Avevo
tolto il gesso da diversi giorni. I
primi giorni la gamba faceva malissimo, anche se non davo a vederlo.
Avevo
preso con la riabilitazione e mi ero rimesso piuttosto in fretta.
Vidi Seifer venire verso di me, eravamo nel pieno del bosco e quella
sera
faceva freschetto, indossava un lungo cappotto bianco, spesso mi
capitava di
pensare che fosse un diavolo mascherato da angelo.
“Oi Squall cosa ci fai qui? Hai la ragazza e non mi hai mai
detto nulla?”
Chiese sgranando gli occhi. Mi venne quasi da sorridere, mi capitava
spesso con
lui.
“Ovvio uno come me non troverebbe mai una ragazza.”
Mi guardò esasperato.
“Non l’avrei mai detto prima, ma tu hai
l’autostima sotto i piedi sai? Insomma
devi esserti guardato allo specchio!”
“Non è vero! Cosa intendi dire?” Non mi
piaceva che gli altri mi analizzassero.
“No nulla lascia perdere. Come mai Jass ti permette di andare
all’istituto
femminile?”
“Diciamo che su questa storia tende a chiudere un
occhio.” Poco dopo sbucò
proprio lui
“Eccomi ragazzi andiamo!” E ci incamminammo verso
l’istituto femminile.
Seifer stette tutto il tempo con i suoi amici, sapevano che studiavamo
insieme
ma cercava di evitarmi quando c’erano loro.
Io stavo in fondo al gruppo tenendo il passo. Quando arrivammo sbucammo
al
solito posto, lo chiamavano “Il vecchio Garden” Era
una piccola struttura
abbandonata poco lontano dall’istituto femminile. Era il
punto di ritrovo
segreto delle due scuole.
Il tempo di spuntare dalle aiuole che lei mi saltò addosso
stringendomi forte,
la strinsi a mia volta e le carezzai la testa.
“Sono tanto contenta che tu sia venuto!”
“Beh ti avevo detto che appena la gamba riprendeva a
funzionare sarei corso da
te!” Ci guardammo negli occhi. Ogni volta che la vedevo mi
sembrava sempre più
grande.
“Scusa tu non sei la ragazza di Jass?” Seifer stava
di fianco a noi decisamente
confuso.
“Purtroppo è così, lei è mia
sorella Ellione.” Mi beccai un pugno in testa da
parte sua e le sorrisi dolcemente. Un secondo dopo Jass
l’aveva attirata a se e
la baciava. Mi voltai disgustato e Seifer era ancora lì a
fissarmi.
“Hai una sorella? E sta con Jass?! Questa è
bella!” Portai l’indice sul naso in
segno di fare silenzio, mi avvicinai a lui e gli sussurrai.
“Ellione non è a conoscenza delle divergenze tra
me e tutti gli altri. Lasciamo
la cosa così, ok?” Non riuscivo a capire se fosse
confuso o divertito da quel
gioco del destino. Non ebbi il tempo di capirlo perché
stavolta fu un’altra
ragazza a gettarsi tra le sue braccia.
Quando si staccò da lui notò la mia presenza e si
fece rossa in volto.
“Ciao Squall…” Disse timidamente.
“Ciao Rinoa.” Risposi freddamente, era la migliore
amica di mia sorella. Era
una brava ragazza ed ero felice che fossero come sorelle. Sapeva
certamente
scegliere amicizie migliori dei fidanzati. Qualche tempo fa, durante
una visita
segreta come quella, si era dichiarata. Rifiutai immediatamente, loro
non
sapevano come mi consideravano nell’altra scuola, Jass teneva
tutto segreto per
mia sorella. E non volevo mettere in cattiva luce Rinoa. Li fissai per
un
attimo.
“Ah state assieme!
“
“No Squall, non è proprio
così.” Cercava di giustificarsi lei senza motivo.
“Non devi darmi spiegazioni.” Li liquidai
così e mi avviai verso mia sorella.
Ci abbracciammo un paio di volte poi Jass la trascinò via, e
sinceramente non mi
piaceva pensare dove o a fare cosa.
Mi sedetti su una costruzione in pietra lì vicino e aspettai
le solite due ore
prima di tornare.
Trascorse le due ore i ragazzi cominciarono a fare ritorno, Seifer
tornò senza
Rinoa e venne a passo spedito verso di me.
“Fammi capire: tua sorella sta con il tuo peggior nemico e io
sto uscendo con
la ragazza che ti piace.” Parlò col suo solito
tono spavaldo.
“A me non piace Rinoa!”
“Si effettivamente è un po’…
appiccicosa! Mi ha detto che tu gli piacevi e che
l’hai rifiutata brutalmente!” Non risposi nulla,
strozzai in gola uno
sbadiglio.
