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Autore: Seraphina_Lockridge    07/03/2016    0 recensioni
Ma gli occhi dell' uomo meccanico  non gioivano di questi giochi di luce: erano offuscati, malinconici, pieni di compassione.
 " Mi devi aggiustare Hugo." sembravano dirgli.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hugo Cabret
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Hugo  chiuse la grata di ferro che lo separava dal corridoio adiacente al chiosco dei giocattoli, cercando di non far rumore. Anche questa volta l' ispettore non lo aveva beccato. Si alzò frettolosamente e cominciò a correre agile e silenzioso tra i cunicoli, diretto agli appartamenti abbandonati del personale della stazione. 
Non aveva paura del buio. Era abituato a muoversi nell' ombra. Ma inspiegabilmente quella sera era molto nervoso. 
Quando vide la pesante porta di ferro, il cuore gli balzò in gola.
" Finalmente! " pensò emozionato, richiudendosela alle spalle. Si diresse in direzione dell' automa pieno di speranza, e non appena gli fu accanto, mise una mano nella tasca, alla ricerca del piccolo tesoro sgraffignato poco prima: alcuni ingranaggi di varie dimensioni. 
- Spero vadano bene. - sussurrò, chinandosi ad osservare il busto dell' uomo meccanico. Era certo che avrebbe funzionato se ne avesse trovato uno della grandezza giusta. Il ragazzino fece un respiro profondo: erano quattro ingranaggi in tutto. Ce la poteva fare. 
Prese il primo, ma si rese subito conto che era troppo grande.  Il secondo e il terzo erano troppo piccoli. E l' ultimo...  Tutta la momentanea eccitazione che aveva provato sparì improvvisamente. Neanche questo ingranaggio era della dimensione giusta.
 " Stavolta ho sbagliato. " si disse Hugo, osservando sconsolato gli ingranaggi che prima aveva ritenuto così tanto preziosi.
Con un sospiro li mise al sicuro in una scatolina di latta e sprofondò nella poltrona. Il ragazzo rivolse uno sguardo all' uomo di metallo seduto al piccolo scrittoio di legno. Quanti ricordi legati a quell' automa...
Come per magia risentì il monotono ticchettio degli orologi, nella bottega... Rivide  il sorriso di suo padre... Hugo nascose il viso tra le mani, cercando a stento di trattenere le lacrime, ma senza riuscirvi. 
 Ogni volta che provava quel dolore sentiva il calore del fuoco bruciarlo da dentro... Sapeva che quel calore bruciante era dovuto al ricordo di suo padre: dopotutto gli era stato portato via dalle fiamme. Ma ancora si tormentava sul perché provasse quella sensazione così dolorosa. Perché era così solo? Perché doveva sopportare tutto questo?
 Con gli occhi gonfi di lacrime, Hugo tornò a guardare l' automa. Le luci dell' ultimo sole creavano strani bagliori rossastri sul suo corpo di ferro, facendo danzare riflessi dorati per tutta la stanza. Ma gli occhi dell' uomo meccanico  non gioivano di questi giochi di luce: erano offuscati, malinconici, pieni di compassione.
 " Mi devi aggiustare Hugo." sembravano dirgli.
 " Me l' hai promesso. Mi devi aggiustare." 
Hugo si asciugò le lacrime: - Lo so. Ti aggiusterò.  L' ho promesso a me stesso e a te. Aggiusterò tutti e due. Lo giuro. -
   
 
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