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Autore: Elibettysoul98    24/03/2016    4 recensioni
[La ricompensa del gatto]
"Se avrai bisogno di me, io sarò qui per aiutarti."
Sono ormai passati mesi da quando Haru, giovane studentessa, ha vissuto mille peripezie per sfuggire alle grinfie pelose che la volevano in sposa, trasformandola così in un felino.
Eppure continua a udire quelle parole ogni notte, accompagnate da una sensazione di disagio e amarezza che caratterizza ogni sua giornata.
Tratta dal film di Hiroyuki Morita "La ricompensa del gatto" o "the cat returns", questa fanfiction tratta la vita dell'adolescente Haru dopo la sua avventura nel mondo dei gatti.
Buona lettura!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                CAPITOLO 1

Il piccolo ticchettio continuo del curioso orologio-sveglia a forma di mucca si interruppe all’improvviso, rompendo la quiete mattutina con un fastidioso trillo. La coda di plastica azzurra dell’animale si dimenò furiosamente, compiendo dei piccoli cerchi a mezz’aria come se stesse cercando di scacciare alcuni moscerini immaginari che gli ronzavano intorno.

“Credo proprio di essermi innamorata di te”

Le coperte sono così soffici e calde, ma caldo lo è anche il sole che splendente come al solito sorridere con i suoi raggi, ormai alto nel cielo azzurro primaverile.

“Questo non è un arrivederci, ma un piccolo addio”

Haru sbattè qualche volta le ciglia scure, nel tentativo di mettere a fuoco quella maledetta sveglia che continuava a suonare imperterrita.
Sfiorò con le dita sottili il pulsante blu sul suo dorso e finalmente il silenzio si riappropriò della piccola e disordinata camera da letto.

“Forza, vieni a mangiare qualcosa! Assaggia almeno questo!”

Il tono lamentoso della mamma giunse alle orecchie della studentessa già pronta ad uscire in tutta fretta come delle assordanti martellate; il pane croccante e dorato si sarebbe sposato alla perfezione con una generosa dose di marmellata ai mirtilli ed una tazza di tè verde, ma fu solamente la causa dei sinistri rumori provenienti dallo stomaco della ragazza.

“Perdonami mamma, sono in ritardo!”

Lasciando la stoffa bianca della camicetta appena stretta tra le dita  ricadesse morbidamente sul suo ventre, uscì in tutta fretta, seguita solamente dallo sguardo interdetto della donna con ancora il toast mordicchiato tra le mani.
Un petalo rosato seguito da molti altri trasportati dal vento come leggiadre farfalle senza vita, volteggiò nell’aria della cittadina, pregna del profumo di fiori di campo appena sbocciati e di vita.
La primavera era ormai giunta, scacciando con prepotenza il vecchio e scorbutico inverno dalla propria casa, e con lei aveva portato una malinconia che si insinuò nell’animo dell’adolescente Haru.

“Che cos’hai? Sei strana ultimamente. Sicura di stare bene? Non c’è nulla che ti possa giovare?”

Chiese con premura Hiromi, dopo averla squadrata per due minuti buoni, completamente accasciata sulla fredda superficie di legno del banco.

“è ormai un anno che sei…così. Da quando quel branco di gatti ti ha inseguita sino al cortile della scuola.”

Si infilò tra le labbra un lungo e sottile bastoncino ricoperto di cioccolata e granella di nocciole, non prima di aver esalato un sospiro.
Adorava quei dolcetti e non poterseli gustare con l’amica ormai inappetente era per lei fonte di frustrazione nonché di preoccupazione legata allo stato ormai quasi pietoso di Haru.
Non che fosse cambiata drasticamente, era sempre rimasta la stessa, ma quel luccichio che velava i suoi occhi color topazio e infiammava il suo animo e oscurava la sua goffaggine era completamente sparito, lasciando posto ad una nebbiolina di tristezza che appannava i suoi occhi con frequenti lacrime.


“Mi stai ascoltando? Ehi! “

L’attenzione della studentessa si era ormai spostata aldilà della finestra alla sua destra, perdendosi tra i rami coperti da boccioli di ciliegio.


“Dov’è finita la mia impavida e goiosa Haru? Dove?”

Quella voce non l’aveva sognata. Era proprio come quella volta, prima di dover intraprendere mille peripezie attraverso mondi paralleli, palle di pelo e croccantini di vario genere. Quando la disperazione aveva preso possesso della sua mente, scombussolandole il cuore diviso tra l’amara rassegnazione di dover sposare un gatto grigio e la voglia di ribellarsi e scappare il più lontano possibile.
Ma stavolta era diverso. La voce pur sempre melliflua e melodiosa aveva in sé una nota più grave che le dava sicurezza e la faceva sentire bene, dopo tutto quel tempo.

“Dove?”
 
Le labbra sottili della giapponese si distesero in una smorfia delusa, mentre un sapore agrodolce invase la sua bocca, scivolandole poi giù in gola.
Il peso che si creò poco dopo sul suo stomaco le impedì di addormentarsi, rimanendo così avvolta nelle coperte ormai soffocanti del lettino.
Boccheggiò appena quando li vide: lì, a pochi passi da lei, nell’oscurità più totale, si ergevano due smeraldini occhi a mandorla. Come se emanassero luce propria, si avvicinarono alla ragazza inerme che smise di respirare non appena potè sentire l’impercettibile suono delle fusa feline a pochi centimetri dal proprio volto.

“Dov’è finito il mio amore?”

Ripetè una voce, prima che Haru potesse aprire gli occhi, feriti dalla luce del mattino, una manciata di minuti prima che la sveglia incominciasse a suonare.
   
 
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