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Autore: Maty Frost    24/03/2016    6 recensioni
EGT.
"Il soggetto si è svegliato.
Ha appena realizzato che è legato e immobilizzato, ma non capisce dove si trova: continua a guardarsi attorno e a gridare.
La stanza è insonorizzata.
Adesso si è calmato.
Prova a liberarsi, ma non ci riesce.
Comincia a piangere."
Non sono sicura di aver fatto bene...non sono nemmeno sicura se il rating va bene...
Ma ci ho provato^^
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I raggi del sole primaverile illuminano il viale che sto percorrendo: una serie di case ben tenute, dipinte con colori sgargianti e con giardini annessi, pieni di fiori e cespugli tagliati ad arte.
Le giumente si rilassano prendendo il sole o leggendo il giornale e i puledrini giocano a rincorrersi.
“Un’atmosfera degna di un film”
Solo una casa, in fondo al viale, sembra non partecipare alla gioia generale: le inferiate sono sprangate, così come la porta, e attorno al cancello è appeso un nastro nero, in segno di lutto.
Mi fermo proprio davanti a essa, scrutando indecisa le finestre chiuse.
L’aura di tristezza che proviene da questa casa mi intimidisce; mi sistemo nervosamente la cravatta e il colbacco, oltrepasso il cancello e busso lievemente alla porta: la voce di una giumenta risponde quasi subito:-” Si?”-
-“Posso parlarle, signora Lavender?”- il mio tono vuole essere gentile, ma l’altra, da dietro la porta è seccata:-” Lei è una giornalista, vero?”-
-“Si, signora. Mi chiamo March Gustysknows, vengo da Whinnyapolis. Sono qui per parlare.
Le sono arrivate altre notizie dalle Guardie, vero? Notizie…su sua figlia.”-
L’altra apre la porta rassegnata:-“ Entri, ne parliamo dentro”-


La casa è immersa nella penombra e profuma di cera e di frittelle alla mela; la mia ospite mi guida fino ad un divano e mi offre le sopracitate frittelle.
-“Aspetta ospiti?”- chiedo mentre ne prendo una.
-“Cos…oh, no. Non vedo più nessuno da quando…è successo. Ma quando sono nervosa mi metto sempre a cucinare frittelle. Mi rilassa, non so se mi capisce”-
-“ Certo signora, è comprensibile.”- guardo il suo Cutie Mark, tre frittelle alla mela.
-“ Sono venuta qui per chiederle di aiutarmi a fare il punto della situazione. Lei è una delle persone più adatte, visto che ha vissuto i fatti in prima persona; quello che verrà fuori in questa conversazione potrebbe anche essere utile alle indagini.”-
Gli occhi di Lavender si illuminano:-“ Certamente. Da dove devo cominciare?”-
-“Dall’inizio. Mi racconti dell’ultima volta che ha visto sua figlia”-
Non ha nemmeno bisogno di riorganizzare i pensieri. Probabilmente aveva ripensato a quel giorno fino allo sfinimento :-“…Un mese fa, durante il pomeriggio, alle quattro precise è uscita.
Tutto come sempre, lo stesso comportamento, niente di strano, non che mi ricordi.
Doveva vedersi con alcuni amici, ma non è mai arrivato all’appuntamento.
Mi sono fatta prendere dal panico…”- scoppia a piangere, le metto uno zoccolo sulla spalla.
-“ Quando sono andata alla polizia per denunciare la scomparsa, mi hanno avvertita delle altre sparizioni.
Nove. Nove puledrini scomparsi nel nulla, dieci con la mia piccola, e nessuna traccia da seguire.”-
Fin qui, tutte notizie che sapevo già: da un po' di tempo stavano sparendo dei puledrini, senza nessun motivo apparente: il rapitore, perché di rapitore si trattava, visto che dieci pony non spariscono nel nulla da soli,  non chiedeva riscatti, non si trovavano tracce ne tantomeno i corpi dei piccoli.
Alla fine, la novità.
-“Tre giorni fa il cane degli Apple ha trovato un osso. Nessuno ci ha fatto caso, poi la Principessa Twilight si è accorta per puro caso che era un osso di pony.
Un piccolo pony, dell’età della mia bambina. “-
-“ Hanno scoperto a chi apparteneva?…a sua figlia?”-
“-No! Per amor delle dee, no! Era di un’altra puledrina, una compagna di classe di mia figlia, anche lei scomparsa…Come è possibile? Sono solo dei piccoli, maledizione! Come può qualche pony essere così crudele da far de male a bambini così innocenti! Li ha…li ha uccisi….”-
La abbraccio per confortarla, lei non si ritrae.
Troverò chi ha fatto questo, mi dico.


