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Autore: ilcielopiangequalchevolta    08/03/2016    2 recensioni
A volte, per ricominciare da capo e ammettere i propri sbagli, è necessario scappare per poi tornare indietro.
Sabrina Vacciello è una ragazza timida, abituata a contare esclusivamente sulle proprie forze e con un grande segreto sulle spalle. Ha una sublime conoscenza delle lingue e tanta voglia di viaggiare; comunque partire e abbandonare tutto è difficile, così si ritrova bloccata in Italia fino ai vent'anni. Un giorno una domanda la sprona ad allontanarsi dal suo paese per riscoprire sé stessa.
Proprio Sabrina si scontra con James Harrison, un ricco imprenditore dall'animo saccente. Quando l'amore si interpone prepotentemente sulla sua strada, egli deve solo farsi trasportare dalla magia di questo sentimento.
James vuole avvicinarsi a Sabrina, l’unica donna che riesce a fargli battere il cuore, però lei non è ancora pronta a lasciarsi il passato alle spalle e a gettarsi in quel turbine di emozioni quale è l’amore. O forse si?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- PROLOGUE        
                 
 SABRINA’S POV
Sollevai la testa verso il cielo, udendo un rumore insopportabile per la maggior parte delle persone. Era un trambusto violento, fastidioso e molesto. Per me, invece, quello era il suono più soave che le mie orecchie avessero mai sentito. La scia bianca che si lasciava dietro si stagliava nell’infinita volta celeste. Quell’aereo sembrava microscopico in confronto all’immensità del firmamento e mi ricordava quanto noi fossimo piccoli, insignificanti, anonimi.

Come tutte le volte che scorgevo un velivolo del genere squarciare la nuvole, mi chiesi quale fosse la sua destinazione e provai ad immaginare le storie di coloro che, racchiusi in quell’ammasso di acciaio, sorvolavano la Città Eterna.

Gli invidiavo. Avrei voluto essere al loro posto e non in piedi, sulla terrazza della mia casa, a sperare di racimolare il coraggio per partire senza una meta, alla scoperta di ciò che il mondo aveva da offrirmi. Avevo vent’anni ed ero in grado di parlare cinque idiomi diversi, quindi le barriere linguistiche e culturali non mi ostacolavano. Appunto mi domandavo incessantemente cosa diavolo mi impedisse di scappare, di fiondarmi sul primo volo. E non trovavo risposta, o meglio non volevo davvero trovarla, perché l’unico motivo che mi teneva incollata alla mia squallida vita era la paura dell’ignoto. Preferivo restare all’oscuro, piuttosto che ammettere a me stessa che mi stavo comportando da coniglio.

Eppure, quel giorno, avevo una strana sensazione: il mio stomaco era in subbuglio e la causa non era la fame, il mio cuore era attanagliato da una strana ansia e non riuscivo a stare ferma un secondo. Avevo tentato di tenermi impegnata in tutti i modi possibili,  ma vibravo comunque per quell’insana agitazione. Quella mattina mi svegliai con la consapevolezza che sarebbe successo qualcosa di importante.

 
Rientrai nel mio appartamento, sbuffai e mi accomodai alla mia scrivania. Calamitai tutta la concentrazione che possedevo, mi passai una mano sul viso, sfregai i miei occhi insonnoliti con le dita, raddrizzai la schiena, presi un profondo respiro e puntai lo sguardo sullo schermo del mio computer. Lessi ogni singolo vocabolo e arrivai alla fine di quel saggio non avendo capito neanche una parola. Le numerose lettere iniziarono a vorticare nella mia mente, le pupille tremolarono e cercarono di rincorrerle tutte, il mio capo si mosse frenetico a destra e sinistra e osservai incuriosita una penna viola che si trovava sul mio quaderno. La sfiorai con i polpastrelli, la presi, la guardai e… mi diedi una manata sulla fronte per essermi distratta ancora. Dovevo scrivere la tesi di laurea, non un tema su di una biro.

Mi diressi in cucina per prendere un bicchiere d’acqua come un fantoccio o un burattino. Così mi sentivo: come se qualcuno tenesse le redini della mia giornata e decidesse per me. Non ero capace di ribellarmi a quella monotonia e sapevo che ero rotta, distrutta e delusa. Non avevo la forza di combattere il mio incubo peggiore.

Decisi di distrarmi, navigando sul web e spaparanzandomi sul letto. Ero ritornata alla mia arida mattinata, quando una frase schiaffeggiò la mia coscienza. Il mio cervello  strepitò in subbuglio e le mie sopracciglia si aggrottarono:
 “Hai mai pensato di andare via e non tornare mai più?! Fuggire e far perdere ogni tua traccia, per andare in un posto lontano e ricominciare a vivere?! Ci hai mai pensato?!”.


NOTE DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Ecco la mia nuova storia! Spero davvero che vi piaccia e che, col tempo, i protagonisti entrino nei vostri cuori come hanno fatto con il mio. Fatemi sapere cosa ne pensate e commentate.
Alla prossima spero!
Ciao S.S.
   
 
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