Fanfic su attori > Youtubers
Segui la storia  |       
Autore: _mary_laura_    02/03/2016    0 recensioni
[Dolan Twins/Ethan Dolan/Grayson Dolan]
Cassandra non è abituata alle persone e forse non ci si abituerà mai. Crede che siano solo un ostacolo alla sua barriera, alla sua libertà. Eppure alcune persone le ama. Poche, ma importanti. Quando parte per Los Angeles, obbligata dal suo patrigno, sembra che il mondo le debba crollare addosso. Lontana dai suoi affetti, dalla sicurezza di un posto che considera casa. Cassandra però non sa che è a Los Angeles che troverà la serenità. E, soprattutto, la felicità. E scoprirà che le persone non sono male come sembrano, soprattutto se si tratta dei gemelli Dolan.
"-Lasciamelo portare, per favore. Sono più forte di quello che sembro.
Mormoro quando sento sua sorella salire le scale e il chiacchiericcio di Lily e Grayson sparire inghiottito dalle mura della casa.
Lui cerca di nuovo i miei occhi, probabilmente perché li ho spostati troppo verso le sue labbra carnose, e mi inchioda in quel mare castano.
-Questo l’ho capito dal primo momento in cui ti ho vista."
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2
Resto sveglia sino alle sei del mattino, seppure io abbia provato ad addormentarmi distendendomi vestita sul letto e chiudendo gli occhi, cercando di svuotare la mente. Ma non appena lo facevo appariva un volto nei miei pensieri. Non quello di Silvia, non quello di Federico. Quello di Ethan. Non so perché ma tutto ciò mi dà davvero fastidio. Eppure non dovrebbe. Che ha fatto di male? Assolutamente nulla, anzi, mi ha aiutata quando ieri sera avevo bisogno di parlare e di sfogarmi.
Nonostante ciò, mi sentivo salire il nervoso e, per non mettermi a urlare nel cuscino, ho deciso di svuotare le mie valigie.
Per fortuna questo lavoro, accompagnato in sottofondo dalla musica proveniente dalle mie cuffiette, mi ha distratto un bel po’. Per sfortuna, invece, ha impegnato meno tempo del previsto e nel giro di due ore avevo già appeso i miei abiti nella cabina armadio, posizionato le scarpe perfettamente allineate nel porta scarpe, sistemato i miei libri di scuola e il pc sulla scrivania e riempito lo scaffaletto del bagno con le mie cose.
Quando ho guardato l’orologio, però, erano solo le quattro e tre quarti e non avevo nemmeno un po’ di stanchezza addosso.
Perciò non ho resistito ed ho passato il resto del tempo messaggiando con la mia migliore amica, seduta sul tappeto azzurro ai piedi del mio letto. Le ho raccontato tutto, persino della mia chiacchierata con Ethan e della piacevole sensazione provata stretta tra le sue braccia.
Lei si è mostrata entusiasta e mi ha rassicurata tutto il tempo dicendo che questi tre mesi passeranno in fretta.
Lo spero proprio. Anche se i gemelli e la loro famiglia sono gentili e disponibili nei miei confronti, non è questo quello che desidero. Non voglio stare qua nemmeno un altro giorno, vorrei solo prendere il primo aereo per l’Italia e tornare alla mia vita.
Verso le sei però Silvia ha dovuto lasciarmi (in Italia erano le tre del pomeriggio) perché doveva iniziare il secondo turno all’ospedale come volontaria.
E’ nata per fare la pediatra, da sempre adora i bambini e nessuno ci sa fare con le cure mediche come lei. Mi ricordo ancora la prima volta che sono andata ad aiutarla e i bambini l’hanno vista varcare la porta del reparto di pediatria. I loro volti si sono illuminati e sembravano essersi dimenticati delle loro infermità e dei loro problemi. Poi si sono fiondati su di lei e le hanno abbracciato le gambe ridendo e dicendo che gli era mancata moltissimo. Giuro che quella volta non ho resistito a ridere spalancando la bocca per poi abbracciare ognuno di loro ed aiutarli a colorare i disegni di Halloween che gli avevamo preparato. Da allora sono andata a trovarli almeno una volta al mese. Quest’estate sentirò sicuramente la loro mancanza, i loro gridolini, le voci sottili e i capricci, ma Silvia mi ha promesso che mi collegherà con la webcam con loro, così potrò almeno vederli e parlare con loro.
Senza accorgermene mi sono trovata distesa sul tappeto cellulare ormai spento in una mano, mentre l’altra la tenevo sotto la guancia. Mi sentivo le palpebre incredibilmente pesanti ed ho ceduto al morso della stanchezza.
***
Avverto due mani che mi scrollano, poi una voce in lontananza che mi giunge ovattata e della quale non riesco a distinguere le parole. Improvvisamente il movimento brusco cessa e io ringrazio con un debole mugolio, ma subito dopo qualcuno mi accarezza una guancia, scostandomi i capelli dal viso.
