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Autore: Gwin1247    09/03/2016    1 recensioni
Un solo, unico squardo. Quando gli occhi di aramis incrociarono quelli della ragazza due vite si legarono.
Un amore che per quanti ostacoli possa trovare riesce a sciogliere il cuore puro di un moschettiere.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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NOTA DELL'AUTRICE:

 

Visto che ora Emily e Aramis sono nella stessa situazione ho deciso di iniziare a scrivere in prima persona dal punto di vista di Emily.

Questo capitolo parlerà della prima parte del viaggio verso Londra.

Buona lettura! :)

 

In viaggio

 

Stiamo cavalcando da ormai un ora. Ora siamo in una stradina di campagna, affiancata da un ruscello e alcuni campi di lavanda. La lavanda così a nord? Di solito non ne è piena la Provenza? Adoro questo profumo, mi ricorda quando da piccoli io mio fratello andavamo in Provenza con nostro padre e nostra madre restava a casa a curare i cavalli e le galline.

Sono ancora sorpresa del fatto che Athos si sia opposto subito quando mi sono offerta di venire con loro. Abbiamo rallentato, da galoppo stiamo passando al trotto, tiro leggermente le redini quanto basta per far girare il cavallo il più vicino ad Athos per parlargli. Accorgendosi di me si gira e mi guarda fissa negli occhi, i suoi sono di un blu spaventosamente bello.

 

“Emily, hai bisogno di qualcosa?” mi chiede. Si vede che ha paura che mi accada qualcosa, ma penso che si preoccupi perché se mi accadesse qualcosa mio fratello non ragionerebbe più in modo lucido, con me in pericolo. Dopotutto è un criminale che dobbiamo recuperare a Londra.

 

“In verità vorrei sapere il motivo per cui voi...”

 

“Prego dammi del tu” mi interrompe con un lieve sorriso.

 

“...per cui ti sei opposto subito quando ho deciso di accompagnarvi in Inghilterra.” mi guarda con un misto di sorpresa e sfida come se stesse per ribattere, e infatti...

 

“Piuttosto avrei da farti una domanda, perché quando ho annunciato che saremo andati a Londra hai subito deciso che saresti dovuta venire anche tu? Ho letto qualcosa nei tuoi occhi, dimmi, hai conti in sospeso a Londra? Scusa forse chiedo troppo...”

 

“Ma no, figurati. Dopotutto gli amici di mio fratello sono miei amici, e chi meglio dei miei amici deve sapere i miei segreti?”

 

Prendo fiato, non so se raccontargli o no ciò che ho davvero in mente di fare a Londra, poi faccio un respiro e parlo “ in verità ho un piccolo compito da portare a termine e poi, viso che vissuto li per molto tempo devo salutare qualche vecchio amico...”

 

“Fa attenzione.” mi guarda con un sorriso, quel sorriso che mi fa mio fratello come per dirmi mi raccomando, quel sorriso che prima di lui mi faceva mio padre.

 

Continuo a cavalcare per la mia strada quando poso lo sguardo su Aramis e mi rendo conto per la prima volta della croce che porta al collo, è ornata di diamanti. Sono abbastanza sicura che sia il regalo di una donna ricca. Ammetto che la cosa mi ingelosisce un po'.

 

Sono passate diverse ore ormai è il tramonto.

“Non dovremmo fermarci?” suggerisce Porthos

 

“Buona idea, tra poco fara buio e viaggiare diventerà pericoloso. Sulla strada dovrebba esserci una locanda...” risponde Athos

 

Dopo circa dieci minuti di cavalcata arriviamo ad una locanda. Portiamo i cavalli nella stalla e Aramis mi porge una mano per aiutarmi a scendere da cavallo ma D'Artagnan gli lancia un occhiata, mi ragginge e mi porge la mano a sua volta. Li guardo perplessa. Davvero mio fratello vuole arrivare a tanto? Sospiro e dico “Grazie, ma ce la faccio da sola” e così scendo da cavallo.

Io, Athos e Porthos entriamo, mentre mio fratello e Aramis si fermano fuori a parlare. Athos parla con l'oste che ci accompagna in una stanza alpiano di sopra con cinque brande e un'ampia finestra, sotto cui una panca con alcuni cuscini.

Dopo circa mezz'ora ci portano da mangiare e poco dopo entrano Aramis e mio fratello. Non ci vuole molto per capire che hanno parlato di me, perchè entrambi evitano il mio sguardo. Uomini.

Poco dopo mi sento stanca e mi infilo sotto le coperte, mentre i miei compagni di viaggio mi dannola buonanotte e continuano a parlare abbassando la voce. Prendo sonno.

Mi sveglio lievemente sudata respirando a fatica, un altro incubo. Guardo verso gli altri letti in attesa di movimenti, resto in ascolto ma tutti sembrano avere il respiro lento e regolare di chi dorme. Via libera, penso. Sgattaiolo fuori dal letto portandomi dietro la coperta di lana grezza, e lentamente cammino fino alla panca, guardando fuori dalla finestra aperta, mi siedo e stringo a me le ginocchia, com quando da piccola giocavo a nascondino e mi rannicchiavo in n angolino della stalla. Dalla finestra si vede la luna crescente, probabilmente sarà piena quando arriveremo a Londra. Avverto un movimento alle mie spalle, ma non mi giro. Di sicuro non sono nè Athos né mio fratello, visto che il movimento è vicino e i loro letti sono in fondo alla stanza. E penso che Porthos abbia un passo più pesante.

“Mademoiselle” mi sento sussurrare alle spalle e sorrido. Aramis.

 

 

Altra nota (e umile richiesta di scuse):

se siete arrivati a fine capitolo vi ringrazio tantissimo e vichiedo scusa, perche avevo totalmente abbandonato questa storia (ultimo capitolo circa un anno fa, avete il diritto di di rirarmi uno schiaffo immaginario) e prometto che mi impegnerò.

   
 
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