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Autore: SofiaDN    23/03/2016    0 recensioni
“ Avevo deciso che costruire i miei mostri era solo una perdita di tempo, e dovevo trascurarla un po' per dare spazio al mio lavoro di insegnante.
Un giorno decisi di buttare via le cianfrusaglie, e chiesi tristemente a Flaminia di abbandonare la mia casa. Non volevo più saperne di mostri di legno.
Lei, naturalmente, perse la pazienza, e sputò sopra un mostro che era su una mensola. Sappi che i suoi sputi donavano gocce di cattiveria a chiunque e a qualunque cosa. Poi prese il mostriciattolo in mano. Gli sussurò qualcosa in un orecchio. Poi urlò >
Genere: Horror, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1 Il prof. di arte entrò con passo pesante in aula , si sedette sulla sedia, si sistemò il basco sulla pelata, si schiarì la voce e iniziò a fare l'appello. Era un uomo giovane, sulla trentina, buono, buonissimo, ma quando si arrabbiava si arrabbiava sul serio! Aveva una voce cupa e bassa, e gli alunni badavano a far silenzio, quando lui parlava, altrimenti non sentivano niente. E le sue lezioni erano davvero interessanti, e valeva proprio la pena, stare seduti al banco ad ascoltarlo. Dopo aver finito l'appello, si alzò, e con entusiasmo esclamò:" Ragazzi, oggi lavoreremo con legno, perciò andremo nel laboratorio di falegnameria. Chi sa cos'è un falegname?". Madison lo sapeva, e con certezza: suo nonno lo era stato, e suo bisnonno prima di lui, ma suo padre lavorava in banca. Alice alzò la mano. " Sì?" chiese il prof, chinando il capo e facendo scivolare a terra il basco, che poi raccolse subito. " Un falegname è quella persona che lavora col legno e produce... che ne so, sedie a dondolo... burattini.." rispose Alice, intimidita dai quarantotto occhi che la fissavano. Madison, che era la sua vicina di banco aggiunse:" E mio nonno era un falegname. Purtroppo, però, tre anni fa, non si sa come... è volato in cielo.". Il prof spense subito il sorriso radioso e indossò subito una smorfia triste. " Se ne vuoi parlare, di tuo nonno, con me, in privato, vieni quando vuoi..." la invitò. Poi tornò a sorridere e accompagnò la classe in falegnameria. " Bene, ragazzi. Non aspettatevi di costruire subito case da bambola o orologi a cucù. E poi chi vi ha detto che oggi costruiremo?" disse il prof, infastidito dalla classe che rumoreggiava, desiderosa di costruire chi un burattino, chi una sedia a dondolo, chi una cornice. " Come NON costruiremo niente?" si lamentò Mirtilla, la più svogliata della classe. " Mirtilla, prima bisogna conoscerlo, il legno, prendere confidenza con lui, non costruire subito oggetti! Cosa credete, che Einstein sia diventato fisico da un giorno all'altro? E il primo uomo sulla Luna, c'è andato perchè gli andava? Ma no, ragazzi. Adesso impareremo cos'è il legno." disse il maestro, freddo, con la faccia arrabbiata. La lezione fu molto noiosa, e tutti guardavano i loro polsi per controllare l'orario. Mancava poco all'una, e tutti non vedevano l'ora di uscire dalla scuola. Mentre suonava la campanella, il prof, come saluto ricordò :" Ragazzi, ricordatevi che il miglior legno si trova nei cimiteri... ma nessuno è così stupido da andarci, dico bene?" rise. Madison impallidì, e tutta la classe se ne accorse. All'uscita di scuola, lei, Marcus, Olive, Oliver, Gilda, Ginevra e Thomas si avviarono a casa. Erano tutti migliori amici e vicini di casa e Madison era contenta di avere come amici delle persone così simpatiche. " Maddie, cos'è successo ad arte? Perchè sei impallidita?" domandò Olive a bruciapelo. " Bè, ragazzi, è complicato... ma non sono impallidita così tanto!" esclamò Madison. " Bè, se per te essere impallidita poco è come avere la carnagione di uno spettro..." rise Gilda. " Lo volete davvero sapere , il perchè?" chiese Madison. " Ma certo! Sei nostra amica, i tuoi problemi sono anche i nostri!" la incoraggiò Oliver, il fratello di Olive. " D'accordo... però mi dovete promettere di non prendermi in giro, di spaventarvi, di urlare o di supplicare di smettere di raccontare per nessuna ragione." disse Madison tirando fuori dalla tasca sgualcita una scatola a forma di teschio. L'aprì. Lì c'erano delle pastiglie. " Le trovai in casa di mio nonno. C'era un'etichetta sopra. E c'era scritto Perchè sono morto : Pastiglie per raccontare e ricordare" disse Madison. " Una volta ingoiata, non potrò più fermarmi a spiegarvi. Continuerò fino