-Silvia smettila…
Sussurro per poi girarmi dall’altra parte stiracchiandomi le braccia per poi strofinarmi i pugni sugli occhi ed accorgermi che non è decisamente Silvia quella che stava cercando di svegliarmi, ma Ethan. E che sono distesa sul pavimento. Vestita. In uno stato pietoso, coi capelli scompigliati e una manica della canottiera che mi è scesa sulla spalla lasciandomi mezza nuda. Avvampo di fronte allo sguardo pressante di Ethan ed indietreggio, col solo risultato di andare a sbattere contro il bordo del letto con la nuca e provocarmi una specie di trauma cranico. Mi porto una mano alla testa e lancio un gridolino per poi scoppiare a ridere pensando alla figura di merda che ho appena fatto. Alzo lo sguardo verso i gemelli e noto che anche loro stanno ridendo di brutto. Mi alzo in piedi strofinandomi il capo e solo allora riesco a dire :-Ahi. Al che scoppiamo ancora di più a ridere e non riusciamo a smettere per un bel po’ perché appena ci guardiamo ricominciamo. Alla fine devo tenermi la pancia per i crampi e mi devo asciugare le lacrime dagli occhi.
-Ragazzi mi farete morire se continuate così!
Esclamo per poi lasciarmi cadere sul letto e prorompere in uno sbadiglio poderoso con tanto di stiracchiatina.
I due fratelli mi si fanno vicini e si siedono uno alla mia destra e l’altro alla mia sinistra. Noto che sono entrambi già vestiti con tanto di vans e ciò mi fa nascere un dubbio.
-Aspettate, che ore sono?
Chiedo preoccupata guardando prima l’uno e poi l’altro con un’espressione allucinata in volto.
-E’ tardi sono le dieci del mattino tra poco e noi dobbiamo farti fare un bel giro, quindi vedi di sbrigarti a cambiarti e a raggiungerci giù.
Fa Ethan prendendomi le mani tra le sue e facendomi alzare per poi dirigermi verso il bagno.
Io apro la porta e resto un attimo appoggiata allo stipite guardando i gemelli. Riesco già a distinguerli di più, per esempio ho notato che Grayson ha un neo sul mento che Ethan non ha e che hanno la voce modulata in modo diverso.
-E poi Jake e suo fratello sono già passati tre volte per vedere se eri sveglia e li abbiamo dovuti ricacciare a casa visto che nostra madre non voleva destare la “Bella Addormentata”
Fa Grayson con un sorriso.
-Che poi tanto bella non è…
Mormoro tra me e me guadagnandomi un’occhiataccia dai gemelli. Odio quando le persone fanno così perché non sanno essere oggettive. Odio quando fanno complimenti esagerati ed apprezzamenti in generale poiché si basano sul loro rapporto con te e su come ti vedono personalmente. Non è vero che sono bella. Anche se i miei amici dicono che sono una delle ragazze più belle del nostro Paese so che non è così. Non dico nemmeno di essere brutta: so che non lo sono, sono in grado di riconoscere una ragazza non piacente. Direi di essere neutra, né bella, né brutta. Ci sono alcune cose del mio corpo che mi piacciono, come i miei occhi grigi e i capelli lunghi e mossi, ed altre che non sopporto, il naso leggermente a patata o le gambe sproporzionate a causa della mia anoressia, tanto che le cosce sono poco più grandi dei polpacci.
Perciò storgo un lato della bocca e cerco di non dare peso ai ragazzi.
-Comunque, chi sono Jake e suo fratello?
Domando curiosa appoggiando tutta la schiena allo stipite e voltando il viso verso di loro. Ethan si passa una mano tra i capelli e Grayson si morde leggermente il labbro sulla destra, come sono solita fare anche io.
-Bè, sono dei nostri quasi vicini di casa. Jake ha tre anni più di noi ed è uno dei miei più grandi amici.
Dice poi sorridendomi quest’ultimo. Mi sento felice per questo, vuol dire che hanno parlato di me a qualcuno e che forse non dovrò adottare la tecnica “fatti-invitare-alle-feste-e-fingi-di-essere-socievole” come mi ha suggerito Silvia.
-Ok. Non vedo l’ora di conoscerli; dieci minuti e sono da voi.
Rispondo in un fiato per poi chiudere la porta alle mie spalle a chiave ed iniziare a spogliarmi velocemente per fare la doccia più corta della mia vita. Zampetto dentro alla vasca ed apro l’acqua fredda per poi strofinarmi istericamente i capelli col mio shampoo al miele e togliere il sudore dal mio corpo. In meno di tre minuti sono avvolta in un accappatoio, con i peli d’oca sulla pancia e sulle braccia, cercando in preda al panico qualcosa che metterebbe una normale diciottenne. Mia madre mi ha minacciata con la frusta per le uova dicendomi che se solo avessi provato a portare un vestito da “ragazzina dark scostumata”, mi avrebbe infilato l’attrezzo da cucina io sapevo dove. In realtà non le ho dato molto peso, solo perché mi piace il nero non vuol dire che io sia dark ed avere una maglietta che non arrivi alle ginocchia non è un reato. Comunque mi ha dato cento euro da spendere in abiti che a suo parere erano adatti ad una persona della mia età; ma alla fine la valigia l’ho preparata io e di nero ce ne è a sufficienza.
