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Autore: Lunemy    09/03/2016    3 recensioni
Quando arrivò al bordo del pozzo toccando la terra con le mani capì che c’era qualcosa che non andava. Perché le mani toccavano della terra invece del pavimento di legno? Lei si trovava all’interno del tempio! O meglio avrebbe dovuto trovarsi all’interno di esso! Alzò gli occhi e guardò intorno a se, rimanendo sconvolta. Intorno a lei si estendeva un enorme e bellissimo prato costeggiato da bellissimi ciliegi in fiore. Sarebbe stato uno spettacolo unico, se non fosse stata terrorizzata. Dov’era la casa dei nonni? Dove era il tempietto? Dove erano i grattacieli che si vedevano in lontananza? Dove erano i rumori del traffico in lontananza? Tremante prese il suo i-phone dalla tasca del suo cappotto rosso. Ma non prendeva, non usciva neanche la scritta “solo chiamate di emergenza” sul display, assurdo! Avrebbe dovuto portarlo in assistenza.
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Improvvisamente vide scendere dal cielo un essere indescrivibile… non poteva credere ai suoi occhi…ma era una perdona? o era una angelo? Di certo assomigliava a un essere umano, ma aveva dei lunghi capelli bianchi, sulla fronte un luna viola, e orecchie a punta. La guardò con cattiveria, ma Yami ammaliata non fu intimidita. Anzi attratta.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Inuyasha, Kagome, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ciao! Ho deciso di iniziare una nuova storia, ero ispirata... e ora eccomi qua!
Avremo una nuova protagonista Yami, una ragazzina che capirete sarà viziata, un po’ antipatica e insensibile. O meglio lo fa credere. Come una ragazza così arriverà nel mondo Sengoku? E perché? Vi dico solo che lei sarà il grande amore di un nostro adorato demone… Ma se vi anticipassi anche, che lei ha già un fidanzato nel suo mondo?
 
Ed ecco a voi la mia nuova storia. Ho provato ad immaginare una ragazza di oggi viziata e tecnologica come non mai alle prese con il mondo antico. Che succederà? Per saperlo leggete… e mi raccomando commentate e scrivetemi. Mi fa sempre piacere leggere le vostre recensioni che mi spingono a continuare le mie storie!
Un bacio!

 
 
 
Capitolo 1

 
 
 
Yami aprì gli occhi, il suo i-phone, che in quel momento le faceva da sveglia con il suono acuto e insopportabile, segnava le otto del mattino. Si alzò di scatto energica ed eccitata. A breve sarebbe salita su un aereo, che l’avrebbe portata in America. Il suo primo viaggio estero… da quanto “lavorava” i suoi genitori per poter fare quel viaggio. E finalmente l’aveva spuntata!
 
Le avevano sempre risposto che a diciassette anni si era troppo giovani per fare un viaggio così lontani da casa, che era pericoloso, che c’è gente cattiva in giro, e di tutto e di più per tenerla rilegata a casa! Quante sciocchezze! Soltanto un mese fa riuscì a convincerli con un compromesso. Suo padre e sua madre rimpiangevano il fatto che Yami non fosse legata alla famiglia di origine del padre (quella della madre era morta molto tempo fa).
La famiglia del padre era una famiglia molto all’antica, molto legata alle tradizioni giapponesi. Yami non aveva mai legato con i suoi parenti paterni, a mala pena li ricordava, questo perché i suoi genitori avevano cambiato spesso città non rimanendo mai fermi per più di un anno in un posto. Causando alla figlia diversi problemi di integrazione in classe. Ma purtroppo essere un ingegnere e una dottoressa stimati e famosi in tutto il Giappone richiedeva molti sacrifici. Era già molto che tra i vari impegni fossero riusciti a mantenere unita la loro stessa famiglia.
 