alla fine del racconto." spiegò Madison. Tirò fuori dallo zaino un pò d'acqua e ingoiò la pastiglia. La voce di Madison divenne rauca e spaventosa, e con voce che sembrava provenire diretta 'oltretomba iniziò a raccontare :" Nel 1945, nella città di Modena, c'era un ragazzo, che si chiamava Spencer. Spencer era un ragazzo come tutti gli altri, però aveva un talento speciale: poteva costruire mostri di legno, creature spaventose, che accapponavano la pelle solo al pensiero. Il legno da cui ricavava questi mostri lo trovava in un cimitero antico, molto antico, e ogni notte, a mezzanotte in punto, quando la luna illuminava le case di una luce fioca e tenebrosa e nel cielo formava immagini macabre, Spencer andava al cimitero, zaino in spalla, con il coltellino di suo bisnonno, e andava nella zona dove vi erano coltivati degli alberi. Nell'albero più grande, che era sempre spoglio, dove la luna disegnava forme e figure sempre più realistiche, sempre più paurose, Spencer tagliava sette rami. All'una di notte, Spencer doveva essere nella soffitta di casa sua,o, comunque protetto da qualsiasi luce, a costruire i suoi mostri. Fino a tre anni fa, Spencer, a mezzanotte, andava al cimitero, e all'una iniziava a costruire i mostri. Una volta, purtroppo, quella volta, decise di andare sul prato del giardino di casa sua, e la luna illuminò le sue figure. I mostri di Spencer si animarono, e presero il martello che utilizzava Spencer per intagliarli. Allora colpirono Spencer sulla testa, e mai nessuno seppe che fine fece. Si sa solamente che il mattino dopo, in giardino, in casa sua, nel quartiere, nella città, nessuno mai più lo ha rivisto.". Mentre Madison raccontava, i volti dei suoi amici si facevano sempre più curiosi e più spaventati. Quando Madison concluse il racconto, annunciò agli amici , pimpante, come se si fosse appena risvegliata da un sonno tranquillo :" Stasera pijama party a casa mia!". Gli amici di Madison, invece, accennarono solo un sorriso, e andarono a mangiare a testa bassa, e bisbigliando: " Incredibile!", " Che paura", " ma poi è vera, 'stà storia?", e via dicendo. Dopo aver mangiato, Madison e gli amici andarono a fare un giro in bicicletta. Com'era cupa, Modena d'inverno... I rami degli alberi sembravano dita di mani enormi, pronti ad afferrarli. I nuvoloni neri, i temporali improvvisi, il gelo facevano sembrare Modena una città sempre più paurosa, ma, in primavera, in estate, in autunno... era tutta un'altra cosa. Feste, balli, allegria... Di lì a poco ci sarebbe stata la festa del patrono San Geminiano, ma Madison e i suoi amici non ne davano molta importanza. Infatti, in quel periodo, la famiglia di Madison doveva andare a visitare i cimiteri della zona per fare una visita ai parenti morti. Il pomeriggio passò lentamente e fu molto noioso, soprattutto quando una nevicata improvvisa li sorprese mentre mangiavano una calda tigella, seduti al " Bar Nero", il cui proprietario era alto, magro scheletrico, con la carnagione grigia, e i capelli neri corvini. Si chiamava Jim e sembrava più morto che vivo. I ragazzi erano molto annoiati, non c'era nessuno in giro. Abbandonarono le biciclette e si incamminarono. C'era una vecchietta che vendeva le castagne, magra e intirizzita, avvolta in un cappotto leggero e sdrucito. " castagne, castagnee" gridava, con una voce tremante. Olive non se lo fece ripetere, e comprò due pacchetti abbastanza grandi. La vecchietta diede a Olive , oltre ai pacchetti, una collanina di perle di legno, un pò grandi e tenute legate da un cordoncino robusto. Gilda fece una smorfia di disgusto, ma Olive ne era felicissima, e la mise nel taschino del marsupio. Poi tirò fuori il portafoglio gommoso a forma di rana, regalatale da suo zio, e pagò la signora, che la ringraziò con un sorrisino e un " che Dio ti benedica". Olive iniziò a ruminare le caldarroste, e, quando Gilda allungò la mano per prenderne una dal sacchetto, Olive le diede uno schiaffo sulla mano. " Ma pensi solo a mangiare?" le disse. Gilda diventò tutta rossa, poi si rifugiò dietro Madison, che stava ancora masticando la sua tigella, in silenzio. Poi ,i ragazzi si sentirono stanchi e annoiati, e decisero che era arrivato il momento di andare a casa. " Ricordatevi del pijama party!" salutò Madison, per poi congedarsi e lasciando gli amici nel giardino condominiale, sotto una lunga e triste nevicata.
   
 
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