Nonostante ciò opto per un paio di jeans grigi a vita alta ed una maglietta a maniche corte bianca col disegno del profilo di quella che credo essere New York, regalo in anticipo per il mio diciottesimo compleanno da parte di Rachele, una mia compagna di classe. Infilo saltellando le vans e acconcio i capelli umidi in una treccia che poi attorciglio sulla nuca creando una crocchia. Mi traccio una leggera linea di eyeliner per poi finire il lavoro con un po’ di mascara e di fard sulla mia pelle pallida. Cerco di scacciare la tensione correndo sul posto ed agitando le mani, poi mi sistemo un ciuffo ramato davanti a metà del viso ed esco dalla mia camera quasi correndo per poi piombare in cucina, dove Ethan, Grayson ed Ashley mi aspettano seduti al tavolo. Appena faccio il mio ingresso nella stanza la loro conversazione si spegne e mi guardano tutti perplessi.
-What’s up?
Chiedo prendendo posto sulla sedia accanto a loro sorella, davanti a Grayson.
-Credevamo ci mettessi molto, invece hai impiegato davvero solo una decina di minuti.
Mi spiega Ashley versando un po’ di succo d’arancia in un bicchiere che poi mi porge. La guardo riconoscente ed avvolgo le dita attorno ad esso.
-Sono una persona di parola.
Spiego con un piccolo sorriso, prendendo un biscotto da un piatto al centro del tavolo. Inizio a sgranocchiarlo mentre Grayson scivola sulla sedia ed accavalla le gambe ed Ethan appoggia un braccio allo schienale del fratello.
-Oggi abbiamo deciso di farti fare un po’ il giro del quartiere, presentandoti ai nostri amici. Staremo via tutta la giornata, se ti va, ed Ashley ci raggiungerà nel pomeriggio vicino al fiume visto che stamattina lei e la mamma avevano voglia di andare a fare compere.
Dice lui inarcando le sopracciglia e terminando0 la frase con un sorriso. Sposto il bicchiere e mi porto una mano allo stomaco, per attenuare la sensazione di pienezza; evidentemente gli spuntini delle due di notte non fanno per me.
-Questa sera invece c’è una piccola festa di fine anno per noi e ci chiedevamo se avessi piacere di accompagnarci.
Fa Grayson sporgendosi verso di me. Oh. No. No, no, no! Non voglio partecipare ad una festa studentesca, meno che mai di una scuola di Los Angeles della quale non faccio parte. Già le feste normali mi mandano in agitazione, figurarsi una dove non conosco nessuno e tutti parlano una lingua strana. Non se ne parla proprio.
-Ovvero Ethan si chiedeva se ti andasse di accompagnarlo, visto che non è stato in grado di trovare una ragazza disposta a passare una serata a ballare con lui.
Esclama Ashley, che nel frattempo si è alzata ed è sparita dalla cucina. Resto con la bocca aperta e gli occhi puntati dove prima c’era la sua figura. Nessuna ragazza intendeva essere la su accompagnatrice? Impossibile. Conoscendo le diciottenni (e le diciassettenni, e le sedicenni e le quindicenni) sono sicura che ce ne saranno state almeno una trentina in trepidante attesa di un suo invito. Perché ha detto di no a tutte? Non c’è nemmeno una ragazza che susciti il suo interesse?
-Probabilmente vi sarei solo d’intralcio, non voglio rovinarvi la serata…
Mormoro in preda al panico torcendomi le mani nervosamente. Noto lo sguardo di Ethan puntato su di me e mi ritrovo a fissare il suo volto supplicante. E’ incredibilmente bello anche solo con una maglietta grigia ed un cappello nero messo al contrario.
-Please, please, pleeeeease!
Dice giungendo le mani e facendo gli occhi da cucciolo. Improvvisamente mi ritornano in mente le scene di stanotte e le sue parole. Come faccio a dirgli di no?
-Ok, ma non aspettatevi chissà quale anima della festa da parte mia.
Faccio alzandomi e dirigendomi verso il lavabo con il mio bicchiere in mano. Mi pento già di averlo detto. Perché ho accettato? Sarà un completo disastro.
Appoggio il bicchiere sul ripiano di marmo e un millisecondo dopo due braccia muscolose mi circondano la vita e mi alzano da terra. Lancio un gridolino di protesta, ma più che altro sembra il verso di un animale agonizzante. Mi aggrappo con le mani a quei fasci di muscoli e vene.
-Grazie mille Cass! Giuro che non te ne pentirai, ci divertiremo un sacco!
Fa Ethan rimettendomi giù e girandomi verso di lui. Tutto il suo essere sembra spigionare una luce ed un’allegria travolgenti. Stringe forte le mie mani tra le sue, poi si china verso di me e mi lascia un leggero bacio sulla guancia. Nell’esatto istante in cui le sue labbra si appoggiano alla mia pelle vado in estasi e mi accorgo di star trattenendo il respiro.
-Vado un attimo a lavarmi i denti.
Faccio sottovoce sgattaiolando via dalla sua presa e precipitandomi su per le scale. Mi tasto il viso e noto di avere un sorriso che mi stravolge il volto in una smorfia e che le mie gote sono bollenti.
Colgo solo un ultimo stralcio di conversazione prima di sparire nel corridoio.
-L’ho spaventata?
Questo è Ethan, la voce bassa e roca.
