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Autore: HimeHime    16/03/2016    2 recensioni
Questa one shot si svolge subito dopo la conclusione della prima stagione, quando Nomi "torna a casa" da Amanita esausta e felice per la vittoria...ma si accorge che la loro missione non è proprio conclusa. Kala e Wolfgang, infatti, stanno vivendo qualcosa che non possono superare da soli. Sarà Neta a rimboccarsi le maniche e fare da "love-guru" per la piccola Kala, aiutandola a combattere la prova più dura..
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kala Dandekar, Nomi Marks, Wolfgang Bogdanow
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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YAAAP ! Eccoci qui! La mia seconda storia dopo taaaaanto tempo. Devo ammettere che ho trovato molto difficile in questo periodo trovare qualcosa che mi appassionasse davvero (poi ci sono anche i vari impegni , certo, che non aiutano la vena creativa) ...ma finalmente Sense8 è arrivato a rompere questa brutta tendenza negativa. Io ho amato questa serie, che ho iniziato e finito in due giorni, e ho avuto il cuore troppo spezzato alla fine, perchè Wolfie è diventato il mio personaggio preferito e semplicemente non dovevano lasciarmi così!!!!
Quindi ho deciso di prendermi la mia rivincita concedendo anche a lui un po' di serenità e ammoore. 
 
Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate ovviamente  :) :) 

LA FORZA DI AMARE 


Era finito, era tutto finito; questo si era detta Nomi, guardando le onde che si allontanavano dalla poppa della nave sparendo all’orizzonte. Erano riusciti a portare in salvo Riley, lo avevano fatto insieme, tutti quanti, per la prima volta come un’unica persona. Sarebbero stati tutti al sicuro ora, e da  domani avrebbero trovato un modo per far star bene anche Will. avrebbero trovato un modo per uscirne, lo avrebbero cercato con tutte le forze che avevano. Nomi era sicura che, come Will aveva dato tutto per gli altri, così loro avrebbero risposto ora che lui ne aveva bisogno.
Ma ci avrebbero pensato da domani, ora era tempo di riposare. 
“Dobbiamo proprio fare una vacanza in Islanda” disse tornando al suo loft, rivolta ad Amanita. finalmente potavano rilassarsi: si lasciò cadere sulla sedia dallo schienale di legno. Era sollevata, ora che aveva visto che anche gli altri stavano bene e poteva finalmente tornare al suo appartamento, al suo corpo ed ai suoi pensieri. 
“Sono quasi gelosa” disse Amanita accennando un sorriso. “Stanno tutti bene?” aggiunse.
Nomi fece di sì con la testa, senza cercare di nascondere quel poco di preoccupazione per Will che sapeva Amanita avrebbe letto nel suo sguardo. 
“Beh.. non sarà una vacanza in Islanda ma, intanto, potremmo farci un bel bagno caldo”
Nomi stirò gli angoli della bocca, miagolando un “mmh”.
“Quello era un sì?”
“Ci puoi scommettere”
Amanita si avvicinò per posare le labbra sulle sue “vado a preparare la vasca”
“tu sì che sai come conquistare una ragazza”
Qualche secondo e Nomi la seguì nella stanza da bagno, appoggiandosi allo stipite della porta per guardare la ragazza che armeggiava con flaconi e asciugamani.
“potresti po’ di loro…” disse Amanita voltata di spalle
“mhm?”
“sì, beh adesso che abbiamo finalmente tempo di respirare, vorrei capirne di più, se ti va”
“Che cosa vuoi sapere?”
“com’è avere questo legame? Che cosa si prova?”
“oh, beh… è strano. Sentire altre sette persone, come se facessero parte di te, che vivono le tue stesse emozioni eppure si trovano dall’altra parte del mondo. è…”
“fa male?” 
“no” Nomi sorrise. “è una sensazione nuova, qualcosa che non avevo mai provato prima, come un solletico o un’energia che si sprigiona dentro…e in un momento puoi vedere dagli occhi dell’altro.”
“Wow. e come ti sei accorta di poterlo fare?”
“Non sono stata io. è stato Will. Prima era successo che vedessi gli altri, di tanto in tanto, ma non capivo che cosa stesse succedendo, poi quando ero all’ospedale e stavano per operarmi, Will è arrivato a salvarmi, come se sapesse che mi trovavo lì…ha fatto tanto per me senza neanche conoscermi”
“è per questo che lo hai aiutato con Riley.”
“Glielo dovevo.” Nomi si interruppe un attimo. “No, non è solo questo: noi ormai siamo legati, sentivo che non potevo lasciarla lì. Non avrei potuto permettere che morisse”
“La mia ragazza con la personalità multipla..” scherzò Amanita guardando Nomi negli occhi, poi aggiunse “se devo abituarmi a convivere con loro, bisogna che me ne parli”
“Vuoi che ti parli di loro?” Nomi era stupita, non era abituata a parlare molto - non più del necessario- ma sentiva che questa volta ne aveva bisogno. Era come se avesse bisogno di mettere in ordine le idee, e farlo a voce alta assieme a Neet sarebbe stato più divertente. 
