La storia partecipa al contest Storie feline indetto da zenzero91 sul forum di efp.
Citazione utilizzata: “Però, io posso anche morire a questo modo; vita o morte hanno negli effetti lo stesso valore per quanto mi riguarda. La morte volontaria è anzi l'unica mia libertà assoluta”
Helen
Casa,
porta
Helen a scuola, lavoro, riprendi Helen da scuola, fai la taxista per
portarla
dove vuole, casa. Ancora ed ancora, giorno dopo giorno, la routine
della mia
vita in questi sette anni è stata questa. Alla fine
cominciava anche a
piacermi, vedere la mia bambina andare al corso di nuoto e vincere
delle gare è
stata una delle cose più belle di tutta la mia vita fino ad
oggi. Si può dire che
oggi sia finita la mia vita di mamma Claire.
Questa mattina la sveglia era alle sei,
Helen doveva andare in gita e per avere il tempo di prepararla, senza
dover
fare tutto di corsa, era obbligatorio essere sveglie prima
dell’alba. Andai in
camera sua, odiava la sveglia quindi toccava a me il compito di
allontanarla
dal mondo dei sogni. Stando attenta a non inciampare tra i suoi giochi,
aprii
le tende della finestra e mi voltai verso il letto. Vuoto. Come mi sono
sentita
in quel momento, senza la mia bambina. Helen era troppo piccola per
essere
scappata da sola, specialmente senza fare rumore, perciò
decisi di chiamare
immediatamente la polizia. Corsi al piano di sotto per effettuare la
chiamata…
ma presa la cornetta sentii solo lamenti all’altro capo.
Provai a fare il
numero, ma più numeri digitavo, più il volume di
quei lamenti aumentava.
“Non riuscirai a chiamarli. Non dal telefono e nemmeno dal
cellulare, Claire.
Devi venire con me.”
Mi disse una voce. Inizialmente pensai che fosse nel telefono, ma poi
mi
accorsi che da esso non proveniva più alcun suono.
“Vuoi cercare di salvare Hely o no? Io le voglio bene, per
quanto possa essere
possibile…”.
Guardai in ogni angolo della casa, ma l’origine di quelle
parole non la riuscii
a trovare. Pensai che fosse una cimice o qualcosa di quei film
polizieschi,
quindi ruppi ogni oggetto in cui poteva essere nascosta.
“Quando hai finito di
distruggere casa possiamo iniziare a cercare - NON TOCCARE LA MIA
LETTIERA!”
Mi bloccai col martello a pochi centimetri dalla lettiera, voltandomi
lentamente verso dove sapevo che fosse il mio Artemis,
il gattino tanto amato dalla mia piccola.
“Ciao” mi disse.
Allora reagii nel modo più normale possibile: urlai
lanciandogli il martello.
Con un miagolio stizzito si
allontanò
dalla traiettoria dell’oggetto e ricominciò a
fissarmi.
“Hai intenzione di continuare ancora a lungo con questa crisi
isterica? Perché
in quel caso andrei a dormire, sono indietro sul mio quantitativo di
ore di
sonno per essere il gatto perfetto, dovrei essere già a
quattro ma per colpa di
quell’uomo sono solo a due. Ah se solo mi avessero fatto un
po’ più grande,
sapevo che non bastava il fisico robusto del Bengala! Non potevano
mettermi…
che so?... un po’ di tigre? Sarebbe stato molto
più semplice! Ma no, perché mai
si dovrebbe dare ascolto a qualcuno di più intelligente?
Stupidi umani! Poi
anche il pelo lungo! Ma dico io mi hanno preso per una
scopa?!”
Se
questa
mattina ho rischiato l’infarto a sentirlo parlare, ora mi
stupisco di non
averlo mai sentito, ma non ho il coraggio di spegnerlo, sempre che sia
possibile, i rischi sono troppo elevati.
“Tu parli?” riuscii a
balbettare.
“Tesoro – disse facendo le fusa – se
siamo ancora a questo punto non salveremo
mai Hely. Andiamo in macchina, tu segui le mie istruzioni e forse
riusciremo a
salvarla.”
Stavo prendendo ordini da un gatto… ed era la cosa meno
strana, decisi di
seguire i suoi consigli, perciò presi le chiavi ed andai a
prendere la
macchina… seguita da Artemis.