Yami per via di tutta questa situazione era stata non poco viziata e coccolata, approfittandosi con furbizia della situazione. Decise di proporre un compromesso ai suoi genitori un mese fa. In cambio del viaggio in America sarebbe andata a stare da suo nonno paterno per un mese, per “capire quali sono le sue radici”… puff… che stupidaggine, ma quando gli disse quella bugia, con occhi lucidi come una brava attrice sapeva fare, mancava solo che i suoi genitori si commuovessero.
Bastò un'altra bugia, ossia che ci andava con le compagne di classe, appena finita la scuola e il patto fu fatto. Una verità c’era, ci andava davvero finita la scuola, ma non con le amiche, ma con il suo ragazzo, il bellissimo capitano biondo della squadra di football della scuola, Rito Sarenji.
 
Finalmente il mese di agonia in casa con il nonno e la nonna paterni era passato, anche se Yami dovette ammettere che tanto male non fu. Vi era uno strano senso di pace in quel tempio adibito a casa.
 
Iniziò a vestirsi, la sua camera si trovava al piano superiore e dalla finestra aveva un bellissimo panorama. Era una camera molto femminile, suo nonno le disse che era appartenuta in principio a sua sorella, e dopo, non avendo avuto figlie femmine ma solo uno, suo padre, rimase chiusa. Suo nonno si era dimostrato molto affettuoso e gentile con lei, le preparava ogni sera una tisana calda nonostante a fatica salisse le scale per portargliela. Aveva davvero piacere ad averla li.
 
Yami si avvicinò alla scrivania, aprendo un cassetto incuriosita, stava lì da un mese ma non si era data la briga di guardare in giro. Notò un vecchio album di foto e incuriosita lo prese, si sedette sul letto e l’aprì. Sgranò gli occhi. C’era una ragazza ritratta nella foto, con occhi scuri come i suoi, e un viso così simile al suo…  Se non fosse che Yami aveva fatto ai capelli uno shatush biondo le avrebbero potute scambiare per gemelle… quasi. Notò che quella ragazza in foto aveva un naso un po’ più grande del suo, sorrise soddisfatta, lei era comunque meglio di quella! Cercò di capire chi fosse, ma non vi era scritto nulla.
 
Improvvisamente il suono del cellulare la richiamò alla realtà. Mise velocemente l’album al suo posto e rispose al cellulare.
 
«Pronto?» disse lei con voce dolce, aveva letto sul display chi la chiamava.
 
«Ciao Yami, sei pronta? A breve passo a prenderti e andiamo all’aeroporto» rispose Rito.
 
«Si, finisco di mettere le ultime cose in valigia…» disse lei felice, mettendo in quel momento in valigia un pigiama di seta rosa, di gran classe. Era un regalo di Haruna e Mikanle sue amiche.
In quel momento le venne in mente che le sue amiche non si facevano sentire da tempo… come erano gelose della sua vita! E come lei gongolava per questo... Ma poteva comunque star tranquilla per la “copertura” per il viaggio, avevano troppi debiti con lei. Le aveva coperte in tutte le loro cretinate e fuitine. Almeno se lo faceva lei, lo faceva in grande stile.
 
«Porta qualcosa di carino… per la notte» mormorò lui abbassando la voce. A Yami venne la pelle d’oca… per la notte, non voleva dire…
 
«Tutti i miei vestiti sono carini!» disse lei facendo finta di non aver capito cosa volesse dire.
 
«Yami… sei più bella senza, se è per questo!» disse lui con voce sensuale. Adesso lei non aveva scusanti. Non sarebbe riuscita a rigirare il discorso, perché cavolo era così diretto!!!
 
«Rito, lo sai…io ti ho detto che anche se facevamo un viaggio insieme non significava che per il viaggio fossi stata pronta… per quello» mormorò lei abbassando la voce. Imbarazzata più che mai, fissò fuori dal giardino sperando che quella frase non rovinasse il suo rapporto con Rito. Si frequentavano da un anno. Lui era più grande di lei di un anno e aveva fatto tanta esperienza prima di lei. Yami gli aveva detto sin dall’inizio di non sentirsi pronta per quell’aspetto fisico, ma se all’inizio le era sembrato comprensivo e dolce, ora diveniva sempre più impaziente e irrequieto. La voleva e gliel’aveva fatto capire più volte,  sia a voce sia con il corpo…
 
«A volte si è pronti e non si sa, a volte ti devi solo buttare senza pensarci» disse lui convincente. Non demordeva.
 