-Forse, in fondo avere un mostro del genere così vicino non è un’esperienza da tutti i giorni.
Fa Grayson in risposta ridendo sommessamente.
-Siamo uguali idiota!
Esclama il fratello con una punta di ironia.
Non faccio a meno di ridere.
***
Il caldo che quasi mi soffoca è talmente afoso da farmi incollare le goccioline di umidità alle braccia e al collo. Cammino per la strada rovente tra i gemelli, in direzione della casa di Jake e di suo fratello. Non sono impaziente per nulla di incontrare mister “migliore amico di Grayson” né suo fratello, né la sua famiglia, né il suo gatto o il suo criceto e che ne so io. In realtà voglio solamente raggomitolarmi su me stessa e starmene in camera mia a controllare le liste dei voli per Venezia. Cerco di scacciarmi questi pensieri dalla mente e mi concentro solo sullo scegliere una canzone da canticchiare nella mia testa. Scavo nei miei ricordi e nella colonna sonora della mia vita e senza accorgermene sulle mie labbra si formano le parole di “Stitches” ma chiudo la bocca appena un istante prima di iniziare a cantare. Perché?! Perché proprio Stitches? Ma sì, dai, deprimiamoci pure visto che ne abbiamo bisogno! Tanto vale che inventi “L’inno al Suicidio” sarebbe proprio una cosa da me.
-Perché ho ‘sto temperamento demmerda?!
Sbotto infastidita, fermandomi in mezzo alla strada. Non mi accorgo di averlo detto ad alta voce e tanto più in italiano finchè non noto lo strano sguardo che mi lanciano i ragazzi. Dire che ho voglia di sparire è dire poco.
-Are you ok?
 Domanda Grayson appoggiandomi una mano sul braccio. Annuisco e mi passo una mano tra i capelli per poi riprendere a camminare.
-A me non sembra.
Fa Ethan avvicinandomisi leggermente e sfiorandomi la guancia col dorso della mano. Resisto all’impulso di scattare di lato per evitare il contatto con lui; in questi momenti divento incredibilmente irritabile e persino Silvia e Federico sanno di dovermi stare distanti.
-Davvero, me la sto solo prendendo con me stessa.
Mugugno guardandomi le scarpe e concentrandomi sul calciare un sassolino il più lontano possibile.
Ometto che sono in collera con me stessa per la mia tendenza pessimista.
-Allora dobbiamo tirarti su di morale.
Conclude Grayson sfregandosi le mani e sorridendomi di sbiego. Spalanco gli occhi in attesa del peggio. Non ho idea di cosa vogliano fare.
-Pronto Gray?
Chiede Ethan per poi abbassarsi e prendermi per una gamba mentre suo fratello fa lo stesso con l’altra. Mi ritrovo così seduta per metà sulla spalla di Ethan e per metà sulla spalla di Grayson. Mi copro il viso con le mani per non guardare giù. Ho troppa paura di cadere, il cuore va a mille anche se sento la presa forte dei gemelli sui miei polpacci.
-Mettetemi giù!
Imploro ridendo, per cui non risulto molto convincente. In realtà mi sto divertendo moltissimo, nessuno mi aveva mai portata così.
-Non ci pensiamo nemmeno!
Ribatte Grayson mentre Ethan inizia a cantare “Think” urlando:-Freedom!
La loro simpatia mi travolge e mi sento improvvisamente leggera, come se non fossi oppressa da tutto ciò che mi sta intorno. Come se fossi felice.
Arriviamo davanti ad una casetta bianca col tetto spiovente di colore rosso scuro, tendente al bordeaux, alla quale si accede tramite un vialetto di ghiaia. I ragazzi mi prendono per la vita e mi riportano con le gambe per terra, nel vero senso della parola. Poi Ethan avvolge un braccio attorno ai miei fianchi e Grayson mi passa il suo sulle spalle. Io non so che fare se non arrossire, il mio sport preferito, e diventare piccolissima in mezzo a loro, nonostante la mia altezza da me giudicata spropositata.
Non riusciamo nemmeno ad arrivare alla porta che questa si apre, e ne escono due ragazzi biondi, uno più bello dell’altro, sorridenti e dall’aria simpatica. Simpatica magari per gli altri, non per me. Mi divincolo dalla stretta dei gemelli e li guardo avvicinarsi a quelli che credo essere Jake e suo fratello. Grayson abbraccia il biondino più basso e noto che, seppure sia più piccolo di lui, lo supera di una decina di centimetri buona. Ethan invece batte il pugno all’altro e gli dà una pacca sulla spalla per poi indicarmi e sussurrargli qualcosa. Immediatamente dopo, si avvicinano a me tutti e quattro e senza accorgermene indietreggio fino ad arrivare al prato di erba tagliata corta. Mi fermo di colpo e mi accorgo di quanto abbia fatto la figura della scema. Mica vogliono mangiarmi! Almeno, lo spero. Il ragazzo più grande si schiarisce la gola e mi porge la mano. Noto che ha gli stessi capelli biondissimi del fratello, ma i tratti più dolci, quasi morbidi. In compenso ha un sorriso bello da far paura e gli occhi azzurri sono di una brillantezza incredibile.
