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Autore: nikita82roma    24/03/2016    0 recensioni
Ultimo anno di scuola per Alessia, una ragazza di provincia come tante altre.
Il primo giorno di scuola si presenta una nuova insegnante di lettere. Qualcosa cambia e il passato ritorna.
Ma si può realmente vivere nel presente una vita passata?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabrielle, Xena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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8:20. Alessia era già nella sua classe. I suoi compagni stavano arrivando un po' alla volta. Primo giorno di scuola del suo ultimo anno scolastico.
I soliti saluti, come stai, come hai passato l'estate, dove sei stata in vacanza… Insomma le solite cose. L'ultimo anno stava per cominciare.
Aveva preso il suo posto e aveva appoggiato lo zaino in quello vicino, in modo che nessuno potesse sedersi lì.
Oramai mancava poco all'inizio della lezione, quando di corsa, come sempre, perché in ritardo, anche Lorenzo arrivò in classe, salutò tutti velocemente e si sedette accanto ad Alessia. Le diede un leggero bacio sulle labbra e poi si sistemò.
"Ah ma state sempre insieme voi due!" Era Gianluca, uno degli amici del gruppo di Lorenzo che, dal banco dietro, glielo stava chiedendo e lui, per tutta risposta, baciò di nuovo la sua ragazza. Fu proprio allora che entrò in classe la prof e i due vennero interrotti dal rumore secco della porta che si chiudeva.
Lorenzo ed Alessia sobbalzarono, visibilmente imbarazzati.
Alessia era una ragazza molto carina. Non era molto alta, ma aveva un bel fisico, occhi verdi e capelli biondi corti che portava con un taglio sbarazzino. Anche Lorenzo era un bel ragazzo. Alto con un fisico ben scolpito, a causa delle molte ore passate in palestra ad allenarsi, portava i capelli biondi lunghi sulle spalle: aveva un anno in più rispetto agli altri ragazzi della sua classe, ma sembrava ancora più grande.
"Scusate se vi ho interrotto!" Disse semplicemente la prof sorridendo ironica all’indirizzo dei due colti sul fatto. Tutta la classe, stupita da questa risposta, rise insieme alla giovane professoressa appena arrivata. In una piccola scuola di provincia, come quella che frequentava Alessia, i cambi di insegnante ad ogni anno scolastico erano la regola. Era molto giovane, avrà avuto trent’anni o forse poco più, ma lì in provincia erano abituati a professori così giovani, perchè spesso erano quelli dei primi incarichi e loro, dal fondo delle graduatorie, dovevano accettare incarichi in scomode scuole di procincia.
"Noi non ci conosciamo. Io sono Sara Ferri la vostra nuova insegnante di Lettere. Spero che lavoreremo bene insieme."
Mentre la prof parlava Alessia era rimasta imbambolata a guardarla. La fissava dritta nei suoi occhi azzurri e provava una strana sensazione… Per un attimo poi i loro sguardi si incrociarono ed anche la prof rimase turbata da questo.
"Sarà bene che cominciamo a conoscerci meglio" disse allora, mentre prendeva in mano il registro sedendosi sulla cattedra, poggiando sullo schienale della sua sedia la giacca nera, lasciando che il suo fisico prorompente fosse ancora più evidente dalla maglia nera aderente che le fasciava il corpo sopra i jeans e le scarpe con il tacco alto. Quella giovane donna sicuramente avrebbe turbato i sogni di molti dei suoi studenti poco più che adolescenti, con quel fisico e quei modi così poco formali.
Lesse la lista dei nomi, poi però alzò lo sguardo e si rivolse verso Alessia. "Tu come ti chiami?”. La giovane si sentì stranamente emozionata e fece anche fatica a dire il suo nome. Eppure non era mai stata una timida.

