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Autore: Crilu_98    18/03/2016    1 recensioni
François Marchand, appartenente ad una famiglia della media nobiltà francese, è alla disperata ricerca di sua sorella Amélie, sparita senza lasciare traccia; ancora non sa di essere diventato il bersaglio di un manipolo di congiurati e che per venire a capo dell'enigma dovrà ricorrere all'aiuto di una giovane ladra, Claire, dal passato misterioso. Amélie, invece, nel tentativo di riconquistare la propria libertà incrocia la strada di James MacMallon, un bandito scozzese in esilio perennemente diviso tra il profitto materiale e la propria coscienza.
Nel frattempo, a Parigi, il Cardinale Richelieu indaga sulle voci che girano a palazzo, avendo tra le mani un unico indizio: il simbolo del Giglio Scarlatto.
Tra briganti onesti, affascinanti contesse, spie, sicari e pedine si dipana la storia di una congiura che potrebbe mettere fine al regno di Francia...
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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Erano ancora vivi, perciò dovevano aver fatto una buona impressione a Mouchoir Rouge. O almeno Claire lo sperava. Non aveva molto a cui pensare, visto che i briganti erano andati via (dopo essersi accertati che non potessero sciogliere le corde) e François si era chiuso in un ostinato ed improvviso mutismo.
La ragazza rimuginava sullo strano comportamento del moschettiere: fino al giorno prima sembrava desideroso di stringerla ed ora evitava accuratamente il suo sguardo, seduto contro la parete opposta della spelonca. Claire strinse le labbra, non riuscendo a sostenere oltre il pesante silenzio:
-Puoi spiegarmi cosa è successo?-
Le faceva strano dargli del tu anche quando non dovevano fingere.
Il moschettiere alzò gli occhi verdi accusatori su di lei:
-Siamo in una pessima situazione, prigionieri di briganti che hanno in mano il nostro destino mentre Amélie potrebbe essere già morta... Cosa di tutto questo è sfuggito alla tua attenzione?-
La ladra sbuffò:
-Il punto in cui hai deciso di riversare il tuo astio e la tua frustrazione su di me. Non è colpa mia se siamo qui, anzi, se tu mi avessi ascoltato...-
-Oh, non è per quello!- replicò François piccato -E' perché non so chi sei!-
-Come, prego?-
-Non so chi sei.- ripeté il giovane, fissando l'espressione della sua compagna impietrita -Sei entrata nella mia vita nel momento più sbagliato e invece di fuggire il più lontano possibile da me per qualche motivo hai voluto a tutti i costi far parte di questa storia. C'è in ballo la vita di mia sorella, io sono un uomo disperato e tu ti diverti a... Giocare!-
-Giocare?- mormorò Claire, socchiudendo minacciosamente gli occhi -Credi che sia un gioco per me?-
-Non lo so! E' questo il punto: non lo so. Non so chi sei, cosa vuoi e soprattutto non so distinguere quando menti e quando dici il vero. Prendiamo la commovente storia della tua violenza, per esempio: ecco spiegato il motivo per cui è così riservata ed eccentrica, mi sono detto. Invece ieri sera ti ho vista consapevole della tua bellezza, ho visto come la usavi su Jean Martin e la sua banda... Sei ambigua, Claire. E io non so se posso mettere il destino della mia famiglia nelle mani di una donna di cui non mi fido.-
 
