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Autore: __roje    07/03/2016    5 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Ryu è un ragazzo di appena sedici anni praticamente invisibile al mondo intero, ma che un bel giorno si trova a fare la conoscenza del ragazzo più ammirato e desiderato della sua scuola, Hara. Solo che quell'incontro darà il via a tutta una serie di episodi tutt'altro che piacevoli per il nostro protagonista. Infatti finirà con lo scoprire che proprio Hara nasconde un carattere davvero particolare e schivo sulla propria vita privata, e spetterà proprio a Ryu scoprire il perchè del suo atteggiamento. Con determinazione e amore Ryu dovrà passo dopo passo arrivare al cuore di una persona che non sa che significa amare, e dovrà combattere contro i suoi demoni.
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Buona sera! Ieri ero particolarmente in vena e ho scritto fino al capitolo 31, finalmente sono anche riuscita a scrivere del flashback di Hara e spero vivamente possa rispondere a molti dei suoi comportamenti. C'è poco da fare, immaginavo quel capitolo da quando la storia è nata e continuo ad essere innamorata del suo personaggio. Al posto di Ryu nemmeno io lascerei perdere un tipo del genere.
Ma parliamo del capitolo di oggi. Vediamo appunto che Hara sembra essere tornato sui suoi passi, assumendo un comportamento che non è proprio da lui ma c'è una ragione dietro tutto ciò? Ce lo chiediamo tutti penso, e specialmente Ryu che deve averci a che fare.
Volevo anche lasciarvi con una canzone che guarda caso andando a leggere la traduzione praticamente descrive uno dei due protagonisti, è assurdo! Vediamo chi indovina... :o CLICK! --->TANTO SPOILER AHAHAH



CAPITOLO XXIX

Ero in infermeria e mi chiedevo perché.
Soprattutto perché lui, Hara, mi avesse portato in quel posto. Lo osservavo mentre trafficava nei vari cassetti senza dire una parola.
Meno male che non dovevo più averci a che fare, più cercavo di farne a meno e più appariva come un fantasma ovunque mi trovassi. Anche se il suo intervento mi aveva evitato un pugno in faccia.
“Dammi la mano.” Tornò da me armato di ghiaccio secco e di bende. Sussultai nel trovarmelo così vicino di punto in bianco, e quando vidi quella roba finalmente capii, volevo medicarmi la mano.
Gliela porsi e quando la sfiorò appena, sentii il cuore agitarsi all’improvviso. Era assurdo come un piccolo contatto del genere potesse farmi venire il batticuore. Ero stupido? Poggiò il ghiaccio sulle nocche e mi disse di tenerlo premuto per un pò. “Bel colpo comunque anche se io avrei evitato di colpire qualcuno se non so difendermi.” Fu ironico.
Faceva abbastanza male in effetti ma nulla faceva più male che sentirlo parlare e vederlo lì davanti a me senza potergli saltare addosso. Era così doloroso che qualsiasi ferita fisica sarebbe stata una sciocchezza. “Sega?”
“Smettila di parlarmi. Perché mi hai portato qui? Ti ho detto chiaramente che non voglio più avere nulla a che fare con te.”
Incrociai i suoi occhi arancioni e continuava ad essere un mistero di emozioni. Si allontanò da e mise a posto la cassetta del pronto soccorso da dove l’aveva presa. “Io non ti ascolto mai sega, lo sai.”
Stava ricominciando con quei suoi giochini. Strinsi più forte quel ghiaccio secco fino a stritolarlo, ero davvero sulle spine e la mia paura era dire qualcosa che l’avrebbe seriamente allontanato da me. Ma se pensavo una cosa del genere allora ero davvero incoerente. Cos’è che volevo davvero?
Hara tornò da me si chinò abbastanza da essermi di fronte mentre ne me stavo seduto sul lettino dell’infermeria. Occhi contro occhi. “L’hai difesa grazie.”
Eh? Cosa? Era chiaramente un grazie quello o stavo sognando tutto. Eppure Hara era di fronte a me in quel momento e non aveva pronunciato altre parole se non quelle. Mi sorrise fiero, non potevo sul serio credere che stesse concedendo proprio a me un simile regalo.
