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Autore: DarkSide_of_Gemini    06/03/2016    4 recensioni
Dal testo: "E tu? Tu ci vivi, nel buio. Non è la tua protezione?-
-Ci ho vissuto a lungo- fu la risposta dell’uomo. Si ritrasse di scatto dal vetro come a rifuggire dalla luce argentea della luna –ci ho vissuto a lungo… no, non è una protezione, ragazzo, men che mai una via di scampo. Può sembrarlo all’inizio, può sembrare il nascondiglio perfetto. Ma a lungo andare t’incatena, ti rende un tutt’uno con esso. Il buio non è nulla: è vuoto, è mancanza di tutto. E’ niente, e niente diventerai anche tu-
-Il buio è comunque più innocuo di ciò che c’è al suo esterno- rifletté il ragazzo –il buio non ti ferisce. Le persone sì. Il buio non ti maltratta, non ti giudica. La gente sì. Nel buio puoi riposare, nasconderti ai loro occhi fin quando non sarai pronto per una nuova battaglia. Il buio ti distrugge solo se gli permetti di farlo-"
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hai paura del buio?

 

Thomas trovava che il buio avesse un che di confortante. Gli piaceva quando poteva infine spegnere la luce e restare lì, in quell’oscurità che pareva quasi creare un vuoto infinito, quell’oscurità che inghiottiva i confini della pareti della sua camera facendogli quasi credere di trovarsi in un luogo in cui lo spazio non esisteva. Quell’idea gli donava in qualche modo conforto. E pensava a come sarebbe stato trovarsi effettivamente lì dove non c’era null’altro che il buio, lì dove non esisteva niente e nessuno, dove nessuno ti scherniva e nulla poteva ferirti. Come sarebbe stato trovarsi lì dove non esisteva altra presenza se non la tua, e dove non c’era altro se non un’infinita oscurità attorno a te? Come sarebbe stato essere l’unico padrone di quel mondo inabitato?

-Non è poi così sensazionale, credimi-

Quella voce lo fece sussultare. Sbarrò gli occhi strizzando poi le palpebre: la scarsa luce della luna che filtrava dalla finestra non era sufficiente a illuminare l’interno della stanza, tuttavia il ragazzino riuscì perfettamente a distinguere una sagoma appoggiata alla scrivania di fronte al letto. Era nera, più nera delle ombre della camera, nera come una notte senza luna. Che scherzo era mai quello?

Il tono di quell’affermazione Tom non avrebbe saputo decifrarlo. Era stato ironico, sì, ma c’era stato qualcosa in più. Disprezzo, amarezza. Qualcosa come una rabbia mai del tutto placata, un rancore antico che consumava un animo ormai stracciato da tempo immemore.

Era un sogno, quello? Come poteva qualcuno trovarsi nella sua stanza?

Quell’ombra scivolò silenziosa in avanti.

-Dimmi, ragazzo- allargò le braccia quasi a voler abbracciare il buio tutt’intorno –trovi davvero che vivere nell’oscurità possa definirsi divertente?-

-Io non…-

Tom si era sollevato sui gomiti, ora squadrava sorpreso la figura di fronte a sé. Era un uomo, sì, ma non un uomo comune. Vestiva di una tunica nera che pareva formata da filamenti di evanescente nebbia nera, era pallido, e l’unica nota viva di colore sul suo viso era lo scintillare malevolo di due occhi d’oro puro.

Le labbra sottili dello spirito si piegarono in un ghigno sbieco. Inspirò a fondo come se sentisse un profumo a lui particolarmente gradito.

-Paura…-

-Non ho paura-

La sua voce risuonò ridicola alle sue stesse orecchie. Non aveva mentito, tuttavia: era vero: non aveva paura. Era più che altro incuriosito da quello strano essere comparso dal nulla proprio nella sua camera.

-Sognavi l’oscurità- gli disse l’uomo. Lo guardava dall’alto in basso, in viso dipinto un vivo disprezzo –perché?-

Era strano che non lo capisse, si ritrovò a pensare Thomas. Per lui era evidente: trovava nel buio una scappatoia, un luogo in cui nessun’altro avrebbe potuto raggiungerlo. Tutti avevano paura del buio, tutti lo evitavano. Il buio prendeva le forme di ciò che più terrorizzava la gente, per cui tutti lo aborrivano; per Tom era diverso: lui aveva paura del mondo esterno, e si rifugiava lì dove tutti temevano. Solo lì trovava conforto.

-Il buio- rispose senza guardare l’uomo in viso –mi dà conforto-

Per un attimo non successe nulla, tanto che il ragazzino sollevò lo sguardo credendo che la figura d’ombra fosse semplicemente sparita. Invece se la ritrovò ancora accanto, troneggiante su di lui. Lo guardava come per capire se stesse scherzando o meno. Infine le spalle gli sussultarono con violenza crescente fino a quando una risata sfottente non risuonò per le pareti della camera.

-Il buio ti dà conforto!- ripeté lo spirito con aria di scherno –Mai sentita un’idiozia simile! Tu non sai com’è vivere nell’ombra. Credimi, ragazzo: impazziresti dopo un solo giorno-

-Perché?- chiese di rimando lui –Tu lo sai, forse?-

Qualcosa gli diceva che non avrebbe dovuto fare quella domanda, e l’occhiata infastidita che ricevette in risposta confermò quel suo timore.

