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Autore: TheDoctor1002    21/03/2016    3 recensioni
Spin off di Faceless (http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3217285&i=1)
Contiene spoiler sulla fanfiction originaria ed è consigliato leggere prima la storia da cui è tratta.
~
Un'altra battaglia, un'altra vittoria, ma è stata una dura lotta e, solo dopo aver visto il cadavere del suo avversario, Artemis può permettersi di tirare il fiato.
Gettata tra le macerie, sfinita dallo scontro, davanti agli occhi della Signora del Tempo prendono ad alternarsi realtà e sogno e, tra le ombre, una emerge per sedersi al suo fianco.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corazòn, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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To love someone to the moon and back: amare infinitamente qualcuno, amare qualcuno più di ogni altra cosa.

Artemis giaceva sul suolo freddo che, fino a poco prima, era stato il suo terreno di scontro. Nuove ferite avevano preso a costellarle il corpo e le braccia, qualcuna si era perfino posata sul suo volto, sporco di polvere e sangue. 
Era a pezzi, letteralmente. Sapeva di aver nuovamente esagerato col suo frutto e che il suo stinco destro ci avrebbe messo dei giorni a rigenerarsi, ma di una cosa, una e una sola, era certa: ce l'aveva fatta. 
La vittoria era indiscutibilmente sua, non c'era storia: del nemico non era rimasta che una carcassa scura gettata a diversi metri da lei. Sull'armatura graffiata si vedevano chiaramente i segni del suo passaggio: la ruggine si era posata come neve e aveva lasciato grosse macchie ramate e buchi dai bordi sfrangiati e irregolari.
"Alla faccia tua, bastardo" sussurrò Artemis, sentendosi sempre più debole ad ogni sillaba. L'adrenalina stava lasciando il posto a quella febbre intensa e rapida che la coglieva a seguito delle battaglie più impegnative e prese a scivolare lentamente in quella sorta di veglia onirica che precede il sonno vero e proprio. 
Ma prima di lasciarsi andare, riuscì a percepire un sottile rumore di passi che, istante dopo istante, si avvicinavano a lei. Era un suono talmente familiare e talmente lontano nella sua memoria da spingerla a credere che non potesse essere altro che un delirio. 
"Artemis" sospirò la figura, sedendolesi accanto sul selciato polveroso. Anche la sua voce era identica a come la ricordava, molto più vivida e reale di quanto potesse mai provare ad immaginare. "Possibile che non impari mai?" La rimproverò con una vaga dolcezza. 
Lei sorrise debolmente. Si sentiva terribilmente intorpidita, ma non poteva per nessuna ragione al mondo lasciare sfuggire quella visione. 
"Immagino che un 'va' al diavolo' non basterà a convincerti a lasciarmi stare e far finta di niente, non è così?"
Quella frase sembrò ricordargli i vecchi tempi, quando tutto ciò che facevano era sputarsi veleno l'un l'altro, ogni ora di ogni giorno. 
"Decisamente no." rispose lui, ridacchiando appena e senza distogliere lo sguardo da lei. "Sei cambiata ancora" notò "sugli avvisi di taglia avevi i capelli neri e adesso eccoti rossa fiammante. Non posso davvero lasciarti un secondo." 
"Mi preferivi prima?"
"Ti preferisco sempre. E neanche quella scritta c'era, mi sbaglio?"  "C'è sempre stata, in realtà." rivelò, lanciando uno sguardo al tatuaggio sul suo polso "L'ho fatta quando ci hai lasciati."  Un vago senso di colpa sembrò dipingersi sul volto di lui, ma fece di tutto per evitare il discorso. 
"E cosa...cosa c'è scritto? Non leggo bene."
" To Raftel and back " sussurrò Artemis "Fino a Raftel e ritorno. È quello che dico sempre a Law. É la nostra promessa e il nostro legame." 
Lui quasi non seppe rispondere. Sembrava solo malinconico, talmente tanto che neppure ai vecchi tempi l'aveva mai visto così triste. 
"Cora-san?" Chiese lei con un fil di voce "Sei solo il frutto della mia immaginazione?" 
"Cosa diresti se ti rispondessi di si?" 
"Che me lo aspettavo." Sospirò "Ma anche fossi solo un'illusione, ora che sei qui sono felice. Forse già stanotte realizzerò che nulla di tutto questo è reale e starò male, forse ne conserverò solo un buon ricordo, chi può dirlo? Posso leggere il futuro come un libro aperto, ma il cuore...oh, quello lavora in modo completamente diverso, nemmeno io riesco a stargli dietro."
"E se invece ti dicessi che non stai sognando? Che sono veramente seduto qui affianco a te?" 
C'era una tale esitazione nella sua voce che Artemis non potè non provare un brivido. Alzò lo sguardo sui suoi capelli biondo cenere, sul suo viso senza traccia del trucco che lo aveva deturpato per tanto tempo e piantò gli occhi nei suoi, incatenando iride a iride. Anche se avesse voluto, non sarebbe potuto più scappare da lei, né da quella risposta. Distogliere lo sguardo gli risultava impossibile: era di nuovo suo, come lo era stato tanti anni prima. 
"Ti chiederei dove sei stato. Perchè torni solo ora, cos'hai fatto in tutti questi anni. Le solite cose, presumo." 