“Ehi… sei rimasto qui da solo fino ad
ora?” Ancora una volta non risposi nulla.
Le altre volte restavo in compagnia di Rinoa, non che la cosa mi
facesse
piacere ma almeno non facevo la figura dello scemo. Pian piano erano
tornati
quasi tutti.
“Sai prima, con tua sorella, era la prima volta che ti vedevo
ridere.” Stava
appoggiato con le braccia vicino a me, ci fissammo negli occhi per
diversi
secondi e solo allora mi venne una domanda: cosa aveva fatto con Rinoa?
Cosa
diavolo me ne importava poi.
Quando staccai lo sguardo dai suoi occhi vidi mia sorella avvicinarsi,
scesi
dalla struttura e le andai incontro.
“Scusa fratellino, volevo venire prima
ma…” Una morsa di gelosia mi bruciò lo
stomaco, la seppellii senza dargli voce e al suo posto sorrisi, il mio
solito
sorriso finto.
“Non dire sciocchezze!” poggiai ancora una volta la
mano sulla sua testa
castana.
“Ci vedremo la settimana prossima e starò con te
tutto il tempo! Verrà anche
papà sai? Oggi sono riuscita a sentirlo e ha detto che
sarebbe venuto! E’ da
tanto che non stiamo tutti insieme!” Le brillavano gli occhi,
sembrava così
eccitata.
“Ellion io non ci spererei troppo, sai che è
impegnato e non è mai venuto per
la festa annuale degli istituti!” Ogni 20 d’aprile
si festeggiava l’anno di
quei due grandi college, gli alunni e le famiglie si riunivano per
cenare e
festeggiare. Ma nostro padre era sempre mancato a
quell’appuntamento, non
volevo che Ellione ci restasse male.
“Papà ha detto che sarebbe venuto! Meglio che
mantenga la promessa. Nel caso
staremo io e te!” Mi poggiò un bacio sulla
guancia, ci salutammo e mi misi in
disparte. Non mi piaceva vederla salutare Jass.
Durante il ritorno all’istituto non potevo fare a meno di
sentirmi osservato da
Seifer, volevo chiedergli cosa volesse ma non l’avrei
avvicinato davanti ai
suoi amici. Infine fu lui ad indietreggiare avvicinandosi a me.
“E’ per il fatto che tua sorella e Jass stanno
insieme che non hai detto
nulla?”
“Cosa intendi dire?”
“Io pensavo che l’aggressione nello spogliatoio ti
avesse spaventato, per
questo non avevi fatto nomi o cercato vendetta. Ma non è da
te startene buono,
quindi non capivo. E’ perché non volevi che tua
sorella sapesse cosa ti fanno
Jass e gli altri.”
“Uno: a me non spaventa nulla. Due: chi ti ha detto che non
gliela farò pagare?
Tre: tu fai parte degli “altri”. Quattro: Si, mia
sorella non deve sapere
nulla.” Seifer restò indietro di qualche passo.
“Se odi anche me allora perché mi aiuti con gli
studi?” La conversazione
cominciava a darmi sui nervi.
“Non avevo di meglio da fare.”
“Che razza di risposta è?!”
“Credo che i tuoi amichetti si accorgeranno che stai parlando
con me se resti
ancora qui.” Detto ciò mi avviai avanti tra gli
altri ragazzi, così non si sarebbe
più avvicinato. Provavo una strana fitta quando pensavo che
Seifer veniva da me
solo per gli studi. Come mi dava fastidio che quel cretino di Jass
fosse il
ragazzo di mia sorella, e che Rinoa ora stesse con Seifer. Si
l’avevo rifiutata
io, non provavo nulla per lei, come per nessuno. Solo che adesso mi
dava
fastidio.
Il giorno successivo Seifer non si presentò, ero casualmente
passato con la
vicepreside davanti uno dei posti dove si appostava la banda. Ed erano
tutti a
bere birra, quindi quelli presenti erano stati tutti messi in punizione
chissà
in quale modo. Caso volle che Seifer fosse proprio con loro in quel
momento.
Era così che vivevamo io e Jass, io trovavo il modo di
metterli in ridicolo e
poi facevamo a pugni. Anche se non si era mai presentato un episodio
come
quello della palestra.
Non li sopportavo, li avevo visti a volte intimidire quelli del primo
anno o
quelli con poco carattere. Si sentivano forti così, ma io
non mi ero mai tirato
indietro. Da quando Seifer mi aveva detto di avermi visto spaventato
quella
sera mi sentivo come se una parte del mio muro si fosse sgretolata.
Per me era solo importante partecipare a quella stupida gara! Erano 5
anni che
aspettavo quel giorno, era come se non vivessi di altro aspettandomi
chissà
cosa. Pensare di essermi mostrato debole davanti agli altri mi faceva
agitare.