Passò qualche settimana e il rapporto tra la prof Ferri e la classe divenne subito ottimo, grazie alla sua personalità socievole e spigliata, che faceva sempre sentire a proprio agio i ragazzi, senza però mai mettere in discussione il proprio ruolo. Dato l’elevato numero di materie che gli insegnava, la prof diventò un vero e proprio punto di riferimento per i ragazzi in quell’anno così importante della maturità, lei per loro c’era sempre qualora ne avessero avuto bisogno. C'era complicità tra la prof e la 5A, loro parlavano molto non solo di scuola ma anche dei loro problemi e lei era sempre pronta ad ascoltarli ed aiutarli, anche nel rapporto con gli altri insegnati. 
Con le sue capacità comunicative era riuscita anche a far appassionare alle sue materie anche a quegli argomenti più ostici, per questo le lezioni scorrevano veloci, senza stressare troppo la classe in quell’anno già così carico di difficoltà.

Alessia era sempre più affascinata dalla sua prof, ma non era l'unica. Tutti i ragazzi della classe erano affascinati da lei. Oltre che giovane e simpatica la prof Ferri era anche una bellissima donna: alta con un fisico da atleta, lunghi capelli neri e occhi azzurri come il mare. Ma ad Alessia la cosa che la colpiva di più era il suo temperamento: sapeva essere dolcissima e grintosa allo stesso tempo con un grande senso di protezione per tutti loro, che chiamava sempre “i suoi ragazzi”.

Un giorno a ricreazione Alessia andò a cercarla perché aveva bisogno di parlarle di un problema che aveva avuto in famiglia. Sara era sempre molto disponibile per loro, li ascoltava e cercava di capirli: era convinta che se loro fossero stati sereni, anche a livello didattico potevano migliorare e dare di più. La ascoltò, la lasciò sfogare, poi le disse quello che secondo lei era meglio che facesse e quando le poggiò una mano sopra la spalla, Alessia sentì come un brivido percorrerle tutta la schiena.
"Tutto bene?" le chiese la prof "Sì tutto bene, grazie… non si preoccupi" le rispose Alessia "Ok, allora ci vediamo tra poco in classe. Mi dispiace per voi, ma oggi c'è da fare la Divina Commedia, mettetevi l'anima in pace!" e così dicendo la prof si mise a ridere e si allontanò. Più di una volta la classe le aveva manifestato la sua insofferenza nei confronti del Sommo Poeta, ritenuto troppo noioso, ma tutto sommato le spiegazioni si Sara non erano poi così male, anche se parlava di Dante.

"Allora ragazzi, ora armatevi di pazienza… Canto secondo verso 7… Io leggo, voi seguite sul libro."

«… L'acqua ch'io prendo già mai non si corse;
Minerva spira, e conducemi Appollo…
»

A queste parole la mente di Alessia fu come annebbiata, le parve di perdere i sensi…
Immagini di antiche battaglie… Vede una donne e una bambina appena nata vicino a lei… non riesce a vederne il volto…
Si scuote per cercare di tornare alla realtà… Lorenzo, vedendola turbata, le chiede se qualcosa non va, ma lei lo rassicura con un gesto dicendo che è tutto a posto, ma chiede il permesso di uscire, va in bagno e si sciacqua il viso non capendo bene cosa le stia succedendo.

Era ormai fine ottobre e come tutti gli anni per il giorno di Halloween i ragazzi della scuola chiesero un'assemblea per poter organizzare una piccola festa.
I ragazzi stavano organizzando il buffet per la colazione aiutati anche da qualche professore e tra loro c'era l'immancabile prof Ferri.
"Prof, mi passa un piatto di plastica per metterci le posate" le chiese Lorenzo che era con Alessia dalla parte opposta del lungo tavolo che stavano imbandendo.
Sara non se lo fece ripetere due volte, prese un piatto dalla confezione e lo lanciò a Lorenzo, facendolo roteare a mezz’aria, ma proprio mentre lo stava per prendere, Alessia lo strattonò di forza spostandolo e il piatto caddè per terra.
"Ale, ma che ti prende?" chiese il ragazzo seccato "Avevo paura che potessi farti male" rispose lei… "Ma dai, con un piatto di plastica? Che pensavi che mi tagliava la gola come una lama rotante?” 
In quel momento Alessia e Sara si osservarono a lungo, intensamente. Cercavano di capire cosa pensasero a vincenda. Alessia era spaventata, perché non aveva visto avvicinarsi a lei un piatto, ma una cosa più strana…
…una specie di cerchio di ferro rotante, affilato come un pugnale…
Disse a se stessa che tutto questo era assurdo e con Lorenzo si allontanarono. Quando Sara li rivide, si stavano baciando sul corridoio. Alessia, accortasi della sua presenza, si staccò immediatamente dal suo ragazzo, come se si sentisse in colpa per quello che aveva appena fatto.
Sara la guardò e il loro sguardo si incrociò nuovamente fin quando Alessia, vergognandosi senza saper bene di cosa, lo abbassò a terra.

