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Autore: AndreaBrivio17    04/03/2016    0 recensioni
"Ogni mattina, andando al lavoro, incontravo un uomo in stazione. [...] Lì a suonare, tutto il giorno."
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Storie improbabili di amori incredibili'
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Ogni mattina, andando al lavoro, incontravo un uomo in stazione. Un uomo anziano, vestito in modo trasandato, dall'aspetto trascurato, probabilmente un vagabondo; quello che molte persone definirebbero un "barbone". Lo vedevo lì seduto su uno sgabello posizionato davanti al muro del sottopassaggio, proprio in mezzo tra le scale che portano al binario 7 e le macchinette per fare i biglietti; lì a suonare il suo violino, anch'esso un po' trasandato ma con un bel suono. Lì a suonare, tutto il giorno.

Io l'ho sempre stimato perché la sua musica rallegrava le mie giornate: il suono del suo violino faceva volare via le mie preoccupazioni sostituendole con una dolce melodia. Quell'uomo era anche molto gentile: ogni volta che gli davo qualche spicciolo lui mi ringraziava e ricambiava con un sorriso.

Ogni tanto, quando passavo di lì, usavo il mio smartphone per cercare la canzone che stava suonando e me la segnavo tra gli appunti.
Un giorno, poco prima di Natale, dovevo stare in ufficio solo mezza giornata così, dopo pranzo, andai in stazione. Lui era lì, al suo solito posto a suonare le sue solite canzoni con indosso un cappello da babbo natale (che risaltava in mezzo al marrone e al grigio del quale era vestito). Quel giorno mi misi accanto a lui, tirai fuori dalla mia valigia il mio vecchio flauto traverso e iniziai ad accompagnare le sue sinfonie (ho dovuto ricominciare ad esercitarmi per poter riuscire a fare qualcosa di un minimo decente). A fine giornata quell'uomo aveva guadagnato più del solito, ma soprattutto un sacco di persone si erano fermate, staccandosi dalla frenesia della loro vita, per ascoltare ed apprezzare un po' della nostra musica.

Iniziarono poi le vacanze natalizie e, quando il 7 Gennaio tornai alla mia vita da pendolare, lui non c'era più. Quella sera lessi sul giornale cittadino che era morto.

L'indomani l'ufficio era chiuso, così decisi di dare il mio omaggio al povero violinista. Mi recai al suo solito posto, con una rosa bianca in mano ed il flauto in valigia. arrivato lì vidi una donna con un cappotto rosso che appoggiava al muro una rosa rossa. Io mi accostai a lei, posai lì a fianco la mia rosa bianca e tirai fuori dalla valigia il mio flauto. Lei aveva con sé un violino, lo tirò fuori dalla custodia e cominciammo a suonare le melodie che era solito suonare lui. Erano le 13 quando, dopo il trambusto dei pendolari del 12:56, finimmo una melodia di Scarlatti e lei abbassò la testa, con lo sguardo triste e disse: "Era la mia preferita". Io mi avvicinai a lei e le dissi: "Non fare così, lui non vorrebbe". La consolai e la invitai a pranzo.

È per questo che ora, quando vedo un musicista di strada gli do sempre qualcosa, perché è grazie a quel violinista che ho conosciuto la donna della mia vita.
 
   
 
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