“Perfetto, vedo che cominci a reagire. Fortunatamente.
Potremmo essere ancora
in tempo, ma non devi perdere nemmeno un secondo. Ti ricordi la casa
abbandonata fuori città in cui voleva entrare Helen?
Vacci.”
Non so che cosa mi
fosse preso ma
obbedivo senza opporre la minima resistenza, in fin dei conti sembrava
l’unico
dei due che avesse una minima idea di come uscire da questa situazione.
“Quindi… tu sei un… gatto
parlante?”
“Oh cielo no! Non esistono i gatti parlanti! Io sono
un… sofisticatissimo robot
di ultima generazione dell’FBI, sebbene abbiano deciso
volontariamente di
ignorarmi per la… creazione del mio corpo ed ora sono questo
strano misto…
almeno grazie alla mia particolarità mi ha preso
Hely.”
Disse raggomitolandosi sul sedile del passeggero. Effettivamente
non avevo mai visto un gatto
tanto particolare, anche se non avrei mai detto che avesse il corpo di
un gatto
del Bengala, insomma sembrava grasso, non agile.
“C-c-c-come osi?! Io non sono grasso! Sono peloso,
è diverso! Eh sì. Leggo
anche nel pensiero.”
Lessi un profondo
odio nei suoi occhi…
immaginai che nemmeno ai gatti piacesse essere insultati.
“E… a cosa si sarebbero…
ispirati… i tuoi creatori?”
“Sei proprio ignorante, non capisco come tu possa essere la
madre di Hely.
L’hai adottata? No ovviamente no, nel tuo file non
c’è niente del genere.
Comunque sono un meticcio, nonostante la tua riluttanza sono un misto
tra un
Bengala, un Norvegese delle foreste – sebbene non ne abbia
mai vista una di
foresta… - ed un Ragdoll. Se non ci fossi arrivata sono un
Ragdoll nella
colorazione del pelo.”
“Mi interessa sapere da dove parli. Non dalla bocca, lo
vedrei.”
Come risposta si pulì le zampe….
“Quello che devi vedere adesso è di accelerare e,
soprattutto, la strada.
Sebbene, essendo un robot, non morirei, ma mi sono affezionato al corpo
del
gatto. Specialmente alla sua vita. E’ davvero molto
rilassante. E le risposte
le avrai se accetterai l’incarico. Capirai più
avanti di cosa sto parlando.”
Il resto del viaggio lo passammo in silenzio.
Arrivati all’edificio, mi
sentii mancare. Su un cespuglio vicino alla casa c’era un
pezzo del pigiama
della mia bambina. Corsi a prenderlo e lo trovai strappato in
più punti. Corsi
nella casa più veloce che potevo, entrata cominciai a urlare
il nome di mia
figlia entrando in ogni stanza che incontravo. Quando entrai nel bagno,
rischiai di svenire. C’era sangue, sangue ovunque, specie sui
pantaloni del
pigiama di mia figlia, abbandonati in un angolo. Non ressi
più e cominciai i
piangere. Piansi talmente forte da non sentire la bestia arrivare alle
mie
spalle e colpirmi tanto forte da farmi svenire.
Quando ripresi i sensi ero
in un sotterraneo, legata ad una colonna. Davanti a me si trovava un
uomo, un
uomo che conoscevo troppo bene.
“Rodney… che ci fai qui?”
“Amore… non ti andava una bella riunione di
famiglia? Con la nostra bella
bambina?” disse ghignando. Lo avevo amato… e
l’ho odiato quando ci ha
abbandonate.
“No. Lei non è tua figlia.”
Mi si avvicinò con un coltello che puntò alla mia
gola.
“Il test del DNA dice di sì.”
“Io dico di no. Potrai aver dato il seme per farla nascere,
ma non conosci
niente di lei.”
Si allontanò da me e scoppiò a ridere.
“Dicci davvero? Bhe… io comunque so dove si trova.
Tu no.”
Cominciai a divincolarmi per liberarmi dalle catene.
“Dov’è? Dove l’hai portata
bastardo!”
“Oh… è proprio qui.”
