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Autore: AndThenWeKiss    15/03/2016    1 recensioni
Dawn è una sedicenne che si è trasferita in una delle scuola più prestigiose del Canada. Arrivata a scuola, fa conoscenza con Mike e Zoey, con cui stringe un rapporto d'amicizia, mentre proverà ad avvicinarsi ad un ragazzo di nome Scott.
La ragazza inizierà ad essere vittima di strani fenomeni-non paranormali- che metteranno a rischio la sua vita, e alla fine scoprirà il vero responsabile, che trama vendetta contro la sua famiglia da parecchi anni, servendosi di persone vicine a Dawn per i suoi scopi malvagi.
Note Autore: Hola! Intanto ci tenevo a precisare che il primo capitolo è principalmente di introduzione, le cose inizieranno a movimentarsi dal secondo.
La storia la scrissi tempo fa(2012, all'incirca) su una mia pagina ed è scritta in modo pessimo, quindi ho deciso di riprenderla, modificare la trama e di riscriverla in modo più corretto.
Spero vi piaccia, baci.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Capitolo 9:

 

Vestitino rosa decisamente poco adatto ad una giornata scolastica, capelli come al solito eleganti e cellulare in mano: Dakota era seduta su una panchina e probabilmente stava dedicandosi alla sua età preferita, accanto a lei c'era un imbarazzato Sam che cercava di dirle qualcosa-dato che alzava spesso il dito e apriva la bocca- ma alla fine non diceva nulla per il troppo imbarazzo, lei sembrava non notarlo nemmeno, o almeno questo voleva far credere: quando lui si girava, come fece quando ci vide arrivare di corsa, lei gli lanciava dei sorrisi pazzeschi.
-Ehi ragazzi.
Ci salutò alzando la mano, Dakota fece lo stesso, senza staccare gli occhi dal dispositivo.
-Dakota!
Lei alzò lo sguardo dal cellulare e mi guardò inarcando un sopracciglio.
-Dawn?
La sua voce sembrava normale.
-Ti senti bene?
Mi domandò notando il mio sguardo perplesso rivolto verso di lei: le stavo analizzando l'aura, in particolare andavo a ricercare quel ricordo che mi aveva fatto capire il motivo del suo caratteraccio; lo trovai, nei meandri più nascosti della sua mente, ma c'era.
Quella visione era straziante, ma ero anche sollevata che le gemelline non avessero attuato il loro piano di scambio con Dakota.
-Ehi amichetta.
I miei pensieri furono interrotti da un'allegra Charlotte che giocherellava con i suoi capelli e che sgranò lo sguardo vedendo il mio sguardo accigliato.
Dietro di lei c'era sua sorella, teneva la mano di Mike, Zoey invece li osservava in disparte.
-Zoey.
La chiamai, lei si avvicinò ma non disse nulla.
-Da quando ti piacciono le ragazze blu elettrico? Non eri per le cose naturali?
Domandò Scott con un sorrisetto. Lui lo guardò male e diede un bacio sulla guancia della sua ragazza, potevo sentire l'aura di Zoey ribollire di rabbia, ma accidenti se la rossa era brava a nascondere le sue emozioni: in viso aveva un'espressione calma, diversa da quella che aveva avuto avvicinandosi a me poco prima.
Ci fu un silenzio imbarazzante, interrotto proprio dall'arrabbiatissima Zoey.
-Qualcuno vuole parlare di ciò che è successo ieri? Eh Charlotte?
La gemellina dall'aria dolce smise di giocherellare con i capelli e ridacchiò.
-Cosa ho fatto ieri?
-Mh, forse farci perdere nel bosco e minacciarci con un coltello?
Continuò la rossa, non sapevo a cosa fosse dovuto questa carica di rabbia, o forse sì: a ogni bacio che si scambiavano Mike e Tina, la rabbia e il rosso della sua aura crescevano. Era questa la ragione.
-Ma...
Zoey la interruppe.
-O di come hai rapito me e Mike?
La gemella si coprì la bocca con le mani e sgranò gli occhi.
-Io...io vi voglio bene, non farei queste cose. Tu mi credi Dakota?
La bionda fece di no con la testa, continuando a sorridere.
-Ti ho vista mentre trasportavi qualcosa, qualche sera fa.
-Ma non è vero! Mi avrai confusa con qualcun'altra.
Continuò, lei si strinse nelle spalle e continuò a chattare.
Non vidi nemmeno partire lo schiaffo, rimasi solamente a bocca aperta vedendo il cellulare di Dakota schiantarsi a terra con un crash e la mano di Charlotte ancora tesa. Accadde tutto in breve tempo, la bionda si mise in ginocchio e iniziò a raccogliere i vari pezzi dello smartphone, cercando di ricomporlo.