Sentivo il forte bisogno di consigli ed andai dall’unica
persona dalla quale
andavo sempre in quei casi.
Bussai alla porta dell’aula insegnanti ed entrai.
“Permesso! Cercavo la vicepreside Trepe.”
Successivamente sbucò proprio lei
dietro una scrivania con sopra un enorme pila di libri.
“Squall! E’ successo qualcosa?!”
“No, se non ha nulla da fare volevo mostrarle dei compiti
poco chiari.” Sistemò
delle cose dietro la pila di libri e mi seguii in corridoio.
“Vieni andiamo nella mia stanza!” Andammo dove
c’erano le camere degli
insegnanti ed entrammo nella sua camera, come di consueto.
“Mi sa che dobbiamo cambiare la scusa del “mi aiuti
a fare i compiti”, orami
sei una sorta di genio.” Si guardò velocemente
allo specchio e si alzò un po’
gli occhiali sul naso. Era così che facevo quando avevo
bisogno di parlare con
lei, dicevo la scusa dei compiti e lei mi portava via.
“Mi ero preoccupata fosse successo qualcosa, è da
prima dell’incidente che non
vieni a cercarmi.” Mi lanciò uno sguardo di
rimprovero.
“Quistis non ero dell’umore…”
“Si lo so!” Mi strinse una mano sulla spalla, mi
svincolai senza sembrare
troppo brusco. “E’ per questo che volevo che
parlassi con me.”
“Sono venuto per altro.” Cercai di cambiare
discorso quasi subito. “Come si fa
a cambiare quello che è successo” Restai in
silenzio in attesa di una risposta.
“Potresti esser un po’ più preciso
Squall?” Scosse la testa esterrefatta.
“Non posso.”
“E come credi che possa aiutarti?”
“Scusa se ti ho rubato del tempo allora!” Mi avviai
verso la porta della camera
a passo veloce.
“Aspetta, voglio aiutarti ma come… oh insomma. Non
si può cambiare quello che è
successo, puoi cercare delle scappatoie all’infinito e non
accettare la cosa o
affrontarla e parlarne con il diretto interessato. Ti può
essere utile questa
risposta?” Finì in tono ironico.
“Forse, devo pensarci.” Conclusi
“Squall prima che tu vada. Volevo dirti che è
stato confermato il tavolo dalla
tua famiglia per domani sera. Non so che pensare ma credevo fosse
giusto
dirtelo.”
Non dissi nulla e uscii dalla stanza.
Era arrivato il 20 aprile. Quel giorno non c’erano lezioni,
gran parte degli
alunni aiutava in giardino per l’allestimento della festa.
Quistis mi aveva
buttato nel girone degli aiutanti senza dirmi nulla, certe volte era
detestabile.
“Squalli!!” Bene, non poteva capitarmi capogruppo
migliore di Selphie,
frequentava l’istituto femminile ma non era lì che
ci eravamo conosciuti. Lei
come me era la vincitrice di una delle borse di studi per questo
frequentava il
college. Eravamo in molti a chiederci come fosse possibile, era sbadata
e
sembrava proprio il tipo di persona incapace di fare due più
due. Mentre mi
veniva incontro inciampò su un filo e cadde a terra stesa
come un salame. Si
rimise subito in piedi e si sistemò il vestito giallo
canarino, per nulla
imbarazzata o altro. Era decisamente abituata a certe figuracce.
“Sono contenta tu sia venuto ad aiutarci! Ci sono dei tendoni
da alzare su, vai
forza!”
“Faccio questa cosa e vado via, ok?”
“Squall non puoi fare solo una cosa e andare via!”
“Non sono stato io a mettere il mio nome nella bacheca per i
partecipanti, e
poi la gamba non funziona del tutto quindi farò questo ed
andrò via!”
“Già è da un po’ che non ci
vediamo, come va la gamba?”
“Non funziona del tutto.” Ripetei e mi avviavi
verso un gruppo di ragazzi
intenti ad alzare i tendoni.
Ero annoiato e non parlai per nulla, aiutati solo a tiare delle corde
quando me
lo dicevano. Poi uno con la delicatezza di un elefante mi
pestò il piede,
proprio quello che funzionava poco.
“Che cazzo!” Mi accasciai e mi massaggiai la gamba
come mi aveva detto di fare
il dottore di riabilitazione.
“Ti ho fatto male?” Seifer, chi altro
sennò. “Diciamo che ora siamo pari per
avermi fatto beccare a bere birra!” Sorrideva beffardo.
“Idiota!” Mi alzai e cercai di allontanarmi ma la
gamba doleva e zoppicavo
visibilmente.
