Tu
pensi a me…
Le smancerie non facevano per lui,
non era il tipo.
Era da quella mattina presto, quand’era andato
a correre immerso nelle dense nebbie padane, che si ripeteva che no,
non si era fatto contagiare dall’atmosfera di San Valentino; che
l’avrebbe chiamata comunque quella sera.
Si sentivano sempre di
venerdì, ed era venerdì…
Non c’era molto da dire, poco più
che le solite cose, ma la telefonata fu lunga, più del solito.
“Ci
sentiamo settimana prossima, allora…”
“Sì…”
“Maki…”
Un
secondo di silenzio lungo un secolo.
“Sì?”
“No… No
nulla.”
Un sorriso dall’altra parte del Mondo.
“Ti amo
anch’io, Kojiro Hyuga.”
…
io penso a te
Non ci sarebbero stati pacchettini rossi
per lei, niente cioccolata o fiori.
Non che le importasse, il
miele non faceva per lei.
Solo quella telefonata che, sapeva,
sarebbe arrivata puntuale.
Non perché fosse San Valentino,
intendiamoci…
Lui non era proprio il tipo.
Era sveglia da più
di un’ora e aveva continuato a rigirarsi, creando un groviglio
inestricabile.
Quando s’era alzata, l’immagine allo specchio
non era consolante.
“Meno male che non può vedermi…” aveva
ridacchiato.
La telefonata era stata più lunga del solito.
Aveva
sorriso, avvertendo quell’incertezza nella sua voce che era
timidezza dissimulata.
“Ti amo anch’io, Kojiro Hyuga.”
“Lo
so...”