-Ciao Cassandra, io sono Logan, Logan Paul.
Gli stringo la mano titubante, per poi accorgermi che ha pronunciato il mio nome correttamente. Alzo un sopracciglio e faccio un piccolo sorriso, alzando un lato della bocca. Wow. Non me lo aspettavo.
-Ciao Logan, tu devi essere Jake, vero?
Chiedo al ragazzo accanto a Grayson, porgendogli la mano appena stretta dal fratello.
Lui dà una gomitata al suo migliore amico che si tiene lo stomaco come se lo avesse ucciso.
Reprimo una risatina e mi concentro su Jake, che mi si avvicina ammiccante e mi stringe la mano per poi leccarsi le labbra in un modo che dovrebbe essere provocante ma che risulta solo ridicola.
-Vedo che avete già parlato di me a questa bella ragazza.
Dice poi mettendosi nuovamente a lato di Grayson senza smettere di guardarmi. So che sta scherzando, ma trovo comunque il suo sguardo troppo pressante, troppo simile a quello che Riccardo mi lanciava quando aveva bisogno di me, del mio corpo, ed io ero costretta a saziarlo. Abbasso gli occhi a terra e una stretta mi preme sul cuore, a ricordarmi di quei giorni tristi e confusi.
-Bè, più che altro mi hanno buttata giù dal letto per venire a conoscervi.
Mormoro rialzando un attimo gli occhi, senza però guardarlo, con una nota di tristezza impressa nella mia voce.
I ragazzi ridacchiano e si avviano verso la casa chiacchierando, tutti tranne Ethan, che resta accanto a me ed aspetta che gli altri siano entrati per parlarmi. Sto ancora fissando un’ auto parcheggiata al lato della strada, quando sento una sua mano sulla mia spalla e la sua voce vicino al mio orecchio.
-Perdonalo Cass, lui voleva solamente essere simpatico.
Sussurra ravviandomi una ciocca di capelli dietro un orecchio e prendendomi il volto tra due dita, sul mento, in modo da farmi voltare verso di lui. Non riesco a guardarlo negli occhi, quindi mi concentro sul suo naso, trattenendo il respiro.
-Se vuoi parlarne Cass…
Mormora lasciandomi il volto e prendendomi una mano sfiorandomi appena le dita.
-No, io non ho nessun..
Lo interrompo scuotendo la testa.
-Se vuoi parlarne, sono qui.
Riprende stringendomi la mano nella sua. Nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere. Ovviamente Federico e Silvia sanno tutto ciò che c’è da sapere, non c’era bisogno che mi dicessero che erano disposti ad ascoltarmi, ma sentirlo con le mie orecchie mi dà una sensazione stupenda, simile a quella provata ieri sera abbracciata a lui.
-Promettimi che te lo ricorderai.
Continua, il volto serio, ma al contempo dolce.
-Sì, te lo prometto.
Rispondo con un filo di voce, cercando cacciare indietro le lacrime di riconoscenza che volevano scorrere per le mie guance.
Con un sorriso Ethan mi prende di nuovo per la vita e mi accompagna dentro la casa dei fratelli. Noto subito che si sente la voce anche di una ragazza, giovane, circa della nostra età, che ride.
-Vieni, sono in salotto.
Dice lui accompagnandomi in una sala sulla sinistra della casa, con le pareti grigie e un caminetto bianco sulla parete di destra e delle poltrone beige disposte a cerchio. Su queste sono seduti Grayson accanto al quale c’è Jake, alla cui destra Logan porta sulle ginocchia una ragazza pallida e sorridente, con un caschetto di capelli ricci e castani ad incorniciarle il viso.
Ha gli occhi scurissimi e ride gettando indietro la testa e scuotendo i ricci.
-Oh, ciao Talhia, ci sei anche tu…
Constata Ethan con una punta di amarezza nella voce. Mi volto verso di lui e noto che ha il viso contratto in una smorfia come di disgusto. Perché ce l’ha con questa ragazza? Cosa gli ha fatto? Cerco di non darci peso, anche perché lei mi rivolge la parola.
-Sì, come puoi vedere. Ciao Cassandra, io sono Talhia, la ragazza di Logan.
Dice alzandosi dalle ginocchia del ragazzo, il suo ragazzo, e venendo verso di me con un sorriso da sgualdrina dipinto in volto. Okay, adesso posso capire perché dia fastidio ad Ethan, probabilmente ci avrà provato fino all’ estremo con lui. E’ abbastanza più bassa di me, ma ha il corpo flessuoso ed esile, cammina come un leopardo, quasi molleggiandosi sul piede che mette davanti all’altro. Sento la mano di Ethan serrarsi attorno alla mia vita e stringermi a sé. Faccio un sorrisetto che più falso non si può e le stringo la mano.
-Ciao Talhia, mi fa piacere conoscerti. Hai l’età di Logan?
Chiedo curiosa, cercando di sondare il terreno.
Lei sbuffa come se fosse la domanda più stupida che abbia mai sentito e si porta una ciocca dietro alla spalla.
-No, assolutamente, ho un anno meno di Jake.
Ah, una baby-squillo in pratica. Da come l’aveva detto sembrava che avesse sedici anni, mica venti! Quindi ha tre anni meno di Logan.