“Ehi cosa hai fatto a Suqalli!” Selphie si era
avventata su Seifer come un
tornado.
“Nulla dolcezza, gli ho calpestato il piede. Ma non
l’ho fatto apposta.”
“Ah, senti io torno dentro, non riesco a poggiare il
piede.” Dissi rivolto a
Selphie.
“Sicuro non sia nulla di grave?” Chiese col volto
preoccupato, mi infastidiva
che le persone di preoccupassero per me. Feci di no con la testa e mi
avviai
zoppicando verso l’entrata.
“Non credevo di averti fatto così male. Vieni ti
aiuto.” Mi prese un braccio
per sorreggermi, lo strattonai via.
“Sparisci non voglio il tuo aiuto!”
“Non fare lo schizzinoso, mi dispiace solo che sia stato
proprio io a calpestarti
il piede. Sai che me ne importa!” Una morsa di rabbia mi
percosse il corpo, mi
fermai e mi voltai verso di lui.
“Nessuno ti ha chiesto di preoccuparti per me e nessuno ti ha
chiesto di starmi
dietro. Ti sto aiutando con gli studi perché mi fai pena!
Sei un tale cretino
che prima mi spezzi la gamba e poi te ne penti!” Mi aspettavo
una qualche
reazione da lui, invece restò zitto e se ne andò.
Vallo a capire quello.
A fatica mi avviai dentro l’istituto mi sedetti sui gradini e
massaggiai la
gamba aspettando che il dolore passasse un po’.
Come un raggio di sole in una giornata piovosa vidi Ellione venirmi
vicino.
“Squall ciao.” mi poggiò un bacio sulla
testa. “Papà ha prenotato un tavolo,
quindi staremo tutti insieme dopo tanto tempo. Quanto tempo
è che non stiamo
tutti insieme?”
“Non lo
so, è da un po’ in effetti.” Le
sorrisi dolcemente.
“Cos’hai ti fa male la gamba?” Chiese
osservando le mie mani intorno alla
caviglia.
“No, faccio solo un massaggio di routine!” Mentii.
“Senti non sperare troppo che
papà venga stasera ok?”
“Ah il solito pessimista!! Ora vado che sta per partire il
pullman per tornare
all’istituto!” si alzò e
attraversò l’enorme portone
dell’entrata. Era così
bella e così forte, dovevo darle il meglio, io le dovevo
tutto.
Me ne tornai lentamente in camera in attesa della serata.
Stavo in alto sulla scalinata principale, avevo indossato il vestito da
sera
del garden, come sempre. Aspettavo lì che Ellione arrivasse
e mi vedesse.
Quando infine la vedo arrivare decisi di andarle io incontro, era
bellissima
come sempre. Indossava un lungo vestito da sera azzurro molto elegante,
vicino
a lei c’era Rinoa, indossava un abito bianco. Alle ragazze
era consentito
indossare abiti da sera purché non fossero troppo scollati o
provocanti.
Le sorrisi e l’abbracciai, poi salutai anche Rinoa nel mio
solito modo freddo e
distaccato.
“Scusa, sai dov’è Seifer?” Mi
chiese timidamente.
“Eccomi!” Era appena arrivato lui, indossava lo
stesso vestito che indossavamo
noi uomini. Sembrava più grande con quel vestito, lo pensai
anche la prima
volta che glielo vidi indosso. Non gli rivolsi la parola e pensai
brevemente
alla conversazione avvenuta la mattina.
“la vostra famiglia verrà?” Chiese il
biondo
“Oh si, verrà nostro padre. Sarà qui a
momenti.” Rispose Ellione. Seifer mi
fissò qualche secondo.
“Beh ne i miei ne quelli di Rinoa verranno quindi andremo al
tavolo degli
alunni… senza famiglia?” Era stranamente agitato e
sembrava non sapere nemmeno
lui cosa stesse dicendo.
Erano già arrivate molte famiglie, quasi tutte.
“Eccolo la!” Esclamò mia sorella.
Guardai nella sua stessa direzione e mi mancò
un battito. Da una delle Limousine appena parcheggiate uscì
lui, Laguna.
Quando si avvicinò un po’ Ellione corse da lui, io
ero ancora fermo e non
sentivo la piena stabilità sulle gambe.
“Tu non vai?” Seifer era ancora accanto a me, e non
so se per divertimento o
cosa ma non faceva altro che fissarmi.
Mi incamminai verso di loro con le gambe un po’ tremolanti.
“E tu che dicevi che non sarebbe venuto!” Disse mia
sorella facendomi la
linguaccia. Avrei voluto sorriderle o ricambiare ma ero troppo preso
dalla
presenza di nostro padre.