I giorni di scuola continuarono come sempre e Alessia continuava ad avere spesso in presenza della prof Ferri delle strane sensazioni e delle ancor più strane visioni, come se riaffiorassero nella sua memoria ricordi di un passato che però lei non aveva mai vissuto.

«… Gabriel e Michel vi rappresenta …»

Più la prof Ferri leggeva quel maledetto libro di Dante, più le immagini affollavano la sua mente.
Adesso a combattere erano orde di angeli e demoni. Si sentiva sospesa a mezz'aria…
Cosa le stava succedendo?

«… Questo principio, male inteso, torse
già tutto il mondo quasi, sì che Giove,
Mercurio e Marte a nominar trascorse …»


Ora vedeva una foresta e sentiva attorno a se l'abbraccio forte di qualcuno… una donna… che stava gemendo… ecco… ora vede una bambina appena nata… la donna stava partorendo!
No! Vogliono uccidere la bambina…
E quello chi è adesso che si avvicina così verso lei e quell'altra figura… Cosa vuole? Perché stanno combattendo adesso…
"NO!" Urlò alla fine Alessia.
La prof smise di leggere e tutti la guardarono, mentre Lorenzo l’abbracciò. La Ferri si avvicina alla ragazza. La sua faccia è segnata dalla paura ed è tutta sudata.
"Alessia, non ti senti bene? Cosa c'è che non va?" E così dicendo le accarezzò il volto. "Vieni dai, usciamo un attimo di classe ti farà bene…”

L’accompagnò fuori facendo passare un braccio intorno alla sua schiena, come a volerla sorreggere o abbracciare. Tutti in classe parlavano di quello che era appena successo, increduli e nessuno sapeva dare una spiegazione, nemmeno Lorenzo che quando aveva chiesto di poter uscire anche lui, si sentì rispondere che era meglio se le lasciava sole.

Quando furono fuori Sara le chiese ancora cosa fosse successo, ma lei non rispose. Si vergognava di dire quello che le succedeva. Se non le avesse creduto o peggio, se l'avesse creduta pazza?
"E' per quello che ho letto?" Le chiese poi la prof sorprendendola. Alessia fece solo un timido cenno d'approvazione con il capo.
"Non ti preoccupare" le disse allora la prof "Non aver paura. E' tutto a posto… E' passato… Va tutto bene…” e la baciò sulla fronte.
Non aveva capito cosa volessero dire quelle parole, ma quel gesto le fece avere una nuova visione…
E' notte… c'è un fuoco accesso… sente il rumore di un torrente… e c'è sempre quella figura con lei…
Rientrarono in classe fu subito circondata dai suoi compagni che le chiedevano come stava. Lei rispondeva che era tutto ok, ma la sua faccia era sempre molto turbata, adesso anche dalle parole della prof. Cosa voleva dire con "E' passato"? Cosa ne sapeva lei di quello che aveva visto, delle sue paure?

Nei giorni seguenti la situazione sembrò tranquillizzarsi. Adesso Alessia non aveva più quelle strane visioni, anche se ogni volta che si trovava in presenza della prof Ferri sentiva dentro di se delle strane sensazioni. Sentiva che tra lei e quella donna c'era qualcos’altro, ma cosa? Si sentiva affascinata da lei, avrebbe pensato anche attratta, ma era così? Non lo sapeva, non sapeva più niente.
Il suo carattere era cambiato ed il primo ad accorgersene fu Lorenzo che tentava in ogni modo di chiederle delle spiegazioni, ma Alessia non si confidò mai con lui, né con nessun altro, così, pensando che lei avesse un altro, la lasciò, perchè non soportava più di avere vicino una ragazza così diversa che non si fidava più di lui.
Alessia da una parte soffriva per questo, perchè voleva veramente bene a quel ragazzo, ma da un'altra adesso si sentiva libera, profondamente libera.