Ammise, mentre i suoi occhi si facevano più lucidi e la sua voce iniziava a suonare come un vecchio nastro.
"Ti avrei deluso, non è così?" 
"No." Rispose subito lei, quasi senza farlo neppure finire di parlare "No, non mi deluderesti. Ho imparato a conoscerti talmente bene che so che, se fossi tornato adesso, sarebbe solo perchè non hai avuto modo di farlo prima. Volevi così tanto bene a me e a Law, non ci avresti mai lasciati se avessi avuto un'alternativa."
"Ve ne voglio ancora. Siete un pezzo del mio cuore e darei qualsiasi cosa per essere ancora con voi, per solcare gli oceani nella ciurma che avete formato."
"Allora fallo." Singhiozzò Artemis. Ora stava piangendo senza più maschere, senza aver paura di sembrare debole o di ferire qualcuno. Le lacrime pulivano il suo volto e le sue ferite, tracciando solchi umidi sulla sua pelle  "Torna con noi. È l'ultimo miracolo che ti chiedo, Cora-san." 
"Non posso farlo." Sospirò lui, stringendosi nel lungo mantello bianco che gli ricadeva sulle spalle "Se fossi morto, non sarebbe questo il mio posto. Se fossi vivo, non potrei farvelo sapere. Tu sai come lavora il Governo Mondiale, non è così?" 
Lei annuì appena, ripensando alla sua prima morte architettata ad arte da Sengoku. Pensò ai suoi genitori, orfani di entrambe le loro figlie: di loro non aveva notizie da quasi vent'anni. Non sapeva se fossero ancora vivi, se nel frattempo avessero avuto un'altra bambina o il maschietto che suo padre tanto aveva desiderato. Fece un rapido conto degli anni che aveva trascorso lontana da casa: forse era anche diventata zia senza neppure saperlo. 
"Sapremmo difenderci" affermò Artemis "Abbiamo già sfidato il Governo, se volessero fare del male a te o a noi sapremmo combatterli." 
"E quel...Kidd? Cosa diresti a lui se tornassi?" 
Lei arrossì, distogliendo lo sguardo "Allora l'hai saputo."
"Ho cercato di tenermi informato. Sei riuscita ad andare oltre, vuoi davvero gettare via tutti i progressi che hai fatto? Non sai neppure se sono reale."
"Ci ho provato" ammise "Ci sto provando, Law dice che mi fa male restare ancorata al passato. Che anche portando il lutto e piangendoti mille anni, non torneresti comunque indietro. Quand'era piccolo non avevo il tempo di rifletterci, cercare di stargli dietro era impegnativo abbastanza tenermi la mente occupata, ma ora...Ha una ciurma, è lui il capitano ed è lui ad occuparsi della maggior parte delle faccende: rotte, navigazione, piani, fa tutto da sé. Io gli dò una mano, cerco di studiare come si muovono i nostri avversari, ma ho comunque molto più tempo di quanto non vorrei. Non ti ho mai pensato tanto come negli ultimi anni. E anche provando ad andare avanti, non ci riesco. Niente è anche solo simile a quelli che eravamo o a quelli che saremmo potuti essere."
"C'è comunque qualcuno che non potresti portare indietro" le ricordò Cora-san, malinconico "Ho saputo anche quello."
Artemis sfiorò le cicatrici sul suo ventre attraverso la stoffa della sua maglia. "Avrei tanto voluto fosse una femminuccia" rivelò con un sorriso "A volte provo ad immaginarla: penso avrebbe avuto i tuoi occhi. E avrei mosso mari e monti per chiamarla Anita. Anita Donquixote. È un bel nome, non trovi?" 
"Non le avrei mai dato il mio cognome: è lo stesso di mio fratello, non avrei mai voluto che fosse macchiata da un'onta simile. E poi, Anita De La Rose suona molto meglio." 
"Già, forse hai ragione." 
Per quanto Artemis combattesse, le sue palpebre erano sempre più pesanti e la stanchezza sembrava volerla trascinare nel mondo dei sogni con insistenza sempre maggiore. 
"Puoi restare ancora un po' con me?" Chiese "Finchè non mi addormento?"
"Come ai vecchi tempi. Starò qui finchè non avrai preso sonno e mi assicurerò che nulla ti faccia del male finchè qualcuno della tua ciurma non ti riporterà nel sottomarino per prendersi cura di te. D'accordo?" 
"Ma al mio risveglio non ci sarai, vero?" 
"Temo di no. Ma ti prometto che farò qualsiasi cosa per tornare." 
Sogno o realtà che fosse, la sensazione delle dita di lui che scioglievano i minuscoli nodi tra i suoi capelli era talmente vivida da riempirle il cuore. Era come se nulla potesse più ferirla, nulla potesse più farle del male, nessun nemico avrebbe approfittato della sua debolezza e neppure la pioggia o il freddo avrebbero disturbato il suo sonno. 
"Lo prometti?" 
"Certo che te lo prometto: tornerò ogni volta che riuscirò" le sussurrò "E tu, mi aspetterai?" 
Artemis chiuse gli occhi mentre una leggera risata scuoteva le sue spalle "A volte mi chiedo se tu sia davvero il mio uomo: sai che ti aspetterò sempre. E anche se non sei più qui, non è cambiato nulla dal giorno in cui ci siamo separati. Ti amo, Cora-san. Fino a Raftel e ritorno."
   
 
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