“P-prego..” non potevo rispondere più banalmente in quel momento ma ero davvero confuso. Aveva sempre trattato malissimo Mizumi, allora perché improvvisamente mi ringraziava?
Hara afferrò il ghiaccio e me lo tolse dalle mani, mi cinse la mano e l’accarezzò. Perfetto stava di nuovo mettendo in atto quella sua assurda sensualità. “Non sto con Maya devi credermi.” E mi guardò negli occhi mentre lo disse, aveva l’aria di chi voleva trasmettere la propria sincerità.
“Lei ha detto che sta uscendo qualcuno...”
“Avevo promesso a lei che non l’avrei raccontato a nessuno ma tu continui a insistere su questa storia nonostante io ti dica di non farlo.” Era così esile la sua voce in quel momento, era calda ma molto dolce. “Maya non è affatto interessata a me piuttosto è innamorata da molto tempo di una sua cara mia amica che frequenta la sua stessa classe.”
Come? “Maya è innamorata di una sua amica?”
Va bene che poteva inventarsene di meglio ma cazzo era seriamente convinto che potessi credere a una cosa del genere? Non ero nato ieri. “Si. Sono uscito tempo fa con lei e ci sono andato a letto come già ti dissi ma non ha mai funzionato tra noi. Lei è uscita con altri ragazzi ma non era felice con nessuno di loro. Invece aveva un rapporto meraviglioso con una sua amica e un giorno si è resa conto di esserne sempre stata... si insomma... innamorata e qualche mese fa le si è dichiarata. Solo che l’amica non ha accolto affatto bene la sua dichiarazione, era davvero scossa e Maya c’è stata male per molto tempo.”
“Povera...”
“Già. L’ha confessato solo a me e le sono stato vicino come ho potuto. Poi però qualche settimana fa è successo l’impensabile e l’amica lentamente ha cominciato a pensarci su e ha voluto provarci. Ora stanno uscendo insieme e non è certo che funzioni ma almeno Maya è felice.”
Quella storia era davvero meravigliosa. Non molto lontana da ciò che stavo io passando con Hara, con la sola differenza è che noi eravamo partiti dall’essere completi conosciuti l’uno per l’altro a poi ritrovarci a letto insieme senza sapere neppure perché. Esisteva ogni sorta d’amore dunque. “Perché hai deciso di dirmelo solo adesso non capisco.”
“Non lo so.” Distolse lo sguardo da me.
La sua presa si fece più debole e quindi l’afferrai io tenendolo stretto a me. “Si che lo sai Hara.” Speravo sul serio che quella fosse la volta buona ma Hara parve incupirsi di colpo senza rispondere. Allora capii che non avrei ricevuto risposta, infondo che me l'aspettavo.
Nonostante avessi saputo di Maya ancora non mi bastava, volevo sempre di più. Desideravo ardentemente che fosse mio, lui era il solo per me. Cercai di sorridere a quella situazione, dovevo farmi bastare ciò che adesso sapevo ed esserne contento. “Grazie della medicazione ma non credo mi faccia più così male.” Lo lasciai andare e Hara tornò a fissarmi. “Torniamo in classe dai.” Gli dissi più serenamente anche se in me sentivo il bisogno di sfiorargli il viso e di abbracciarlo per tenerlo stretto a me. Ma non potevo.
“Ryu non mi sei indifferente come credi.”
Ero sul ciglio della porta quando quelle parole furono pronunciate. Ogni parte del mio corpo rifiutava di averle sul serio sentite, anzi in parte ebbi paura di averle solo immaginate. Tornai sui miei passi e lo guardai, “Cos’hai detto?”
Hara teneva la testa bassa guardando il pavimento ed era completamente a disagio. “Non farmelo ripetere sega.” Si morse il labbro in maniera molto tenera cercando di mantenere una sorta di autocontrollo.