«Rito…» provò a dirgli per smontargli le sue speranze, lei non si sentiva pronta!
 
«Vedrai sarai pronta…» disse lui riattaccando.
 
Yami iniziò a chiudere la valigia, inserendo nelle cerniere esterne i suoi trucchi e creme, piena di dubbi. Era davvero ponta e non lo sapeva? No! Già solo il pensiero di lui... dentro di lei… la terrorizzava oltre a imbarazzarla come non mai. Quel suo lato timido e idiota l’avrebbe volentieri distrutto. Doveva fare quel passo, cavolo! Ma lui poteva pazientare ancora un po’… no? Si decise a scendere indossando un nuovo cappotto di una marca di gran moda, l’aveva comperato prima di andare dai nonni e non l’aveva ancora indossato. La fascia in vita scendendo sui fianchi a campana. Portò la valigia con se e scese in giardino, Rito sarebbe arrivato a breve a prenderla. Uscita di casa si trovò sua nonna che innaffiava i fiori.
 
«Ma come siamo belle con questo cappotto rosso!» esclamò la nonna vedendola. Ultimamente il nonno e la nonna l’avevano riempita di complimenti e lei si sentiva ancora più bella. Come se al suo ego servisse di essere ancora gonfiato… sapeva di essere straviziata, ma le piaceva. Sorrise alla nonna dolcemente. Era una donna piena di forza, l’aveva osservata in questo mese notando come il suo carattere assomigliasse molto al suo, cocciuta e testarda.
«Nonno Sota ti aspetta di là!» disse la nonna che stava rientrando in casa, indicando le scale che potavano fuori dal giardino, in strada. Yami annuì l’abbracciò e la baciò sulla guancia per salutarla, non servivano parole per un addio con lei, capì. Chissà quando si sarebbero riviste!
 
Yami si spostò trascinando la valigia. Trovò il nonno in strada con un cestino in mano, come sempre andava a far compere. Era davvero uno spendaccione, lo diceva sempre sua nonna! Ecco da chi lei aveva preso le mani bucate! Pensò tra se, Yami ridacchiando.
 
«Nonno!» lo richiamò lei avvicinandosi. Il vecchietto dagli occhi scuri e un sorriso dolce e quasi infantile le prese le mani stringendogliele.
 
«Come siamo belle oggi, signorina Higurashi!» disse lui guardandola fiero. Lo sguardo di suo nonno era così penetrante che sembrava di cercare qualcosa negli occhi di Yami, che si sentì a disagio… anche se non capiva il motivo.
 
«Grazie nonno… sono stata bene con voi! non dimenticherò mai questo mese» disse Yami. Era una mezza verità. Si era annoiata a non finire, ma aveva apprezzato cose che prima non aveva mai notato. Il canto degli uccellini la mattina presto, cosa che in piena città non poteva sentire, la pace nel pregare - e non aveva mai pregato tanto in vita sua- la bellezza del passare con i nonni il momento del the. Inoltre era rimasta sbalordita dalla fantasia di suo nonno come narratore, anche se a lungo andare diventava pesante con le sue storie. Le aveva raccontato, la prima sera che era arrivata, che un tempo nel tempietto vicino casa loro -ora vuoto- vi era un pozzo chiamato pozzo Mangiaossa, che collegava questo mondo all’epoca Sengoku. Capendo che suo nonno stava per sparare chissà quante cavolate, Yami finse di ascoltarlo pensando a messaggiare con Haruna e Mikan su WhatsApp, percependo solo di tanto in tanto un nome ripetersi nel racconto: Kagome.
 
