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Autore: balim    24/03/2016    3 recensioni
《Ora, prima di procedere oltre nella narrazione, io desidero avvisarvi che non dovrete sorprendervi se doveste udire nomi ellenici attribuiti a stranieri. [...] Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d'Ercole, c'era un'isola. E quest'isola era più grande della Libia e dell'Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte.
In tempi posteriori […], essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una notte […] tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l'isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve. 》
[Platone]
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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●○Capitolo 1○●










"Smettila."
"No."
"Ho detto smettila."
"Ho detto no."
Una voce risoluta interruppe il battibecco:" Voi due là in fondo... Ne ho abbastanza dei vostri chiacchiericci,  o la smettete o vi sbatto fuori".
Sentendosi riprese le due ragazze si zittirono di botto.
"Ti avevo detto di smetterla." Disse in un soffio la ragazza dai capelli scuri, artigliando il suo astuccio e ponendolo tra i due banchi, come a chiudere definitivamente ogni contatto con la compagna, che dal canto suo era semplicemente divertita dalla situazione.
"Che ti frega scusa, tanto non sarai mai brava in matematica Jade... " Rispose infatti la bionda adocchiando il quaderno aperto davanti gli occhi dell'amica, nel quale più che appunti sui logaritmi, erano presenti disegni di ogni sorta, scarabocchi e veri e propri ritratti.
"Quello che faccio non ti riguarda Clara." esclamò allora Giada, per gli amici Jade, sentendosi effettivamente colta in flagrante, con somma soddisfazione dell'amica.
Clara fece ovviamente per rispondere, quando un libro sbattuto da due grosse mani sul banco fece zittire completamente le due ragazze, le quali alzarono lentamente gli occhi, già immaginando il motivo dell'improvviso intervento.
"Non mi sembrava di essere stato poco chiaro... Ma dato che le vostre menti sono così avanti da non aver bisogno di alcun tipo di spiegazione da parte di un normale professore come me, penso che Giada non abbia problemi ad andare alla lavagna e concludere l'argomento giusto?"
****
"È quello che stavo dicendo anche io... Ma ti sembra che io abbia tempo da perdere a studiare tutta quella roba? Io devo dormire!" Sosteneva infastidita Clara,  cicca in bocca e zaino in spalla.
Jade le stava a fianco. Si trovava in mezzo, schiacciata tra  Clara e un'altra compagna di classe.
Non sembrava dare troppo corda a Clara, tanto l'amica avrebbe continuato a parlare anche con un cataclisma in atto. Si sarebbe distratta al massimo solo nel caso le sue scarpe si fossero sporcate, non di certo  per la sua mancanza di attenzione.
Jade pensava ad altro.
Spesso le capitava di perdersi nei meandri della sua mente, perdendo di vista ciò che la circondava. Nulla turbava la ragazza, semplicemente era abituata a staccare il cervello quando i pettegolezzi diventavano troppo inutili. Tirò fuori una sigaretta e la accese, senza darle molta attenzione, un pò come per l'amica, che continuava imperterrita a parlare.
 Quando finalmente  le tre ragazze  si separano Jade fu libera di tornare a casa.
 La scuola distava circa 20 minuti a piedi, e a lei non dispiaceva camminare.
 Anzi, spesso, come in quel giorno assolato, preferiva allungare la strada percorrendo il lungomare del paese.
La sua era una città di modeste dimensioni.
Una lunga ma stretta striscia di terra su un isolotto, composta da una lunghissima strada che era il lungomare e numerose traverse che portavano poi nell'entroterra. Era spoglia d'inverno quanto ricca d'estate.
Grazie ai numerosi alberghi e al paio di villaggi turistici nel periodo estivo la città si animava, piena di turisti.
In quel periodi invece, gli ultimi giorni di settembre, la bella stagione stava finendo, e la vita turistica si era conclusa già da un paio di settimane.
Per i ragazzi l'estate era un sogno, arrivava sempre gente diversa ed erano molte le attività organizzate in spiaggia.
