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Autore: Fujikofran    15/03/2016    5 recensioni
I pensieri di Lupin, Jigen, Goemon e Fujiko prima di partire dalla Stazione Centrale di Milano e lasciare l'Italia. Fanfiction ispirata all'ultimo episodio de "L'Avventura Italiana". Brano da ascoltare durante la lettura: "Sold out" di Colapesce. Un viaggio a Milano è stato ulteriore motivo di ispirazione
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fujiko Mine, Goemon Ishikawa XIII, Jigen Daisuke, Lupin III
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Dedicata a Veronica, Omar e Dario e a una mezza giornata con loro insieme, trascorsa anche alla stazione Centrale di Milano

Milano, Stazione Centrale, 2015

Sono capitato qui per caso, ancora una volta, come accade in tutta la mia vita, da sempre. Sono nato senza una meta precisa, cresciuto ignaro di me stesso e forse ancora non so davvero che cosa mi leghi a questo mondo né conosco il perché di tutto quello che ho fatto, fino a ora. Molti dicono che a loro ho cambiato l’esistenza in meglio, altri invece l’esistenza non ce l’hanno più, per colpa mia. Cammino per questa stazione, in mezzo a un ordinato via vai di persone, tutte prese dal trascinare le loro valigie oppure a stare con il naso all’insù, mentre attendono di sapere su quale binario arriverà il loro treno oppure quello della persona che aspettano.  Ho finito le sigarette, andrò a comprarle, ne fumerò qualcuna prima che il mio treno arriverà. Mi mancherà l’Italia, le situazioni avventurose che ho vissuto ma soprattutto i suoi paesaggi, che già conoscevo, ma che questa volta avevano un non so che di speciale. Ogni volta che torno in questo Paese trovo una donna che sa apprezzarmi per come sono e non per quello che faccio, anche se, stavolta, non so, mi sentivo strano quando ero con Fujiko, forse perché era più bella che mai. Non gliel’ho detto e forse ho sbagliato. Mi fa arrabbiare, litighiamo, ma mi rendo conto che non è la rabbia a farmi accelerare i battiti cardiaci, quando quella donna prova ad irritarmi. Il treno sta per arrivare, sono seduto su una panchina e non ho un bagaglio con me. Del resto, non l’ho mai avuto, così come non è mai esistita una meta precisa da raggiungere. Non so dove andrò, se rimarrò in Italia, se sceglierò un’altra nazione o continente, non so nulla, forse perché difficilmente percepisco me stesso, come se non esistessi. Quando poi, però, avverto un’emozione, capisco che essere uomo, in fondo, non è poi così male. Arrivederci, Italia o forse no.

Daisuke Jigen
 
Sono pronto a partire, mi aspetta un lungo viaggio, perché tornerò in Giappone, anche se mi dispiacerà lasciare l’Italia. Mi sono trovato bene, anche quando non volevo ammetterlo a me stesso. Fingo di esserlo, per proteggere me stesso, ma sono curioso, anche quando mi mostro impassibile. Sono ancora giovane e so che non devo smettere di imparare. Che cosa ho imparato, quindi, dall’Italia? Non so, ho vissuto un’esperienza stranissima, quasi irreale, molte cose ancora non le comprendo e mi va bene così. Mi piace, in fondo, questo Paese, non solo il suo cibo, altrimenti mi sentirei come chi vive di luoghi comuni sulle nazioni. Non mi ritengo scontato, nei miei pensieri e, quindi, oltre ad aver mangiato bene, mi sono divertito a conoscere posti nuovi e anche belle persone, soprattutto ragazze. Ah, loro mi piacciono troppo, anche se sono troppo timido per dichiararmi. No, forse non sono timido, ho solo paura di essere troppo impulsivo. Mi piace questa stazione, il suo caos mette alla prova il mio animo e mi riscopro diverso. Qualcosa, in me, deve cambiare. E poi devo mettere in chiaro le cose con una persona. Quella donna…Fujiko… Lo farò? Non lo so, so solo che se sono un po’ malinconico la colpa è di un amico speciale: il ladro dall’aria sbruffona che mi ha fatto capire che cosa sia la vera amicizia, nel bene e nel male. Perfetto, nel mio zaino c’è tutto il necessario per partire. Per il resto, i ricordi faranno parte del mio bagaglio e, per fortuna, non esiste nessuno tipo di controllo, in aeroporto, per i miei pensieri. Come si dice in italiano? “Arrivederci e grazie a tutti!”. Ecco, mi sono ricordato come si dice. La prossima volta che tornerò vorrei sapere qualche parola in più, così non farò più figuracce. Ciao, Italia!