«Ne sono felice» disse lui con gli occhi lucidi, l’abbracciò a lungo. «Sei una dolce ragazza Yami, ancora devi capire quale sarà la tua strada… Mi ricordi tanto mia sorella…mi manca tanto, le assomigli molto d’aspetto…» il nonno prese un respiro prima di continuare con voce tremante « Lo so che sei qui solo per far un favore al tuo vecchio, ma io ho capito che provi una gran sofferenza nel non avere un posto, un luogo, da chiamare casa. Sappi che questa sarà sempre casa tua…» concluse il nonno con le lacrime agli occhi.
 
Quanto lui aveva letto nel suo cuore? Lei gli sorrise timida e imbarazzata, non era il tipo di ragazza che adorava le dimostrazioni d’affetto. No di certo. La facevano sentire solo a disagio. Il nonno si allontanò da lei sorridendole dolcemente, prima di incamminarsi per andare a fare la spesa. In quel momento Yami capì chi era la ragazza ritratta in foto, aveva detto che le assomigliava… era di certo la sorella del nonno Sota!
 
 
 
Yami si ritrovò sola in strada ad aspettare Rito… i minuti passavano, ma quanto ci metteva? Decise di risalire le scale e di aspettarlo in giardino. Risalendo degnò di attenzione un vecchio tempietto di legno che suo nonno tentava di tenere in piedi nonostante si vedesse che stava cadendo a pezzi. Si sentì attratta da quel tempietto, non seppe nemmeno lei perché. La curiosità la spingeva sempre più verso quella costruzione trascinandosi dietro la valigia. Aprì la porta scorrevole di legno che fece un gran rumore. Il tempio era vuoto. Yami entrò dentro e scendendo le scale all’interno del tempio di ritrovò al centro. La luce del sole illuminava l’interno mostrando tutti gli anni di quella struttura, forse era pericoloso star li.
 
Yami sentì il suo cellulare squillare. Era Rito, era il suo modo per farle capire che era vicino casa. Un pensiero triste le attraversò la mente “E se Rito la voleva soltanto per il sesso? Dove erano finiti i valorosi e coraggiosi uomini che avrebbero atteso la volontà della loro amata? Senza insistere mai?” forse non esistevano…
 
Scosse la testa con violenza. Ma che pensava? iniziò a credere che quel luogo la stesse trasformando. Oddio da quando desiderava un uomo così? Da quando era così schifosamente romantica? Lei era l’antitesi del romanticismo! Quelle smancerie non facevano per lei. Lei stesse si era messa con Rito solo per attrazione fisica (anche se tutta la loro relazione si era fermata a baci molto appassionati), e per vantarsi con le sue amiche che aveva per fidanzato il capitano della squadra di football.
Fortunatamente se ne stava andando da quel posto, che sembrava trasformarla con qualche sorta di magia, in ciò che non voleva essere: una ragazzina che avrebbe ceduto alle prime romanticherie di un qualsiasi uomo, ma che le prendeva?
 
Il suo flusso di pensieri fu interrotto da uno scricchiolio sotto i suoi piedi. Sbarrò gli occhi terrorizzata.
«Cazzo sapevo fosse pericolante!» esclamò lei non muovendosi per la paura. Ogni volta che provava a fare un passo il cigolio di legno spezzato aumentava. Si trovava al centro del tempio e non era vicino a nessuna parete portante, maledizione! Le era stato insegnato che in caso di crolli e terremoti se non poteva uscire per qualche motivo dall’abitazione doveva avvicinarsi il più possibile alle pareti portanti… provò a spostare la valigia ma anche quel movimento causò un umore assurdo.
 
Improvvisamente il legno sotto i suoi piedi cedette, cadendo dentro un profondo e grande buco. Sentì come un vento avvolgerla, i suoi vestiti e i suoi lunghi capelli svolazzavano con furia. Yami tentò in tutti i modi di stringere a se la valigia, come se potesse proteggerla.
 
Che diavolo stava succedendo? Chiuse gli occhi terrorizzata pensando che fosse la sua fine.
 
