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Autore: MissChatterbox    27/03/2009    5 recensioni
"Quella mattina Logan Echolls sorrideva." I pensieri di Logan Echolls in un giorno come tanti altri e nello stesso momento completamente nuovo. O meglio. I pensieri di Logan Echolls in dei giorni come tanti altri. Nata come one-shot, cresciuta come una raccolta. Recensite
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Logan Echolls, Veronica Mars
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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vm 2           Forgiving and Forgetting

Logan Echolls sedeva ai piedi del letto della sua suite, lo sguardo apparentemente fisso sull'esigua parte visibile del panorama di luci che era Neptune di sera.

 Quello spettacolo mozzafiato sarebbe stato ben più godibile sul balcone della sua stanza, e lui lo sapeva bene: quante volte si era sporto, bottiglia di birra alla mano, gli occhi che cadevano sul punto in cui Cassidy Casablancas si era gettato, solo da un piano più in alto. Non era stato il solo a farlo. Spesso aveva visto anche lei guardare in basso, il viso adombrato al ricordo delle sofferenze di quel giorno, un'altra cicatrice da aggiungere ad una lista di lunghezza non indifferente. Al peggio non c'era mai fine, si era detto mentre l'abbracciava, sentendo l'umido delle lacrime attraverso la stoffa bagnata della maglietta. E l'aveva pensato di nuovo quando aveva l'aveva trovata, sola e confusa, in quel parcheggio buio, quasi del tutto priva di lucidità e di forza, proprio lei che era essenzialmente quelle due caratteristiche. Aveva provato rabbia, una rabbia tanto intensa da mettersi a urlare, nel vederla ferita, ripetutamente, lei tanto forte e tanto fragile allo stesso tempo, una bambola di porcellana travestita da bulldog. Ma niente avrebbe mai potuto superare la quantità di odio che aveva sentito quando era venuto a sapere di Mercer e Moe, di come l'avevano ingannata, ferita, drogata, braccata come un animale e quasi uccisa nel processo. Quella sensazione tanto cieca l'aveva fatto tremare da capo a piedi, il dolore quasi fisico di non poter lavare quell'onta a suon di pugni troppo forte per anche pensare di resistere: l'omicidio era diventato un'opzione concreta. Per una volta, se fosse stato accusato, sarebbe stato per un crimine  che effettivamente aveva commesso, invece che il frutto di una cospirazione machiavellica, come attestato dal suo passato con la giustizia niente affatto immacolato. Non aveva neanche riflettuto: aveva afferrato il primo oggetto contundente a portata di mano e colto l'occasione propizia. Non avrebbe mai dimenticato l'espressione negli occhi dei due quando avevano sollevato lo sguardo verso la porta della prigione per trovare un Logan dai pugni serrati e l'espressione di una bestia feroce a fissarli con occhi di fuoco, molto più vicino di quanto l'avrebbero mai voluto nella vita. Aah, quanto avevano avuto ragione. Non gli importava sapere quanto la gioia selvaggia che aveva provato nel vendicare con scariche di pugni ogni dolore inflitto a Veronica fosse sbagliata: nessuno l'avrebbe mai convinto di aver agito in maniera sconsiderata. Nel suo mondo, chi rompeva pagava, e dava indietro fino all'ultimo coccio. Non era più il bambino di nove anni obbligato a mangiare un pera dopo l'altra fino a soffocare, il ragazzo costretto a scegliere la cinta con cui essere picchiato fino allo svenimento senza emettere un solo gemito di protesta, l'uomo che aveva visto sua madre spegnersi ogni giorno di più, un bicchiere dopo l'altro, colpita a morte dalle infedeltà di un marito più di nome che di fatto. Nessuno avrebbe mai più potuto ferire le persone che amava, aveva giurato a se stesso al funerale di sua madre. Nessuno avrebbe più potuto far loro del male senza pagare.