“beh, Will lo hai visto: lui è così protettivo. é il tipo di ragazzo che si fa un viaggio di chilometri in solitaria per andare a salvare una persona che ha appena conosciuto. Si è innamorato di lei.” 
“Ooh, si è innamorato di Riley?”
Nomi sorrise. 
“Ora è tutto più chiaro, un gran romanticone. E lei com’è?.
“Riley è un’artista, fa la dj. é molto fragile. La vedevo spesso, prima che mi comparisse Will, forse perché anche lei, come me, ne ha passate tante; la sentivo vicina.”
Amanita fece segno con la testa di andare avanti.
“Copheus e Sun invece sono tutta un’altra cosa: loro sono forti, illuminano gli altri, danno speranza, anche se sono quelli che più degli altri avrebbero bisogno d’aiuto. Sun è una combattente, anche se è in prigione, non l’ho mai vista tirarsi indietro. Cepheus viene da Nairobi.”
“Lito è quello a cui mi sento più vicina” continuò Nomi. “Abbiamo parlato molto, lui ha saputo capire quanto è stata difficile”
“Sai che è strano, ne parlavano alla tv proprio ieri, di lui e di quella ragazza con cui finge di stare..”
“Poi ci sono Kala e Wolfgang, che sono in realtà quelli che conosco di meno.”
Amanita la stava aiutando a svestirsi e le porgeva l’accappatoio.
“Sai, in un primo momento erano molto distanti dal gruppo, si vedevano l’un l’altro ma non hanno mai avuto particolari contatti con gli altri.. Wolfgang abita in Germania, è abbastanza schivo quindi ho capito poco di lui. Però non si è tirato indietro quando Riley aveva bisogno di lui, ha affrontato una situazione che terrorizzava anche Will. E Lito mi ha detto che ha aiutato anche lui, è un vero duro. Kala è tutto il contrario; è una ragazza dolce, viene dall’India e sta per sposarsi, anche se sento che c’è qualcosa che la turba. In realtà, quando li ho visti, ho capito che c’era un legame tra loro due. Mi sono connessa ai sentimenti di lei e ancora adesso riesco a sentirla; sia lui che lei sono molto molto tristi.”
“li…senti? intendi dire che sono qui?”
“No” nomi sorrise “però posso connettermi con loro, e se li richiamo alla mente, piano piano riesco a raggiungerli, è così che funziona.” 
“Wow, è strano forte!”
“Già. Sentire i sentimenti di un’altra persona come fossero i tuoi..”
“sembri triste” disse Amanita spostandole una ciocca di capelli dalla fronte.
“Kala lo è” rispose Nomi “mi hai chiesto di pensare a lei..ed ora non riesco più a levarmi dalla testa questa tristezza”
La vasca intanto si stava riempiendo d’acqua bollente, Nomi ne fissava la superficie che saliva e saliva con lo sguardo perso nel vuoto
“Puoi vederla?” le chiese la ragazza
“Potrei, se volessi”
“Come funziona?”
“ne so poco, ma dovrei solo richiamarla alla mente, pensare intensamente a lei..”
“Perché non lo fai ? Perché non proviamo ad aiutarla?”
Nomi guardò stupita la ragazza “Dici davvero?”
“Le giornate dei supereroi non finiscono mai. Una nuova missione per la coppia NomiNeta”
“Sei davvero insostituibile”, disse alzando il volto per fissarla negli occhi. “ci provo"
    Nomi provò a richiamare alla mente Kala; vedeva sempre più distintamente i suoi capelli crespi, gli occhi neri; vedeva, come un’aura attorno a lei, la solitudine che provava in quel momento e si aggrappò a quella. Vi si aggrappò come ad una fune e iniziò a tirare e tirare, fino a portare la ragazza a lei. 
Kala era nella sua stanza, ancora sveglia nonostante a Mumbai fosse già notte fonda. I segni scuri che portava sotto gli occhi, però, non indicavano stanchezza, di questo Nomi ne fu subito certa: sembrava avesse pianto molto e fosse sul punto di farlo ancora. L’indiana si girò di scatto quando avverti la presenza dell’altra nella stanza, e si affrettò ad asciugarsi le guance. 
“Ciao” disse, quasi intimorita
“Ciao..” Nomi non sapeva cosa dire “io sono Nomi”
“Lo so..”
“Già, che cosa stupida!” Non sapeva che fare, né come spiegare perché fosse lì, così fece la prima cosa che le vene in mente : si diresse a passo svelto verso di lei e le si mise a fianco a guardare il panorama fuori dalla finestra. 