Ma così come l'estate era ricca di occasioni e vita, la fine del periodo estivo era deprimente, poiché oltre a decretare l'inizio del freddo portava anche l'inizio della scuola.
 Nonostante ciò Jade adorava la fine dell'estate.
Il freddo non era ancora invadente, e vedere le spiagge vuote e i lidi in fase di preparazione per l'inverno le piaceva, le dava un senso di pace, sebbene a un occhio diverso sarebbe potuto sembrare un periodo molto triste.
In quel momento aveva come unica compagnia lo sciabordio del mare, rumore che la aveva cullata sin da quando era in fasce.
 Il vento era forte, ma non violento, e alzava la sabbia della spiaggia, invadendo il lungomare piastrellato su cui passeggiava la ragazza. Il cielo era costellato di nuvole bianche, ma il sole era alto e ancora caldo, e creava dei riflessi meravigliosi sul mare, il quale variava dal verde smeraldo al blu scuro.
Le palme che dividevano la pista pedonale dalla strada vera e propria erano provate dall'estate decisamente calda appena trascorsa.
Tutto l'ambiente in realtà dava un senso di solitudine e tristezza, così vuoto e stravolto dalla fine della stagione.
Jade camminava invece con calma, in completa pace.
Notò che sulla spiaggia gli ombrelloni non c'erano più,  così come le sdraio, tutto era stato ritirato.
 La distesa sabbiosa appariva quindi infinita.
 Il vento aveva levigato la spiaggia, rendendola quasi una piastra liscia, interrotta solo dalle orme di quei pochi gabbiani che coraggiosi avevano tentato di trovare del cibo sulla spiaggia ormai vuota.
Se sulla sinistra erano presenti questi elementi marittimi, sulla destra erano presenti molte costruzioni che variavano dagli alberghi di lusso ai negozietti caratteristici, bar, negozi di abbigliamento, e oggettistica per bambini.
Jade preferiva decisamente ammirare il panorama alla sua sinistra.
Insomma arrivò finalmente a casa. Si trovava alla fine di una via, una delle numerose traverse del lungo mare, la strada principale.
I genitori erano al lavoro, e non avendo sorelle o fratelli si preparò un panino al volo e mangiò velocemente. I suoi possedevano un negozietto in centro di articoli sportivi, che in quella cittadina era prevalentemente dedita al nuoto, essendo appunto località marittima, alla vela e in piccola parte al trekking, grazie alle colline e alle montagne alle spalle del paese.
Lei amava quel piccolo negozio, era stato la sua infanzia, grazie alle infinite volte in cui i suoi la avevano dovuta portare, e anche le sue estati in età più avanzata. Quando non usciva con le amiche o studiava, spesso le capitava nel pienone del periodo estivo di dare una mano ad accogliere l'elevato numero di turisti in visita.
Quello non era però il periodo, motivo per il quale non c’era bisogno del suo aiuto in negozio, per questo  preparò la borsa, pronta ad andare in spiaggia. La riempì con un paio di libri scolastici, il suo Kindle, e un telo mare.
In pochi minuti fu fuori.
Uscita da casa sua, le bastò percorrere la stretta stradina per arrivare sul lungomare. Ciò che più piaceva a Jade di casa sua era che si trovava al limite della cittadina, era rara la presenza di turisti in quella zona e soprattutto per la maggior parte del tempo era un tratto molto solitario e tranquillo, quasi selvatico.
 Conclusa la sua via svoltò a destra, ritrovandosi alle spalle in lontananza la parte più popolosa della città. Il vialone finì, e dalla pavimentazione piastrellata si ritrovò su uno sterrato, con ancora a sinistra il mare e la spiaggia, mentre  sul lato opposto arbusti selvatici. Infine entrò in una piccola spiaggetta, nascosta ai più dagli arbusti.
 Era una piccola radura, quasi un nido, come lo definiva Jade, che essendo isolato era per lo più sconosciuto  Quel piccolo posto era stato scoperto per caso da Jade e Giacomo, suo cugino, e suo migliore amico, di un paio di anni più grande di lei. Giocando insieme erano incappati in quella parte isolata e presi dalla voglia di esplorare erano sbucati in quel posticino.
Con l'andare del tempo erano subentrato numerosi amici dei due, e tutti insieme avevano passato numerosi pomeriggi a giocare insieme in quel luogo, essendo isolato ma ad appena pochi minuti dall'abitazione della ragazza.