Cosa che non riuscii invece a fare io e mi dissi al diavolo le conseguenze. Con un balzo andai dritto da lui e l’afferrai tra le mie braccia stringendolo forte per non farlo scappare. Hara non ricambiava quell’abbraccio ma non sembrava volersene sottrarre, rimase lì fermo col viso chino sulla mia spalla. Fu un momento infinito quello. E tutta l’indifferenza provata da parte sua in quei lunghi mesi improvvisamente era sparita, lo sentivo più vicino a me. Aveva aperto in un solo colpo una porta per farmi entrare nel suo io. Avrebbe potuto lasciarmi andare, tenersi i miei insulti e frequentare tante altre persone e invece aveva scelto di difendermi e di stare lì con me. “Lo sai vero che prima o poi entrerà qualcuno e ci vedrà così?”
“Non mi importa.” E continuai a stringerlo.
Ero stato tutta la giornata a fingere con gli altri e me stesso di stare bene. C’era ancora tanta strada da fare verso di lui, e forse una persona normale avrebbe già mollato tutto ma io sentivo che prima o poi ne sarebbe valsa la pena e che sarei stato felice.

****

Camminavamo l’uno accanto all’altro per quei corridoi vuoti. Ormai erano già tutti tornati in classe mentre noi avevamo pensato bene di trattenerci più del dovuto in quell’infermeria. “Credo che dovresti parlare anche con Mizumi. Era seriamente delusa della tua reazione di prima.”
Hara mi guardò con la coda dell’occhio. “Va bene così.”
Possibile che davvero andasse bene così? Quella povera ragazza si sarebbe aspettata quando meno un briciolo di attenzione da parte del fratello e invece le aveva solo detto di tornare in classe. Ciò non era una sorpresa visto che neppure con me si perdeva in carinerie, ma c’era un limite! “No che non va bene! Andiamo quel tipo stava facendo del male a tua sorella e tutto quello che sai dire è ‘tornatene in classe’? Sul serio non te ne frega?”
Continuò a fissarmi con aria seccata e sospirò. “Non la smetterai vero?”
“No, a meno che tu non le parli.”
Fu in quel momento che Hara cominciò a sfoderare un sorriso apparentemente malizioso, mi si avvicinò al viso e il cuore iniziò a uscire fuori dal petto a furia di battere. Non poteva star sul serio facendo una cosa del genere in quel luogo, eravamo a scuola dopotutto, cosa avrebbero pensato le persone.
Dicevo ciò dentro di me ma non mi importava, volevo solo che lo facesse. Hara però evitò le mie labbra e si avvicinò all’orecchio sfiorandolo appena con le labbra. “Non ci penso proprio.” Sussurrò in maniera sensuale e si allontanò.
Osservò la mia reazione e scoppiò a ridere. Io nel frattempo era diventato paonazzo, in parte per l’imbarazzo e dall’altra per la rabbia. Odiavo quando giocava in quel modo. “Hara!” Esclamai furioso.
“Che c’è volevi altro?”
Continuai a fissarlo molto adirato ma Hara rideva chiaramente sotto i baffi, non ero affatto credibile. Era davvero strano che fosse di nuovo normale, cos’altro avrebbe distrutto quella precaria pace ed esattamente cosa eravamo adesso? Amici, amanti? Mah.
Tornammo in classe dove trovammo gli altri. “Ryu ma sei andato in bagno o dall’altra parte del mondo. E cos’hai fatto alla mano?” Osservò senza parole Kioko.
“La mezzasega ha preso a pugni un tipo.” Spiegò Hara mentre si metteva seduto al suo posto. Tetsuo e Kioko fecero una faccia davvero perplessa come se quella fosse una bugia. Era così strano che avessi preso a pugni qualcuno? Sul serio mi credevano un imbranato.
“E perchè mai?” Mi domandò ancora.
Ma fu interrotta da Mizumi che mi venne vicino con aria afflitta ignorando completamente che li ci fosse anche il fratello. “Scusate l’interruzione. Ryu ti sei fatto male per colpa mia?” Guardò la mia mano.
“Oh no figurati è solo che sono talmente gracile che le mie ossa per poco non si sono rotte.” Ridacchiai cercando di farle cambiare faccia ma fu inutile, continuava ad essere molto giù e ogni tanto lanciava un occhiata verso Hara, quest’ultimo però aveva iniziato a parlare con Tetsuo ignorandoci.