Kala non pareva che fare, e non riusciva a trattenere le lacrime, che stavano di nuovo tornando. nomi si accorse della sua agitazione e, senza pensare, le prese la mano. 
“Scusa” disse Kala
“di che ti scusi?” le diede un buffetto “è bello qui! Non riesci a dormire?”
“non molto”
“Io..ecco.. volevo sapere se volessi conoscere una persona..”
kala la guardò interrogativa, senza rispondere alla domanda. Un battito di ciglia dopo si trovava già in una stanza da bagno dalla parte opposta del globo. una ragazza dalla pelle più scura della sua e dai bellissimi capelli colorati stava versando pietre rosee nel fondo di una vasca colma d’acqua.
“lei è Amanita” disse nomi, e subito quella si voltò posando a terra il barattolo che un secondo prima teneva in mano.
“Ciao” disse guardando un punto imprecisato nella stanza, Nomi che faceva segno dì sì con la testa, ad indicare che la ragazza era davvero lì in quel momento.
“Ciao..” rispose una Kala che non sapeva proprio che altro dire, ma per fortuna ad Amanita non mancavano le parole 
“Io e Nomi ci sentivamo così sole.. perché non mi fai conoscere gli altri? le ho detto. Vuoi unirti a noi?”
poi riprese “Sai, mi ha raccontato che cosa hai fatto”
“non ho fatto niente “ rispose Kala, Nomi ripeto la risposta per Amanita
“Come niente? Non sai quanto ti sono grata! Hai aiutato quei due ragazzi, Will e Riley e così facendo, a quanto sembra, hai protetto anche Nomi, quindi grazie”
“Dice che non devi ringraziarla..”
“Smettila di sottovalutarti, e accetta i ringraziamenti! Se potessi vederti ..”
“Ho un’idea!” Nomi quasi saltò “Kala può prendere il mio posto, così voi due potreste parlare come se fosse qui”
“Si può fare?” chiese Amanita, sempre più stupefatta. Si chiedeva quando avrebbe smesso di avere nuove sorprese dalla "nuova vita" di Nomi.
“Posso lasciarla entrare nel mio corpo, così potrebbe parlare e muoversi come fosse me”
“Wow! Insomma: fa un po’ strano, ma sembra forte! fatelo!” Amanita era sempre più eccitata “sempre che tu sia d’accordo, Kala..” 
Kala era ancora un po’ confusa e sballottata, ma non riuscì a dire di no agli occhi dolci di Neet.
“A lei va bene” disse Nomi, poi si rivolse a Kala: “dammi la mano”
Si toccarono, e furono una nel corpo dell’altra. 
“ciao” fu la prima parola che Kala pronunciò nel corpo dell’altra. Lo aveva già detto, ma sentiva come il bisogno di presentarsi di nuovo. 
“Nomi?” tentò Amanita
Kala scrollò la testa.
“kala?” tentò ancora l’altra “Sei davvero Kala?”
quella annuì. Amanita le prese la mano “wow, fantastico, questo è ancora il corpo di Nomi, ma ci sei tu dentro. Bhe, ben venuta in America!” le disse indicando la grande finestra nella parete. 
In realtà Kala non aveva ancora avuto tempo di dare un’occhiata fuori. Quando si sporse dalla finestra vide tante case e palazzi che riempivano il cielo fino all’orizzonte. Qua e là c’era qualche albero, ma la strada era completamente lastricata di cemento, sul quale si affollavano tutti i tipi di mezzi. Era un panorama molto meno colorato di quello cui era abituata in india, eppure questo era un grigio diverso da quello che aveva visto a Berlino: era più soleggiato, più placido. La città di Wolfgang, invece, era bella e colorata quanto oscura e pungente: c’era insito in essa un senso di profonda tristezza. Era una città dura, per certi versi, proprio come lo era Wolfgang…
Wolfgang…
Kala, senza volerlo, si era persa nella scia dei suoi pensieri e ciò che le aveva fatto tanto male era tornato a tormentarla. Nomi se ne accorse. Non voleva entrare nella sua privacy, ma capì a che cosa stesse pensando e non poté fare a meno di parlare. “è Wolfgang” disse. 
Ala sussultò, e sgranò gli occhi come non ricordandosi dove si trovasse. 
“puoi dirlo ad Amanita” disse Nomi
“Io, no.. Wolfgang, lui non..”
“Wolfgang?” intervenne Neta, che nel frattempo non stava capendo ciò che stesse avvenendo tra le due.
