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Autore: breathing_free    18/03/2016    2 recensioni
Quando qualcosa ti ispira e lasci che la penna parli al tuo posto
Genere: Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Sono le 3:35 del mattino. Sono sveglia da 20 minuti e mi rigiro continuamente nel letto. Perché non riesco a prendere sonno ?
Domani ho un incontro importante di lavoro ma la mia mente non è in grado di rilassarsi e non mi lascia in pace. Decido di alzarmi per prendere un bicchier d’acqua, esausta dai miei tentativi falliti. Raggiungo la cucina, apro il frigo, oh no, penso, l’acqua in bottiglia l’ho finita ieri, richiudo l’anta da cui esce l’aria gelida del refrigeratore. Afferro dalla dispensa un bicchiere comprato all’Ikea. Faccio scorrere il flusso dell’acqua nel secchiaio per cinque secondi, riempio e bevo. Non ho mai sopportato il sapore di ferro che fuoriesce dal mio rubinetto ormai centenario. Appoggio il bicchiere sul tavolo e mi avvio verso il balcone che si affaccia nel giardino minuscolo del condominio. Apro il cancello e respiro l’aria inquinata, mi manca la mia vita precedente: no smog, pace e tranquillità. Come ho fatto ad arrivare in questo posto? Perché prendo sempre le decisioni errate? Quando sto per cadere nei miei pensieri più profondi, il mio stato di trans quotidiano, sento un tonfo basso proveniente dalla porta, qualcuno sta bussando. Alle 3:35 di mattina? Forse sto sognando. Ancora quel rumore, tre volte di seguito. Mi volto verso la porta, allaccio bene la vestaglia con un nodo stretto e mi avvio a percorrere l’ingresso buio. Butto l’occhio nello spioncino ma non riesco a vedere nessuno. Per mettere fine a questo mistero decido comunque di aprire la porta e dare un’occhiata al pianerottolo. Sento i chiavistelli del portone girarsi. Abbasso e tiro la maniglia. Espongo prima la testa ma non vedo niente, confusa faccio un passo verso l’esterno. Non riesco a capire. Sto per tornare dentro ma sento una musica e mi fermo. Il suono proviene dall’ascensore del condominio. Non riconosco subito la melodia ma mi sembra familiare. A piccoli passi in punta di piedi vado verso la provenienza di quelle note. Mi affaccio alla porta dell’ascensore e vedo uno stereo da cui viene il suono. All’inizio non comprendo il significato, poi vedo un pezzo di carta, come un’etichetta, legato all’oggetto. Mi avvicino e lo stacco. Leggo le parole in grassetto, scritte da una mano infantile, di chi ha appena imparato a scrivere: “NON LO VEDI? SIAMO UGUALI”. Non è possibile, penso, non è possibile, continuo a ripetermelo che non può essere possibile, la mia testa sta scoppiando, la musica prosegue a suonare. Inizio a piangere mentre mi appoggio a una parete dell’ascensore e scivolo a terra accasciata. Singhiozzo forte come non avevo mai fatto. Non riesco a respirare. Il muco scivola dalle narici e mi copro con la mano. Perdo il controllo di me stessa, le lacrime continuano imperterrite a solcare percorsi sulle mie guancie bollenti e fradice. L’ultima cosa che ricordo è una figura che mi prende in braccio e mi porta con sé, spero solo che mi trascini via dal mondo che conosco. Il biglietto ancora in mano.
 
   
 
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