“Allora, non lo saluti!” Cercando di camuffare
l’agitazione allungai una mano
verso di lui per stringergliela.
“Buona sera Laguna!” Mi strinse la mano a sua volta
e mi tirò verso di lui, mi
abbracciò velocemente. Non capivo bene cosa stesse
succedendo ma lo assecondai.
“Oh tutti insieme. Dov’è che si mangia?
Sto morendo di fame!” Disse mio padre
rivolto a noi.
“Papà sai che ti vedo molto dimagrito? Devi
mangiare! Non farci preoccupare.”
Poi si incamminarono verso i tendoni e io li seguii con qualche passo
di
distanza. Entrammo e una volta trovato il nostro tavolo ci sedemmo.
Eravamo al
centro, praticamente sotto gli occhi di tutti. Ci sedemmo ed Ellione e
Laguna
conversavano delle varie cose, poi mio padre cominciò a
punzecchiarla dicendole
che voleva conoscere il suo ragazzo. Non credevo lo sapesse.
Restai in silenzio per tutto il tempo e non feci altro che fissare la
tavola
apparecchiata.
Poi arrivarono i camerieri, servirono noi per primi con gli antipasti.
“Squall che ti prende?” Sobbalzai allo scrollarmi
di Ellione.
“Nulla. Pensavo a.. ehm.”
“Cosa succede? C’è la ragazza che ti
piace?” Fissai mio padre ma non gli
risposi. Dovevo aspettarmi sarebbe venuto ma non mi sentivo pronto.
Sembrava
così assurdo…
“Buona sera signor Loire! Scusate, disturbo?”
Quistis si era avvicinata, la
guardai e sgranai gli occhi cercando di farle capire di andar via.
“Prego!” La invitò mio padre che le
strinse la mano.
“Sono Trepe, la vicepreside, per noi è un onore
averla qui. Come avere suo
figlio nel nostro istituto è praticamente il primo in tutte
le materie e sono
felice di parlarne con lei!” Mi si raggelò il
sangue nelle vene, cosa combinava
ora?
“Oh la ringrazio signorina trape. Sono a conoscenza degli
ottimi voti di mio
figlio, mi rende molto fiero.” Quistis mi lanciò
una veloce occhiata di intesa
e si congedò. Io fissai per un po’ mio padre. Mi
venne da pensare che fosse
vecchio. Mi faceva strano sentirgli dire quelle parole, era una farsa
oppure
era sincero? Dopo poco fu l’insegnante di fisica che venne a
replicare le
parole di Quistis.
“Oddio che noia Squall sei un secchione! Nemmeno uno dei miei
insegnanti si è
avvicinato!” Disse Ellione appena il professore fu andato
via. Mio padre
sorrise e mi sentii tremendamente fuori posto.
“Scusa.”
“E di cosa? Scherzavo dai, stai rilassato!” Certo
la faceva facile lei.
“Allora Squall come va con la gamba?” Chiese Laguna
sorridendo.
“Molto bene, la terapia prosegue ma a breve dovrei
terminarla!”
“E’ stato terribile quello che ti hanno
fatto!” Commentò Ellione.
“Squall è mio figlio è un ragazzo in
gamba si riprenderà.” Lo guardai e mi
venne da sorridergli.
Le altre portate proseguirono veloci e noi ci lasciammo andare ad altre
varie
conversazioni, non parlai molto ma mi tenevo presente.
Quando la cena finì ci alzammo dai tavoli, c’era
chi ballava o chi restava a
chiacchierare. Non ero mai restato fino a quel punto. Arrivò
Jass che si
avvicinò a noi e salutò Ellione
“Papà lui è Jass… un mio
amico!”
“Certo amico, piacere ragazzo!”
“Signore per me è un onore conoscerla, una persona
importante come lei. La
stimo molto!” Cominciò Jass.
“Mi raccomando fai il bravo ragazzo con mia
figlia!” Ora stava per venirmi da
vomitare. Che doppio faccia. Chiese il permesso a mio padre di invitare
mia
sorella a ballare e si avviarono sulla pista da ballo.
Restammo soli e stavolta potevo sentire la tensione anche da parte sua.
“Allora come va qui?” Mi chiese un po’
agitato.
“Bene.” Risposi semplicemente guardando la pista da
ballo.
“Te la cavi bene insomma. Sembri uno tosto.” Mi
faceva strano sentirlo parlare
così, quasi mi venne da sorridere. Mi voltai a guardarlo.
“Se è questo che pensi mi rende felice.”
Gli sorrisi e lui rimase fermo, il suo
viso mutò in una smorfia severa e smisi subito di sorridere.
Vedendo la mia reazione scosse la testa.
“Scusa ragazzo, sono solo stanco.” Mi stinse la
spalla con una mano. Possibile
che avesse deciso di tornare?