Amélie scivolò cauta giù dalla quercia e osservò la foresta con circospezione. Vagò per un po' acquattata dietro ai cespugli, guardinga ed attenta ad ogni rumore che potesse annunciarle un pericolo; il pugnale dello scozzese le sbatteva ritmicamente contro la coscia ad ogni passo.
La sconfortante verità era che non sapeva dove andare: ogni direzione poteva significare la salvezza o, al contrario, morte certa. Senza quasi rendersene conto, si ritrovò sul luogo dell'agguato. Il suo primo istinto, quando vide uno degli uomini di Schmitt a terra, fu quello di scappare via da tutto quel sangue: poi però la ragione ebbe la meglio sulla paura e riflettendo la ragazza si rese conto che tra quei cadaveri lasciati a marcire nella foresta avrebbe potuto trovare oggetti molto utili.
"E poi potrò pregare per Monsieur MacMallon, quando ne troverò il corpo." Quel pensiero la riempì d'angoscia, ma non la fermò. Spogliò senza remore un soldato della sua camicia quasi nuova, servendosene per coprire il suo vestito malridotto, e intascò senza battere ciglio tutti i denari e gli scudi* che riuscì a trovare. Quella nuova freddezza nei confronti di quegli uomini da un lato la spaventò, ma dall'altra la fece quasi sorridere:
"Potevo esserci io, al posto loro."
Poi, con enorme sorpresa, si accorse di aver finito. In tutto erano rimasti sul terreno cinque uomini, e nessuno di loro era James MacMallon. Il cuore di Amélie prese a battere più forte, mentre i suoi occhi saettavano da un lato all'altro del sentiero, terrorizzati.
"Dov'è finito? Deve essere qui! Non avrebbe senso aver lasciato i corpi dei loro compagni qui e aver preso quello di Monsieur MacMallon, a meno che..."
Non osava neanche pensarlo, ma una parte di lei tornò a sperare: uno dei pochi motivi validi per cui Schmitt poteva non essersi fermato a seppellire i morti era che il fuggitivo era riuscito a scappare. James poteva essere ancora vivo!
Amélie alzò lo sguardo lungo il sentiero che avrebbe dovuto portarla ad Orléans, poi lo spostò sulle frasche spezzate alla sua destra: con molta probabilità, ovunque fossero andati, i soldati del capitano erano passati di lì. Senza ulteriori esitazioni, la ragazza si inoltrò nella boscaglia.
Fu facile seguire le tracce degli uomini anche per chi, come lei, non aveva mai partecipato ad una battuta di caccia: si erano aperti la via con la violenza, probabilmente cercando di raggiungere MacMallon, e poi si erano divisi, prendendo sentieri secondari e lasciando qua e là l'impronta di uno stivale, una macchia di sangue, ramoscelli spezzati...
All'improvviso Amélie si schiacciò contro il tronco di un albero: aveva udito l'inconfondibile rumore di una colluttazione vicino a lei. Procedette con cautela fino a trovarsi davanti una scena che le ghiacciò il sangue nelle vene: James era a terra, avvinghiato ad uno dei mercenari, impegnato in una lotta violenta e disperata. Lo scozzese aveva la camicia zuppa di sangue e la fronte pallida imperlata di sudore, eppure non mollava la presa sulla faccia dell'avversario per impedirgli di gridare, tentando allo stesso tempo di strangolarlo o quanto meno di toglierselo di dosso; l'avversario lo tempestava di colpi, ringhiando e mugolando attraverso la bocca tappata per tentare inutilmente di richiamare i compagni. Mentre la ragazza li fissava intimorita, James cedette e crollò sul terreno ansante; il nemico ghignò, alzando il pugnale...
In seguito Amélie confessò più volte quel peccato al suo confessore, che perplesso una volta le chiese come mai continuasse ogni volta a ripeterle che aveva ucciso un uomo. Ma lei non voleva purificarsi di quel peccato, bensì di un'altra colpa che però le rimaneva sempre incastrata in gola. Quello che la ragazza non ammise mai, tranne che con sé stessa, era che in quella tersa mattina di sangue e di paura lei non aveva provato nessun rimorso, nessun timore nell'affondare la corta lama del suo coltello tra le scapole del mercenario.
Ricordava esattamente il punto in cui lo aveva colpito, il modo in cui il sangue era sprizzato dalla ferita, il rantolo sorpreso dell'uomo, il fatto che James avesse spalancato gli occhi e l'avesse guardata stupito... Tutto, ricordava tutto. E soprattutto, ricordava la sua totale mancanza di emozioni nel vedere quell'uomo - l'uomo che lei aveva colpito, arrivandogli silenziosamente alle spalle - morire lentamente maledicendola.
Poi tutto tornò a scorrere normalmente: Amélie sbatté le palpebre, osservando alternativamente l'uomo a terra e il pugnale che teneva ancora in mano. L'ansimare affannato dello scozzese la distolse da ciò che aveva appena fatto e lei si riscosse, avvicinandosi all'uomo ancora steso a terra:
-Monsieur?-
-Miss...- borbottò lui, socchiudendo le iridi grigie -Voi siete... Dannatamente testarda!-
-Me l'hanno già detto in molti!- replicò lei con sufficienza, cercando un modo per farlo alzare. Lo afferrò per un braccio e lo costrinse a mettersi seduto, ma MacMallon si lasciò sfuggire un gemito di dolore e la ragazza constatò con un brivido che lo squarcio aperto sul suo torace, poco al di sotto del petto, era profondo e grave. Sembrava un foro di pallottola, ma il tessuto della camicia impregnato di sangue aveva aderito alla ferita tanto che non poteva staccarla senza far del male all'uomo. 
Amélie aiutò lo scozzese a rimettersi in piedi e dopo aver passato un braccio sotto la sua spalla, vacillando per il peso dell'uomo, iniziò faticosamente a trascinarlo via dalla radura, alla ricerca di un posto sicuro in cui nascondersi.
 