-Ah, sembrava…
Ribatto sedendomi sulla poltrona alla mia destra, mentre Ethan si accomoda accanto a Logan e Talhia si appollaia nuovamente sulle gambe del suo ragazzo.
-E tu, sei la ragazza di Ethan?
Domanda con tono civettuolo. Ma…cosa?! La droga fa male di mattina cara! E poi, come le viene in mente di domandarmi una cosa del genere?! Lo conosco da meno di un giorno, non sono mica una zoccola!
Sento Grayson ridere ed Ethan agitarsi al suo posto.
-NO!
Gridiamo quasi assieme, per poi guardarci con una faccia sconvolta a dir poco.
-No, come ti salta in mente?!
Chiede lui arrabbiato, stringendo i braccioli fino a far defluire il sangue dalle nocche.
-Calmino tesoro, ho avuto questa impressione dal momento che la abbracciavi e la guardavi come se volessi mangiartela!
Sbotta lei per poi avviarsi a grandi passi fuori dalla stanza. Questa poi!
Logan alza gli occhi al cielo, per poi seguirla urlandole di fermarsi.
Cerco di farmi il più piccola possibile nella poltrona e di inghiottire l’imbarazzo. Non so se sia colpa mia o colpa del suo rapporto non esattamente fantastico con Ethan, fatto sta che mi sento a disagio come una bambina colta a fare qualcosa di sbagliato. Alzo leggermente lo sguardo e vedo che Jake sta esultando silenziosamente, mentre Grayson si copre il viso con una mano e soffoca le sue risate.
-Tranquilla, fa sempre così, è un’oca come poche; si infastidisce per nulla ed è orgogliosissima. Aspettavo che facesse una scenata da un momento all’altro.
Mi spiega Jake sedendosi sulla poltrona del fratello. Ha un sorriso bellissimo e gli occhi luminosi, sembra quasi australiano. Tento di dargli ragione, di non sentirmi responsabile. Di assimilare il fatto che le puttane americane sono uguali a quelle italiane, cambia solo la lingua in cui si esprimono. Faccio un sorriso timido e rivolgo la mia attenzione ad Ethan, lo sguardo volto verso le grandi finestre sulla destra, le mani ancora serrate attorno ai braccioli, i muscoli tesi. Mi sporgo verso di lui e gli tocco una spalla, senza però volerlo veramente fare. Sembra quasi risvegliarsi da un sogno, il corpo gli si rilassa completamente, scuote leggermente la testa e si gira verso di me, regalandomi un sorriso. Quando incontro i suoi occhi vivaci sento come un peso che mi si toglie dal cuore.
-Ehi, scusa.
Sussurra imbarazzato mettendo una mano sopra alla mia, facendomela appoggiare su un bracciolo.
-Figurati, non è colpa tua.
Gli spiego facendo una piccola risata per poi guardare di nuovo Jake, che ha tirato fuori il cellulare e sta scrivendo come un forsennato. Quando finisce ripone l’I-Phone nella tasca dei pantaloni, poi si appoggia con i gomiti sulle ginocchia.
-Era Logan, ha deciso di andare a casa di Talhia per “consolarla”.
Fa mimando le virgolette. Ethan sbuffa spazientito e Grayson assume un’aria disgustata.
-Okay, visto che sai molto poco di noi, e noi sappiamo molto poco di te, ti va di fare un gioco per conoscerci meglio?
Chiede Jake alzando le sopracciglia e fissandomi con i suoi occhioni azzurri. Mi costringo a non avere paura di questi ragazzi, di fidarmi di loro, non ci riesco molto bene, sono stata ingannata tante volte. Eppure sento di potermi fidare di loro.
-Of course.
Rispondo sorridendo e togliendo lentamente la mia mano da sotto quella di Ethan, per poi intrecciarla con l’altra sul grembo.
-Va bene, allora, ognuno farà una domanda alla persona che vuole e quella dovrà necessariamente rispondere.
Mi spiega gesticolando.
-Inizia tu.
Conclude per poi sporgersi verso di me. Non ho idea di cosa chiedere, poi mi viene l’ispirazione.
-Grayson: chi è nato prima tra te ed Ethan?
Domando mordendomi il labbro.
-Uohh, questa brucia!
Esclama Jake mettendosi a ridere e battendo le mani. Ethan gonfia il petto e mi guarda ammiccando come uno scemo. Mi giro verso Grayson scuotendo la testa.
-Venti minuti, okay? Venti m-i-n-u-t-i! Non vent’anni!
Fa lui mettendosi una mano sulla faccia e sfoderando un sorriso a trentadue denti.
-Comunque sono più grande di te!
Si difende il fratello arrossendo leggermente.
-Vabbè, non vuol dire che tu debba essere anche più maturo!
Ribatte Grayson mettendosi a sedere sul bordo della sedia.
-Okay, okay, non mettetevi a litigare!
Mi intrometto accavallando le gambe e legandomi i capelli in una coda di cavallo.
-Hai ragione, scusaci…Il tuo colore preferito?
Chiede Ethan con gli occhi luccicanti.
-Il nero.
Butto fuori senza nemmeno pensarci, per poi avvampare di brutto.