 
Riaprì gli occhi, confusa vide intorno a se pareti scure. La valigia era vicino a lei.
Si guardò intorno… Possibile che quel buco altro non era che un pozzo? Cosa le aveva raccontato il nonno del pozzo che esisteva in quel tempietto anni fa? il pozzo Mangiaossa… ma era svanito, chiuso no?... si era riaperto? Scosse la testa, sapendo che doveva uscire da lì. Gridò sperando che nonna la sentisse, ma dopo diverso tempo capì che non era così. L’unico modo era salire in alto, altre uscite non erano possibili. Provò a salire le pareti del pozzo, ma con la valigia era del tutto impossibile. Decise quindi di lasciarla li. Avrebbe chiesto al nonno poi una corda per legarla e tirarla su.
 
Quando arrivò al bordo del pozzo toccando la terra con le mani capì che c’era qualcosa che non andava. Perché c’era il sole? Perché le mani toccavano della terra invece del pavimento di legno? Lei si trovava all’interno del tempio! O meglio avrebbe dovuto trovarsi all’interno di esso! Alzò gli occhi e guardò intorno a se, rimanendo sconvolta. Intorno a lei si estendeva un enorme e bellissimo prato costeggiato da bellissimi ciliegi in fiore. Sarebbe stato uno spettacolo unico, se non fosse stata terrorizzata. Dov’era la casa dei nonni? Dove era il tempietto? Dove erano i grattacieli che si vedevano in lontananza? Dove erano i rumori del traffico in lontananza? Tremante prese il suo i-phone dalla tasca del suo cellulare. Ma non prendeva, non usciva neanche la scritta “chiamate di emergenza” sul display, assurdo! Avrebbe dovuto portarlo in assistenza!
 
Tentò di fare mente locale. Come diavolo era arrivata lì? Maledizione lei doveva partire, non poteva perdere l’aereo… quanto le era costato il biglietto poi! A minuti Rito sarebbe passato e non l’avrebbe trovata!!! L’unica spiegazione possibile era che fosse caduta in qualche tunnel sotterraneo e che l’aveva portata…li... ma nel pozzo non c’erano altre uscite, aveva guardato bene prima di arrampicarsi. La sua ipotesi crollò. Allora dove diavolo si trovava? Si guardò le mani piene di terra. La sua perfetta manicure era rovinata. E addio anche i soldi all’estetista.
 
Yami sentì improvvisamente la risata di una bambina.
 
«Jaken non mi prendi!!!» gridava allegramente. La bambina si avvicinava sempre più a lei, come se fosse felice di vederla. In qual caso fu più felice Yami, che avrebbe potuto chiedere dove si trovava e chiedere come poteva tornare a Tokyo.
Yami notò che la bambina poteva avere si e no sette otto anni. Indossava un kimono arancione, era un modello davvero brutto e antico, forse la bambina stava andando a qualche festa con gli amichetti vestita così? Notò solo con l’avvicinarsi della piccola che era consumato e strappato. La bambina si fermò di fronte a lei osservandola. Aveva folti capelli scuri e un codino laterale che le bloccava i ciuffi, ma non la frangia un po’ troppo cresciuta. Aveva un sorriso bellissimo, anche se i denti della piccola le sembrarono troppo ingialliti. Ma i suoi genitori i denti non glieli facevano lavare mai? Notò una specie di mostro verde correre dietro di lei. Era un costume in maschera? Be’ quello era fatto davvero bene, sembrava vero!
 
«Ciao!» esclamò la bambina con un sorriso rivolgendosi a Yami. «Sei davvero bellissima!» le disse la piccola avvicinandosi ancor più lei. «Uao ma perché hai queste cose alte sotto le scarpe? Non fanno male?» chiese la piccola indicando il tacco dodici di Yami.
 
«Ciao, io mi chiamo Yami, e tu chi sei piccolina? Comunque grazie del complimento, e queste sono scarpe con il tacco, e non fanno male... quando sarai grande le metterai pure tu!» disse Yami piegandosi sulle ginocchia per stare alla stessa altezza della bambina, che strano che la bambina non conoscesse le scarpe con il tacco. Tutte le bambine le conoscevano e le adoravano!
 