E’ passata più di una settimana dall’incontro con Lavender e con gli altri genitori.
Le strade sono deserte adesso. Ogni genitore sano di mente tiene il proprio figlio al sicuro in casa: meglio stare nascosti come topi che correre qualche rischio fuori, secondo loro.
Ho raccolto più informazioni possibili, e sono riuscita persino a trovare il referto originale che riguarda l’osso ritrovato.
Non ha portato a molto: era stato pulito e scarnificato alla perfezione, con solventi e acidi.
Questo farebbe pensare a un professionista.
Sono state anche trovate tracce di saccarosio; qualcosa che potrebbe aiutare nelle indagini? Assolutamente no, perché il saccarosio, comunemente noto come zucchero, si trova praticamente ovunque, in qualsiasi negozio, in qualsiasi casa.
Alzo lo sguardo sul bicchiere di cioccolata che ho davanti: il liquido denso e scuro mi rimanda un immagine distorta, ma comunque sconfortante: occhiaie profonde, criniera bionda scompigliata, aria da zombie.
-“Forse è meglio che vada a fare un giro all’aria aperta…”-
Mi sistemo alla meglio ed esco fuori; sempre il sole a illuminare le strade: gli uccelli cinguettano, i fiori mandano un profumo delizioso…sembra quasi uno scherzo della natura.
Dei poveri pony soffrono e il tempo è così bello…ma non posso decidere di far cambiare il tempo a seconda del mio umore, e suppongo nemmeno i pegasi escano fuori per far piovere un po’, di questi tempi.
Continuo a riflettere: i bambini sono spariti in pieno giorno.
Magari hanno seguito qualcuno che conoscevano?
Percorro la via che conduce a scuola. E’ la terza volta che la ispeziono, ma non ho trovato segni di colluttazioni; ma erano solo bambini, non ci vile molta forza.
Immagino un piccolo puledro che viene trascinato via dal suo rapitore: si dimena, magari è ferito, e il sangue cola a terra…
No, avrebbe gridato, l’avrebbero sentito.
Mi fermo in mezzo alla strada e guardo i negozi….tutti di abbigliamento o di giocattoli, più o meno…magari sono entrati in uno di essi, il rapitore li ha colpiti con qualcosa, magari ha rotto loro la testa con un oggetto pesante….
No. Troppo evidente, e poi non spiegherebbe la presenza del saccarosio sull’osso.
Poi il mio sguardo cade per puro caso sull’insegna di un negozio all’angolo del viale, nascosto rispetto agli altri: una gelateria.
Nel gelato c’è un alta presenza di zucchero. I bambini non possono fare a meno di un bel gelato.
Magari vi sono state messe delle sostanze che li hanno drogati…facile nasconderli da qualche parte…
Le mie sono solo supposizioni. Probabilmente sbagliate, ma chiamo lo stesso le Guardie e le informo.
Dicono che faranno subito dei controlli.
Non mi resta che tornare a casa.


Adesso è sera: bevo cioccolata amara seduta sul mio divano e penso a quello che ho scoperto oggi.
Non è granché, è solo una supposizione, ma è l’unica che io e le Guardie abbiamo.
Quel maledetto non lascia tracce.
Un po’ mi scoccia aver trovato quella gelateria per caso, ma meglio di niente…
Suonano al campanello; vado ad aprire e mi trovo davanti una unicorno dalla criniera nera e dal manto bianco.
Sorride e chiede se può entrare.
Non la conosco, ma indossa la divisa del postino e accanto a lei levita un pacco; la lascio entrare e cerco una penna per firmare la ricevuta.
Quando mi giro, il pacco è posato a terra, ma la magia fluisce ancora attorno al corno della giumenta…cosa sta levitando?
Mi volto appena in tempo per vedere una mia lampada schiantarsi sulla mia testa.
Poi, tutto buio.