«… e, sì cangiando, in su la mia pervenne.
Cesare fui e son Iustiniano. »


Questa volta fu la Ferri a tremare…
Cesare… questo nome le rimbombava in testa. Improvvisamente sentì freddo su tutto il corpo… e un dolore lancinante prima ad una mano… poi ad un'altra… uomini che le giravano intorno lei era sdraiata a terra su una croce… tutto intorno solo neve… freddo… dolore… su tutto il corpo…
Cercò di resistere, ma non ce la fece ed il libro cadde.
Anche Alessia in quello stesso momento stava sentendo un atroce dolore alle mani e stava cercando con tutte le sue forze di non urlare… ma intanto delle lacrime copiose scendevano sul suo viso… adesso aveva visto il volto di chi le stava vicino in tutte quelle visioni… adesso aveva capito…
"Scusate ragazzi" disse la prof dopo essersi ripresa un attimo… "mi è scivolato…"
Per fortuna si era fatto tardi e suonò la campanella della ricreazione e tutti uscirono dalla classe.
Sara mentre rimetteva nella sua borsa i libri aveva notato che tutti erano usciti meno che Alessia, ancora seduta al suo banco a piangere mentre si teneva le mani.
Pensò che fosse giunto il momento di parlarle adesso e chiuse la porta. Le due rimasero sole in classe.
"Gabrielle" la chiamò
Alessia alzò la testa di scatto "Dimmi…" le disse semplicemente.
Allora la Ferri le si avvicinò e si sedette nel banco accanto al suo.
"Sei tu, sei proprio tu… non sai quanto ti ho cercato… quanto ho sperato di rivederti un giorno… in tutte le donne che incontravo, cercavo te… in tutte le mie vite… non ho smesso mai di cercarti…"
"Xena, io… io sono così confusa… Oddio… quanto mi sei mancata…"
Le due si abbracciarono per un istante, ma subito dopo furono riportate alla realtà da qualcuno che bussava alla porta.
"Professoressa Ferri, ci sono i genitori di Rossi che vorrebbero parlare con lei"
Era la bidella che era entrata "Va bene, tra cinque minuti sono da loro, tanto dopo ho un'ora a disposizione. Finisco di parlare con Alessia ed arrivo."
Quando la bidella uscì richiuse dietro di sé la porta e le due ricominciarono a parlare.
"Te lo avevo promesso Gabrielle, quel giorno sul monte Fuji, che quella non sarebbe stata la fine, che ci saremmo ritrovate un giorno"
"Non mi ricordare quel posto… mi fa ancora troppo male. Ma adesso? Cosa facciamo?"
"Niente Gabrielle, niente. Io sono sempre la tua professoressa e tu la mia alunna. Non può cambiare niente tra noi. I tempi sono cambiati. Adesso abbiamo due vite diverse in un mondo diverso. Niente potrà essere come prima, perché noi non siamo quelle di prima, questa epoca non è quella di prima."
"Non mi dire così Xena, non lo posso accettare!"
"Devi farlo. Adesso abbiamo una nuova vita. Tu sei Alessia, io sono Sara. Ma questo non cambia quello che provo per te. Sono passati secoli, ma nel mio cuore ci sei sempre tu, come allora."
"E allora perché mi dici che non posso fare niente per cambiare le sorti"
"Perché non è per questo che ci siamo ritrovate. Adesso devo andare. Vieni oggi a questo indirizzo, lì potremmo parlare con tranquillità."
Scrisse velocemente un indirizzo su un foglio di carta, glielo mise in mano stringendola forte e poi uscì.