In seguito era diventano il luogo in cui i ragazzini si incontravano per giocare,studiare in compagnia, o come perfetto luogo appartato per coppiette.
Man mano era però tornato ad essere per lo più una radura abbandonata.
Le abitudini erano cambiate, e quel piccolo appezzamento di spiaggia era stato dimenticato da tutti, tranne che da Jade e Giacomo, che ancora ogni tanto tornavano per passare del tempo insieme.
La ragazza stese il telo, accese l'Ipod, e staccò le cuffie.  Abbassò il volume al minimo così che ci fosse un sottofondo oltre ai rumori naturali che la circondavano e tirò fuori il libro di matematica, cercando di ricostruire la lezione della mattinata appena trascorsa.
Il cellulare squillò, facendo sobbalzare la ragazza, la quale rispose senza guardare nemmeno il numero.
"Ciao Clara!" Esordì Jade senza alcuna sorpresa. Era raro che l'amica non la chiamasse nel pomeriggio. Che fosse per i compiti, che fosse per farsi un giro, aveva sempre la scusa pronta.
"Jade stavo pensando, stasera pizza da me? Vengono anche Sarah e Mirco!" Esclamò con voce allegra Clara.
"Sì... si certo!" Tagliò corto Jade sapendo che non ci sarebbero stati problemi con i suoi genitori.
"Ok perfetto allora ci sentiamo per l'orario!" Rispose in maniera squillante l'amica, salutando e poi riattaccando.
Jade allora riprese a fare i compiti. Erano un bel duo, Clara e Jade. Se Clara era una ragazza esplosiva, piena di vita, ed estremamente logorroica, Jade era più taciturna e tranquilla, pacata. La prima era biondissima, perennemente abbronzata, non che fosse difficile abitando in una località di mare, e con dei dolcissimo occhi castani. L'altra era di carnagione estremamente chiara, nonostante le ore passate al sole fossero poco minori rispetto a quelle dell'amica, I capelli di un innaturale nero, quasi con riflessi bluastri e due enormi fari verdi come occhi.
Erano agli antipodi, in tutti i sensi. Nemmeno loro riuscivano a capacitarsi della loro strana amicizia. Eppure funzionavano, e anche bene. 
Jade alzò gli occhi dal quaderno di esercizi e il suo sguardo si perse nell'azzurro del mare.
 Ripensò allo strano primo incontro tra lei e la sua migliore amica ridacchiando.
Avevano appena 6 anni, e si erano conosciute il primo giorno di scuola. Entrambe emozionate, ognuna a modo suo, si erano ritrovate vicine, mentre la scolaresca superava il cancello della scuola,  ognuno alla ricerca della propria maestra.
Come ogni bambino di appena 6 anni, entrambe scrutavano interessate il nuovo ambiente con curiosità, motivo per il quale Jade era inciampata,  travolgendo la piccola Clara, che all'epoca con gli occhialoni e l'apparecchio era comunque un ciclone di loquacità.
 Se Clara aveva riso di quel piccolo incidente, Jade era arrossita fino alla punta dei capelli. Senza pensarci Clara aveva porso la manina verso Jade, aiutandola ad alzarsi.
Da lì non si erano più separate.
Se Jade inciampando aveva trascina con sé Clara, Clara aveva travolto e fatto breccia nella timidezza di Jade. Sebbene dimostrandolo in modo diverso, entrambe volevano  molto bene l'una all'altra, tenendo la loro amicizia in grande considerazione.
Jade adorava il modo di essere di Clara,  sebbene a volte fosse fin troppo esagerata, e Clara approfittando di ogni occasione ribadiva,  che se solo si fosse aperta un po' di più, avrebbe potuto fare breccia nelle persone, colpendoli anche con la sua  tranquillità e pacatezza.
Ovviamente Jade aveva sempre negato, senza mai dare credito all'amica. Ogni volta che Clara tirava fuori l'argomento infatti, Jade la liquidava, definendola una persona che cercava il buono nelle persone a costo di inventario e dando di solito inizio a numerosi e lunghissimi battibecchi.
Insomma, sebbene esageratamente logorroica,  Clara era una grande amica, di cui Jade non sarebbe mai riuscita a fare a meno.
Era ormai pomeriggio inoltrato. I compiti erano ormai conclusi, quindi Jade tirò fuori il Kindle e si immerse nella lettura. Tempo nemmeno 10 minuti e il cellulare squillò ancora. Jade prese allora in mano il telefonino con un'espressione infastidita, ma si illuminò quando notò il messaggio appena arrivato. Il cugino la stava infatti raggiungendo nella radura.