“Comunque grazie Ryu senza di te quei tipi avrebbero continuato.” Abbozzò un piccolo sorriso e arrossì come quando l’avevo conosciuta. Dov’era finita quella ragazza sicura di sè? Sembrava spenta.
Non aggiunse altro e tornò dall’altra parte della classe dove c’erano le sue amiche. Le avevo promesso che avrei fatto qualcosa riguardo la sua situazione eppure dopo mesi ancora nulla, piuttosto avevo semplicemente pensato a me e al mio tornaconto riguardo Hara.
Mi girai verso di lui e lo guardai in maniera torva, Hara se ne rese conto e distolse lo sguardo. Sapeva perfettamente cosa volevo e lui si ostinava a non fare nulla, quanto sarebbe andato avanti così?
Ci pensai tutto il resto della giornata, anche durante gli allentamenti. Ci doveva essere un modo affinchè quei due avessero un dialogo. Pensai addirittura a un piano per chiuderli entrambi da qualche parte ma immaginavo che perfino in una situazione del genere Hara sarebbe stato capace di ignorarla.
Finirono anche gli allenamenti senza che me ne accorgessi. Avevo completamente la testa altrove, al punto da non sentire neppure i rimproveri del mister per la mia scarsa attenzione in campo.
“Saga sembri un ebete con quella faccia.” Commentò ad un certo punto Hara mentre si cambiava.
Ignorai l’insulto e andai dritto verso il mio armadietto. “Finalmente oggi il mister non ha avuto niente da ridire sul mio modo di giocare!” Esultò entusiasta Kyoja, ero davvero felice per lui. Sprizzava gioia da tutti i pori al punto che iniziò a dare fastidio a Tetsuo per stuzzicarlo giusto un pò e quest’ultimo cominciò a rincorrerlo nello spogliatoio per pestarlo a sangue. Risi per quella scena.
“Vuoi passare da me oggi?” mi sussurò all’improvviso Hara mentre gli altri erano troppo impegnati nel guardare la comica scena da Tetsuo e Kyoja.
Mi girai di scatto per guardarlo, ed aveva un espressione molto seria in volto. Mi colse davvero di sorpresa, anche se io volevo davvero stare con lui a tutti i costi. “S-sì va bene.”
“Ehi Ryucchan che ne dici se oggi andiamo alla sala giochi?” Ci interruppe in quel momento Kyoja che fu guardato malissimo da Hara. Cosa dovevi dirgli adesso? Era davvero imbarazzante dirgli che andavo a casa del ragazzo che mi piaceva probabilmente per fare roba.
“Sparisci Kyoja oggi sega non c’è.” Tagliò corto Hara con tono poco amichevole.
Kyoja rimase stupito del suo intervento e mi guardò. Non sapevo sul serio che dire, sperai che ci arrivasse da solo che doveva rinunciare e per fortuna la sua reazione fu positiva, mi sorrise e mi diede una pacca sulla spalla. Cosa significava quella pacca? Mio dio che imbarazzo.
Fuori dall’edificio c’era un caldo assurdo. Ormai era Giugno e non mi sorprendeva che ci fosse un simile clima per strada, era una piacevole sensazione tornare a casa con ancora la luce del sole.
Ancora più strano però era fare la strada di ritorno con Hara, che ovviamente, mi camminava davanti. O forse ero io che ormai ero abituato a quella distanza e quindi automaticamente mi ci tenevo. Presi coraggio e allungai il passo per raggiungerlo e finalmente l’affiancai. Lui mi guardò. “Che c’è?” domandai.
“Nulla.” C’era un silenzio davvero imbarazzante tra noi. A parte i litigi, o magari le discussioni riguardo il cibo e il mio petulante dirgli ‘mi piaci’, non c’era proprio nulla da dirci. Come speravo di far nascere qualcosa se non c’era assolutamente nulla che ci legava.
“A-allora che facciamo una volta da te?”
“Sul serio lo stai chiedendo?” mi rispose con un tono superficiale e scocciato. Mi ammutolii potendo benissimo immaginare cosa si sarebbe finiti a fare. Eppure sperai che avesse altro in mente, magari vedere un film o giocare a qualcosa, non potevamo sempre e solo fare quello! Sentii Hara sospirare, e mi rabbuai al pensiero che si stesse scocciando. “Che ti va di fare?” mi domandò però.
