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Autore: ToraStrife    01/03/2016    0 recensioni
[https://it.wikipedia.org/wiki/Turrican]
[Turrican]
Breve tributo a un classico. Bren Mcguire, guerriero spaziale nella sua lotta per salvare l'universo da The Machine.
Originariamente facente parte della raccolta incompiuta "Dimenticati, indimenticabili".
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tuta D'Assalto "Turrican".

Armatura d'assalto Turrican





Da qualche parte, in mezzo alle galassie siderali, in un lontano punto dell'universo.

Sulla superficie di  un pianeta morente senza nome, era possibile osservare  la desolazione di un paesaggio simile a  un deserto, pieno di canyon e burroni.

Tuttavia, in quel momento, la parola "deserto", non sembrava la più appropriata.

In mezzo a quei crepacci, infatti, a contrasto di un ambiente così solitario, vi erano segni di grande movimento: in lontananza, si potevano osservare i bagliori intermittenti e imprevedibili di una battaglia.

In realtà, avvicinandosi ad osservare meglio, più che una battaglia, forse era meglio definirla una impari lotta per la sopravvivenza.

La differenza delle forze che si fronteggiava era addirittura spietata: da una parte un intero esercito, dall'altra... un solo individuo.

Una figura antropomorfa stava saltando di roccia in roccia, braccato da un enorme stormo di volatili meccanici che lo assediavano senza tregua.

Quest'umanoide, illuminato dal tramonto di un sole lontano, rifletteva come uno specchio la calda e abbagliante luce di quella fredda stella, risaltando la lucentezza del metallo con in quale era rivestito.

Il contrasto del colore freddo dell'armatura, una corazza che lo ricopriva dall'elmo fino ai piedi, al pari dei cavalieri delle romanze medievali, con il colore caldo del sole, risaltavano il contrasto e di conseguenza la bellezza peculiare della scena.

Il solitario guerriero stava imbracciando un fucile adeguato all'aspetto futuristico e contemporaneamente classicheggiante dell'armatura.

Continuando i suoi balzi da una roccia e all'altra, il soldato stava cercando di mettere a segno qualche colpo contro lo stormo di inseguitori.

Dalla bocca del suo fucile uscivano raggi di plasma, che, una volta a segno, mietevano continuamente vittime tra gli uccelli, anche non abbastanza da riuscire ad attenuare gli attacchi da parte dell'intero stormo.

Il soldato provò a balzare su un lastrone più grosso degli altri, ma appena atterratovi su, la colonna di roccia si sbriciolò sotto il suo peso, e la superficie gli venne a mancare da sotto i piedi.

Il guerriero, senza esitare, tenendo stretto il suo fucile con il braccio destro, allungò quello sinistro, dal quale venne sparato un rampino attaccato a una corda metallica, che si andò ad aggrappare alla colonna di roccia più vicina.

L'umanoide così appeso al cavo, si dondolò avanti  e indietro, e infine sfruttò lo slancio per catapultarsi verso un ciglio di roccia solido che potesse permettere anche un lungo tratto a piedi.

Lo stormo di creature alate intanto non lo lasciava in pace.

L'umanoide cambiò la modalità del suo fucile, e la regolò su "Raggio congelante".

Successivamente puntò il fucile verso lo stormo, e premette il grilletto.

Dal fucile uscì un flusso continuo e ininterrotto di quello che sembrava un laser di natura congelante, e prese ad agitare il fucile,  come un mitra a raffica continua o un idrante puntato all'interno di un incendio, spostando avanti e indietro il raggio nel grosso dello stormo.

La tattica sembrò funzionare: molti volatili, congelati all'istante, si irrigidivano come pezzi di ghiaccio in aria, e cadevano giù dalle pareti della parete di roccia.

Ma il guerriero non ebbe in tempo a gioirne, che una nuova minaccia lo minacciava, questa volta via terra.

Si stava avvicinando inesorabilmente un piccolo esercito di droidi bipedi; fondamentalmente delle scatoline montate su due gambe come quelle lunghe delle cavallette:  per rendere meglio l'idea, potreste pensare all'ED-209 di Robocop o gli AT-ST  di guerre stellari; fortunatamente questi erano relativamente piccoli, che non superavano il metro di altezza.

Tuttavia, il loro nutrito numero non era da sottovalutare, ed inoltre, da dietro, il soldato era ancora braccato dagli uccelli robot.

Per la prima volta il soldato dimostrò di contenere qualcuno, dentro quella armatura, muovendo la bocca, l'unica parte del suo corpo non coperta da corazza, per dare un comando.