“è una grande ascoltatrice” insistette Nomi
Kala era interdetta: non sapeva che fare; tutto ciò che aveva desiderato fino a quel momento era qualcuno con cui parlare, ma ora che si trovava davanti a Neta si diceva che non c’era motivo per cui una sconosciuta dovesse voler ascoltare i suoi problemi. Continuò per un po’ a guardare fuori dalla finestra, senza accorgersi del particolare che Neta invece aveva notato: quando era entrata nel corpo di Nomi, aveva per un po’ mantenuto il sorriso spontaneo dell’altra, ma quello piano piano se n’era andato dal suo volto lasciando solo l’immagine di una persona profondamente turbata. 
“Sto bene” Cercò di improvvisare un sorriso, senza probabilmente fare un bel lavoro, perché Amanita le rispose “non mi sembra proprio”
Kala si chiese allora perché dover continuare a fingere. Sorridere era ciò che faceva sempre, di fronte alla sua famiglia e difronte a Rajan; era così abituata a nascondere i suoi veri sentimenti per gli altri, che aveva iniziato a convincersi che fosse l’unico modo in cui potesse comportarsi. Ma Neta non la conosceva ancora, mentre Nomi sapeva già che cosa lei provasse in realtà; si disse che, per una volta, poteva provare ad essere se stessa; non c’era motivo di fingere.
Questa volta ciò che si portava dentro aveva troppo male per metterlo a tacere e avrebbe continuato a tormentarla se non ne avesse parlato a qualcuno. Non avrebbe mai confessato questi sentimenti alla famiglia quindi, si chiese, perché non dormo ad Amanita? 
In fondo conosceva Neet, la conosceva tramite Nomi e sapeva che di lei ci si poteva fidare. 
“molto di più” le disse Nomi, immaginando i suoi pensieri “Neta può fare miracoli”
    Si voltò a guardare Amanita, che le riservò il suo sguardo più comprensivo “Io” disse, e già le lacrime le rigavano il volto “ho avuto una giornata molto lunga”.
Le lacrime cominciarono a scendere ad una velocità incontrollabile dai suoi occhi, e Neet capì che doveva far qualcosa 
“Tesoro, tesoro..” disse afferrandole i polsi e non permettendole di coprirsi il volto  con le mani. 
“Tesoro” e la guardò negli occhi con uno sguardo deciso “respira. Calmati adesso. Sembra che qui ci serva un bagno caldo, a Nomi non dispiacerà di cederti il suo posto per un po’” poi ancora “su, calmati”
Ma Kala non riusciva a smetterla, riuscì solo a farsi accompagnare da Amanita al centro della stanza,  dove quella iniziò a spogliarla piano, un indumento alla volta. Neet lo fece nella maniera più casta in cui riuscì, cercando di non pensare che fosse pur sempre il corpo di Nomi quello che aveva difronte. Un piede alla volta fece entrare Kala nella vasca, aiutandola a sedere perché non scivolasse.
    “Sto per sposarmi” le disse allora Kala, come se questo potesse bastare a spiegare tutto.
“Non mi sembri molto felice..”
“Rajan è un uomo fantastico”
“Eppure non sei innamorata di lui”
Kala scrollò la testa.
“é un bel problema..” tentò di scherzare Amanita, ma si accorse che non era la mossa giusta da fare. “Ok, iniziamo dalle cose più semplici; questo Wolfgang? vuoi parlarmi di lui?”
“lui.. è  per lui che non posso sposare Rajan”
“Ora capisco. Nomi mi aveva detto che percepiva un legame tra di voi, ma non credevo fosse così forte”
“l’ho visto per la prima volta durante la festa del mio fidanzamento. Ero spaventata, volevo solo trovare una buona ragione per non sposarlo..e lui è apparso”
“sembra una bella storia” disse Neta, seriamente affascinata; ma gli occhi di Kala si fecero acquosi ancora una volta.
“lui non vuole più vedermi e comunque.. non sarei potuta stare con lui”
“Vai con calma, tesoro, raccontami tutto”
Così Kala raccontò dal principio tutto quello che c’era stato tra lei e Wolfgang, dal primo istante in cui i loro sguardi si erano incrociati. Descrisse ogni sguardo, sorriso o parola, fino a quel momento. Era sconvolta dalla quantità di parole che uscivano dalla sua bocca eppure non voleva fermarsi: era come un fiume in piena che cresce nella sua corsa facendosi più grande e più grande. Le sembrava di aver taciuto per tutta la vita e che ora avesse così tanto da dire che non le sarebbe bastata una settimana intera per raccontare tutto..
Amanita intanto le insaponava i piedi, le gambe, le braccia e facendolo la massaggiava dolcemente, passando i polpastrelli sulla sua pelle tonica. Mentre le accarezzava i muscoli tesi, Kala inziò a parlare degli ultimi giorni e di ciò che l’aveva ferita di più e ripetè quella frase, che lui le aveva rivolto e che ancora non smetteva di tormentarla “è per questo che devi sposare Rajan”, le aveva detto.
“Bel tipo complicato, questo Wolfgang” disse Amanita quando l’altra finalmente riuscì a trovare un attimo di pace da quel parlare convulso.