“Eh?”
“Hai sentito bene, che cazzo vuoi fare allora?”
La domanda mi spiazzò davvero. Seriamente stava chiedendo il mio parere riguardo il da farsi? Avrei voluto piangere di gioia, quel momento era arrivato finalmente. “Ecco non saprei magari potremmo andare in centro, mangiare qualcosa, sai fare una passeggiata e poi...”
“Ehi piano piano. Io volevo solo andarmene a casa e fare qualcosa lì.” Smontò subito il mio entusiasmo, forse dopotutto avevo un pò esagerato.
Era già tanto se voleva stare in mia compagnia. Hara si toccò la testa e parve grattarsela, “E va bene andiamo in centro.”
“Cosa? Davvero?” Mi si illuminarono gli occhi. Non poteva sul serio aver detto sì a qualcosa che avevo proposto. Ma perchè era improvvisamente così gentile? Non lo vedevo così da quei due giorni al locale di Eichii e Nick, sembrava essere tornato quel ragazzo.
“Però mi offri qualcosa da mangiare.” Ridacchiò maliziosamente. Era ovvio che approfittasse sempre della situazione per mangiare come un maiale, ma non mi importò ero molto felice.
Cambiammo completamente strada e imboccammo quella più veloce per arrivare a Shibuya prima che facesse buio. Il tragitto improvvisamente si era fatto più animato e avevamo cominciato a parlare di stupide cose, come chi cucinsse meglio l’okonomiyaki in centro o quale fosse il gioco migliore.
Erano stupide cose e lo sapevo ma era solo l'inizio e andava bene così. Sembrava che Hara volesse in qualche modo rimediare agli sbagli fatti in quei giorni e ci stava riuscendo.
Rispetto all’ultima volta che eravamo usciti da soli la situazione era sul serio cambiata, Hara mi camminava accanto e nonostante le prese in giro nella sua voce non c’era più la stessa cattiveria di prima.
“Ehi Hara guarda quella roba!” Gli indicai un negozio ma andandomi a girare mi accorsi che non c’era più, dove s’era cacciato all’improvviso? Mi girai un pò intorno e lo beccai accanto ad una bancarella di takoyaki. Accidenti aveva la capacità di inseguire e fiutare il cibo peggio di un cane.
Lo raggiunsi. “Voglio questi.” Mi disse indicandoli.
“L’avevo immaginato... signore me ne dia una porzione!” L’uomo sentì il mio ordine e cominciò velocemente e con una tecnina affascinante a cuocerne altri. Hara lì fissava innamorato. Che per il suo amore dovessi concorrere col cibo adesso?
L’uomo terminò la porzione, la servì ad Hara e mentre lui se ne gustava l’odore io fui costretto a pagare. Infondo gliel’avevo promesso. Ci mettemmo di lato alla bancarella per dargli il tempo di mangiarli e come potevo immaginare se li gusto completamente. Era proprio una buona forchetta. “Sembrano buoni.”
“Lo sono ma non te ne darò neppure uno.” Disse divorandone un altro.
Tranquillo, pensai. Sapevo già che non ne avrei assaggiato neppure uno e francamente non avevo neppure tutta quella fame da volerne divorare una porzione tutta mia. “Quando hai finito andiamo.”
“Finito, tieni.” E mi mollò la confezione. Era assurdo che dovessi persino gettargli via la spazzatura, ma quando andai ad afferrare la scatola notai che era ancora pesante per essere vuota così l’aprii e vi trovai ancora tre takoyaki. Perchè? Non gli erano piaciuti? Guardai Hara confuso, ma poi pensai che li avesse lasciati apposta per me. Potevo davvero credere che fosse così?
Ne addentai due e lì trovai particolarmente buoni. Una volta finito gettai tutto e raggiunsi Hara che fissava un negozio di scarpe completamente a caso. Avrei voluto dirgli grazie ma forse non l’avrebbe apprezzato, lui mi guardò e mi fece cenno di andare. Mi piaceva quella versione di lui.
Il pomeriggio andò avanti proprio come avevo proposto. Passammo per la sala giochi e diversamente dall’ultima volta che c’eravamo stati stavolta era concesso anche a me giocare, e non dovetti pagare tutto io.