- Modalità Giroscopio. -

Il soldato si inginocchiò, e in quel momento accadde qualcosa di incredibile.

L'intera conformazione dell'armatura si piegò su se stessa e si accartocciò, e in meno di un secondo al posto del soldato vi era una una specie di ruota dentata, o girandola, che stava rotolando in direzione dell'esercito di bipedi.

La nuova forma permise al guerriero di distanziarsi dagli uccelli, e di passare agilmente in mezzo ai bipedi, in mezzo ai quali prese inoltre a depositare mine, continuando a farlo anche dopo aver oltrepassato la piccola armata.

I bipedi, fondamentalmente stupidi, si giravano in direzione del loro bersaglio, andando incontro a morte sicura con il campo minato improvvisato rilasciato dal "Giroscopio".

Lo stesso, intanto, continuava a rotolare e a distanziare i suoi inseguitori. Era finita finalmente. O almeno, era quello che il guerriero credeva.

Un gigantesco raggio laser, sparato da chissaddove,  si schiantò sul terreno, mancandolo di qualche metro.

L'impatto con la superficie, comunque, fu tale che la vibrazione fece sbalzare in aria il Giroscopio, che rimodificò la sua conformazione, prima di atterrare in piedi, quelli della sua precedente forma umanoide.

Il soldato si guardò intorno, per individuare la fonte di un colpo di tale potenza. Non ci volle molto ad individuarlo.

Davanti a lui si erigeva un grosso robot dalla forma umanoide, grosso quasi quanto un palazzo di due piani; per molti versi era simile a lui, solo in formato gigante.
Non poteva che essere stato lui, la causa di quel raggio laser: dopotutto, quel fucile gigante che teneva in mano, ancora fumante, non lasciava adito a dubbi.

- Davide contro Golia, eh? - Commentò ironicamente il soldato. Intanto il gigante si stava apprestando a un secondo, devastante colpo.

La bocca del piccolo soldato, tuttavia, mutò in un breve sorriso. Il Gigante sparò la seconda bordata. Un'enorme esplosione sbriciolò il terreno, e fece un cratere del posto dove prima vi stava il lillipuziano soldatino.
Di questi, tuttavia, nessuna traccia.

Poteva essere stato vaporizzato dall'esplosione.
Il gigante tuttavia non parve convinto da quella ipotesi, e passò in rassegna il paesaggio con i suoi sensori ottici, alla ricerca del bersaglio... o dei suoi resti.

Dopo una prima scansione negativa, il behemotiano mostro di ferro si accorse che la sua preda era più vicina di quanto pensasse.
Proprio lì, in piedi sopra la canna del suo mostruoso fucile.

Il soldatino sorrise. Proprio come Davide contro Golia, l'astuzia poteva più che la forza.  Mosse qualche passo per avvicinarsi alla testa di quella montagna di ferro, e pronunciò una sola parola.

- Nuke. -

Una enorme esplosione, come se una mini atomica fosse stata fatta esplodere, si levò dal corpo del piccolo guerriero, che tuttavia non pareva subirne gli effetti. Insieme a questa esplosione, sempre dall'armatura del soldato, due enormi barriere di luce azzurra si elevarono fino al cielo,  per poi allontanarsi, devastando tutto ciò che toccavano al proprio passaggio.

Dell'enorme Golia di ferro, coinvolto in quella micidiale esplosione, non rimasero alla fine che le gambe, ancora erette, immobili come due colonne di pietra.

Il guerriero, rimasto solo e vincitore dopo quel fatidico scontro, avvertì improvvisamente tutta la stanchezza accumulata, lasciò cadere il fucile per terra, si porse le mani sulla testa, e si tolse finalmente l'elmo.

Tutto sudato, si intravide finalmente una testa umana, in mezzo a tutti quegli strati di lamiera; un volto dai tratti relativamente giovani, dal mento pronunciato e, accarezzati dal vento che stava soffiando in quel momento, dei particolari capelli color ametista.

La battaglia era stata vinta; tuttavia, l'espressione dell'uomo non mostrò alcun segno che indicasse soddisfazione. Il motivo si spiegò quando pronunciò freddamente..

