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Autore: ilmareamezzanotte    13/03/2016    0 recensioni
Il terminal era il posto dove tutto si fermava.
O iniziava: beh, dipende da dove eri diretto.
Il terminal era la stazione dei pullman, tutti i pullman della città fermavano lì la loro corsa, o la iniziavano: come ho detto, dipende dai punti di vista.
Per quanto riguardava me, il terminal era stato da sempre il punto di arrivo: abitavo in un paese fuori città e perciò ogni mattina prendevo uno di quei pullman pieno di ragazzi urlanti e-puff-dopo appena 20 minuti di viaggio il pullman si fermava al terminal.
Non era un posto bello, non aveva nulla di magico o attraente, era solo un posto dove le persone non si fermavano, un posto necessario, un continuo via-vai di gente, come una qualsiasi stazione.
Il terminal era sempre stato il mio punto di arrivo, non avrei mai potuto immaginare che si sarebbe trasformato nel punto di inizio e che mi avrebbe permesso di conoscere il mio punto di riferimento.
Genere: Romantico, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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6. CONFESSIONI
-Che. Cosa. Diavolo. È. Successo.-
-Angie, fai un bel respiro e stai calma, mi dai sui nervi!- sbuffai, togliendomi quelle odiose scarpe col tacco e buttandomi a pancia in giù sul divano rosso.
Appena la mia testa riemerse dai cuscini cercando ossigeno, gli occhi di Angie mi scrutavano indagatori a meno di due centimetri dal mio naso.
Con uno sbuffo, mi rintanai di nuovo nella sicura montagna di cuscini.
-Miri, dai, voglio sapere!-
Angie, come potevo darle torto? Ero sparita con Giorgio per più di un'ora!
-Ok, però non deve saperlo nessuno, neanche Mattia.-
-C'è bisogno di dirlo? Dai, sto morendo di curiosità!-
Sospirai. Poi iniziai a raccontarle tutto nei minimi dettagli, non avevo segreti con lei.
-Wow! Mi sembra una storia da film! E ora, cosa hai intenzione di fare?- Angie sembrava preoccupata, e, effettivamente, lo ero anche io.
-Non lo so! Non mi è mai successa una cosa simile... Lo sai come sono, non mi piacciono le relazioni libere, a caso, però non so nemmeno se voglio qualcosa con lui, è stato un errore, un momento di debolezza, mi sta pure antipatico!- Abbassai lo sguardo. Quando lo rialzai, Angie aveva un'espressione enigmatica.
-Che c'è?-
-Niente... È solo che... Sei rossa come un semaforo e non hai preso fiato per un secondo!- La fissai con sguardo truce. -S-Sicura che non ti piaccia?- domandó poi Angie con tono timoroso, come se avesse paura che da un momento all'altro potessi saltarle addosso e mangiarla perché aveva anche solo osato pensare una cosa del genere. E in effetti era proprio così.
Ma un altro istinto prese il sopravvento sulla follia omicida. Iniziai a ridere a crepapelle.
-Ma ti pare? Hai visto come litighiamo ogni volta che ci vediamo? Non riusciremmo a convivere per più di tre secondi nella stessa stanza, finiremmo per sbranarci a vicenda!- dissi a fatica tra una risata e l'altra.
L'espressione di Angie si fece più rilassata dopo questa reazione.
-Bene! Perché prima al locale ho incrociato Sammi e mi ha chiesto se sapessi il nome e il numero del bassista del gruppo, perché l'aveva trovato davvero carino! Spero non ti dispiaccia allora...- 
Smisi di ridere all'istante.
Quel nome.
Sammi.
Ovvero Samanta Carelli, una stangona altissima, magrissima, biondissima e bellissima, ma con il cervello di un'oca, faceva il quinto anno del Vittorio Emanuele. 
Ed era anche la mia ex-amica del cuore, insieme ad Angie, fin dalle medie.
Ex, ovviamente. Non volevo più averci niente a che fare. Almeno non dopo che si era mostrata per quello che era, andando a letto con il mio ex-fidanzato Federico, proprio quello del quale avevo casualmente parlato a Giorgio quella sera.