Nemmeno se stesso, penso Logan amaro. Quello che infatti stava facendo non era ammirare il panorama, ma pronunciare un mantra di  tutti i possibili insulti alla propria intelligenza, persona, atti, in un'auto punizione che sentiva profondamente di meritare. Perché un'altra volta, quando quella che era ormai diventata la sua ragione di vita era stata in pericolo, lui non c'era stato. L'aveva lasciata, nel bel mezzo delle difficoltà; ed era irrilevante che non avesse la minima idea di quanto stesse per accadere, o che i motivi che l'avevano spinto a dire la parola fine fossero nell'interesse tanto suo quanto di Veronica; lui non c'era stato. Poteva solo ringraziare Dio, Allah, il Buddha, qualunque divinità superiore che avesse fatto sì che non fosse finita peggio. Non ce l'avrebbe fatta a sopportarlo una seconda volta, Logan ne era certo; non si sarebbe tirato su di nuovo. A dirla tutta, nel momento in cui le parole che avevano serpeggiato nel suo cervello per giorni, allo stesso tempo la sua ossessione ed il suo incubo, avevano perforato la barriera dell'aria, avrebbe voluto rimangiarsele tutte, una per una. Com'era quella frase di Shakespeare? L'avessi scritto, strapperei quel nome. Le avesse scritte lui, quelle parole, non  si sarebbe limitato a strapparle; sarebbero finite direttamente nel water. Si stupì di aver ricordato.  Cercò di riesumare altre memorie nebbiose delle lezioni di letteratura del liceo. Aveva dei ricordi sfocati della sua carriera accademica, o almeno, degli episodi che si erano svolti dentro le aule: le lezioni, ad esempio. Quasi sorrise al vecchio se stesso. Così libero anche sotto i colpi di suo padre, con due certezze nella vita: la sua ragazza ed i suoi amici. Era stato davvero un idiota superficiale. Adesso vedeva il mondo per quello che era veramente: non un campo giochi per le sue bravate assurde, ma un vero e proprio campo di battaglia. Un tempo pensava che solo casa sua lo fosse, ma era stato così preso dai propri problemi, pur di entità non trascurabile, da non vedere mai del tutto quelli degli altri. Forse era davvero cresciuto. Solo un po'. Comunque non abbastanza per soddisfare le aspettative che Veronica aveva verso di lui. Glielo aveva letto negli occhi, proprio in quella stanza, mentre lo accusava di averla voluta proteggere come di un crimine; mentre sentiva l'esitazione nel suo tono quando le aveva chiesto se le cose tra loro andassero bene. Era stata quella conversazione a far germogliare nella sua testa il dubbio che, forse, le favole dopotutto non si avveravano, che non bastava l'amore per far funzionare un rapporto. E quando l'aveva chiamata con l'intenzione di farle un'improvvisata sorpresa aveva avuto la sua conferma, rimanendo a guardarla deviare la telefonata e sedersi come se niente fosse. Quella mattina gli si era spezzato il cuore. Di nuovo. E si era dato dell'idiota per aver osato sperare che allora, per una volta, potesse andare tutto dannatamente bene. Che solo per una volta, non uscisse qualche casino da dietro l'angolo a mandare a puttane ogni suo sforzo di una parvenza di vita normale. Non riusciva mai ad accettare completamente di aver fallito su tutta la linea. E così riprovava, anche a costo di ferirsi tanto seriamente che era quasi come morire un po' alla volta.