“Sono felice che questa volta sei riuscito a
venire.” Confessai.
“Non sei cambiato molto da quando eri piccolo.” Mi
fissava intensamente in
viso.
“Buna sera signor Leonhart! Io sono Seifer Almasy!”
Cosa voleva combinare ora?!
“Seifer lui fa Loire di cognome! Insomma dovresti ricordare
almeno i cognomi
dei presidenti!” Lui si fece paonazzo, in fondo è
normale che lui pensasse
avessimo lo stesso cognome, d’altronde era anche normale che
sapesse il nome
dei presidenti.
“Mi scusi signor Loire! Volevo solo fare la sua
conoscenza!”
“Sei un amico di mio figlio?” Chiese mio padre
incuriosito.
“S… si, lui mi sta aiutando a riprendere con il
programma di studi!” Lo guardai
incuriosito, cosa stava cercando di fare?
“Mi fa piacere per te ragazzo.” Poi mio padre si
allontanò e prese a parlare
con alcuni genitori, probabilmente altri prezzi grossi.
“Scusa cosa volevi fare?” Chiesi passando la mia
attenzione a Seifer.
“Volevo fare qualcosa di buono.”
“E in che modo?”
“Quello che hai detto questa mattina. Mi dispiace di essere
un coglione ok?
Volevo dire qualcosa di buono. Ah me ne vado!”
“No aspetta.” Lo fermai.
“Allora? Cosa vuoi dirmi?” Mi chiese aspettando una
risposta.
“Nulla, è una serata strana per me.”
“Sembri agitato infatti, cosa succede?” Mi chiese
avvicinandosi di nuovo.
Restai in silenzio incerto su cosa dire.
“Ok lascia stare. Volevo dimostrarti che sono qui e parlo con
te davanti a
tutti, per farti capire che io faccio quello che voglio e non me ne
frega nulla
di cosa pensano gli altri.” Alle sue parole mi guardai
intorno alcuni del suo
gruppo in effetti ci fissavano, ma sembrava importare poi tanto. Cosa
voleva
dire con quelle parole?
“Comunque, visto che sono un fastidio me ne vado.”
“Aspetta, puoi restare solo un attimo?” Le parole
mi uscirono di bocca da sole,
Laguna continuava a conversare poco distante, ero agitato provavo mille
emozioni e non ero abituato a gestire tutto quello.
“Come, come? Squall Lenhart mi chiede di restare con
lui!” Volle prendermi in
giro lui. Mi sentii tremendamente stupido. La testa prese a girarmi
molto
forte, in effetti mi sarebbe piaciuto svenire e svegliarmi da solo
nell’infermeria.
Seifer mi afferrò da dietro e mi tenne fermo in modo da non
dare nell’occhio.
“Squall che ti prende stasera? Vuoi uscire da qui?”
Cercai di rimettermi in piedi
ma la vertigine non passava. Gli feci cenno di si con la testa e piano
piano ci
avviammo verso l’apertura dei tendoni.
Una mano mi afferrò la spalla era mio padre.
“Eccoti qui ragazzo! Volevo presentarti i signori
Dalam.” Si pararono davanti a
me due signori dell’età di mio padre. Seifer era
alla mia sinistra e mi
sorreggeva con la sua spalla dietro di me. Accanto a loro
c’erano anche Jass e
Ellione, supposi fossero i genitori del quarterback. Allungai la mano e
la
strinsi ai signori mentre Laguna faceva le presentazioni.
“Lui è mio figlio, è l’alunno
migliore dell’istituto e non può fare a meno di
vincere la borsa di studio a quanto pare!” Mio padre si
pavoneggiava col mio
nome in bocca.
“Squall quest’estate, alla fine delle lezioni, la
tua famiglia verrà da noi per
cenare tutti assieme. Sarei molto contenta di avere anche il fratellino
della
fidanzata di mio figlio!” La signora Dalam mi stava invitando
da loro ma io non
potevo andare, guardai mio padre stralunato solo in quel momento mi
accorsi dei
suoi occhi spenti, ingrigiti, vecchi. Come se lui avesse capito che
aspettassi
il suo consenso disse:
“Certo che verrà! Verremo tutti insieme
quest’estate!”
mi sembrava di impazzire. Tutto quello… non era normale. Il
mio sguardo vagava
tra i presenti da Jass a mia sorella e infine a mio padre. In preda al
panico
afferrai il polso di Seifer. Aveva il braccio dietro di me e nessuno
poteva
vedere, lui mi prese la mano e io strinsi forte.
Feci di si con la testa e senza dite altro sgattaiolai fuori di
lì con Seifer.
Appena fuori lasciai la mano dell’altro e presi a fare dei
profondi respiri,
lui era lì che mi guardava. Chissà cosa pensava
di tutta quella situazione.
