugni con rinnovata determinazione –E’ per via di mio fratello. Lui è tra i ragazzi scomparsi. Ho promesso che l’avrei trovato e riportato a casa, a qualunque costo. Se posso fare qualcosa per aiutarvi a ritrovarlo non mi tiro indietro-

Tra la ragazza e il Cavaliere corse un breve sguardo d’intesa. La determinazione di quel nuovo arrivato gli sarebbe stata d’aiuto, tuttavia la questione non era semplice come poteva sembrare.

-Potrebbe celarsi qualcosa di oscuro dietro queste sparizioni- la giovane strinse le braccia al petto, il viso teso da una preoccupazione che non si era curata di nascondere –non possiamo sapere a cosa andremo incontro. Forse…-

Non terminò la frase. Sosthenes scrutò il Saint di Gemini: aveva dipinta in volto un’espressione pari a quella della dea; i muscoli gli si erano irrigiditi quasi fosse pronto a scattare contro un misterioso rivale.

-Temete qualcosa in particolare, Signora?-

Aveva preso la questione alla larga, facendo però intendere di volere una risposta ben precisa.

Lei sospirò, i suoi occhi vagarono alla ricerca di quelli di lui –Temo un avversario più potente di un semplice criminale. Se così fosse sai cosa potrebbe scatenarsi, Gemini-

Saga annuì appena, riflettendo sulla rivelazione appena appresa.

Dal canto suo, Sosthenes si stava rendendo conto che i due lo avevano tagliato fuori dalla conversazione come se stessero decidendo da soli se valesse la pena tenerlo con loro o meno. Non poteva perdere quell’occasione: se gli fosse stato negato l’aiuto di chi combatteva per la sua stessa causa cosa ne sarebbe stato di suo fratello?

-Se credete che si stia preparando una battaglia- prese parola approfittando del silenzio sceso nella sala –sappiate che non temo la guerra. Ho fatto un giuramento e intendo mantenerlo, che voi mi concediate il vostro appoggio o meno. Se proprio è una battaglia quella che dovremo affrontare allora preparatemi, non chiedo altro-

Athena e Saga lo scrutarono per un istante infinito.

-Essere allenato qui, al Grande Tempio? Ciò che richiediamo ai nostri allievi va oltre le capacità di un comune essere umano-

Il ragazzo strinse i pugni: era facile capire che non avrebbe demorso fin quando non avesse ottenuto ciò che voleva –Mettetemi alla prova. Se non sarò degno di ciò che cercate allora me ne andrò senza intralciare oltre le vostre ricerche. Ma datemi almeno una possibilità-

La ragazza fece per ribattere, ma un gesto del Cavaliere bloccò la sua protesta. Gemini lo squadrava come se avesse riconosciuto in lui qualcosa, come se lo ritenesse davvero degno di perseguire quella lotta al fianco dei guerrieri della dea vergine.

-Se è questo che vuole allora sta bene. Una possibilità: ti accetto come allievo, ragazzo, ti concedo una settimana per farmi vedere ciò di cui sei capace-

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Eccoci qua, finalmente entrano in scena Saga e l’amore fraterno di Kanon. Si vogliono tanto bene, non so se avete notato xD lo so, forse sono stata crudele a contrapporli a due gemelli che, invece, si amano profondamente. Questo li metterà parecchio in crisi.

Concentriamoci un po’ su Sosthenes: a differenza del fratello lui è senza dubbio più forte, ma cosa dite: riuscirà a sopravvivere all’addestramento del nostro Gemini? Lo scopriremo solo leggendo ;)

Vi ringrazio come sempre per seguirmi, adesso si aprono le scommesse su quale dei due gemelli avrà vita più dura.

Come riferimento temporale la storia si svolge nel solito ipotetico post Hades, tutti vivi, tutti felici (felici?), tutti a poter morire allegramente insieme di nuovo, insomma.

Bon, passo e chiudo,

alla prossima

Rory_Chan

 

  
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