-Perché?
Indaga, sporgendosi verso di me. Lo osservo per un istante, cercando di decidere se essere onesta oppure no. Scelgo la prima.
-Il nero raccoglie dentro di sé tutti i colori che servono a formarlo. Il nero attira il calore e poi lo cede. Puoi decidere di nasconderti nel nero o di spiccare sopra di esso; il nero è il colore della notte e del buio, il nero è il colore delle nubi che portano tempesta e quello dei fondali dell’oceano. Il nero può decidere di essere il nulla, di essere il vuoto o di essere infinito. Io mi ritrovo in tutto ciò, lo sento veramente mio.
Sputo tutto d’un fiato, per poi osservare i volti stupiti dei ragazzi che mi fissano.
-Wow.
Sussurra Grayson, spezzando quel silenzio irreale.
-E il tuo, Jake?
Il ragazzo sorride e una ciocca di capelli biondi gli scivola sul naso.
-Il rosso, mi ricorda il sole, il sangue e l’amore.
Mi spiega per poi tossire sull’ultima parola.
Ci lanciamo così in una fitta conversazione botta-risposta, grazie alla quale scopro che i gemelli sono nati il sedici dicembre, che a Grayson piace andare sullo skateboard mentre Ethan è piuttosto negato, ma è migliore nel basket e che, cosa sconvolgente, sono degli youtuber anche abbastanza famosi.
-Davvero?
Chiedo stupita, sgranando gli occhi… Non me lo aspettavo.
-Sì, facciamo video, la maggior parte comici, ogni martedì e giravamo anche dei vines, prima che chiudessero Vine. Magari questa settimana possiamo inventarci qualcosa con te.
Mi propone Ethan.
Da parte mia gli racconto dei miei migliori amici, della mia passione per la musica e i libri, del mio sogno di diventare scrittrice e dei racconti che pubblico su wattpad.
-Che tipi di storie scrivi?
Domanda Grayson, che si è seduto per terra davanti a me, incrociando le gambe e dondolandosi leggermente avanti e indietro mentre mi ascolta.
Io mi stringo nelle spalle e chiudo gli occhi per un attimo.
-Di tutto, perlopiù storie d’amore, piuttosto drammatiche, ma quasi sempre a lieto fine. Poi qualche poesia o un racconto o due di avventura. A volte anche fanfiction sui miei libri preferiti.
Spiego torcendomi le dita e girando nervosamente attorno all’indice l’anello d’argento che assomiglia ad una treccia che mia madre mi ha regalato tre anni fa.
-Ce ne farai leggere qualcuna?
Chiede Jake passandosi una mano sulla nuca.
Io rido coprendomi la bocca con una mano.
-Ovvio! Se riesci ad imparare l’italiano prima che me ne vada allora va bene!
Ribatto scuotendo leggermente la testa e tirando fuori il cellulare dalla tasca destra dei jeans per controllare l’orario.
L’una e mezza. A Venezia le dieci di sera. Mi mordo il labbro violentemente per non sentire nostalgia di casa.
-Credo sia ora di pranzo.
Afferma Ethan alzandosi, imitato subito da me.
Jake aiuta Grayson a tirarsi in piedi e lo abbraccia dandogli una pacca sulla spalla.
-Non vieni con noi?
Domando una volta che si sono staccati.
Il ragazzo scuote la testa, poi mi si avvicina e mi lascia un bacio sulla guancia, facendomi diventare rossa.
-Devo aiutare i miei coi lavori in giardino.
Spiega per poi passare un braccio attorno alle spalle di Ethan. Mi dispiace non poter trascorrere più tempo con lui, è simpatico per davvero e mi ha distratta da ciò che è successo con Talhia.
-Allora ci vediamo domani Jake.
Fa Grayson agitando una mano, mentre con l’altra mi prende per un polso e mi guida fuori. Una volta in giardino mi lascia ed io faccio un respiro profondo, socchiudendo le palpebre, cercando di assimilare tutto il calore del sole e di farlo entrare in circolo nelle mie vene. Quando apro gli occhi Ethan mi sorride e inizia ad incamminarsi lungo la strada.
-Vediamo di andare a mangiare qualcosa, vi va?
Fa poi, avvicinandosi a suo fratello e scompigliandogli i capelli.