"Eh Jade? C'è un posticino per me in radura o devo sbatterti fuori a calci? :DD"

La risposta arrivò velocemente.

"Se muovi il culo potrei ospitarti, e devi solo provarci a cacciarmi da qua... Fino a prova contraria questo posto è mio 0:)"

Da sempre il gioco tra loro era reclamare la proprietà di quel piccolo pezzetto di spiaggia abbandonata, e puntualmente era la ragazza a vincere, poiché il ragazzo sapeva quanto ci tenesse.
La risposta di Giacomo arrivò subito dopo.

"Ok, 10 minuti e arrivo"

Jade allora con un sorriso mise da parte il telefono, posandolo di fianco al telo mare e ricominciò a leggere. O almeno, tentò di ricominciare a leggere, quando un peso morto la schiacciò senza delicatezza sulla sabbia.
"Ehy! " urlò subito Jade, riconoscendo al volo il cugino che evidentemente era già arrivato da un pezzo e aspettava il momento giusto per attaccare. Con poca delicatezza allora, Jade si rigirò e trovandosi con la schiena a terra tirò un pugno ben assestato sul fianco del ragazzo, che da parte sua la lasciò con un grugnito di dolore.
"Basta, mi hai ucciso!" Disse con voce soffocata il ragazzo. "Hai sferrato il tuo colpo mortale cugina, sulla mia lapide voglio che ci sia scritto " adorato figlio, amico e nipote, ucciso da quell'ingrata della cugina"  rimpiangerai questa mossa". Continuò con voce sempre più fievole, accasciandosi al suolo.
"Dì al mio cane che l'ho sempre amato!" Ed esalate le ultime parole cessò di muoversi, sdraiato supino in modo scomposto sulla sabbia, con alcuni ciuffi di capelli biondi a coprirgli il viso su cui doveva essere disegnato un ghigno.
"Sei un pirla, te lo ha mai detto nessuno?" Chiese allora la ragazza con voce ferma a Jack,  che si sfilò la sabbia dai capelli e batté poi quella finita sul telomare a causa del suo improvviso arrivo.
Quello in riposta alzò la testa e con fare annoiato rispose: " si beh, effettivamente qualche migliaio di volte, più o meno." Allora si rialzò e con tranquillità si accomodò sul telo dell'amica, spingendola sul bordo.
"Comunque, qual buon vento ti porta qui Jack?" Chiese Jade facendogli posto e rimettendosi il cellulare in tasca e il Kindle nello zaino, essendo pressappoco inutili con il cugino presente.
"Non posso voler passare un pomeriggio con la mia cuginetta preferita?"
 "Non che ci sia molta scelta su cui contare, visto che l'altra tua cugina ha tipo 40 anni ed è poco simpatica, ma comunque si, hai il mio consenso, puoi passare del tempo con me." Rispose con un'espressione seria Jade, muovendo la testa e lanciando i suoi lunghi capelli in faccia al ragazzo.
"Comunque..." Rispose con un espressione di fastidio Jack, prendendo lo zaino della cugina e scavandoci dentro alla ricerca di qualcosa. Jade fece finta di nulla, e fissò il cugino piegato sullo zaino. Alcune ciocche di capelli ricadevano sul suo viso, e ne coprivano gli occhi nocciola che Jade conosceva a memoria.  Quando la ricerca si concluse felicemente, Jack tenne in pugno vittorioso un fagotto di fazzoletti, dentro al quale si trovavano due fette di torta. "Ho mai detto di amare tua madre Jade? Nel caso falle sapere che è la mia zia preferita!" Esclamò gioiosamente Jack, dando inizio al solito teatrino che si creava, quando il ragazzo vedeva del cibo. "Si si certo... le farò sapere non ti preoccupare." Rispose ridendo Jade.
I due mangiarono, continuando a scherzare e a chiacchierare, e si raccontarono le ultime novità. Jade evitò di ricordare al cugino che non era un maiale e che avrebbe potuto evitare di fare tutti quei versi mangiando, ma preferì tacere. Guardando il cugino le sembrò un gigantesco bambinone, un ragazzo ben piazzato che però si comportava come un bambino. Non che per questo lo guardasse con meno affetto. Erano legatissimi, e ciò era un fatto evidente.
"Allora come va a scuola?" Chiese il ragazzo, sdraiandosi senza ritegno sul telo della ragazza.