Hara mi fece provare un gioco che amava molto ma fallii al primo tentativo. “Uao che schiappa.”
“Voglio riprovare!” E tentai ancora, e ancora ma Hara non parve esserne scocciato piuttosto per ogni figuraccia si faceva una grassa risata al punto che stesso lui metteva le monete per farmi giocare.
Ovviamente non passamo inosservati lì dentro, ma le occhiate non erano di ribrezzo verso due ragazzi insieme piuttosto erano tutte da parte di ragazze che sbavano per Hara. Quest’ultimo parve non curarsene affatto e mi indicò un altro gioco che era manuale, peggio dell’altro. Feci un altra figuraccia e Hara rise ancora, ero contento di vederlo così, avrei fatto altre mille figure di merda per vederlo felice.
Andare avanti e indietro aveva messo sete ad entrambi e visto che l’avevo trascinato in giro senza che volesse davvero farlo mi occupavo io di certa roba. Andai al piccolo bar nella sala e comprai due Coca cola, anche se dopo un dubbio mi afflisse. Beveva la Coca cola? Bah.
Tornai indietro e quando lo vidi notai che c’erano due ragazze con lui. Non lo si poteva lasciare solo un attimo, che diamine. Mi avvicinai con circoscrizione per ascoltare prima di tutto di cosa stessero parlando, che faccia tosta avevano le ragazza al giorno d’oggi. “Quindi non sei qui con la tua ragazza.” Disse una di loro.
Hara la guardò e sorrise in maniera finta, “Decisamente no.” Non so perchè ma sentirglielo dire mi fece un pò male. Ma non dovevo sentirmi così, non poteva definirmi come la sua fidanzata dopotutto. Così lasciai perdere quel pensiero e mi avvicinai in modo da farmi notare.
“Ho preso una coca cola spero ti vada bene.” Sorrisi e salutai anche le ragazze.
Hara mi fissò per un breve secondo sollevando un sopracciglio e afferrò la bibita. “Ah sei qui con un amico. E’ carino anche lui però eh?” sussurrò la tipa all’amica non rendendosi conto che l’avevo sentita. Quest'ultima mi guardò attentamente e arrossì. Che diamine?
“Va bene.” Intervenne Hara alzandosi dal divanetto. “Mi spiace ragazze ma dobbiamo andare adesso. Il mio amico ha il coprifuoco molto presto.”
“Ma non è ver-“ Hara mi tappò la bocca e salutò quelle ragazze trascinandomi via di lì in malo modo. In realtà non andammo affatto via ma ci allontanammo solo abbastanza per evitare quelle ragazze. Hara mi lasciò andare spingendomi via. “Ma che diavolo vai a dire alle persone?!”
“Ci stavano provando brutto idiota non te ne sei accorto?”
Strinsi un pò di più la mia bibita fredda. “Si che l’ho notato ma volevo essere gentile, sono abituato a vedere ragazze che ti ronzano continuamente intorno.” Era imbarazzante ammetterlo.
Hara corrucciò la fronte confuso. “Eh? Idiota l’amichetta aveva adocchiato te non te ne sei accorto?” Lo guardai molto confuso e se ne accorse. “Mio dio sega sei un caso perso...” La ragazza aveva sul serio puntato me? Come potevo non essermene reso conto, anzi non mi sorprendeva. Non mi rendevo conto praticamente di nulla. Ero un tonto. “E’ la seconda volta che devo intervenire per allontanarti da qualcuno che ci prova, sta più attento idiota.”
Era geloso quindi? “O-ok.”
“Andiamocene vieni.”
Non so come finimmo in una galleria commerciale molto grande e mai visitata prima. Hara cominciò a girare a vuoto guardando le cose nelle vetrine.
Pur sentendomi molto stanco volevo che quella giornata non finisse mai, era stata assolutamente perfetta. A quel punto Hara adocchiò un altra bancarella che vendeva waffle al cioccolato, non ci fu nemmeno bisogno di dirlo, gli si leggeva in faccia che lo volevo. “Ok aspetta qui torno subito.”