Non quella volta, però. Quella volta aveva tentato di ragionare con la testa. Sapeva che, se fossero rimasti insieme, prima o poi ci sarebbe stato qualcosa. Una cosa qualunque, anche la più insignificante, e tutto quello che  avevano avrebbe potuto rompersi; e allora ne sarebbero stati distrutti. Entrambi. Così, nonostante si sentisse morire al pensiero, aveva detto basta.
Il lato Oscuro della Forza aveva prevalso.  E poi, be', era successo quello che doveva succedere. La sua insopportabile curiosità l'aveva messa nei guai, di nuovo. Guai seri, di nuovo. Perché la sua incapacità di lasciar perdere le cose aveva un ruolo fondamentale nel suo continuo cacciarsi nei casini. Di nuovo. Lui lo sapeva, lei lo sapeva, nulla cambiava. Era un assioma non meno valido che la più certa delle teorie geometriche. E come da copione, Logan aveva tentato di dimenticare. Come da copione, aveva fallito. Aspen, birra, feste; ed una donna, una sveltina di una notte per eccessiva ebrezza, che gli aveva fatto sentire di aver toccato finalmente il fondo, trovandola accanto a se la mattina dopo. Poi era tornato a Neptune, in preda alla più abissale delle vergogne. Aveva salutato Dick come se niente fosse, come se non fosse andato a letto con la sua fiamma di tutto il liceo. E aveva evitato Veronica come la peste. O meglio, aveva evitato di parlarle: nulla avrebbe potuto impedire che la verità saltasse fuori, date le doti da  inquisitore spagnolo della sua ex. Ex. Una parola davvero odiosa con cui definire quello che ormai considerava l'amore della sua vita. Melenso ma vero. Si tormentò le mani, i ricordi dei momenti felici che vorticavano nella mente. Se aveva una certezza, era quella che avrebbe dato qualunque cosa per poter tornare indietro, per poter ricominciare. Sapeva di stare pensando con la mentalità  dell'eroina abbandonata di un romanzo da quattro soldi, ma tant'era.  

Il colpo secco alla porta lo scosse dal suo torpore. Si sollevò, consapevole di non avere la più pallida idea di chi potesse essere. Dick era al momento disperso. Era uscito con un trionfale “Vado a lezione”, apparentemente ignaro del fatto che, alle nove di sera, le “lezioni” fossero finite da un bel pezzo. Questo la diceva lunga sulla sua frequenza scolastica, aveva pensato Logan asciutto. Forse aveva dimenticato i preservativi, anche se conoscendolo non era probabile. L'unica cosa di Dick su cui si potesse contare, era la sua fornitura di oggetti del genere. Così si diresse alla porta, quasi con l'intenzione di cacciare il visitatore indesiderato e tornare a tormentarsi nella sua personale valle di lacrime. Aveva già la bocca semiaperta pronta per una replica pungente, quando registrò l'immagine della ragazza sulla  porta.
L'ultima persona che avrebbe mai immaginato di trovare sulla soglia. Che lo osservava, per la prima volta da un'infinità di tempo, sull'orlo delle lacrime. La guardò negli occhi e vide le sue stesse emozioni. Veronica scosse piano la testa, apparentemente priva, per una volta nella vita, delle parole adatte. Ma non ce n'era alcun bisogno. Aveva visto quello che aveva bisogno di sapere. Scuse, dolore, nostalgia, amore. Lo specchio dei suoi stessi pensieri. Perciò, sembrò un gesto perfettamente naturale posarle le mani sul viso e baciare quelle labbra strette a trattenere i singhiozzi con tutta la passione frutto della lontananza. E quando lei ricambiò il bacio con la medesima urgenza, Logan seppe.  Capì che in quel momento se ne fregava di venire demolito pezzo per pezzo, frullato e calpestato, se fosse servito a restare con lei. E che per una volta, una sola, erano entrambi perfettamente d'accordo.

E fu così che la cronologia se ne andò a viole. Salve a tutti! Come avrete capito, questa one-shot è tratta dalla terza stagione. E come avrete altrettanto concluso, ho deciso di continuare sulla linea di una raccolta di shot sui pensieri di Logan Echolls. A quanto sembra, l'ordine dipenderà sull'ispirazione del momento, ma questo non significa che non accetti suggerimenti al riguardo, il che tradotto significa recensite e fatemi sapere cosa ne pensate. Grazie mille alle 5 persone che hanno recensito, aiutandomi a decidere cosa fare di questa storia, e alle 7 che l'hanno messa nei Preferiti.
Cercherò di non deludervi.
M  
   
 
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