 

-Non eri quella gentile tu?
Domandò Zoey, Charlotte si strinse nelle spalle.
-Non sarebbe carino parlarne in privato?
Domandò la gemella, intorno a noi c'erano solamente gli sguardi degli studenti e dei genitori, ci sentivamo tutti a disagio.
Nonostante nessuno di noi avesse il coraggio di andare a casa delle gemelle, riuscii a convincere me stessa e gli altri: con la scusa sarei riuscita a farmi confessare il motivo dei loro atteggiamenti e magari le avrei potuto aiutare ad integrarsi nella società, un po' come stavo facendo con Scott. Magari senza baci e fidanzamenti.
Le gemelle si scambiarono un ghigno malefico poi attraversammo tutti quanti il parco, tappandoci le orecchie per non sentire le lagne che Dakota stava facendo per il suo cellulare distrutto, che cosa immatura: suo padre glielo avrebbe ricomprato subito.
Tornammo nella strada che dava sul vicolo dove le gemelle avevano azionato la loro trappola, esso era disposto tra due file di case a schiera di colore rosso.
Tina aprì il cancelletto con una chiave color rame e poi aperse la porta, il colore era nero e c'era un cartellino di color arancione ramato, su di esso era inciso il numero civico.
Essendo una casa a schiera, non era molto grande, ma neanche tanto piccola.
-Andate in salone a sedervi.
Ci disse Charlotte con un sorriso molto probabilmente dei più falsi che avesse mai fatto, lei e sua sorella andarono in cucina e le sentii armeggiare con qualcosa: ci stavamo preparando qualcosa.
-So che avete fame, ma per il pranzo dovrete aspettare mamma.
Continuò la gemella dall'aspetto dolce.
-Perché non cucinate voi?
Domandò ingenuamente Sam.
Stavolta fu Tina a parlare, la sua voce era bassa.
-Non ci è permesso accendere il fuoco: mamma ha paura che bruciamo tutto, poi.
Il nostro sguardo attraversò utta la stanza e notammo alcuni post-it appesi in giro per la casa, ad esempio sul caminetto c'era di non usarlo, sulla libreria c'era scritto di prendere solamente i libri in basso-che tra l'altro erano libri per bambini- e di aspettare la mamma per prendere quelli in alto.
Mi alzai e mi avvicinai alla porta della cucina, non stavano mettendo su del tè o del caffè, stavamo versando l'acqua nei bicchieri e anche con estrema lentezza, su un vassoio erano disposti diversi biscotti e accanto ad essi, sulla tovaglia, c'era un pacchetto aperto.
Notai che in tutta la cucina erano sparsi post-it di raccomandazione: non accendete il fuoco, mamma mi vuole bene. Potete prendere solo i cucchiai, i coltelli sono pericolosi per voi e per chi vi sta intorno-anche se avevo qualche dubbio che avessero rispettato questa regola-. Sul frigo c'era scritto che non potevano aprirlo senza la supervisione di qualcuno; avevano una mamma davvero protettiva, questo era troppo: avevano sedici anni e sapevano badare a loro stesse, anche se ancora non avevo capito il motivo di quei post-it.
Tina si voltò verso di me, in mano teneva il vassoio con i biscotti e abbozzò un sorriso vedendomi, io arrossii e tornai a sedermi sul divano.
-Ora possiamo parlare.
Disse Charlotte prendendo un biscotto e spezzandolo a metà, dando l'altra a sua sorella.
-Si può sapere cosa vi...
Interruppi Zoey.
-Come mai tutte queste richieste d'attenzione?
Domandai, la cosa mi interessava di più, al momento.
-Mamma ha paura che possa succederci qualcosa, siamo un po' sbadate.
Ammise Charlotte mettendosi una mano dietro la testa e ridacchiando. Ero alquanto confusa.
-Ma avete sedici anni, per Dio. Se vostra madre fosse impegnata e facesse tardi, cosa fareste? Come i cani? Aspettereste il suo ritorno per mangiare?
Scott sapeva essere alquanto indelicato, ma alla fine era un po' quello che volevo sapere anche io.

 