“Squall vuoi andare via?” Aveva gli occhi fissi nei
miei, volevo dirgli
qualcosa provare a spiegarmi ma nemmeno io ci capivo qualcosa. La sua
presenza
mi teneva lucido mi teneva ancora presente.
“Squall tutto bene?” Era arrivato anche Laguna, mi
voltai immediatamente verso
Seifer, non volevo ci lasciasse da soli. Lui fece di si con la testa e
si
allontanò. Parlare con le espressioni non era il nostro
forte.
“Scusami per poco fa, oggi ho avuto dei problemi con la
gamba. Sono solo stanco.”
Cercai di giustificarmi in qualche modo.
“Manca poco e andrò via, cerchiamo di finire bene
la serata.”
Rientrammo nel tendone senza dirci altro, alcune famiglie avevano
già
cominciato a salutarsi e i pullman per riportare le ragazze
all’istituto femminile
sarebbe partito di lì a poco.
Accompagnammo Ellione al suo pullman, lei e Laguna si salutarono
più volte.
Infine accompagnai mio padre alla Limousine. Lui stava di fianco a me e
non
diceva nulla, fuoi io a prendere l’iniziativa.
“La prossima volta che verrai potremmo chiedere comunque
all’istituto femminile
di far venire Ellione, sai alcune famiglie che hanno figli in entrami
gli
istituti lo fanno.” Lui continuò a camminare e non
disse nulla.
“Beh se la cosa non ti piace non fa nul…”
“Senti Squall quello che è successo questa sera
è solo per Ellione ok? Era da
tanto tempo e lei ha insistito. Non pensarci più.”
Era come se il cuore non ci
fosse più, sentivo solo un forte bruciore al suo posto.
“Capisco, nessuna prossima volta.” Dissi facendo
l’ultimo passo accanto all’auto.
Laguna mi guardò gesticolando con le mani come in cerca di
qualcosa da dire,
rassegnato si avviò verso l’auto. Di fronte a me
c’era Baltier il nostro
autista lo vedevo spesso perché veniva a pagare rette e
altro, aveva aperto la
portiera per far salire mio padre e mi guardava preoccupato. Era sempre
stato
un po’ protettivo con me anche quando ero piccolo, e il suo
sguardo di pietà
non era mai cambiato.
“E’ stata una bella serata.” A quelle
parole Laguna esitò un secondo prima di
entrare in auto. Mi voltai e percorsi la strada a ritroso senza
aspettare di
veder l’auto sparire in quel momento potevo veder partire
anche uno dei pullman
e vidi Seifer venirmi in contro proprio da lì, dove poco va
sostavano i mezzi.
Affrettai il passo, ora ero esausto non mi andava più di
ragionare.
“Squall ehi aspetta! Ma non ti faceva male la
gamba?!” Mi raggiunse in pochi
secondi e mi afferrò per il braccio, misi entrambe le mie
mani sul suo petto e
lo spinsi via più forte che potevo. Lui mi guardò
stranito e si fece ancora
avanti, questa volta avverrai la giacca e lo spinsi quasi fino a farlo
cadere.
“Ma che cazzo hai adesso?!” Sembrava irato oltre
ogni limite.
“Adesso non ti va di fare a botte? Beh a me si!” Mi
avventai ancora su di lui,
mi afferrò il pugno e cercò di calmarmi
“Ok, ok vieni con me. Facciamo in un altro modo!”
Mi trascinò nella palestra,
rimase la porta semichiusa lasciando entrare la luce da fuori. Se
avesse acceso
le luci sicuramente sarebbe arrivato qualcuno a controllare. Dopo poco
arrivò
con dei guantoni da box piuttosto consumati.
“Indossali!” Mi incitò e si
posizionò dietro il sacco da box.
“Vieni, colpisci qui. Quando accumulo stress vengo qui e mi
sfogo, forza!”
Infilai i guantoni e cominciai a lanciare qualche cazzotto.
“Se è con tuo padre che sei incazzato posso
consigliarti di pensare a lui. Ti
assicuro che ti sentirai meglio, te lo dice un veterano.” A
quelle parole mi
fermai, Seifer l’asciò la presa del sacco e venne
verso di me.
“Cos’è successo?” Mi chiese
lui, sembrava sinceramente interessato e io non
sapevo cosa pensare dei suoi continui sbalzi d’umore verso di
me. Ma in quel
momento avevo altri pensieri per la testa.
“Tu perché odi tanto tuo padre?” Si
prese del tempo per pensare, probabilmente,
se rispondere o no.
“Non lo dirai a nessuno?” Ancora una volta mi
guardò negli occhi in quel modo
strano, come solo lui sapeva fare.