 

Parla Bonnie Follower.
Giorno tre del nono mese di quest’anno.
Il soggetto si è svegliato. 
Ha appena realizzato che è legato e immobilizzato, ma non capisce dove si trova: continua a guardarsi attorno e a gridare.
La stanza è insonorizzata.
Adesso si è calmata. 
Prova a liberarsi, ma non ci riesce.
Osserva la stanza:lettino di ferro su cui è stesa, i due scaffali appesi alle pareti, pieni di campioni presi da altri soggetti.
Vicino agli scaffali un appendiabiti, con appesi due camici da laboratorio e la giacca del soggetto, che indossava al momento del prelevamento.
Vicino al tavolo di ferro c’è un altro tavolino più piccolo, con i miei strumenti.
Per il resto la stanza è vuota, asettica, nient’altro da guardare.
Continua a dimenarsi.
Adesso basta osservare: la consegna deve essere effettuata entro domani, devo iniziare.
Faccio il mio ingresso attraverso la porcina nascosta: visto che mi guarda come se fossi un’apparizione dall’Inferno, direi che neanche lei l’aveva notata.
-“Buon giorno, soggetto 1B. Come si sente? Un po' intorpidita, suppongo.”-
Mi osserva con freddo odio con i suoi occhi fucsia:-“Chi sei. Dove mi trovo?”-
Non sembra terrorizzata, è parecchio lucida, per essere una legata ad un tavolo e circondata da oggetti di tortura e pezzi di pony.
-“Lo sa che è maleducazione rispondere alle domande con altre domande?”-
-“Me ne farò una ragione”-
Mi avvicino al tavolo e accendo la luce a neon sopra di esso: il soggetto stringe gli occhi infastidita.
-“Bene, visto che non risponde alle mie domande, le dirò qualcosa io, okey?”- con la magia afferro i fogli relativi alla paziente e comincio ad elencare:-“ March Gustysknows, ventenne, nata a Whinnyapolis, residente in “Via Principessa” numero 7, lavori alla redazione della tua città come reporter.
Inoltre, sei spesso chiamata dalle Guardie per risolvere alcuni casi: il mio era uno di quelli.”-
Adesso è il momento di spaventarla sul serio: deve capire che io controllo ogni suo movimento adesso, ogni suo pensiero, che conosco ogni suo movimento:-“ Ogni domenica passeggi per il parco nel centro città per almeno un ora, poi ti fermi al bar “Chocolaterie” e ordini sempre cioccolata calda con una spruzzata di panna….”- direi che basta, è sufficientemente spaventata
-“Come fai a saperlo?!”-
-“Vorrei poterle dire che l’ho osservata, ma mentirei; dopotutto sono venuta a sapere che stava ficcando il muso nei miei affari solo ieri.
Queste informazioni mi sono state gentilmente concesse dalle Guardie”-
-“G-guardie?!-
-“ Vedi, sono state tutte profumatamente pagate per coprire i miei traffici”-
-“Ma… perché?! Le Guardie sono famose per la loro integrità e…oh. Lavori per persone parecchio influenti, vero?”-
-“Già. Pony ricchi che pensano di guadagnarsi la vita eterna scambiando i loro organi lesi con quelli di altri pony più giovani…naturalmente non funziona, ma mi pagano profumatamente, quindi non mi lamento.”-
-“Mm. Lo sospettavo.”-
Tolgo il campo telecinetico rosso dal blocco appunti e afferro una siringa con del sedativo.
-“Dì un po’, come fa ad essere così tranquilla, eh? Sto per farle più male di quanto non immagina, in fondo”- dico
-“Lo so benissimo. Ma quello che non uccide rafforza, non si dice così?”- sorride, ma gli occhi sono pieni di paura.
Povera. Pensa davvero che mi limiterò a torturarla? Non provo nessun piacere nel far del male ai pony. Adoro semplicemente aprirli, vedere al loro interno, osservare e capire quella meravigliosa macchina che è il corpo di noi esseri viventi.
Glielo dico.
Lei spalanca gli occhi atterrita, poi prova nuovamente a dimenarsi: i lacci di cuoio la feriscono.
Non posso permettere che il pelo venga rovinato: anche quello può essere venduto.
Le inietto il sedativo: pian piano fa effetto e i muscoli si atrofizzano.
-"Non ho mai operato un pony adulto sai? Solo piccoli. Sarà un'esperienza intrressante"-
Adesso non può più parlare, ma i suoi occhi dicono abbastanza: mi implorano mentre incido con un coltello la pelle attorno alle tempie e sulla fronte, ma non mi fermeranno, ho resistito a sguardi ben peggiori.
Strappo via lo scalpo, scoprendo la carne viva; lo sistemo sopra un manichino, tirato fuori da un cassetto….ha proprio una bella criniera…
Lei prova a dimenarsi e a urlare: non ci riesce; le sue lacrime si mischiano col sangue.