“non ha più voluto vedermi, ma non riesco a smettere di pensare a lui"
“è stata una lunga giornata anche per lui. Fai passare un po’ di tempo: si calmerà”
“Ma io non ho tempo. Rajan vuole una risposta ed io non so che fare..”
“Francamente, tesoro, mi sembra che tu abbia già deciso”
Amanita le sorrise e Kala non potè fare a meno di farlo a sua volta, come una bambina che fosse stata scoperta fare una marachella.
“é più di un’ora che ti conosco e non so ancora niente del tuo futuro marito”
“Rajan” le suggerì Kala 
“di Rajan” si corresse Neet, “mentre inizio a capire molte cose riguardo qualcun altro..” disse alludendo a Wolfgang
“Wolfgang è così diverso da me, lui..” iniziò Kala cercando le parole e il coraggio 
“penserai che sono una persona orribile a provare qualcosa per lui dopo ciò che ha fatto”
“Hai dei sentimenti, non sempre i sentimenti sono razionali. Non possiamo decidere chi amare. Sto solo pensando che sei umana”
“Se potessi vederlo ne saresti ancora più convinta” Nomi, che fino a quel momento era rimasta da parte, strizzò un occhio a Kala in segno d’intesa. Stava provando ad allentare la tensione, a farle capire che anche lei le era vicina, che era dalla sua parte. 
Kala sorrise, suo malgrado e Neta non se lo fece sfuggire “Nomi la pensa come me, eh?” e poi, rivolta verso il nulla “grazie, tesoro!”
    “Così sembra semplice, ma non è facile annullare un matrimonio indiano”
“Sinceramente, credo che invece sia molto semplice. Devi solo dire quattro parole: “non voglio più sposarmi”, ed è fatta. Però fa paura, questo è. Devi avere un gran coraggio, ma quello si trova, per le persone che amiamo. Dopotutto, è un po’ come dire ai tuoi genitori che ti sei appena fidanzata con una donna transessuale” disse in un sorriso.
“Un po’ come comunicare loro che hai deciso di cambiare sesso” aggiunse Nomi.
“Voi…siete molto forti”
“Anche puoi esserlo. Tu sei forte Kala. Non mi hai appena detto di aver costruito una bomba con dei detersivi, per salvare quel ragazzo? E non te ne sei andata: fino all’ultimo sei rimasta al suo fianco, lo hai ascoltato e compreso anche mentre raccontava di come ha ucciso il proprio padre, anche mentre si è vendicato dello zio”
Kala deglutì spostando lo sguardo sul muro bianco; non voleva sentirsi ricordare quelle cose ancora una volta, voleva che potessero sparire, invece continuavano a tornare ad affollarle la mente, vivide come se le stesse vivendo in quel momento.
“Come posso perdonare una persona che ha fatto questo alla sua stessa famiglia? Come posso star male per lui?”
“Le cose non sono mai o bianche o nere, tesoro. Devi aver visto in lui qualcosa di buono che è grande abbastanza da cancellare tutto il resto. Deve esserci un motivo che scusi le cose terribili che ha fatto… perché tu lo hai già perdonato. Vero?”
“Io.. quando ero con lui ho capito che non c’era altro modo per mettere al sicuro Felix e allo stesso tempo per fermare quella spirale di sangue. Doveva farlo, questo ho capito; per lui non c’era altro modo”
“E lo ha fatto. Ha fatto quello che doveva fare anche a costo di perdere te. Perché sapeva che ti avrebbe perso”
“Quando mi ha detto di smetterla di pensare a lui, di sposare Rajan.. una piccola parte di me mi diceva che aveva ragione, una parte di me voleva solo poter scappare da tutto quel sangue..”
“Ma?” Neta la spinse a continuare
“l’altra parte di me sperava che sapesse che non l’avrei mai lasciato solo. Sarei rimasta per lui, se lui mi avete voluto”
“Credeva di fare il tuo bene”
“E se avesse ragione?”
“Questo sta a te deciderlo.” disse Neta schiettamente “ma, sinceramente tesoro, non mi sembra che per te lui sia così poco importante da accettare la cosa.”
“Se anche volessi, non potrei vederlo. Mi ha chiuso fuori, non mi vuole, non mi lascia entrare..”
“Sono sicura che l’unica cosa che devi fare è trovare la forza”
“La forza?”
“Ce la puoi fare, se lo vuoi veramente. Nessuno è così forte, nessuno vuole rimanere da solo. Anche lui, prima o poi, dovrà cedere. Tu dovrai aiutare a farlo, essere lì per lui.”
“Io voglio aiutarlo” disse Kala con la voce spezzata
“Non puoi certo farlo così!” fu la risposta di Neta “Devi essere forte, ricorda quello che ti ho detto, tu sei forte, le donne sono forti per chi amano. Tu devi essere più forte di lui. Se non vuole vederti devi insistere con più grinta”
“io..”