“No.” Prese a camminare avanti e dietro.
“Ero, sono, un gran combina guai ne ho fatte tante. Ad
esempio una volta ho
dato fuoco all’auto di un professore, credo tuttora se lo sia
meritato era un
grande stronzo e aveva molestato una mia amica. A mio padre non
piacevano i
miei modi o anche solo quello che pensavo e finiva sempre per
slacciarsi la
cinta, insomma hai capito.
Credo di essermele meritate molte di quelle botte.” Sorrise
fra se e se, poco
dopo tornò serio.
“Un giorno successe il putiferio, fu una ragazza della mia
età che si presento
a casa mia e urlò a mio padre di doverle dei soldi per
mantenere il bambino.
Si ero stato con lei e l’avevo messa incinta. Era solo
un’amica e ci eravamo
divertiti.
I miei genitori si videro con la sua famigli e decisero di insabbiare
la cosa
facendola abortire. Il fatto è che io non volevo.”
“Eri innamorato di lei?” Interruppi il suo discorso
curioso dei fatti.
“No assolutamente, ma era mio… si so di essere un
ragazzino ma era un errore
mio ed era mio figlio, cercai di far valere la mia idea. Andai anche da
lei le
dissi di tenersi il bambino che avrei lavorato, non volevo
più dipendere da
loro, alla fine capii che a lei non interessava nulla e che tutto
quello l’aveva
fatto solo per ricevere soldi dalla mia famiglia. Gli avevano proposto
una
grande somma per non far uscire la cosa allo scoperto.
La fine della storia è che quel bambino alla fine non era
nemmeno mio. Era già
incinta prima di stare con me e aveva camuffato tutto solo per il
denaro.”
“Per questo lo detesti tanto?”
“Ti pare poco? Vivo in una famiglia dove non sono libero di
scegliere nulla,
dove mi insegnano che se hai i soldi il libero arbitrio non conta
nulla. Ecco
si quando penso a tutto questo mi viene da odiare mio padre.”
Chiuse gli occhi
e fece in gran respiro, successivamente tornò a guardarmi.
“Tu invece perché odi il tuo?”
“No io non lo odio…”
“Allora cos’è successo
stasera?” Ci pensai un po’
“Era tanto che non lo vedevo, all’improvviso si
è presentato qui dicendo che io
sono suo figlio e che era fiero di me e io non capivo cosa stesse
succedendo,
ma alla fine ha detto che era solo per Ellione quindi nulla.”
Mi guardava
intontito.
“Scusa cosa hai detto? Non ho capito nulla” Sorrise
“Da quanto tempo non lo
vedevi” Mi si seccò la saliva in gola, non
l’avevo mai detto e in qualche
strano modo nemmeno mai ammesso a me stesso. Continuai a guardarlo
negli occhi
come per cercare un aiuto o un suggerimento per spiegargli la cosa.
“Sono… beh un po’ di tempo…
molto direi.”
“Dall’inizio dell’anno a settembre? Non
dovresti essere così pesante lui è il
presidente sarà impegnato.”
“Cinque anni.” Mi studiò il viso poi
sorrise.
“Non dire sciocchezze!” Vedendomi serio smise di
ridere. “Sul serio non vedevi
tuo padre da 5 anni?” Staccai gli occhi da lui e puntai lo
sguardo sul
pavimento della palestra.
“Già, lui mi odia molto. Un giorno mi
portò qui e non l’ho mai più visto ne
sentito. Dopo stasera dubito capiterà ancora.”
“E dici di non odiarlo, non puoi pensarlo davvero! Insomma
Squall questo deve
essere uno scherzo, e le vacanze estive?” Cominciava a
gesticolare e comportarsi
in modo agitato.
“Sono stato sempre qui.” Restò in
silenzio e non smetteva di guardarmi, ora
potevo leggere la stessa pietà che aveva negli occhi il mio
autista.
“Stasera si comportava come se tutto questo… per
Ellione vero?”
“Si lei non deve sapere nulla.”
“Ok abbiamo bisogno di qualcosa di forte. Molto, molto forte!
Vieni andiamo dal
preside.” Uscimmo dalla palestra e socchiuse la porta.
“Preside?”
“Tu passeggi sempre da quelle parti non ci noteranno. Fidati
di me.”
Sicuramente non aveva pensato all’importanza di quelle ultime
parole, strinsi i
pugni e lo seguii. ;i fidai di lui.
COMMENTO
DELL’AUTORE:
Ringrazio ancora una
volta tutti quelli che si soffermano a leggere questa
storia.
Spero che questo
capitolo vi piaccia. Si concentra molto sulla storia e su una
parte del vissuto di Squall, la cosa si evolverà sempre di
più nella storia.