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Autore: Greta Farnese    19/03/2016    4 recensioni
Song-Fic basata sulla canzone "Another Love" di Tom Odell.
[Armor (Artù/Morgana. Se non vi interessa la coppia, NON LEGGETE!]
Prima esperienza nel campo della Song-Fic, per me, e anche prima esperienza nel mondo di Merlin. Ho iniziato da una settimana questa serie TV, e mi piace davvero tanto! In particolare, shippo la Armor, come si nota in questa Song-Fic. Una volta superati i primi due paragrafi di "introduzione", mi concentro sulla ship.
Le opinioni, sia positive che negative, sono sempre gradite, tanto più che per me è la prima volta sia nell'ambito della Song-Fic che nell'universo Merlin!
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morgana, Principe Artù | Coppie: Morgana/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago
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I wanna take you somewhere so you know I care
But it's so cold and I don't know where
I brought you daffodils in a pretty string
But they won't flower like they did last spring

Artù se ne stava pigramente appoggiato sul tronco di un albero, Ginevra poggiava il capo sulle sue ginocchia, gli occhi chiusi, l'aria serena. Serena nonostante gliel'avesse data vinta, Artù lo sapeva, a Ginevra non piaceva quel luogo nascosto tra gli alberi. Avrebbe preferito essere portata al fiume o in luoghi più aperti e soleggiati. Il giovane re avrebbe voluto accontentarla, davvero si riproponeva di farlo, di dimostrarle con piccoli gesti di quanto lui se ne importasse, ma poi puntualmente rinunciava e quando si trattava di trascorrere un po' di tempo insieme ripiegava sulla solita vecchia radura.
D'altra parte, lui era un re, e aveva decisioni più importanti da prendere di dove portare Ginevra, o almeno così si ripeteva. E poi, lui sapeva che infondo la regina aveva un grande spirito d'adattamento e adorava ogni luogo naturale, pertanto la vecchia radura in questione riusciva a calmarla e le piaceva. Talvolta, Artù le porgeva un fiore, una rosa, o un semplice fiorellino bianco caduto da un albero, che lei acettava sorridendo.
Artù ricambiava il sorriso e diceva a se stesso di essere felice, in quei momenti, ma poi il suo sguardo indugiava sul fiore e gli sembrava sempre meno bello, inferiore rispetto ad altri fiori da lui colti e donati.

And I wanna kiss you, make you feel alright 
I'm just so tired to share my nights
I wanna cry and I wanna love
But all my tears have been used up

Solitamente, durante quei pomeriggi passati insieme lontano dal castello, si baciavano, stesi sotto le fronde dell'albero, e il bacio proseguiva, anche la sera, anche nella fortezza, anche attorno alla Tavola Rotonda. Molte volte Artù, con un semplice gesto, strappava a Ginevra un sorriso, o un rimbrotto scherzoso di cui poi ridevano assieme.
Una vita che all'apparenza sembrava perfetta e degna di un grande re. E Artù ne era soddisfatto. Solo a volte, durante le notti, gli piombava addosso una sensazione di inquietudine e un velo di tristezza si impadroniva di lui. Allora la presenza di Ginevra diveniva fastidiosa, e lui si alzava dal letto e andava alla finestra, o usciva dalla stanza, desiderando di isolarsi con i suoi pensieri.
In quelle notti gli capitava anche di versare delle lacrime, ma non capiva bene il perché. Probabilmente però, non erano per Ginevra. Il giovane re voleva piangere, e voleva anche amare, ma, inutile nasconderlo, aveva esaurito tutte le sue lacrime.

On another love, another love
All my tears have been used up
On another love, another love
All my tears have been used up