Schioccò le dita e due esseri la portarono, nuda e tremante
davanti a me.
“Mamma… mamma ho paura… ti prego
aiutami! Non lasciare che mi facciano ancora
del male.”
Disse tra le lacrime. Il mio tesoro.
“Tu sai perché ti ho portato qui Helen?”
Cercai in tutti i modi possibili di liberarmi, per non far avvicinare
quel
mostro a mia figlia.
“Io sono il tuo papà. E ti devo dire una cosa
molto brutta purtroppo. Sai, io
sono un mutante tesoro mio e tua madre no. Questo sai cosa significa
per te?”
Sembrava quasi dolce. Per un attimo pensai che forse volesse solo
riaverci
entrambe, che si sarebbe risolto tutto per il meglio… che
illusa.
“Papà? Io… no, non lo so. Se vuoi, puoi
restare con noi, a mamma va bene vero?”
Sorrise, la mia guerriera sorrise, a Rodney e a me. Il più
bel sorriso che
avesse mai fatto.
“Non va bene a me però. E nemmeno al mio capo.
Purtroppo, significa che non
puoi esistere, sei troppo pericolosa. Anche se non ti conosco molto, mi
dispiace
farlo, sei comunque mia figlia... Morgan, uccidila.”
Diede l’ordine e se ne andò dalla stanza. Non so
chi urlasse più forte, se io o
Helen. Uno dei due esseri tirò fuori un secondo coltello ed
incise la sua gola.
Su
cosa sia successo dopo ho solo pochi flash: Artemis che con dei raggi
luminosi,
forse dei laser, abbatteva le due creature – non potevano
essere umani, gli
umani non si sciolgono – un uomo anziano che mi parla anche
se non capisco le
sue parole, i fari dell’ambulanza che si allontana.
L’uomo
anziano di prima è lo stesso a
cui sono seduta ora di fronte, sta parlando da molto tempo ma la mia
mente si è
fermata ad una sola frase:
“Tua figlia sta bene.”
Posso dire di aver ricominciato a respirare nel momento in cui
l’ho scoperto.
La mia innocente bimba è salva!
“Allora, lo farà?”
Eh? Cosa? Parla con me? Forse non dovevo distrarmi...
“Signorina, capisco che non sia in un grande stato di
lucidità, perciò le farò
un breve riassunto di ciò che le ho appena spiegato...
Sarà la prima ed ultima
volta che lo farò. In sintesi, quelli che lei ha affrontato
sono quelli che la
gente normale chiamerebbe ‘i cattivi’ ma per noi
hanno una nomenclatura ben
specifica che scoprirà a tempo debito. Tra di loro ci sono
sia uomini, come lei
e me, che esseri di cui molti non riescono nemmeno ad immaginare
l’esistenza e
ne ha avuto una prova coi mostri che hanno rapito sua figlia. Il nostro
compito
è quello di trovarli ed ucciderli, le regole sono semplici:
o noi uccidiamo
loro o loro uccideranno noi. Lei ha dimostrato di essere in grado di
combatterli senza nemmeno aver ricevuto un adeguato
addestramento.”
Tecnicamente sono solo rimasta legata al palo…
“Se lo desidera, può entrare nella Squadra
Speciale ed aiutarci a far in modo
che quello che è successo a sua figlia non capiti ad
altri.”
Non ho nemmeno bisogno di pensarci, mi sembra così ovvia la
risposta.
“D’accordo, lo farò. Ma solo a patto che
proteggiate mia figlia.”
L’umanità sarà anche importante, ma per
me mia figlia lo è di più.
“Perciò non mi ha ascoltato nemmeno in quella
parte... Effettivamente mi
sembrava che avesse preso la notizia troppo bene… Il patto
per entrare
nell’Organizzazione è di assoluta segretezza, non
potrà in alcun modo parlarne
con i suoi amici o la sua famiglia, non sarà per nulla
difficile, per il
semplice fatto che per tutti loro lei morirà.”
Come? Che cosa sta insinuando?
“Signorina, questo è un lavoro a tempo pieno, tutto il giorno, tutti
i
giorni di ogni anno.
L’unico modo che
abbiamo per garantirci la totale dedizione è far tagliare i
ponti a tutti quelli
che vogliono partecipare.”