Poi le apro la bocca a forza, con delle pinze e le strappo i denti uno per uno, sistemandoli su una dentiera apposita.
Adesso la parte che più mi piace: faccio levitare vicino alla sua pancia un coltello.
Affondo la lama nella carne e il sangue comincia a scorrere: le viscere appaiono alla luce, e comincio a recidere le parti che mi interessano: appendice, milza, reni, tutti organi senza i quali puoi sopravvivere, almeno per un po’.
Il sangue schizza ovunque mentre li sistemo in appositi contenitori: la paziente piange disperatamente.
Vorrebbe urlare, ma il sedativo le blocca anche la lingua.
A proposito: le apro di nuovo la bocca, prendo le forbici e taglio: la bocca si riempie di liquido scarlatto, lei spalanca gli occhi.
-“Fa male vero? Ma non preoccuparti, non sei la prima e nemmeno l’ultima”
Ho smesso di darle del lei: in fondo, adesso la conosco meglio di chiunque altro. Anche la lingua finisce in un contenitore sottovuoto: un mio piccolo souvenir:-“ Certo, potrei spedirlo alla mia maestra. Sarebbe molto fiera di me, sai?”- dico, mentre osservo in controluce il mi operato: il ventre è stato svuotato quasi del tutto dagli organi, mancano polmoni e cuore.
Non mi ascolta più: la sto perdendo, ma ho bisogno che sia ancora viva.
Prendo un’altra siringa, stavolta riempita di adrenalina e gliela inietto.
Si risveglia, anche se non è del tutto cosciente: perde ancora molto sangue, e non mi rimarrà molto tempo prima che muoia.
Mentre comincio a recidere i polmoni, la informo su quel che accadrà al suo cadavere:-“ Ti scuoierò, hai un pelo veramente delizioso, mi farà guadagnare un bel po’.
Poi toglierò la carne, e la rivenderò a ricchi proprietari di belve feroci…si divertono a vederli mangiare carne di pony, sai?
Pulirò le tue ossa, e le venderò a contrabbandieri o falsari…non so bene cosa ci facciano, ma tanto a te non interesserà più, no?”-
Manca ancora il cuore.
Ma prima di ucciderla del tutto, la guardo negli occhi.
Lascio che mi osservi bene, che ricordi la mia faccia: criniera corvina, tenuta in una crocchia, occhi azzurri, manto bianco sporco del suo sangue, Cutie Mark una piccola croce argentata.
I suoi occhi seguono la mia figura, mentre prendo dal tavolo l’ultimo attrezzo: sarà l’ultima cosa che vedranno.
Pianto le pinze nelle sue cavità oculari e strappo via gli occhi, uno alla volta.
Anche quelli verranno riutilizzati da qualche pony senza scrupoli.
Velocemente estraggo il cuore dal petto: appena in tempo, sta rallentando il battito.
Con le dovute procedure, affinché continui a battere, lo sistemo nel suo contenitore.
Mi asciugo gli zoccoli bagnati al camice che prima era bianco, adesso rosso scarlatto.
Il corpo giace ormai vuoto sul lettino, ricoperto di sangue.
Adesso, il pelo.
Con infinita pazienza, comincio ad affilare il coltello, ad incidere i punti che mi interessano.
Aveva davvero un bel pelo: folto, curato, di un bel bianco panna. Certo, adesso è intriso di sangue, ma so come pulirlo.
Lo strappo via dalla carne, viene alla perfezione.
Taglio la carne di cui ho bisogno e la metto in buste frigo, in modo che non marcisca.
Prendo quel che rimane e lo metto in un bagno d’acido, a perdere i residui di muscoli e carne: il mio lavoro è finito, devo solo pulire il sangue.
In venti minuti il tavolo di ferro brilla, il pavimento e le pareti sono come nuovi, lo stesso vale per gli strumenti.
Prendo il risultato del mio lavoro, i vari organi messi in fila nei loro contenitori, e li preparo per essere venduti.
Quando tutto è pronto brucio il camice nel camino, canticchiando una canzoncina che mi tormentava dalla mattina.
Poi esco dal laboratorio e salgo al piano di sopra, nella mia casa.
Voglio farmi un bel bagno.
Mentre faccio scorrere l’acqua continuo a canticchiare.
Come è bello farla franca, no?




Angolo Autrice.
Allora...la protagonista è March Gustysknows (il nome non è mio, l'ho trovato su Deviantart in diverse FanArt), la pony inviata da Whinnyapolis nell'episodio di "Princess Spike".
Avevo bisogno di una giornalista, e lei mi piaceva.
Bonnie Follower è una mia Oc, invece. ^^
Non sono sicura di aver fatto un buon lavoro, ho provato a scivere un po' di gore, ma non è il mio genere...
 

   
 
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