Il pomeriggio Alessia si recò all'indirizzo che le era stato dato e quando suonò il campanello sentì la voce di un bambino chiederle chi fosse. Abbastanza stupita si annunciò e lui aprì la porta accogliendola con il suo miglior sorriso.
"Mamma, mamma! E' arrivata la tua amica!" disse lui urlando verso l'interno dell'appartamento.
Quindi la fece entrare e l'accompagnò nella sala dove era Sara.
"Dai, accomodati" le disse indicando il divano davanti a quello dove stava seduta lei.
"E così lui è tuo figlio…” non sapeva se essere delusa, triste o felice per lei.
"Già… Lui è mio figlio... Ha otto anni e questa…" disse Sara quando sentì piangere dalla stanza vicina "… è Eva" Quindi si alzò e andò a prendere la bambina nell'altra stanza.
Tornò con la piccola in braccio e si sedette vicino ad Alessia che era molto turbata dalla situazione. "Lei ha solo 6 mesi… La vuoi prendere in braccio?" disse avvicinandole la bambina
Alessia la prese con le braccia che le tremavano. "Non aver paura… E' come ai vecchi tempi" le disse Sara sorridendo cercando di metterla a proprio agio.
"Xena, io non so cosa fare…"
"Non mi chiamare così, ti prego… Adesso noi abbiamo le nostre vite. Nulla ci potrà impedire di stare insieme, ma non possiamo tornare indietro, nulla potrà essere come era prima…"
"Io non ti capisco… prima mi dici che tutto è come ai vecchi tempi, poi che non potrà essere come prima…"
"Quello che voglio farti capire è che ci è stata data questa opportunità per ritrovarci… Il nostro rapporto va aldilà dei secoli, aldilà dell'amicizia o dell'amore… Noi siamo come due metà che per essere complete devono stare insieme… Ma possono farlo in tanti modi."
"Già… parli così perché adesso non hai bisogno di me… hai la tua famiglia adesso…"
"E tu fai parte di questa famiglia… ne hai sempre fatto parte, perché eri dentro di me. Ma cosa sarebbe stato se non ti avessi trovato nemmeno questa volta? Tu avresti continuato la tua vita, come sempre, ed è quello che devi fare anche adesso, solo che in più ci sarò anche io per te, come ci sono sempre stata e come ci sarò sempre"
Alessia era confusa… non riusciva a capire proprio il comportamento di Sara, che allora cercò di aiutare la sua amica a fare chiarezza dentro di se…
"Sei innamorata di Lorenzo?"
"Non lo so…"
"Beh, a giudicare da come vi ho visto la prima volta, direi che prima eravate molto uniti" disse Sara enfatizzando molto la parola "uniti"
"Già… lo eravamo… poi però qualcosa è cambiato, anche da prima che capissi veramente chi fossi. Non lo so… Mi sentivo a disagio quando stavo con lui, avevo come la sensazione di tradire qualcuno. Ora l'ho capito, quel qualcuno eri tu…"
"No, no Alessia, non la devi vedere così… Tu non mi stai tradendo… non mi tradirai mai. Io sento quanto è profondo il sentimento che è nel tuo cuore. Ma non puoi sacrificare così tutto l’amore che hai dentro. Io ti conosco troppo bene. Se avevi aperto a Lorenzo il tuo cuore, vuol dire che quello che provavi per lui era qualcosa di profondo."
Alessia rimase in silenzio a pensare alle parole di Sara ed a Lorenzo. Nella sua mente si alternavano le immagini dei momenti felici trascorsi con Xena nel passato e di quelli con Lorenzo fino a poco tempo prima.