“Non lascerò mai mia figlia! Lei è
tutto ciò che ho al mondo!”
“Non ne dubito signorina e so che la cosa in condizioni
normali sarebbe reciproca.
Ma queste non sono condizioni normali. A sua figlia è stata
completamente
modificata la memoria. In modo irreversibile temo. Rodney ha fatto un
ottimo
lavoro…”
Non… non capisco.
“Per sua figlia la persona che ha organizzato il rapimento ed
il tentato
omicidio è lei. Immagino che Rodney non avesse mai avuto
intenzione di uccidere
la bambina, ma solo lei. Difatti ora la piccola Helen odia lei ma
apparentemente
ama alla follia suo padre. In questo momento tentare di riunirvi
potrebbe
essere dannoso per entrambe. L’unica cosa che le posso
garantire è, che se
accetterà di divenire parte dell’organizzazione,
Helen diventerà parte di un
progetto a cui stiamo lavorando, anche se non posso dirle per motivi di
sicurezza di cosa si tratta, e sarà sempre sorvegliata in
modo che non le possa
essere più fatto del made in alcun modo.”
Una pugnalata al cuore avrebbe fatto meno male.
Per salvare mia figlia, non devo più avere contatti con lei.
Tanto vale che mi
strappino il cuore dal petto e lo diano ai loro mutanti.
Andiamo Claire, non essere così
drastica.
Sai bene quanto me che hai solo un’opzione... Già
posso anche comunicare
telepaticamente grazie all’aggiornamento. Amo la tecnologia.
“Accetto. Ma se succede qualcosa, qualsiasi
cosa, alla mia bambina, vi ucciderò tutti con le
mie mani.”
“… Molto bene signorina. La prego di attendere
fuori dall’ufficio il tempo
necessario di trovare un profilo che le possa corrispondere.”
L’uomo si alza dalla sua poltrona, ma lo blocco in fretta.
“No.”
“No?” ripete lui.
Il suo viso è appena diventato una maschera imperturbabile.
“No. Se farò parte di
quest’organizzazione, lo farò alle mie condizioni.
La
prima è che sarò io a creare il mio nuovo
profilo. Mi mandi da uno dei suoi
profiler. Avrò bisogno di aiuto, per dare vita ad Helen
Nenvy.”
“D’accordo. Benvenuta signorina Nenvy.”
Benvenuta cara, ricordati di comprarmi delle
scatolette, le hai quasi finite.
Stupido gatto.
A
quanto pare questa notte la dovrò
passare in una delle case dell’Agenzia, devono far morire
Claire, e vederla
andare a casa, mentre sta morendo dall’altra parte della
città, può creare
problemi.
“E te ne stupisci? Non pensi che sarebbe leggermente
contraddittorio? Non puoi essere sia viva che morta no?”
Artemis mi odia. E’ evidente.
“No, non ti odio. Odio le tue affermazioni, spesso il tuo
modo di pensare e di
agire e a volte anche la tua arroganza. Ma non odio te nello
specifico.”
Prima ancora di accorgermene gli ho lanciato un dizionario –
abbastanza
pensante – addosso. Lo schiva saltando di lato con un
miagolio stizzito andando
contro la parete e… restandoci attaccato?
Com’è possibile? I suoi occhi
diventano color zaffiro e comincia a muovere la coda a scatti.
“Mi stai facendo perdere la pazienza, sappi che se solo mi
trasformassi nella
mia vera forma non avresti
possibilità di sopravvivere…”
“Non eri un robot? Cos’è la tua vera
forma, un tostapane?”
Si lancia verso di me, ma invece di finirmi addosso sotto forma di
tostapane
inferocito diventa un… uomo? Sopra di me non
c’è né un gatto né un
tostapane ma
un quasi-uomo con gli occhi zaffiro e i capelli come il manto di
Artemis.
Peccato che i denti lasciati scoperti siano più affilati di
qualsiasi cosa
esista in natura e neri. Inoltre sono quasi certa che non dovrebbe
avere una
simile forza nelle mani, e nemmeno un altro paio di occhi sopra quelli
normali.
E probabilmente non dovrebbe esserci nemmeno uno zaffiro incastonato
nella sua
fronte… penso di aver sbagliato a dargli del tostapane. Non
sembra ne sia
contento.