Claire lo fissava stupefatta, furiosa... E colpevole. Si morse il labbro inferiore, abbassando gli occhi per poi rialzarli subito con aria di sfida:
-Ebbene? Mi sembra che il mio modo di fare, per quanto discutibile, ci abbia permesso di rimanere vivi! O forse è un'altra cosa a turbarti, e cioè la gelosia, moschettiere?-
François la fissò severo:
-Non cercare di far leva sul desiderio che provo per te. Sappi che comunque vada, mia sorella verrà sempre prima di qualsiasi mia voglia, è sempre stato così... E smetti di cercare di ribaltare la situazione a tuo vantaggio, non ti fa apparire più forte canzonarmi a quel modo. Mostra solo quanto tu sia debole...-
-Non è vero!- esclamò la ragazza arrabbiata. Il moschettiere stava per ribattere, ma proprio allora i briganti apparvero all'entrata della caverna. Doveva essere primo pomeriggio, a giudicare dalla luce che arrivava dall'esterno.
I banditi non si curarono molto delle facce contratte e furiose dei due prigionieri, tranne Mauviette, che rivolse loro uno sguardo sospettoso e maligno. Quello che preoccupò di più François fu lo sfuggente ma estremamente penetrante sguardo di Mouchoir Rouge, che si era posato su di loro fin dal suo arrivo.
"Tutta questa attenzione non preannuncia nulla di buono..."
La serata procedette rapidamente e quando il sole scomparve dietro gli alberi, gli uomini e i prigionieri avevano già finito di mangiare.
Mouchoir Rouge spedì Mauviette e i gemelli a sorvegliare l'esterno, mentre il guercio e Renard si posero a sonnecchiare all'ingresso della spelonca. Il capo banda si avvicinò a loro due con studiata lentezza, gli occhi castani che scintillavano nella penombra data dal fuoco scoppiettante. Istintivamente, François si dimenò, avvicinandosi a Claire; non si fidava di lei, ma non sarebbe per questo venuto meno alla sua promessa di proteggerla. Anche se, con le mani legate, non avrebbe potuto fare molto per lei.
Mouchoir fissò per qualche istante i suoi prigionieri chiusi in quel silenzio ostile e assaporò la tensione crepitante che si allargava tra loro; poi si abbassò alla loro altezza, osservando il particolar modo la ragazza, quasi soppesandola. C'era molta curiosità, nei suoi occhi, e il moschettiere si irrigidì, preparandosi a dover cedere la ladra all'altro uomo.
Invece, il brigante sorrise: una piega delle labbra appena accennata, che risultava più terrificante dell'abituale espressione sospettosa.
-Bene, bene... - mormorò, facendo loro cenno di parlare a bassa voce. Tirò fuori un foglio dalla tasca dei pantaloni, stropicciato e rovinato.
A François gelò il sangue nelle vene: quello che Mouchoir Rouge teneva ben spiegato davanti ai loro occhi era un manifesto di cattura, che riportava un suo fedele ritratto, una considerevole taglia e il reato di cui si era macchiato.
-Avreste la cortesia di spiegarmi come mai su questo foglio c'è scritto "alto tradimento"?-
 
 
Angolo Autrice:
Ciao!
Stasera vado veramente di fretta, ma domani non ho tempo e ci tenevo a postare questo capitolo. Credo che la parte più interessante sia ovviamente l'omicidio commesso da Amélie, ma anche la discussione tra Claire e François porta a galla dubbi ed attriti non facilmente sanabili.
La domanda fondamentale ora è: che farà Mouchoir Rouge???
Ringrazio tantissimo OldKey che recensisce ogni capitolo sia di questa storia sia di Hereditas, grazie mille!!!!
A presto
 
Crilu

 
   
 
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