***
ETHAN’S POV
Osservo la ragazza dai capelli rossi distesa accanto a me. Ha gli occhi chiusi e uno stelo d’erba tra le labbra. Le braccia sono abbandonate ai lati della testa e il petto si alza e si abbassa regolarmente. La maglietta che indossa lascia scoperto il ventre pallido e teso, tanto magro da far sembrare che le ossa debbano bucare la pelle bianca e fragile da un momento all’altro. Mi appoggio con un gomito a terra e una mano sulla testa, in modo da guardarla meglio. Il vento le accarezza il volto quasi piegato in un sorriso e fa danzare le foglie dell’albero alla cui ombra ci stiamo riposando. La luce che va e viene crea giochi di tenebre sul suo corpo snello. L’acqua del fiume vicino a noi scorre ignara di tutto come il tempo. Sospiro e alzo gli occhi su mio fratello, seduto poco più in là a parlare con un ragazzo che frequenta il nostro corso di storia. Ricordo quanto io abbia litigato con i miei per lo scambio culturale. Non volevo un estraneo in casa mia, meno che mai una ragazza. Ricordo quando ho visto la sua foto allegata all’ultima e-mail inviatoci. Ritraeva due ragazze al mare, una biondo cenere con un costume azzurro con le frange, che portava sulle spalle una rossa sorridente con un bikini nero. Nelle lettere diceva che si trattava della rossa. Ho consumato quella foto con gli occhi finchè la sua immagine non mi era apparsa in sogno. Non era di una bellezza travolgente, che ti lasciava senza fiato; ma di una bellezza fatta di tanti piccoli dettagli… La curva leggera delle spalle, gli occhi vigili e chiari, la vita sottile, il sorriso appena pronunciato. Ricordo l’impazienza di vederla dal vivo all’aeroporto e la prima volta che i miei occhi scuri si erano posati su quella ragazza alta quasi come me, circondata da valigie, che mi fissava stranita. Ricordo di aver pensato di essere fottuto. Ricordo che quando ha iniziato a cantare ho pensato :”No, ORA sono fottuto”. Ricordo il pomeriggio e la notte passati a parlare con Gray di lei. Ricordo i suoi passi insicuri per le scale e l’indecisione tra scendere a parlarle o no. Ricordo la sensazione piacevole provata nello scoprire la sua essenza. Ricordo la bramosia provata tra le sue braccia di qualcosa di più e ancora, ancora. Ricordo il sorriso formatosi sulle mie labbra allo scoprirla addormentata ai piedi del letto, il cellulare abbandonato accanto a lei, i capelli raccolti a casaccio che ricadevano sulla fronte e sulle spalle a ciocche disordinate, la mano tenuta sotto la guancia, le labbra socchiuse, la manica della maglietta caduta e scoprire la spalla destra, le gambe raggomitolate vicino al corpo. Ricordo la decisione presa all’ultimo secondo di andare al ballo con lei. E ricordo Talhia, la rabbia, la frustrazione, l’insofferenza nei confronti della mia ex. E siamo solo ad oggi. Ricado con la testa nell’erba fresca, coprendomi il volto con un braccio. Non so quanto rimango così, in balia dei miei pensieri, ma è la sua voce a riportarmi alla realtà.
-Hey.
Sussurra a pochi centimetri dal mio orecchio. Mi volto di scatto verso di lei e spalanco gli occhi, per poi incontrare i suoi grigio-azzurri. Bellissimi.
-Hey.
Le alito in risposta. Lei fa un piccolo sorriso, creando due piccole fossette sul mento. In tutto questo tempo l’ho vista sorridere davvero solo una volta. Ed era parsa ancora più bella. Coi raggi della luna che le facevano risplendere la pelle tanto da farla sembrare un personaggio mitico, delle storie che mi piacevano da bambino, popolate da ninfe ed eroi.
-Stavi dormendo?
Domanda portandosi i capelli dietro l’orecchio.
Scuoto la testa e poi appoggio la mano nello spazio tra noi.
-No, tu?
Lei annuisce ed alza un attimo gli occhi al cielo per poi ripuntarli nei miei.
-Sei sicuro per stasera?
Chiede, la voce ancora insicura e intrisa dell’accento tipico italiano.
-Certamente, nessun ripensamento.
Rispondo grattandomi nervosamente la nuca. Voglio davvero portarla con me, far vedere alle troiette che mi vengono dietro quanto davvero contino per me. E poi, diciamocelo, voglio passare tutta la sera con lei.
-Okay.
Mormora per poi avvicinarsi ancora di più al mio viso. Sento le guance andare a fuoco e trattengo il respiro. I nostri nasi quasi si toccano.
-Posso farti una domanda?
Sussurra timida, abbassando lo sguardo.
-C-certo.
Rispondo, stupito della mia stessa voce, troppo roca rispetto alla normalità. Dio, impara a controllarti Ethan.
La vedo fare un respiro profondo, chiudere gli occhi e poi aprirli.
-Davvero mi guardavi come mi volessi mangiare?
Chiede per poi arrossire di botto. Cosa ?! Davvero doveva chiedermi questo? Devo avere una faccia veramente strana, perché lei si allontana e si mette seduta a gambe incrociate, abbassando la testa e coprendo il volto con i capelli.
-Scusa, scusa sono una stupida, non darci peso.
Dice senza nemmeno riprendere fiato.
Io mi avvicino a lei, poi le scosto i capelli e le do un bacio sulla guancia. Quando le mie labbra incontrano la sua pelle, una scossa attraversa il mio corpo ed esso si ricopre di pelle d’oca.
-Tranquilla. Non ho idea di come ti guardassi, ma Talhia è solo gelosa.
Rispondo in tutta sincerità. La sento sbuffare.
-Gelosa di me?
Domanda sarcastica, strappando un filo d’erba.
Le prendo il volto con due dita e cerco i suoi occhi.
-Non tutte le ragazze sono capaci di nascondere l’invidia nei confronti di un’italiana tanto bella.
Sussurro.
E, finalmente, sorride davvero.

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Youtubers / Vai alla pagina dell'autore: _mary_laura_