Mandai giù il groppo che avevo in gola.
-Spero tu stia scherzando.- dissi con tono irremovibile a Angie.
-No, perché?- disse Angie, cadendo dalle nuvole. 
-Ma... Come hai potuto! Sapevi che in quel momento io ero con Giorgio, avresti potuto immaginare!- Non potevo credere che Angie avesse fatto una cosa del genere, era molto più intelligente di così, la rabbia mi stava annebbiando il cervello e sapevo che non era per niente un bene.
-Come avrei potuto? E poi cosa importa, mi hai appena detto che a te non frega niente di Giorgio!-
Non potevo crederci. 
-Ma certo che me ne frega!- Le parole uscirono fuori senza che io riuscissi a fermarle.
Angie alzò rapida un sopracciglio e mezzo sorriso le si disegnò automaticamente sul volto.
-I-Intedevo dire... Che sì... Cioè... Non si tratta di Giorgio, è Samanta che non mi sta simpatica e tu sai tutto quello che mi ha fatto e non avresti dovuto!- Blaterai ormai senza ritegno, cercando di rimediare al casino che avevo appena fatto.
-Non fare la vittima, e ammetti una buona volta che Giorgio ti piace!- Angie sembrava quasi rassegnata, era il suo ultimo tentativo.
-Mai.- dissi alzandomi e avviandomi verso la porta della cucina, dove c'era un altro divano, che, almeno per quella notte, sarebbe stato il mio letto.
Era stata una serata davvero stancante.
************
*Driiiiiin*
-Ma che cazz?- Una nuvola capelli biondi arruffati emerse da sotto il piumone. Sotto quella nuvola, il viso truce di Giorgio si rivolse verso destra, dove Matteo dormiva profondamente.
Fu un attimo.
Con uno scatto felino, il ragazzo afferró il proprio cuscino e lo scagliò contro l'amico, che continuó beatamente a dormire.
-Io non ci posso credere...- borbottò Giorgio.
Poi un dubbio balenó nella sua mente.
Si avvicinò all'orecchio dell'amico addormentato e iniziò ad urlare: -MAAAATT!! SEI VIVO? RIESCI A SENTIRMI??-
Un mugolio di disapprovazione si levó dalle coperte.
-Controllare il polso era troppo difficile?- borbottó Matteo alzandosi faticosamente dal letto.
Giorgio sorrise, un vero sorriso, di quelli che raramente riservava alle persone.
-Sì.- disse soltanto, prima di avviarsi in cucina.
Ai fornelli, i due piccioncini, che ormai aveva imparato a sopportare senza farsi venire il diabete, stavano preparando una vera e propria colazione in stile americano.
Giorgio si sedette al tavolo in cucina, proprio dietro di loro, al suo solito posto.
-Giulia, Loré, riuscireste a staccarvi per un momento e a darmi il mio uovo con bacon?- disse allegro ai suoi due amici, che si voltarono perplessi a fissarlo.
-Che c'è? Che ho detto?- Il biondo alzó un sopracciglio.
-N-Niente, è solo che di solito ci ordini di smetterla di limonare e ci imponi di passarti il tuo piatto.- disse Lorenzo, ancora evidentemente sotto shock, mentre Giulia posava sul tavolo il piatto di Giorgio.
Dal canto suo, il biondo non degnó il suo uovo di uno sguardo: sembrava voler ribattere alle parole dell'amico, e in modo anche piuttosto brusco, ma una voce lo precedette.
-Eh, sì, oggi il signorino è particolarmente felice... Chissà perché!- esordì Matteo, entrando in quel momento nella stanza e riempiendola tutta con la sua fragorosa risata.
-Che intendi dire? Dai, rendimi partecipe del significato della grande battuta che hai fatto.- Giorgio, per non smentirsi mai, ritornó al solito tono brusco di ogni giorno.