“Smettila di essere insicura. Quando Nomi mi ha parlato di voi.. lei non faceva che dire quanto fosse forte il vostro legame, lo è tutt’ora. Lei lo ha sentito: è reale. Allora va da lui. Sii sicura di te e non permettergli di allontanarti ancora. Di che cos’hai paura?”
“Io gli ho già detto quello che provavo. Ma lui mi ha allontanata comunque”
“Gli hai detto che non volevi più sposarti con Rajan?”
“io..”
“glielo hai detto”
“No, però..”
“Devi farlo, tesoro. Devi prendere una decisione, devi rischiare. Non so come mi sentirei se fossi al suo posto: penserei che in fondo vuoi bene al tuo fidanzato e che una vita con lui per te sarebbe accettabile, sarebbe una cosa migliore. é questo no, l’amore? Se qualcuno mi portasse via Nomi, io combatterei fino a farmi male, ma mi fermerei se capissi che con quella persona lei è più felice di quanto lo potrebbe mai essere con me”
Kala era rimasta a bocca aperta. Non aveva pensato di essere anche in minima parte la colpevole di ciò che era successo. 
Eppure forse Amanita aveva ragione: anche non agire è una scelta e Kala stava accettando Rajan e il matrimonio senza opporvisi. Capì che c’era una piccolissima parte di lei che avrebbe sempre visto in Rajan la sicurezza e la speranza di un futuro felice come quello dei genitori; con Wolfgang, invece, sarebbe stato tutto più difficile, a cominciare dal fatto che viveva a migliaia di chilometri da lei, in una città fredda e sconosciuta, lontanissima da tutto ciò che lei era abituata a chiamare “casa”.
“Amare è essere coraggiosi” disse ripetendo le parole di Neta, guardando nel vuoto come se stesse parlando a se stessa allo specchio.
“Già, piccola, è essere coraggiosi!” le fece eco Amanita soddisfatta. 
Nomi le aveva appoggiato una mano sulla spalla e le stava rivolgendo un gran sorriso “adesso credo che dovresti ridarmi indietro la mia ragazza e correre a parlare con lui”
Kala non se lo fece ripetere. Si sporse dalla vasca per abbacciare Amanita, in ginocchio al suo fianco: “grazie!” le disse. E poi fece segno a Nomi con la testa che poteva riprendere il suo corpo “hai ragione” disse a questa “sa fare davvero miracoli”
Strinse forte anche lei in un abbraccio e chiuse gli occhi. Solo il tempo di riaprirli ed era già di nuovo nei suoi vestiti, a guardare Neet che rispondeva “non c’è di che” ad una Nomi di nuovo in se’ 
“se ne è già andata” disse Nomi, e poi rivolta a Kala “buona fortuna..”
“Sii forte” disse Neet
 
    Wolfgang era seduto a terra in un angolo buio del corridoio d'ingresso; la schiena curvata e la testa tra le mani. Aveva le nocche arrossate, come graffiate e qualche macchia di sangue in fronte e sui capelli. Il sole era ancora alto, ma riusciva a penetrare solo dal rettangolo di vetro opaco sopra la porta di legno. Aveva ancora indosso i vestiti che emanavano odore di morte e polvere da sparo.
Per terra c’era una scarpa, l’altra l’aveva ancora indosso, come se il solo gesto di togliersi la prima avesse richiesto così tanta fatica da stremarlo, costringendolo ad arrendersi. 
Si era accasciato a terra e aveva lasciato i minuti correre e trasformarsi in ore. Non aveva avuto la forza di rialzarsi, così come non era riuscito ad impedire che Kala si presentasse lì. Aveva combattuto tutto il giorno per tenerla lontana, ora sentiva di non avere più la forza di farlo. 
Kala sapeva che lui era cosciente della sua presenza, anche se non aveva fatto niente per rendere palese la sua consapevolezza: né un movimento, né un suono. Era il suo modo di farle capire, ancora una volta, che non la voleva lì. Ma Kala questa volta era più forte, doveva esserlo: lo aveva promesso ad Amanita.
“Ehi” disse avvicinandosi a lui e curvandosi appena.
“Vattene”
“Wolfgang io..” si accovacciò di fronte a lui, appoggiando una mano sulla sua.
“Non ti è bastato quello che hai visto?” Più che arrabbiato sembrava estenuato.
“no, io, voglio solo parlare con te.”
“Lasciami, solo per favore. Non sono stato abbastanza chiaro?”
“Non me ne vado” 
“Fa come vuoi. Allora resterai qui, da sola. Io vado a farmi una doccia..” fece per alzarsi, ma le gambe gli cedettero, come se fossero addormentate. Kala tese le mani per aiutarlo.
