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Autore: Mandorlina    23/03/2016    1 recensioni
Prendete in prestito il titolo di una canzone. La frase da un film, e la citazione di un grande autore. Scegliete voi. La mia era una sfida, sapete [...] Ne è venuto fuori un esperimento – una storia che adesso cerca di catturare sentimenti e metterli nero su bianco. Ricordate, ricordate: tutto è in equilibrio sopra la follia.
Tratto dal testo: "Ogni istante era riconducibile a quel bacio. Ogni respiro si contava negli infiniti respiri della notte – Katrina gli aveva donato l’anima. Ogni fibra del suo essere. Si smette di credere, ma non di sapere. L’antico segreto dell’amore umano era lì, a un passo. Allunga una mano e ... il segno, il libro, il malocchio, le magie, i baci."
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichabod Crane, Katrina Van Tassel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autrice – prendete in prestito il titolo di una canzone. La frase da un film, e la citazione di un grande autore. Scegliete voi. La mia era una sfida, sapete: Sleepy Hollow, Losing my religion e Stephen King. Ne è venuto fuori un esperimento – una storia che adesso cerca di catturare sentimenti e metterli nero su bianco. Ricordate, ricordate: tutto è in equilibrio sopra la follia.  

 

Losing my religion

« E da allora non credo in niente. Ho perso la fede in quanto c’è di buono in questo mondo. »

 

Katrina avrebbe tuttora saputo descrivere ognuno di quei particolari che aveva reso tale la sua storia con Ichabod Crane: follie, distrazioni, carezze, promesse ... le lacrime – ve ne erano state, da parte di entrambi – tristi addii che invece avrebbe voluto dimenticare. Era stato faticoso, con lui; una dolorosa ricerca a un’anima dannata – a un cuore dannato – umiliata e reclusa dal macchinario scientifico che era invece il suo corpo e la sua vita. Ma ciascuno di quei ricordi era vago, e ben poco vero: la verità era che Ichabod era più istintivo di quello che volesse far credere e la loro storia aveva avuto inizio da un bacio.

Una favola cominciata con la sua fine, insomma; anche se non era ben chiaro chi fosse in pericolo («che strani segni, Ichabod ... ») e chi invece sarebbe giunto in sella al bianco destriero, protetto dalla spada e dall’amore. In ogni caso, Katrina lo aveva amato dal primo istante: ancor prima di conoscerlo, di vederlo, lei lo aveva sentito: il richiamo di un sogno e di due anime destinate a legarsi, lei lo sapeva – ancor prima di conoscere il suo volto.

« Posso sapere in quale maniera ragioni, Ichabod? », chiese, « ho continuamente l’impressione di  non riuscire a capirti e, ancor peggio ... di non avere neppure la facoltà di farlo. » In realtà Katrina era ben al corrente dei suoi sentimenti, di come avesse  inutilmente provato a rinnegare parte di sé stesso per non rimanere ferito; ognuna delle sue cicatrici sembra unirsi alle altre in un unico grido: Io non credo. Non credo. Non credo. Non più.  Sleepy Hollow l’aveva sconvolto; il caso gli sfuggiva dalle mani.

« Scientificamente, Katrina. Razionalmente. Lucidamente. Non saprei come spiegartelo in termini migliori. »

Ciascuna delle loro credenze erano “sciocche storie dettate dall’ignoranza”, a detta sua; Katrina (affascinata, certo, ma non sconvolta come lui) lo trovava adorabile  quanto sciocco.  « E che ne sarà di te quando avrai risolto il caso, Ichabod Crane? A quale luogo appartieni? A chi renderai conto di tutto questo – a chi potrà mai importare? ». Allora la corsa finiva, la ricerca era sospesa, Ichabod era vittima dei suoi stessi sentimenti (e delle sue stesse pulsioni) e Katrina vi si abbandonava. Guidava paziente le sue labbra e le sue mani; lo vedeva perdersi, per poi ritrovarsi nel suo corpo. I baci di Ichabod erano roventi sul suo viso;  Katrina vedeva il nero dei suoi occhi farsi cupo: dimmi a cosa l’amore può condurre.

« Mi hai stregato, Katrina. Mi hai aiutato a ritrovare il mio cuore quando credevo che il mio cuore se ne fosse andato (*), » disse. Per certi versi, suonava come una condanna orribile. Per altri, come una squisita confessione.  Lei sorrise. « E lo stesso tu  hai fatto con me. »

Ogni istante era riconducibile a quel bacio. Ogni respiro si contava negli infiniti respiri della notte – Katrina gli aveva donato l’anima. Ogni fibra del suo essere. Si smette di credere, ma non di sapere. L’antico segreto dell’amore umano era lì, a un passo. Allunga una mano e ... il segno, il libro, il malocchio, le magie, i baci.  

Il padre di Ichabod e le sue condanne in nome di Dio.

Katrina che invece l’aveva condannato alla follia, nel nome dell’Amore.

Infine la conclusione giungeva chiara; « Sei la mia la religione. La mia fede ritrovata, Katrina. » Mille “ti amo” nel silenzio della notte. Era effimero come il vento: capitava si cogliesse, capitava restasse invisibile. Ma era lì, l’amore incondizionato e doloroso e folle – il profumo del sesso e dei mughetti.

« Non dimenticartene, Ichabod, » rispondeva lei. Ma le mattine portavano amnesia, impietose nel loro candore.  Il Cavaliere mieteva l’ennesima delle sue vittime ... e bastava un attimo di distrazione: tutto sarebbe tornato come prima.

 

 

(*) – “Mi ha aiutato a ritrovare il mio cuore quando credevo che il mio cuore se ne fosse andato”. Non è mia, ma la devo a quel genio di Stephen King e a Duma Key, il suo primo romanzo che ho letto.

  
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