-Oh, smettila di fare il macho, Giò, lo sai benissimo!- Giulia gli strizzó un occhio. Ma siccome il suo amico biondo sembrava non cogliere l'allusione, con un sospiro spiegò: -Miranda... ti abbiamo visto uscire con lei e siete stati via per più di un'ora, non è nel tuo stile non fare accadere nulla...-
L'angolo della bocca del biondo schizzó all'insù formando un perfetto ghigno compiaciuto. Ma poi disse solo: -Ma come vi viene in mente? L'avete almeno vista? E poi appena apre bocca è insopportabile, parla troppo ed ha la capacità di darmi sui nervi con ogni singola parola che dice!-
-Ma infatti qui nessuno accennava al fatto che aveste parlato...- rise Matteo rivolgendo all'amico uno sguardo malizioso.
Giorgio lo fulminò con lo sguardo e, riprendendo il solito tono scontroso e che non ammetteva repliche, disse soltanto: -Non è successo nulla, non tornate più sull'argomento, non ne vale la pena.- e tornò a concentrarsi sul suo uovo con bacon.
La vita nella casa dei ragazzi era abbastanza semplice e monotona: si dividevano le faccende di casa e avevano una buona organizzazione e un buon feeling, cosa estremamente importante per i membri di una band, ma anche non così indifferente in un gruppo di coinquilini come il loro.
Avevano deciso di trasferirsi tutti insieme appena avevano compiuto 18 anni, ormai era quasi un annetto che vivevano insieme. I genitori avevano tentato di farli ragionare, ma la verità era che quando quei quattro si mettevano in testa qualcosa era impossibile fermarli. Era stato così anche per la storia della band: all'inizio nessuno voleva che perdessero il loro tempo a provare nel garage di Matteo, ma alla fine avevano rinunciato e assecondato il sogno dei ragazzi, soprattutto quando questo aveva iniziato a fruttare loro qualche soldo, dato che venivano ingaggiati in numerosi locali.
E così avevano deciso che non si sarebbero mai lasciati, che avrebbero continuato a seguire il loro sogno: e vivere insieme ne faceva sicuramente parte. Appena Giulia aveva trovato quell'appartamento spazioso al terzo piano di un palazzo un po' fuori città che proponeva un affitto mensile decisamente vantaggioso, non ci potevano credere: il loro sogno stava diventando realtà. E così, pochi mesi dopo, dopo i lavori di ristrutturazione e i vari trasferimenti, eccoli lì, nella loro nuova casa, pronti ad aggiungere quel nuovo pezzo del puzzle al loro sogno e elettrizzati per quella nuova avventura.
Avevano una certa confidenza l'uno con l'altro, ognuno conosceva per filo e per segno le piccole manie e stranezze degli altri. Si conoscevano a memoria, come quando ti ricordi una data di storia o una formula di chimica: quella data e quella formula, rimangono lì per sempre, per istinto, e sai esattamente a cosa si riferiscono e quando è o non è utile usarle. 
E in quel momento non era utile parlare con Giorgio: si era chiuso nel suo mondo, e probabilmente si sarebbe fermato lì per molto tempo, e nessuno poteva tirarlo fuori. Quando Giorgio si chiudeva così, poteva anche scoppiare la terza guerra mondiale, lui non ci avrebbe fatto caso: esistevano solo più lui e i suoi pensieri, non troppo rosei di solito. 
La giornata trascorse così, come una normale routine di domenica mattina: colazione, faccende domestiche, spesa, pranzo, siesta, prove per la band e infine compiti.
Giorgio stava sempre un po' sulle sue, ma gli altri lo lasciarono perdere, Matteo fece le sue solite battute, Lorenzo ruppe un microfono nella foga di cantare l'ultimo pezzo e Giulia borbottó qualcosa sulla sfortuna di vivere con quei maschi cavernicoli. 
Arrivó presto la sera e, come al solito, prima di andare a dormire, il gruppo si divise: Lorenzo e Matteo si fiondarono in salotto per guardare la TV, mentre Giulia e Giorgio si avviarono a malincuore verso lo studio.
