È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama.
Dostoevskij
Quando Bellamy la penetra, Clarke butta fuori tutto il fiato che ha nei polmoni in un gemito.
Non ci sono stati preliminari fra loro, non sta volta. Non ci sono stati baci impacciati e carezze incerte, niente lacrime di gioia, niente urla di rabbia e risentimento. Solo il corpo caldo di Bellamy d’improvviso premuto contro il suo.
Clarke si aggrappa con forza al tavolo di fronte a lei mentre Bellamy con un ringhio inizia a spingere. Il ragazzo inspira profondamente il suo odore.
Non è più lo stesso lui e non è più la stessa lei.
Clarke sa che Bellamy è arrabbiato con lei. Lo sa e non lo biasima, come potrebbe? “Te ne sei andata” sono state le prime parole che le ha detto quando è entrata nella tenda. Le uniche parole che le ha detto prima di iniziare a spogliarla.
Le mani di Bellamy stringono la presa sui suoi fianchi e Clarke si chiede se in quel modo il ragazzo cerchi di accertarsi che lei sia davvero lì. Che sia davvero sua.
Forse, si dice aprendo un po’ di più le gambe, è il suo modo per ferirla, per farle sentire ciò che ha provato.
Bellamy le morde una spalla e poi la bacia e la lecca e via, tutto da capo. Clarke ha la pelle arrossata, il respiro frenetico e la gola secca.
Non ha neanche avuto il tempo di scusarsi. Non che delle stupide scuse sarebbero bastate. Non questa volta almeno.
Mentre con un’ultima spinta, Bellamy viene, portando anche lei all’orgasmo, Clarke è certa che lui la odi.
Nello stesso istante, Bellamy è certo di amarla.