"Bene, non vedo l'ora che finisca francamente, già sto cominciano a non capire nulla" disse con fare drammatico la ragazza.
"Ti darei una mano, se non fosse che ho lasciato scuola e decisamente non ho intenzione di rimettermici su. Mille volte meglio lavorare." Rispose quindi Jack, con un sospiro soddisfatto.
Jade gli lanciò un sasso in risposta.
"È vero, come va in pizzeria?" Chiese Jade spostando l'attenzione su Jack.
"Bene, ormai le vie di questa città non hanno più segreti per me! Un'ordinazione è stata fatta addirittura dall'altra parte dell'isola, ci ho impiegato mezz'ora solo per capire quale fosse la strada più semplice per tornare indietro!" dichiarò con un'espressione felice.
"E poi mi pagano per guidare, cosa potrei chiedere di meglio? La sera sono occupato in pizzeria, in mattinata e nel pomeriggio un po’ aiuto papà al molo e un po’ chiedo alle officine qui nei dintorni se hanno bisogno di apprendisti."
Jade annuì, da sempre il sogno di Jack era stato lavorare in officina. Da anni in ogni occasione, metteva mano in ogni motore capitato a tiro, dalle moto alle macchine, fino alle biciclette se le circostanze lo chiedevano.
"Jade non distrarmi, nella mia testa avevo organizzato bene il discorso! Chiedendomi della scuola la domanda subito dopo era: come va con gli amici?" continuò il ragazzo, seguendo a quanto pare un filo logico noto solo a lui.
"Oddio bene penso? Perché ti interessa?" Chiese Jade senza riuscire a seguire l'amico.
"Bhe...  L'altro giorno quando sono venuto a prenderti all'uscita da scuola, ti ricordi quando siamo andati a  mangiare al Mc? Ecco c'era la tua amica bionda molto carina, è impegnata? " disse senza troppi giri di parola Jack, sorridendo candidamente alla cugina.
"Sei proprio un pirla lo sai?  Quella è la mia migliore amica se permetti! Potresti evitare di farti Clara? Non ho problemi con le altre ragazze, ma lascia stare la bionda!" Replicò stizzita Jade, tirando un pugno a Jack, per una volta non in modo così scherzoso.
"Ehi va bene va bene ma non ti incazzare ho capito!" Rispose subito il ragazzo schermandosi come poteva dai colpi della ragazza.
"Tanto avevo già adocchiato la tipa che lavora il sabato pomeriggio in gelateria, me la posso lavorare un po’ e tempo una settimana ci esco" continuò con tono conciliante Jack. Jade rise di conseguenza, suo cugino era un mostro quando si parlava di ragazze.
Il cellulare squillò distogliendo la loro attenzione dal discorso. Era Carla, la madre di Jade, che con la sua voce squillante quanto snervante richiamava a casa la ragazza, decretando la fine del pomeriggio.
"Zia Carla reclama! Meglio andare prima che ti uccida e poi mi uccida." Esclamò ridendo Jack.
I due allora si alzarono e si incamminarono, ancora ridendo e scherzando, promettendo di rivedersi nei giorni seguenti. Sarebbe stato strano che non accadesse il contrario.











  NDA Finalmente il primo capitolo! Intanto grazie mille per le recensioni ricevute nel prologo, siete stati carinissimi! Riguardo questo primo capitolo so che (per chi è arrivato alla fine) risulterà piuttosto noioso, ma cominciamo ad avere un'infarinatura di quelli che sono i personaggi più importanti di questa storia. Ragazzi normali, fin troppo normali, che chi più e chi meno, saranno essenziali per questo viaggio. Scopriamo l'ambientazione, che francamente ho scelto per ora essere estremamente vaga. Idealmente è un isola italiana a poche ore di nave dalla penisola, ma facendo una ricerca geografica nessuna isola realmente esistente mi risultava utile. Il risultato ? In linea di massima possiamo far finta che quest'isola sia poco più grande dell'isola d'Elba, ma decisamente più lontana dalla costa italiana :) Spero quindi che come inizio vi ispiri, e che vorrete farmi sapere cosa ne pensate! Le critiche sono accette ancor più degli elogi, quindi non fatevi problemi a farmi notare cosa non vi quadra! Balim
   
 
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