-Sì, io lo so- l’uomo si spostò verso la finestra, annuendo malinconico. Per un attimo parve rivolgere una smorfia ai raggi della luna –io lo so. Io ho sempre vissuto nell’oscurità. Ma tu-

Si era voltato con uno scatto fulmineo. Negli occhi gli balenava inquieta una luce di sdegno, quasi trovasse impossibile che qualcuno avesse detto di voler condurre un’intera esistenza nell’ombra. Quel ragazzino non sapeva ciò che diceva – era questo il messaggio in quelle pozze d’oro tanto inquiete.

-Tu, che motivo hai di voler vivere nel buio? Mai desiderio è stato tanto fuori luogo-

Tom non rispose subito. Era indeciso se confidare a quella creatura il suo segreto. D’altra parte non aveva nessun’altro a cui poterlo svelare, nessun’altro con cui poter parlare. Infine si sistemò a sedere e rispose fissandosi le ginocchia.

-Nel buio nessuno può ferirti. Sei al sicuro da tutto e da tutti. Nessuno si arrischia a cercarti nel buio, e le parole di scherno non ti raggiungono. È come un mondo tutto tuo, dove nulla può scalfirti, dove puoi essere invisibile per tutto il tempo che vuoi. Nessuno mi ha mai dato fastidio nel buio. Nessuno è mai venuto a rinfacciarmi il mio essere un debole, o a chiedermi cosa mai avessi fatto di tanto orribile a mio padre per farlo andare via di casa. Nessuno è mai venuto a cercarmi per parlare di quale lavoro fa mia madre per tirare avanti. Anche a scuola ci sono posti bui, e lì non mi segue mai nessuno. Lì posso nascondermi da tutti, quella è la mia difesa. E tu? Tu ci vivi, nel buio. Non è la tua protezione?-

-Ci ho vissuto a lungo- fu la risposta dell’uomo. Si ritrasse di scatto dal vetro come a rifuggire dalla luce argentea della luna –ci ho vissuto a lungo… no, non è una protezione, ragazzo, men che mai una via di scampo. Può sembrarlo all’inizio, può sembrare il nascondiglio perfetto. Ma a lungo andare t’incatena, ti rende un tutt’uno con esso. Il buio non è nulla: è vuoto, è mancanza di tutto. E’ niente, e niente diventerai anche tu-

-Il buio è comunque più innocuo di ciò che c’è al suo esterno- rifletté il ragazzo –il buio non ti ferisce. Le persone sì. Il buio non ti maltratta, non ti giudica. La gente sì. Nel buio puoi riposare, nasconderti ai loro occhi fin quando non sarai pronto per una nuova battaglia. Il buio ti distrugge solo se gli permetti di farlo-

Uno verso di disprezzo fu l’unica risposta a quelle parole. L’uomo aveva distolto lo sguardo con un gesto brusco, ora si fissava le mani, le lunghe dita del colore della cenere quasi volesse leggere tra le linee della mano una risposta alle affermazioni del ragazzino. Non aveva mai considerato quel punto di vista. Per lui il buio era l’assenza, l’infinito baratro della dimenticanza dalla quale nessuno poteva sfuggire una volta al suo interno. Per lui il buio significava essere invisibile, dimenticato per sempre. Eppure, per quanto gli fosse duro ammetterlo, quello stesso buio che gli causava tanto sconforto era sempre stato il suo regno. Era di quello che si nutriva: le angosce, la continua paura di ciò che si celava dietro quell’oscurità, le paura più recondite dell’animo umano che prendono vita solo in quel buio erano sempre state le sue sole compagne di vita. Loro gli avevano raccontato svariate storie d’orrore, gli avevano rivelato i punti deboli delle persone più disparate, e con esse il suo potere si era rafforzato. Per quanto gli costasse ammetterlo, per quanto quella realtà fosse dura da accettare, lui e quel buio, lui e quelle paure erano un’unica realtà indivisibile: non potevano esistere separati l’uno dalle altre.

Qualcosa gli incurvò le labbra, qualcosa di diverso dalla smorfia sbieca di poco prima: questa volta sembrava quasi simile a un sorriso, quello apparso sul suo volto affilato.

-Il buio può ferirti più di quanto credi-

Quelle parole non erano altro se non un sussurro impercettibile. La luce della luna e l’oscurità d’inchiostro della notte sembravano contendersi la sua figura facendo del suo viso un gioco di luci e ombre in perenne mutamento.

-Lo imparerai, ragazzo, sarò io ad insegnartelo. E ora rispondimi: hai paura del buio?-

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Ehehebuh! Per la serie “a volte ritornano”, sono passata di nuovo a tormentare un po’ Pitch. Casomai pensasse che lo avevo dimenticato xD

Chiedo venia, quando mi vengono queste idee non posso resistere, tra l’altro mi viene abbastanza facile immaginare gli incontri più disparati tra l’Uomo Nero e il ragazzino/la ragazzina sfigato/a di turno, per cui… abbiate pietà.

Grazie a chiunque vorrà leggere e lasciare un parere, adesso credo sia meglio dileguarmi: vedo in lontananza Pitch aggirarsi minaccioso con la sua falce <_< in caso: voi non mi avete vista!

Alla prossima, gente ;)

Kisses,

Rory_Chan

 

  
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