“Ok, va bene. Non ho molte possibilità. O almeno
non adesso e specialmente non
con un dizionario… almeno posso sapere cosa sta per
uccidermi?”
Forse non è una grande idea incoraggiarlo a farlo.
“Il nome della mia razza non esiste nella tua lingua. E
comunque tu non potresti
uccidermi… non con
quello che mi hanno fatto in questo posto, né io potrei
uccidere te. Hanno
osato darmi dei valori morali… da allora mi odio
profondamente.”
La sua voce è poco più di un sibilo.
Tralasciando che non sto capendo niente del suo discorso, sono
letteralmente
incantata dalla sua figura. So di averla già vista ma non
ricordo dove…
“Helen… una volta mi sono trasformato in sua
presenza. Dovevo spiegarle che in
quel modo mi avrebbe ucciso…”
“Come può mia figlia, aver tentato di
ucciderti?”
“E’… imbarazzante. Non vuoi
saperlo” dice mentre con un balzo si allontana da
me.
Penso che la gravità non abbia effetto su di lui…
“Cosa può aver fatto? Ti ha grattato la pancia a
morte?”
Arrossisce, penso, poiché non diventa rosso ma giallo.
Oh no. Non ci credo!
“E’ più complicato…
è dovuto alla mia razza. La mia vita è legata
normalmente
ad una pianta, sono verde per questo, ma qui mi hanno modificato il DNA
e sono
riusciti a legarmi ad una vita umana: quella di tua figlia. Il problema
è che
l’esperimento non ha dato i risultati sperati. Non mi hanno
connesso alla vita
di Helen, ma alla sua anima. Senza entrare nei dettagli, io provo
ciò che prova
lei ma materialmente. Pochi anni fa, quando le hai spiegato che lei non
avrebbe
mai incontrato suo padre, il dolore che ha provato mi ha quasi ucciso,
da
allora trova sempre il lato positivo di ogni cosa… per me.
In cambio io cerco
di proteggerla da tutto ciò che posso: gli altri umani, gli
altri mutanti… ho
saputo che l’avevano presa quando il legame si è
interrotto. I vostri Cattivi
sono gli unici che possono rompere permanentemente il legame e
l’hanno fatto.”
“E’…wow…
come…?”
“Non lo so. Non ho le risposte che vuoi. So solo che la mia
vita con Helen era
bella. Ora il processo è stato completato. Non so
più niente di tua figlia.
Perciò ora son un… un semplice
mutante…”
Ma non era un robot?
“Siete troppo semplici da ingannare voi umani. No.
E’ evidente che io non
sia un robot.”
“E come… mutante… puoi essere ucciso?
Non ho ben capito… bastano davvero dei
grattini sulla pancia?”
“Posso essere ucciso come uno di voi umani, quindi in
parecchi modi quanto ai
grattini non lo so, modificando il mio DNA hanno modificato molte parti
di me…
Penso però, che io possa anche
morire a
questo modo; vita o morte hanno negli effetti lo stesso valore per
quanto mi
riguarda. La morte volontaria è anzi l'unica mia
libertà assoluta. Mi hanno
tolto tutto, ma adesso, grazie ai Cattivi, posso decidere io se vivere
o
morire.”
Non so cosa dire
“Mi… dispiace. Non so come aiutarti”
“Non puoi. Ora dormi, non posso proteggere Helen, ma posso
proteggere te. Per
lei.”
Non ho parole e probabilmente se anche le avessi non avrei il coraggio
di
parlare. Il dolore nei suoi occhi è più che
visibile e non voglio rischiare di
rovinare questo strano equilibrio.
Per l’ultima volta vado a dormire come Claire.
Note dell'autrice:
No, mettete giù il telefono. Non sono pazza e nemmeno sotto l'effetto di droghe. Ho solo idee strane...
Che
cosa sia Artemis non lo so. Ho solo inventato la sua figura, se
qualcuno più esperto di me sa che esiste già ed
ha un nome mi farebbe piacere saperlo :) Non ho molto da dire se non
ringraziare tutti quelli che sono arrivati fino a qui
perciò... alla prossima!
Kiss