06/03/2016
6 recensioniUN TEMPO L'ARIA SAPEVA
DI ZUCCHERO E FIORI
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Un tempo l'aria sapeva di zucchero e fiori. Il cielo era più azzurro, e i tenui raggi del sole parevano essere più caldi.
Un tempo i prati erano smeraldini, e le acque dei laghi specchi in cui guardare il proprio riflesso. La neve era candida, gelida e rimaneva pacifica e immobile.
Un tempo un ragazzo guardava quel mondo pulito, chiedendosi se non fosse lui l'unica impurità di tutta quella bellezza.
Quel ragazzo aveva capelli di neve e occhi di rubino, mani curiose che esploravano il mondo. Aveva un cuore ferito, e un sorriso da clown sul volto.
Possedeva una risata per ogni cosa, una battuta sempre pronta da dietro le labbra pallide e un consiglio saggio da donare a chi sapeva coglierlo.
Tra le magre e lunghe dita aveva tenuto una spada, aveva tenuto caramelle dolci, e ora lo zucchero pareva cancellare le chiazze di sangue di innocenti.
Quel ragazzo credeva di essere solo al mondo. E credeva di poter agire senza alcun aiuto.
Credeva che solo così sarebbe riuscito a salvare quelle poche persone che accettava davvero.
Un tempo c'era un fiero cavaliere solitario. Era solo un ragazzo, con ancora tracce di infantili lacrime sulle guance e il latte di una madre sconosciuta in gola.
Quel ragazzo con i capelli di neve e gli occhi di rubino non voleva essere un eroe.
Non era mai stato un eroe.
Lui era un fiore, uno splendido fiore di ciliegio, che mostra la sua bellezza e la sua forza in primavera, per appassire in inverno.
E come quel fiore di ciliegio, al termine della sua primavera, il ragazzo sfiorì.
Cadde dal suo ramo, e giacque al suolo, nessuna vita negli occhi curiosi, ma ancora lacrime e sorrisi impressi sul volto.
Non emise rumore, non urlò.
Se ne andò, continuando il suo viaggio, lontano da coloro che lo avevano amato e che avrebbero pianto per lui, e ricordato ogni cosa di lui.
Un tempo, quando il mondo era pulito e puro, c'era un ragazzo fatto di neve, zucchero e sangue.
Era un cavaliere, un giovane ridente e lacrimante al tempo stesso. Portava una spada di luce al fianco, senza scudi con sé.
Credeva di essere solo, anche se così non era.
Appassì come un fiore di ciliegio, partendo, con ricordi vividi, nomi preziosi e fugaci sogni come solo bagaglio.
Perché altro non serviva, a quel ragazzo.
Aveva due nomi, lui, ma solo uno sarebbe rimasto.
E ora il suo corpo riposa, sotto un cielo grigio, in un mondo spezzato.
Un tempo un ragazzo guardava quel mondo pulito, chiedendosi se non fosse lui l'unica impurità di tutta quella bellezza.
Quel ragazzo aveva capelli di neve e occhi di rubino, mani curiose che esploravano il mondo. Aveva un cuore ferito, e un sorriso da clown sul volto.
Possedeva una risata per ogni cosa, una battuta sempre pronta da dietro le labbra pallide e un consiglio saggio da donare a chi sapeva coglierlo.
Tra le magre e lunghe dita aveva tenuto una spada, aveva tenuto caramelle dolci, e ora lo zucchero pareva cancellare le chiazze di sangue di innocenti.
Quel ragazzo credeva di essere solo al mondo. E credeva di poter agire senza alcun aiuto.
Credeva che solo così sarebbe riuscito a salvare quelle poche persone che accettava davvero.
Un tempo c'era un fiero cavaliere solitario. Era solo un ragazzo, con ancora tracce di infantili lacrime sulle guance e il latte di una madre sconosciuta in gola.
Quel ragazzo con i capelli di neve e gli occhi di rubino non voleva essere un eroe.
Non era mai stato un eroe.
Lui era un fiore, uno splendido fiore di ciliegio, che mostra la sua bellezza e la sua forza in primavera, per appassire in inverno.
E come quel fiore di ciliegio, al termine della sua primavera, il ragazzo sfiorì.
Cadde dal suo ramo, e giacque al suolo, nessuna vita negli occhi curiosi, ma ancora lacrime e sorrisi impressi sul volto.
Non emise rumore, non urlò.
Se ne andò, continuando il suo viaggio, lontano da coloro che lo avevano amato e che avrebbero pianto per lui, e ricordato ogni cosa di lui.
Un tempo, quando il mondo era pulito e puro, c'era un ragazzo fatto di neve, zucchero e sangue.
Era un cavaliere, un giovane ridente e lacrimante al tempo stesso. Portava una spada di luce al fianco, senza scudi con sé.
Credeva di essere solo, anche se così non era.
Appassì come un fiore di ciliegio, partendo, con ricordi vividi, nomi preziosi e fugaci sogni come solo bagaglio.
Perché altro non serviva, a quel ragazzo.
Aveva due nomi, lui, ma solo uno sarebbe rimasto.
E ora il suo corpo riposa, sotto un cielo grigio, in un mondo spezzato.