 “Non ho bisogno del tuo aiuto.” chiarì il ragazzo poggiandosi con un pugno al puro e facendo forza su quello per provare di nuovo.
    Kaa fece un respiro profondo: quello era l’esatto tipo di situazione in cui, qualche tempo prima, avrebbe lasciato tutto e se ne sarebbe andata; ma ora era più forte di così. Aveva capito per che cosa doveva combattere e non si sarebbe fatta respingere ancora.
“Sarà duro con te” le aveva detto Nomi “proverà a ferirti.  Lo so perché anche io facevo così un tempo; lo facevo per allontanare gli altri. Questo ci fa credere di non soffrire. Devi cercare di essere più dura di lui” Queste parole continuavano a vorticare nella mente di Kala. Prese un respiro raddrizzando la schiena e alzando il mento: la mandibola era tesa e gli occhi fissi avanti a se a cercare quelli del ragazzo che si era finalmente alzato.
“Rimango qui con te”
“Vattene” aveva allora commentato lui sentendo salire la rabbia.
“Resto” Kala strinse i pugni senza spostare lo sguardo. La persona che aveva davanti era come un vulcano in ebollizione. Il ragazzo di fronte a lei era ora come un vulcano in ebollizione. Fece un passo verso di lei fino ad averla a un palmo e a dover inclinare la testa per guardarla furente dall’alto in basso. Non prometteva niente di buono. 
Con la bocca a pochi centimetri dal suo naso, Wolfgang urlò ancora quella parola a pieni polmoni, fino quasi a graffiarsi la gola: “VATTENEEEEEEEEE”
Kala rabbrividì, immaginando che se non avesse smesso sarebbe stato in grado di sgretolare le mura della casa sopra le loro teste con la sola voce; però si disse che se anche quelle fossero cascate, c’era una cosa che doveva fare: resistere. Così rimase immobile, senza battere ciglio, anche quando, raccogliendo le sue ultime forze, lui le rivolse ancora quell’imperativo, che però gli uscì solo in un sussurro “vattene”.
Era stata un concentrato di disperazione e resa, quell’ultima parola. Wolfgang tremava ancora per lo sforzo, ma aveva smesso di opporle resistenza, Kala lo sentiva.
    Questo significava che aveva…vinto? Era riuscita ad abbattere quel muro. Nomi e Neta sarebbero state fiere di lei! Ma non era ancora il momento di cantare vittoria. Doveva prima pensare al ragazzo: gli fece passare un braccio attorno alla vita, lasciando che lui si aggrappasse alla sua spalla, e così lo condusse per le scale, fino alla camera al piano di sopra.
sapeva che cosa doveva fare: avrebbe lavato via il ricordo di quella terribile giornata e con esso avrebbe cancellato tutto il male che si erano fatti a vicenda.
Lo condusse in bagno e chiuse la porta alle loro spalle, anche se in casa non c’era nessun altro: lo fece perché quella porta chiusa le dava insieme una sensazione di intimità e protezione. Se chiudere il resto del mondo fuori era l’unica cosa da fare per avere in dietro l’anima di Wolfgang, lei lo avrebbe fatto; sarebbero stati loro due soli e nessun altro e niente, in quella stanza, sarebbe più andato storto.
Aprì il getto d’acqua e mentre quella riempiva la vasca fredda si avvicinò a lui per spogliarlo: i cassetti, poi la giacca, la t-shirt scura.
Si trovò un po’ in difficoltà quando arrivò alla cintura: lo guardò imbarazzata e lui le prese le mani come per fermarla, come per dirle “non devi farlo”, ma bastò che lei facesse un po’ di forza contro la sua presa perché lui abbassasse di nuovo le mani. Lo guardò negli occhi intensamente, prima di slacciargli la cinta, il bottone dei pantaloni, la patta. Gli sfilò i pantaloni lentamente, una gamba alla volta e poi fece lo stesso con i boxer.
Lasciò gli abiti a terra e lo accompagnò alla vasca vicino alla quale si inginocchiò anche lei, che prese a insaponargli le mani e poi le gambe, proprio come aveva fatto Amanita. Kala, però, lo toccò più intimamente di come aveva fatto lei: il tocco di Neet era stato quello di una madre, un’amica o una santa, che aveva lavato via tutta la sua paura e le sue preoccupazioni. Era stato un tocco casto, quasi chirurgico, come di un’infermiera che sapesse esattamente quali punti stimolare per curare le sue ferite.
Le mani di Kala sul corpo di Wolfgang, invece, erano più esitanti, ma si spinsero in punti che Neta non aveva osato toccare. Il suo era il tocco di una donna, una confidente, l’altra parte di eli stesso. Era un tocco familiare ed estraneo allo stesso tempo, il tocco di chi chiedeva di entrare nella sua pelle e sotto la sua pelle per capirne i meccanismi, per far parte di lui una volta e per sempre.