Definirlo "studio", in realtà, era un'esagerazione: si trattava di una stanzetta minuscola, usata come sgabuzzino dai vecchi proprietari dell'appartamento, che i ragazzi avevano ripulito e attrezzato con una scrivania, una poltrone e una libreria, riuscendo a far entrare magicamente tutto in quello spazio angusto. E così era diventato lo studio di Giorgio e Giulia, dove i due si dedicavano ai compiti la sera. Erano gli unici ad andare ancora a scuola: Lorenzo aveva fatto una scuola professionale, che durava solo tre anni e che aveva concluso con gran facilità, mentre Matteo, essendo un po' più grande, aveva preso il diploma l'anno passato e non aveva avuto intenzione di andare all'università. Giorgio e Giulia, invece, erano purtroppo ancora costretti a recarsi in quel "carcere" ogni mattina: nel loro caso il "carcere" si chiamava Liceo Linguistico Gabriele D'Annunzio. Per di più, erano all'ultimo anno e la maturità li attendeva a Giugno, silenziosa e inevitabile come la morte. Almeno, questo era quello che pensavano.
Giulia chiuse la porta dello studio e si sedette sulla poltrona aprendo il proprio libro di inglese, mentre Giorgio si accomodava alla scrivania.
-Uff, non riesco a studiare.- borbottó il biondo, dopo appena dieci minuti passati a fissare invano una pagina di letteratura inglese.
La risposta di Giulia non si fece attendere: -Avrai in testa qualcos'altro..- buttó lì la rossa, con indifferenza.
-Evita.- secca e decisa, la risposta di Giorgio non si fece attendere.
-Cosa ti costa ammetterlo? Quella ragazza ti piace, me ne sono accorta subito, dal primo momento in cui ce l'hai presentata! Non c'è nulla di male!-
-Stai zitta Giulia, non sai quel che dici, non la conosci neppure. Ed è evidente che se pensi queste cose non conosci così bene neanche me e i miei gusti!-
-Però è successo qualcosa, se no non saresti così sulla difensiva ogni volta che te la nominiamo.- Giulia alzó un sopracciglio, scettica, ansiosa di vedere la risposta dell'amico.
Giorgio deglutì, e disse soltanto, quasi sussurrando: -Non sono affari tuoi.-
-Lo sapevo!- trilló trionfante Giulia, con un gran sorriso.
-Tu non sai nulla!- Giorgio scattó in piedi. -Cosa vuoi sapere? Se me la sono fatta? Certo, non dico mai di no a una ragazza che mi striscia ai piedi, lo sai. Ma non me ne frega nulla di lei, è una delle tante, smettila di fare storie, non é di certo la prima che mi faccio a una serata!-
-Non mi sembrava una delle tante che ti sbavano dietro, ha carattere quella ragazza. Mi sembrava una tosta.- Giulia abbassó gli occhi: la reazione di Giorgio non era stata delle migliori.
-Ti sei sbagliata.-
-Mi sbaglio su molte cose ultimamente.- Giulia alzó gli occhi su Giorgio. -Scusa.-
In quel momento qualcosa scattò in Giorgio, e il muro che aveva innalzato per tutta la giornata sembró finalmente creparsi.
-No scusami tu, ti ho trattato davvero male, non so cosa mi succede.- Giorgio si fiondò ad abbracciare la sua amica.
Giulia, con le lacrime agli occhi e la testa appoggiata al petto di Giorgio, provó un ultimo, estremo tentativo: -Lo so io cosa ti succede, ti sta iniziando a piacere Miranda, devi solo ammettere che non sei di pietra e che provi anche tu dei sentimenti.-
Giorgio, inaspettatamente, non sciolse l'abbraccio, ma continuó a tenere ben stretta Giulia e, da sopra la sua spalla, sussurro soltanto: -Mai.-
 
This is my last confession
You are my one obsession
You see through me
Why can't you see?
We both know that we're meant to be
 
It's so hard
When lives collide
You try your best to hold on tight
It's all gone
 
ANGOLO AUTRICE:
finalmente sono risorta e porto avanti, piano piano, questa storia!
Miri e Gió proprio non ne vogliono sapere di stare insieme, mentre gli altri personaggi sembrano saperla un po' più lunga!
cosa ne pensate?
ci sono mancata?
me la lasciate una piccola recensione vero? ❤️
vi voglio bene patati! 
alla prossima. 
 
ps: la canzone, per chi fosse interessato, è "Last confession" dei The Dirty Youth.
   
 
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