-E' capitato molte volte: mamma è impegnata con un signore, a volte vengono anche qui e lei non ha tempo per cucinare e ci fa quei panini asciutti. Fanno un po' schifo, ma noi non le disobbediamo mai.
Sembrava di avere davanti una bambina piccola, la vocina di Charlotte era qualcosa di dolce e smielato, non capivo se lo facesse apposta.
-Ma vostra madre non vuole che prendete i coltelli, eppure l'altra volta hai minacciato me e Zoey, e avevi anche una pistola.
Stavolta fui io a parlare, Charlotte sgranò gli occhi.
-Be' ma mamma non lo sa, è come se non l'avessimo tradita. Tu non dirglielo, o ci metterà in punizione.
Nessuno sapeva cosa dire.
-Be' carina, la tinta ai capelli fa perdere i capelli, questo tua madre non te lo ha insegnato? E a te non ha insegnato a non rompere cellulari altrui?!
Lo sguardo di Dakota passava da Tina a Charlotte ed era severo, loro non si scomposero.
-Lo sappiamo, infatti questa è una parrucca. Me l'ha comprata per non sentirmi urlare.
Tina stava iniziando a mettermi ansia: sempre sulle sue, in silenzio, guardava e ascoltava, nient'altro.
-Lo so, ma a volte ho questi attacchi. Ma non dirlo a mamma, ci punirà.
Stava praticamente implorando Dakota.
-E io rivoglio i soldi!
Sbraitò lei.
-Ma ne hai quanti ne vuoi.
Rispose calma Tina.
-E' una questione di rispetto.
Affermò lei chiudendo gli occhi e mettendosi a braccia conserte.
-Charlotte, Tina, seriamente: come mai ci trattate così?
Domandò Zoey con calma.
-Sapete, nostra madre ci ha sempre detto che siamo un fallimento e che non ha abortito perché le dispiaceva. Eppure c'è qualcosa in cui siamo sempre state brave: camuffarci e imitare gli altri.
Questa cosa dell'imitare gli altri mi ricordò qualcosa, forse stavo iniziando a capire.
“Il carcere di Toronto tiene ad avvisare che due pericolosissimi criminali sono evasi di prigione. I soggetti soffrono di turbe mentali molto gravi, ma allo stesso tempo dotati di grande agilità, furbizia e un'ampia gamma di abiti per mascherarsi nella gente più comune.”
Era ciò che aveva detto il telecronista qualche giorno fa, parlava di due criminali in grado di mimetizzarsi tra la gente.
Eppure se le criminali erano evase dal primo giorno di scuola, noi come siamo stati avvisati dopo?
Agilità e furbizia: entrambe le gemelle erano molto astute, e nonostante Tina e Charlotte-specialmente lei- sembravano stupide, in realtà c'era molto di loro che non conoscevamo.
Entrambe hanno un passato oscuro alle spalle, si capisce già da ciò che aveva detto Charlotte: la madre che le maltrattava, o che forse continua a farlo tutt'ora.
C'era molto da scoprire e potevo arrivarci io tramite qualche domanda, senza cadere però nell'ovvio e nel banale.
Ascoltai il racconto della gemella timida, Charlotte, parlava di loro padre, che era sposato e aveva due figli, della madre che aveva un posto di lavoro prestigioso all'interno del nostro stesso edificio e del fatto che fosse iperprotettiva con loro per paura di danneggiare prima sé stessa e poi loro.
Provai a chiederle di andare oltre, ma un'occhiataccia da parte della sorella le fece dire solamente: “Mamma non ci autorizza a dire molto.”
Era terribile: provavo solamente pena per queste due.
Ripensai al discorso dell'uomo del TG, aveva parlato di turbe mentali, ma Charlotte e Tina sono persone intelligenti, i loro camuffamenti erano tra i migliori, riuscivano ad imitare alla perfezione anche i ragazzi o ragazze di fisionomia diversa dalla loro.
Udimmo un auto parcheggiare nel vialetto e le gemelle sussultare.

 

Tina si affacciò dalla finestra e quando si voltò era più bianca di prima, strinse forte la mano di sua sorella.
-Sta arrivando mamma. Mamma non vuole amici in casa: dice che sono pericolosi. Andate nello sgabuzzino, luci spente e in silenzio. Ah, tenete questi.
Tina ci passò i nostri telefoni cellulari, poi congedò Mike con un bacio sulla guancia e ci ritrovammo tutti quanti chiusi a chiave all'interno della stanza.
Iniziavo ad avere la claustrofobia e ad avere paura del buio, strinsi forte la mano di Scott, poi tesi l'orecchio udendo la chiave girare.
-Sono tornata!
La voce era familiare, troppo familiare. Posto prestigioso nella scuola? Avevo capito quale, ma sinceramente non mi sarei mai aspettata che fossero le figlie di una persona di rilievo.
-Mamma, siamo qui.
Sembrava di avere davanti due robot: ripetevano le stesse cose, nello stesso istante e con lo stesso tono.
Ovviamente non lo erano, era solo un'impressione.
I miei occhi si irritarono quando Zoey mi puntò la torcia del suo cellulare in faccia, ma non dissi nulla.
La vidi rovistare dentro gli scatoloni e perlustrare gli scaffali, poi prese un foglio, ma lo accortocciò poco dopo.
Il foglio di carta volò davanti ai piedi di Scott, lo afferrò e lo illuminò con la torcia del suo telefono e sgranò gli occhi, aumentando la presa sulla mia mano. 

   
 
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