«Stai lontano da Rin!» disse improvvisamente il mostriciattolo verde. Parandosi davanti alla bambina a mo’ di scudo. Yami alzò il sopracciglio trattenendo la risata.
 
 «Eh si sei davvero un mostro verde spaventoso, si si» disse Yami tirandogli la guancia tentando di alzare la maschera, ma più tirava più il mostro gracchiava dolorante.
 
«Ma l hai incollata questa maschera? Tua madre si arrabbierà!» disse Yami con disappunto. Faceva male la colla sul viso.
 
«Signorina, ma Jaken non ha maschera, è brutto proprio di suo!» esclamò la piccola ridacchiando causando diversi rantoli di disappunto al mostriciattolo verde. «Comunque io sono Rin» disse la bambina abbracciandola dolcemente. Yami notò che la bambina oltre ad avere vestiti strappati e i denti sporchi aveva anche i capelli non proprio puliti, era da denuncia tenere una bambina in quello stato!
 
«Dove sono i tuoi genitori?» le chiese Yami dolcemente, ignorando il bambino vestito da mostriciattolo verde. Dopo avrebbe cercato anche i genitori di lui.
 
«Sono morti. Io vico con Jaken e il signor Sesshomaru, da un po’ di tempo. Anche Jaken non ha i genitori» disse la piccola Rin.
 
«Capisco, Rin io andrei un po’ di fretta. Potresti dirmi dove posso pendere un treno o qualsiasi mezzo che mi possa portare a Tokyo?» disse Yami ricordandosi che aveva fretta. Sicuramente a quell’ora Rito doveva essere già passato a prenderla e non vedendola sarà andando all’aeroporto senza di lei. Doveva raggiungerlo li. Ma sarebbe riuscita? Sembrava di trovarsi persa nel nulla.
 
La bambina corrugò la fronte come non capendo le sue parole. Quel mostriciattolo di nome Jaken sbuffò e spazientito prese il braccio della piccola strattonandola malamente verso di lui.
 
«Andiamo Rin non prediamo tempo con questa qui!» disse lui. Yami vedendo che la bambina protestava bloccò il braccio di quel mostriciattolo verde. Solo in quel momento sotto le dita percepì che non era costituzione umana quella che aveva toccato. Non vi era un braccio e ossa, ma qualcosa di molliccio e debole. Spaventata riuscì lo stesso a separarlo dalla bambina, riparandola dietro il suo corpo.
 
«Chi sei? Stai lontano da noi!!» disse Yami spaventata facendo scudo con il suo corpo a Rin.
 
Improvvisamente vide scendere dal cielo un essere indescrivibile… non poteva credere ai suoi occhi…vide scendere una persona…ma lo era? o era una angelo? Di certo assomigliava a un essere umano, ma aveva dei lunghi capelli bianchi, sulla fronte un luna viola, e orecchie a punta… e sulla spalla aveva una folta coda candida. Yami lo guardò terrorizzata e ammaliata. Non aveva visto mai essere più bello. Indossava un abito bianco largo tenuto su con due cinture, una viola e una gialla. Yami tornò a guardare il viso, notando delle linee sulle sue guance, viola. Quell’essere disceso dal cielo la guardava con occhi duri e quasi cattivi, ma Yami non si fece intimidire. Non avrebbero fatto del male a quella dolce bambina.
 
«Signor Sesshomau!!!» esclamò la bambina divincolandosi dalla presa di Yami e avvicinandosi a quell’essere sceso dal cielo che la prese in braccio.
 
«Ti ha fatto del male Rin?» disse lui tranquillamente accennando a Yami, che per lo stupore da piegata sulle ginocchia era franata a terra. La bambina fece segno di diniego con un sorriso.
 
«Si chiama Yami. È molto bella vero?» disse la bambina abbracciando quella specie di angelo.
 
«Ora basta giocare però. Andiamo via.» disse lui non rispondendo alla domanda di Rin. Voltò le spalle a Yami non calcolandola proprio.
 