- Non è neanche su questo pianeta. -


In quest'epoca
 che per alcuni di voi
 potrebbe sembrare un futuro distante
la Galassia è un luogo di pace e libertà
Noi abbiamo prestato giuramento
di dedicare noi stessi e le nostre vite
per proteggere questo equilibrio
e debellare qualsiasi minaccia
 possa metterlo in pericolo.
Noi siamo la U.S.S. Freedom Forces
ed io ne sono l'attuale comandante.
Il mio nome è Bren Mc Guire
e questa è la mia storia.


Nello spazio siderale, l'astronave conosciuta come Avalon 1 stava solcando il cosmo.

L'equipaggio era stato convocato d'urgenza in sala sul ponte. Bren, a quel tempo, era uno dei tanti cadetti che si erano arruolati spinto da un ideale e tanti sogni.

La voce del Comandante spiegò una situazione immediatamente seria.

- Abbiamo ricevuto una richiesta di aiuto da parte del pianeta Katakis. Pare che un'orda di forze sconosciute abbia cominciato un'invasione su vasta scala. -

- Esattamente, quanto è grande l'entità dell'attacco? - si apprestò a domandare uno dei cadetti.

Il comandante fece un momento di pausa, e rispose.

- Stando a quanto ci hanno comunicato da Katakis, tutti e trentasei i pianeti di quel settore sono stati espugnati. Ipotesi convalidata dal fatto che abbiamo praticamente perso i contatti con tutti quanti. -

Un animato vociare si alzò tra le fila dei cadetti.

- E come mai  abbiamo ricevuto un messaggio da Katakis? -

- Katakis è il pianeta più esterno di quel settore. Può darsi che la sua posizione li abbia messi in condizione di poter lanciare l'S.O.S.  Come Nave Ammiraglia della USS Freedom Forces, abbiamo il dovere di raccogliere la richiesta di aiuto, ed andare in soccorso di Katakis. -

Altre obiezioni si levarono tra le fila dei cadetti.

- Comandante, ma se non sappiamo la portata dell'invasione, corriamo il rischio di trovarci in svantaggio numerico. -

- Ho già fatto richiesta ai pianeti limitrofi per mandare dei contingenti di supporto, ma prima di allora abbiamo il dovere di intervenire prima che sia troppo tardi. -

Fu la prima volta che, insieme ai suoi compagni, Bren indossò quel meraviglioso gioiello tecnologico come l'Armatura d'Assalto Turrican: a tutti gli effetti un piccolo esoscheletro che potenziava la muscolatura di chi la indossava, e ne garantiva un incremento di velocità e resistenza. Inoltre, era in grado di proteggerlo da granate o colpi d'arma da fuoco che avrebbero, in circostanze normali, sciolto come il burro anche un carro armato.


Tre squadre di Turrican furono fatte uscire con altrettante navicelle. Bren poteva vedere la maestosità della Avalon 1, mentre, con insieme il resto della squadra, si allontanava per la sua prima missione.
Senza immaginare, quel fatidico giorno, di come sarebbero andate le cose....

Fu la volta che conoscemmo
la vera potenza delle orde oscure
di quel gigantesco umanoide meccanico
che avremmo chiamato negli anni successivi
semplicemente come
"La Macchina".
Ricordo ancora
quando tra i rottami della mia navicella
io, unico sopravvissuto
risparmiato chissà per quali ragioni volute dal destino
fui testimone impotente
di qualcosa che cambiò per sempre la mia vita.
Ricordo ancora
quelle due navicelle inghiottite senza speranza da quel buco nero
e l'Avalon 1
quella immensa nave, vanto e orgoglio
delle USS Freedom Forces
al quale avevo scelto di dedicare la mia vita
distrutta in meno di due minuti
dal più spaventoso degli eserciti
nel quale percepivo la più assoluta malvagità
e ricordo ancora di più
la figura della "Macchina"
il cui sguardo gelido e spietato
mi aveva paralizzato dal terrore e dalla disperazione
prima che provvidenzialmente,
i sensi mi abbandonassero....



Passarono diversi anni.

Bren era ormai diventato il leader della USS Freedom Forces, ed aveva votato la sua esistenza a liberare il cosmo dalla minaccia de La Macchina e del suo infinito, viscido e spietato esercito.


- Comandante, abbiamo ricevuto una richiesta d'aiuto.  Una invasione sul pianeta Denaris da parte delle forze del "La Macchina"! -

- Rotta immediata su Denaris. Questa volta li annienteremo! -

E dicendo questo, Bren diede una lunga occhiata all'armatura, che lo stava chiamando per la prossima, difficilissima missione.

Per affrontare l'ultima sfida.

Per la libertà.


L'avventura, era appena cominciata...


  
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