E poi, mentre ritornava nelle sue stanze, gli capitava di avvicinarsi quasi involontariamente a quella porta. La sfiorava. Un paio di volte era anche entrato nella stanza. Il letto continuava a essere cambiato ogni mattina, fiori freschi erano ancora sistemati nei vasi, i pavimenti erano ancora spazzati e gli armadi lucidati, così aveva dato segretamente ordine. Sembrava che Morgana fosse ancora lì, e che tutto quello che era capitato loro fosse soltanto un brutto sogno, di quelli che faceva lei e che la angustiavano e di cui lui tanto rideva quando a volte riguardavano lui.
Morgana non era solo la sua nemica, era anche sua sorella, e questo Artù lo sapeva bene. Sorellastra, ad essere precisi: era figlia soltanto di suo padre. A dire il vero, Morgana per lui era tante cose: sorellastra, nemica, alleata, amica, compagna di giochi. E nel profondo del suo cuore, era l'unica persona che avesse mai amato. 
Il ricordo di quell'amore gli faceva ancora male. A volte gli sembrava che il cuore si soffocasse, a quei ricordi. Soprattutto in quella stanza, dove tutto parlava di lei, di loro. Il letto su cui l'aveva abbracciato fino a togliergli il respiro. Il tavolo su cui aveva posato il suo bracciale portafortuna. Il paravento dietro cui aveva nascosto Mordred. La finestra da cui sbirciavano le esecuzioni quando erano piccoli.
Spesso il peso di quei ricordi era troppo doloroso, così Artù usciva dalla stanza e chiudeva la porta, e cercava di dimenticare. Almeno per una notte. Sapeva che dimenticare per sempre era un impresa impossibile. Anche per il re di Camelot.

And if somebody hurts you, I wanna fight
But my hands been broken, one too many times
So I'll use my voice, I'll be so fucking rude
Words always win, but I know I'll lose

Morgana trascorreva le sue notti accovacciata sul suo trono, molto spesso con le lacrime agli occhi e il respiro pesante, crollando addormentata solo alle prime luci dell'alba, quando i primi raggi di sole penetravano attraverso le vetrate.
Sentiva il dolore del fratello anche a una così grande distanza, anche dopo tutto quello che era successo tra loro. E non c'entravano i suoi poteri. Quando erano bambini, e anche dopo, nell'adolescenza, lei si era sempre promessa che se qualcuno avesse fatto del male ad Artù, se fosse successo qualcosa ad Artù, l'avrebbero pagata cara. Ma era lei stessa, ora, Morgana, ad aver causato il suo dolore. Poteva salvarlo da tutti, ma non da se stessa.
E quando l'aveva incontrato nella sala del trono, dopo così tanto tempo... L'emozione che aveva provato era stata indescrivibile, avrebbe voluto piangere, gettargli le braccia al collo, sussurrargli di portarla via e di ritornare a quelli che erano prima. Supplicarlo di perdonarla. Ma non aveva fatto nulla di tutto ciò. Si erano guardati, e lei sapeva che il dolore negli occhi di Artù era il suo, che la sofferenza sul suo volto, c'era anche sul suo. Durante tutta la conversazione non avevano distolto gli occhi l'uno dall'altra. Fino a quando Morgana aveva perso il controllo rammentando cosa avesse fatto a lei e alla sua gente, al popolo magico, e l'aveva attaccato. Le parole avevano perso, in quella circostanza. E lei e Artù avevano perso un amore mai sbocciato, mai vissuto, ma esistito in loro per così tanto tempo e che li aveva lacerati nel profondo.

And I'd sing a song, that d'be just ours
But I sang'em all to another heart
And I wanna cry, I wanna learn to love
But all my tears have been used up

Artù e Morgana erano morti insieme, vicini, quasi nello stesso momento. Avevano condiviso il suolo su cui avevano poggiato per l'ultima volta il capo ed emesso l'ultimo respiro. Erano morti da nemici, senza essersi mai chiariti, senza essersi mai confessati ciò che provavano, senza aver mai ammesso che l'unica cosa che volevano era quello che non avrebbero mai acconsentito a dargli.
Si erano guardati negli occhi per l'ultimo istante, prima che Morgana fosse colpita a morte da Merlino. E anche se le parole erano state poche e per giunta non molto felici, nei loro occhi c'era tutto ciò che le parole non riuscivano ad esprimere.
Volevano piangere, imparare ad amare. Era ovvio che non ci fossero riusciti. Il numero di lacrime versato per il loro amore impossibile li aveva logorati e dalla breve stagione che avevano potuto vivere in sintonia avevano imparato più sull'amore di quanto le ballate avrebbero mai potuto esprimere.
Artù e Morgana. La loro vicenda avrebbe fatto guadagnare una fortuna ai cantastorie.
   
 
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