Yami tremante si alzò mentre lui si allontanava con in braccio la bambina e il mostriciattolo verde lo seguiva a ruota con fare fiero. Yami aveva appena visto una cosa assurda…quell’essere volava, quell’altro sembrava fatto di gelatina…oddio doveva tornare a casa, voleva tornare a casa, prima che i suoi nevi cedessero!
«Aspettate!» gridò Yami. Stava per rimanere di nuovo sola e non sapeva dove diavolo si trovava.
«Di colpo quell’essere bello come un Dio si fermò voltandosi lentamente e degnandola di uno sguardo ostile. Sembrava volesse incenerirla. Yami si fece coraggio.
«Non so chi voi siate, ho incontrato la bambina per caso, le ho chiesto informazioni, ma non ha saputo rispondermi. Non voglio dare fastidio a nessuno. Dove si trova il più vicino aeroporto? O la stazione dei treni? Vado di fretta ho un aereo per l’America!» disse concitata lei.
Il mostriciattolo verde iniziò a sghignazzare ma lo sguardo di quell’essere dai capelli candidi lo bloccò di colpo.
«Neanche io di cosa parli. Comunque qui vicino seguendo direzione sud-ovest troverai un villaggio. Potrai chiedere li» disse lui duro. Incamminandosi e non degnadola oltre della sua presenza, la piccola Rin daal sua spalla invece gli sorrideva felice. Che strana…famiglia? Ma lo ea? Yami lasciò da pate quei pensieri doveva trovare il modo di tornare a casa…
Ma che razza di informazione gli aveva dato? Villaggio? Che villaggio? Si trovava vicino a qualche villaggio turistico? Yami prese un profondo respiro. Si sicuramente ea così. Con le nozioni di geografia in mente tento di capire dove fosse il nord sud est ovest, regolandosi con il sole. Si stupì di se stessa, quando riuscì a intravedere dopo alcuni minuti di cammino un villaggio in lontananza. Era riuscita a capire quale direzione prendere!
 
Si avvicinò sempre più al villaggio, e notò come le costruzioni avessero una forma antica. Notò un ampio campo in cui venivano coltivate le erbe e degli abiti antichi stesi su un ramo basso ad asciugare vicino a una casa. Doveva essere un villaggio a tema antico, anche se avrebbero dovuto mettere comunque un antenna pe la rete dei cellulari. Non potevano vivere isolati! Molte persone si voltarono a guardala sorpresi. Yami tentò più volte di fermare qualcuno in strada ma questi scappavano spaventati. Ma che era un mostro? Voleva solo delle informazioni!
Vide una figura di spalle che teneva in mano una tinozza piena d’acqua. Aveva capelli scuri e lunghi, una veste lunga rossa e bianca. Yami pregò con tutta se stessa che questa donna non scappasse da lei. Si avvicinò e si fece coraggio toccandole lievemente la spalla per richiamare l’attenzione,  al tocco la donna si voltò.
 
Yami e quella donna si guardarono a vicenda sgranando entrambe gli occhi. Spalancarono la bocca entrambe sconvolte. Sembravano quasi gemelle, se non fosse stato per i capelli schiariti al biondo di Yami.
 
«Oh mio Dio!!! T-tu s-sei… Kagome» boccheggio Yami riconoscendo il viso di quella ragazza e il naso un po’ più grande del suo, visti in foto quella mattina. La ragazza la guardò facendo un leggero cenno di assenso con la testa, stava per domandale anche lei qualcosa, ma Yami la bloccò. «S- sei la s- sorella di n- nonno Sota!» esclamò a fatica scandalizzata. Come era possibile che avesse quasi la sua età? E perché viveva lì in un luogo che sembrava fuori dal mondo?
 
Troppe emozioni l’avevano assalita quel giorno. La sua mete si rifiutò di elaborare altro e svenne.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Cosa succederà? La discendente di Kagome è arrivata nell’epoca Sengoku…perchè? Tutto al prossimo capitolo, un bacio!
 
Vostra Lunemy
   
 
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