Goemon Ishikawa
 
La mia valigia è piena e il mio look impeccabile. Mi piace sempre far bella figura, con te, cara Italia, perfino quando sono in una stazione a prendere il treno. Ognuno andrà per la sua strada, ognuno sul suo treno. Non mi farà male stare un po’ da sola, dopo quest’avventura italiana e bizzarra. Ho bisogno di fare chiarezza nei miei pensieri, capire chi di quei tre scalmanati non mi permetta mai di rendermi davvero indipendente come vorrei. Perché sono una donna libera, nelle mie azioni, pensieri, sentimenti. Eppure…eppure…Senza di loro non riesco a stare, compreso quel pazzoide di Arsene, il cui affetto ho temuto di perdere, per via di quella ragazzina viziata che si era messa in testa di sposarlo. Nessuna sposa Lupin, perché Lupin non sposa nessuna. Stessa cosa vale per Daisuke Jigen, che in questi giorni italiani ho notato comportarsi un po’ stranamente nei miei confronti (che si fosse innamorato di me?). Per non parlare di Goemon, che se ne è stato quasi sempre in disparte, come se ce l’avesse con me. Credevo di aver recuperato il rapporto con lui, invece ero stata ingannata da un tizio miserabile che si era finto lui per cercare di incastrare me e Lupin. Il mio treno sta per arrivare, andrò in giro per il mondo e poi a trovare Goemon e magari Jigen e forse pure quel matto di Lupin. In fondo, quei tre mi divertono. E chissà se un giorno non rivedrò Rebecca, in fondo non era antipatica. Quanto è bella l’Italia, anche se il mio posto è nel mondo, pronto ad aspettarmi.  Il treno è arrivato, la malinconia è già presente. Arrivederci, Italia, la tua bellezza mi ha rapita ancora.

Fujiko Mine
 
Sono il ladro più famoso al mondo, ne ho passate di tutti i colori anche qui, in Italia, Paese dove sono stato già tante volte. Ma stavolta era diverso, ero preso da sensazioni inedite, come un bambino che si approccia a qualcosa di nuovo. Ero io il bambino oppure era lei, la ragazza che aveva deciso di sposarmi per divertimento e che si era innamorata davvero di me e io, in un certo senso, di lei? No, forse ero io il bambino e non ero davvero innamorato, ma ammetto di essermi sentito confuso, per colpa di quella ragazza, per la sua tenacia e quel pizzico di originalità che hanno l’hanno resa speciale. La ricchezza non oscura una persona bella dentro e tu lo sei, Rebecca. Magari ti arrabbieresti, se ti accostassi a Fujiko, ma sei magnifica esattamente come lei. Mi mancherai, ma il nostro è solo un “arrivederci” e non un addio, così come non lo è per l’Italia, dove tornerò presto. Questa stazione dei treni ha un non so che di speciale e mi piace contemplarla, mentre sono al binario e, con la sigaretta in bocca, aspetto il treno che mi porterà a Roma, dove recupererò le mie cose e me ne andrò altrove, forse in Inghilterra, dove ho un conticino in sospeso con un vecchio amico. Più che altro, gli devo un favore. Ecco il mio treno. “Arrivederci, Italia, dal profondo del mio cuore”

Lupin III
   
 
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