Ne ordinai uno strapieno di cioccolato sperando che ne rimanesse contento e fu in quel momento che mentre aspettavo di essere servito passò una donna che aveva l’aspetto della madre di Hara. Mi diedi dello stupido, probabilmente era solo qualcuno che ci somigliava molto ma non fu così, la vidi ancora passeggiare nei paraggi accompagnata da un uomo brizzolato più vecchio di lei.
C’era qualcosa però di più importante che però dovevo fare e cioè portare Hara via di lì prima che la vedesse o tutto sarebbe di nuovo precipitato, proprio ora che stava andando tutto così bene. “Ecco a te ragazzo.”
Ringrai il buon uomo e pagai. Continuai ad osservare i movimenti di quella donna mentre si stringeva al braccio del vecchio, tornai immediatmente da Hara e gli porsi il waffle. “E’ enorme.” Osservò.
“Si. Che dici andiamo avanti?”
“Ehi aspetta un attimo non posso camminare in giro con questo coso.” E ne addentò un pezzo, ma io ero seriamente preoccupato in quel momento così insistetti un pò e Hara si mosse.
Più distanza mettevamo tra noi e quella donna e meglio sarebbe stato per tutti. Anzi forse era meglio riportarlo a casa e pensai dunque che non avrebbe affatto obiettato. “Io sono un pò stanco che dici andiamo via?”
Hara mi fissò mentre mangiava il suo waffle e fece spallucce. Era un si dunque, ne fui contento e prendemmo la strada opposta a dove poteva essere sua madre. Era assurdo che l’avessimo beccata proprio lì. E chi era quel signore, il suo compagno? “Sega ma si può sapere perchè corri così tanto? Chi ti insegue.”
Non mi ero reso conto di star correndo troppo. “Oh s-scusa.” Mi aveva preso l’agitazione in quel momento ma ormai il peggio era passato, pensai. Eppure come sempre parlavo troppo presto, infatti Hara all’improvviso di paralizzò fissando davanti a sè con l’aria di chi aveva visto un fantasma. E quando guardai anch’io davanti a me c’era proprio sua madre che veniva verso di noi.
Lei non ci aveva ancora notati così afferrai il polso di Hara e lo trascinai via di lì imboccando una stradina laterale che ci allontanasse dal percorso principale della galleria commerciale. Mi resi conto che era senza sbocco e che lì c’erano solo i bidoni dell’immondizia.
La donna passò accanto al vicolo e non ci notò affatto, tirai un sospiro di sollievo. Tornai a porgere la mia attenzione verso Hara, quest’ultimo non si era reso conto di aver fatto cadere il waffle a terra e aveva lo sguardo perso nel vuoto. “Hara?” Gli sfiorai la mano.
Hara mi spinse via bruscamente. “Non toccarmi sega.” Notai che spalle, e busto gli tremavano. Non ne capii la ragione e non sapevo davvero come aiutarlo. Come poteva quella donna farlo cambiare così tanto.
Me ne fregai del suo divieto e gli afferrai la mano. “No Hara stavolta sono io che non ti ascolto.” Lo guardai serio, e Hara mi fissò stupito nascondendo una vena di preoccupazione. Strinsi quella mano più forte che potevo in modo da fargli capire che non era affatto solo, non lo era più.
Il suo tremore parve diminuire e cominciò anche lui a stringere la mia mano. “Come riesci a starmi accanto nonostante io faccia così? Non lo capisco proprio.”
Gli sorrisi. “Francamente non lo so nemmeno io. Che dici andiamo a casa?”
Hara annuì semplicemente, lasciai andare la presa e feci per uscire da lì ma lui me l’afferrò di nuovo anche una volta in mezzo alla gente. Ero sorpreso che facesse una cosa del genere, la strinse forte facendomi capire che non aveva intenzione di lasciarla andare e ricominciammo a camminare.
Pensavo che sarebbe stato brutto camminare in quel modo ma nemmeno per un secondo avevo prestato attenzione a chi potesse vedere strana una cosa del genere. Strinsi forse la sua mano e tornammo a casa sua attraversando praticamente così mezza città. Ma ogni paura andava via finchè lui era lì con me e sperai che fosse lo stesso per lui.
  
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