Questa volta la visita era durata pochissimo. Certo, si trattava dell’ultima visita dal mio psicologo dopo oltre due anni di terapia e a detta di lui non ne avrei avuto più bisogno.
“Dagli anni scorsi ha fatto molti progressi Caroline, credo che questo sia un nuovo inizio” ci siamo salutati così non più di una decina di minuti fa io e il dottor Thompson.
Sono felice, non fraintendetemi, solo che è come dire addio alla tata che ti ha seguito per tutta la tua infanzia, o mettere via le tue bambole preferite..non sai se sei davvero pronto ad essere lasciato da solo e diventare “grande”.
Ancora insicura mi dirigo verso l’uscita e il corridoio del centro dove si trova il dottore; ricordo ancora la prima volta che varcai quella soglia..avevo 19 anni e l’unica cosa che avrei voluto fare era rimanere chiusa nella mia camera a piangere e mangiare, ma mia madre e mio padre erano di un altro avviso.
Tutto è cominciato un anno prima, quando la mia migliore amica, la mia metà, il mio rifugio segreto, ha avuto un incidente e ha lasciato tutti quelli che le volevano bene su questa terra, me compresa.
Non per rivivere il periodo più brutto della mia vita, ma quell’incidente mi ha come chiusa in una bolla e mi sono sentita così sola..non c’era più nessun motivo per continuare ad essere la ragazza brava a scuola, simpatica, o allegra di sempre, perchè la persona con cui condividere tutto questo non c’era più.
Da qui sono arrivati anche gli altri problemi, le crisi di panico e il fatto che solamente mangiando riuscivo a stare bene, l’odio per tutto ciò che ero e che facevo.
Ovviamente il rivolgersi ad uno psicologo è stato solo un primo passo, che ora si è concluso, ma alla fine sento di avere ancora tanta strada da fare. Ho ancora momenti di crisi, in cui vorrei solo addormentarmi e lasciare che il mondo si prenda tutta me stessa, ma magari il fatto che almeno il dottor Thompson ritiene che il mio “percorso di ricostruzione” , come lo definisce lui, non abbia più bisogno del suo intervento è positivo.
Saluto la segretaria all’ingresso e uscendo vengo travolta dal tipico freddo inglese di metà Novembre. Vivo a Nottingham, una città dell’Inghilterra non molto lontana da Londra e che non adoro particolarmente: sarà per i troppi ricordi che trattiene con sè.
Prima di avvicinarmi alla fermata dell’autobus per tornare a casa decido di chiamare mia madre per avvertirla del mio ritorno, ma appena metto le mani nella tasca del cappotto mi accorgo di non avere il cellulare.
Devo averlo lasciato in clinica. Con uno scatto faccio dietrofront e rientro nel palazzo, correndo su per le scale.
Prima che la segretaria possa avvertirmi apro la porta dell’ufficio del dottor Thompson e solo allora mi accorgo del mio errore: dentro la stanza c’è un altro paziente.
“Signorina cosa succede?” Il dottore mi guarda allarmato, ma tutto quello che riesco a fissare è la schiena del ragazzo seduto di fronte alla scrivania che si è girato di scatto appena sono entrata.
Magro, capelli castani leggermente lunghi e spettinati e occhi celeste chiaro. Bellissimi.
Se solo non mi stessero scrutando con fare accusatorio.
“Io..” non riesco a terminare la frase, anche se vedo chiaramente il cellulare spuntare da sotto la sedia, proprio dove è seduto il ragazzo.
Quest’ultimo segue il mio sguardo e abbassandosi raccoglie il telefono. “Forse cercavi questo, anche se magari la prossima volta ti converrebbe bussare tesoro” Tesoro? Ma chi si crede di essere?
Afferro il cellulare bruscamente dalle sue mani e con un sottilissimo “Grazie, scusate” esco dalla stanza.
Mi accorgo di avere le guance leggermente arrossate e non riesco a togliermi dalla testa quegli occhi di ghiaccio, e la sua voce..il tono così arrabbiato ma con quel timbro così delicato.
Decido di scrollarmi i pensieri di dosso mentre ritorno a casa sull’autobus, e accendo il mio I-pod.
Di sicuro questa è la fine di un’avventura e l’inizio di un’altra, e una cosa è certa: non rivedrò più il dottor Thompson con un pò di fortuna, e nemmeno quel ragazzo scorbutico.
“Idiota..” sussurro tra me e me, mentre appoggio la fronte al finestrino del mezzo e mi lascio cullare dal lento movimento dell’autobus.

Ciao a tuttiiii :3
Eccomi un'altra volta nel mondo delle ff (per chi ha già letto qualche mia ff, e sappiate che vi amo *-*), stavolta però c'è un cambio di tema: ultimamente mi sono avvicinata mooooolto al mondo di questi quattro pazzi scatenati, pur conoscendoli comunque già, e mi sono letteralmente innamorata di Lou con tutto il mio cuore ahahah perciò ho pensato di scrivere questa storia e sognare un pochino con voi :3
E' una storia molto personale, che avevo cominciato a scrivere qualche mese fa, ma che non ho mai avuto il coraggio di pubblicare proprio per questo.
Perciò spero veramente che vi piaccia, e per chiunque comincerà a seguirla vorrei dire che "ti" adoro, grazie grazie grazie!! :')
(Vorrei anche aggiungere che sono una Larrie perduta, ma perdonatemi per essermi inserita xD, giuro che un giorno scriverò anche una ff Larry :3)
Bacini bacini,
Vale ;)

P.S. Lo so, il capitolo è moooolto corto, ma prometto che per i prossimi mi impegnerò per fare del mio meglio ;)
 P.P.S. (ops xD) Ho intenzione di pubblicare la storia anche su Wattpad, dategli un'occhiata o leggetela da lì se preferite ;)https://t.co/WWVw0hoQU6:)