Aveva capito cosa le voleva dire la sua amica. Non poteva continuare a vivere in quel passato che aveva appena ritrovato, doveva invece cercare di accettare quei ricordi, farne tesoro così come della loro amicizia, vivendo nel presente.
Dopo qualche secondo di silenzio Alessia fece un cenno con la testa come se volesse annuire a quello che la sua amica le aveva appena detto ed Sara soddisfatta le sorrise.
Quegli istanti di calma, nei quali anche la piccola si era addormentata tra le braccia della madre, furono interrotti dall’arrivo del figlio di Sara che si mise a correre ed urlare per la stanza provocando immediatamente il pianto della sorella.
“Solon!” Lo rimproverò Sara adirata “Quante volte ti ho detto che non devi fare confusione in giro quando tua sorella dorme!”
“Scusami mamma…” Disse il bambino mentre si allontanava mesto di nuovo in camera sua…
Vedendolo così non riuscì a rimanere arrabbiata a lungo e quindi lo richiamò dolcemente
“Solon…” gli disse ed immediatamente lui si girò “dai piccolo, più tardi vengo da te e se hai fatto tutti i compiti poi giochiamo un po’ insieme…”
Un sorriso si stampò sul volto del bambino che se ne tornò nella sua camera felice…
“Eva e Solon…” sussurrò Alessia.
“Già…” replicò Sara “…e questa volta nessuno me li porterà via” Xena si stava commuovendo pensando ai suoi figli nella sua vita passata e per cambiare discorso riprese subito a parlare “Pensa quanto è strano il destino, chi lo avrebbe mai detto… Io ero la guerriera e tu la poetessa, e adesso io sono diventata la tua insegnante… per di più proprio di lettere!”
"No, non è strano il destino. Tu sei sempre stata la mia insegnante, mi hai sempre insegnato a vivere!"
"E tu mi hai insegnato ad amare..."
Alessia sorrise e poi disse
“Chissà che fine hanno fatto tutte le mie pergamene…”
Sara la rassicurò subito
“In una delle mie precedenti vite sono andata a cercarle e le ho nascoste dove nessuno avrebbe potuto trovarle. Un giorno andremo insieme a riprenderle.”
“Sì, insieme” disse Alessia. Il suo occhio cadde poi sull’orologio e notò che era trascorso molto più tempo di quanto credeva “Xena… ehm… scusa, Sara… si è fatto tardi, io è meglio che vada adesso. Devo ancora studiare per domani, sai c’è una certa prof che ha detto che vuole interrogare… E poi… vorrei chiamare anche Lorenzo…” disse Alessia mentre si alzava per uscire
“Spero che riuscirai a chiarirti con lui, è un bravo ragazzo, non è vero?”
“Sì, lo è… Sara, io però adesso ho un altro problema… come mi dovrò comportare con te adesso?”
“Non sarà facile, lo so… ci creerà un po’ di imbarazzo, ma se a scuola io per te dovrò continuare ad essere la professoressa Ferri, sappi che fuori da lì io per te sarò sempre e solo Sara, la tua amica e…” disse fermandosì un attimo per poi riprendersi subito “e dentro al tuo cuore sarò sempre Xena, come tu dentro al mio sarai sempre Gabrielle”.
Eva si era addormentata di nuovo e l’adagiò sul divano circondata da cuscini per non farla cadere, poi si alzò in piedi e andò verso Alessia. Le due amiche si abbracciarono.
Poi Alessia uscì ma prima di chiudere la porta dietro di sé si girò ancora una volta verso Sara che era proprio dietro di lei.
“Xena, ti amo!”
“Anche io ti amo Gabrielle”
Poi chiuse la porta e tornò a casa.

Il giorno dopo a scuola sembrava essere una giornata come tutte le altre e quando la professoressa Ferri entrò in classe nessuno sembrò accorgersi degli sguardi complici che lei ed Alessia si lanciavano ogni tanto durante la lezione.
Nel frattempo l’anno scolastico continuava a scorrere tranquillo con i soliti alti e bassi di rito, la paura per le interrogazioni ed i compiti in classe, le litigate con i prof, quelli più severi, sapendo però, di avere sempre un’alleata dalla loro parte, e la tensione per gli esami che si stavano avvicinando sempre di più.
Alessia e Lorenzo avevano fatto pace ed anzi, la loro unione sembrò rinforzata da quanto successo.
Finalmente arrivò luglio e con gli esami finì anche la commedia recitata per mesi da Sara ed Alessia.
Aveva ancora il diploma in mano quando Alessia si avvicinò ancora una volta a quella che era stata fino a poco tempo prima la sua prof.
“E ora?” le chiese confusa
“E ora comincia a scrivere il tuo futuro e scegli la strada che vuoi percorrere. Non aver paura, non sarai mai sola. Io sarò sempre al tuo fianco, per l’eternità, in tutte le nostre vite.”


Amor ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte
che, come vedi, ancor non m'abbandona
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense.




NOTE: Questa storia l’ho scritta nel 2002 ed oggi, a distanza di 14 anni, la vorrei dedicare a quella che era la mia prof di lettere prima ed amica dopo la maturità, dicendole che ovunque sia oggi, in qualunque forma, le voglio sempre bene come allora. Ciao Roby.
   
 
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