Come Kala aveva sentito che Amanita era lì solo per lei, per aiutarla, voleva che Wolfgang capisse che lei si sarebbe presa cura di lui, che non c’era più niente da temere, ora, perché le cose potevano funzionare solamente quando erano insieme.
    Gli prese le mani e ne lavò via tutto il sangue; si soffermò sulle nocche arrossate, ci passò sopra i polpastrelli: doveva aver preso a pugni un muro o il cruscotto dell’auto per ridurle a quel modo. Stringendo quelle mani grandi tra le sue lo guardò negli occhi: dal primo momento che lo aveva visto aveva desiderato di sprofondare per sempre in quegli occhi color del mare, così freddi ma così profondi allo stesso tempo.
“Grazie” fu l’unica parola che lui riuscì a dire, poi le avvicinò la testa al petto, poggiando la fronte bagnata al suo collo, come un animale ferito in cerca di rifugio. Era la prima volta che lo vedeva in quel modo. Quasi.. fragile.
    Tutti e due, per la prima volta in quella giornata, chiusero gli occhi e ognuno sentì nell’altro la conferma che avevano finalmente trovato la pace. Espressero un desiderio all’unisono, che non prese mai forma a parole, ma era quello di poter rimanere per sempre in quell’attimo di silenzio lontani dal mondo.
Ci fu un secondo in cui tutto era così perfetto che pensarono davvero di aver ottenuto ciò che avevano desiderato. Poi lui tornò in se, come uscendo da una trance mistica e fece un respiro profondo; dal suo naso e dai capelli cadremo goccioline di acqua tiepida, che inumidirono ancora la camicetta di lei. Kala non voleva cedere e abbandonare quel sogno: lo strinse a se’ più forte che poté, immergendo le braccia per metà nella vasca e lasciando che l’acqua le impregnasse il cardigan fino alle spalle. Chiuse gli occhi e desiderò ancora di poter essere per sempre così, con lui, come una persona sola. Espresse quel desiderio ancora e ancora, come una bambina che non volesse arrendersi, testarda.
    Era ancora tardo pomeriggio in Germania, ma in India era già notte fonda: “non voglio dormire da sola, questa notte” disse Kala, avvolgendolo con un’asciugamano prima di iniziare a frugare tra le sue cose. Nero, nero, nero: non vedeva altro… si arrese e decise una t-shirt nera sarebbe andata bene come pigiama per quella notte; 
“Vado a cambiarmi” disse e poi “non sbirciare, ci vediamo tra poco”. Prima di andarsene, inaspettatamente, il ragazzo prese uno slancio e l’abbracciò baciandola velocemente ma con decisione.
    Quando Kala uscì dal suo bagno lo trovò seduto sul suo letto, ad aspettarla: la guardò di sottecchi accennando un sorriso, come un bambino imbarazzato perché sa di aver fatto una marachella. Anche lei sorrise, ma era agitata, non poteva evitare di esserlo: l’aveva invitato a dormire con lei perché le era sembrata la cosa più normale del mondo dopo tutto quello che avevano passato, ma ora che ce l’aveva davanti non sapeva come comportarsi. Era a disagio e sapeva che lui glielo avrebbe letto in faccia.
Wolfgang sorrise ancora a vederla lì, ferma, immobile come una statua di sale, ed allungò un braccio afferrandola per il polso e portandola a se’:  “Dobbiamo solo dormire, Kala..” disse allusivo e lei non poté che arrossire; era come se quel ragazzo riuscisse a leggere dentro di lei, prevedeva le sue mosse e i suoi pensieri come fosse un libro aperto. 
Kala invece non riusciva a leggere lui a quel modo, e questo la spaventava un po’ e delle volte, come quella notte, la sorprendeva: si fece accompagnare al letto e si sdraiò di fronte a lui guardandolo negli occhi, ma solo quando appoggiò una mano sul suo petto si accorse che stava ancora tremando. Allora capì che sarebbe stato molto più difficile cancellare tutta quella sofferenza dentro, molto più difficile che affrontare l’argomento a parole. Si disse però che l’avrebbero superato, insieme, e ringraziò i suoi dei per averli fatti essere lì, quella sera insieme. 
Strinse Wolfgang forte forte a se’, poggiando il naso sulla sua clavicola e sentendo il suo cuore battere attraverso la pelle. Nessuno dei due dormì molto quella notte: chiudevano gli occhi esausti quando la stanchezza aveva la meglio per poi risvegliarsi dopo pochi minuti, come per assicurarsi di esser ben stretti l’uno all’altro, scambiandosi una carezza o un bacio in fronte, o strofinando il naso sulla guancia dell’altro come per accendere un fuoco inesistente, prima di cadere addormentati di nuovo.
  
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