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Autore: nikita82roma    24/03/2016    3 recensioni
Tony torna in Israele, nella casa di Ziva ma lei non c'è. Trova, nel bosco di ulivi, una ragazza che lo accompagna in casa dove gli consegna una busta che Ziva aveva lasciato per lui...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrivo al cancello di quella casa. È tutto uguale. C’è uno strano silenzio. È aperto, entro e mi avvicino al portone. Busso ma non mi apre nessuno. Aggiro la casa andando verso il giardino sul retro. Cammino dentro il bosco di ulivi, cercando un posto preciso, magari lei è lì.
Vedo una figura che viene verso di me, è una ragazza, ma non è lei.
- Buongiorno - le dico sorridendo quando è abbastanza vicina per sentirmi ed accompagno il mio saluto con un gesto della mano.
- Salve - mi risponde lei cordialmente mentre mi fissa intensamente
- Cercavo Ziva David.
- Sei Tony?
- Sì - rispondo osservandola attentamente cercando di capire quando mai possa aver conosciuto quella ragazza ma non mi veniva proprio in mente - ci conosciamo?
- No, ma Ziva mi ha parlato di te. 
- Ah… - riesco a dire solo quello
- Ti ho riconosciuto dagli occhi… - dice imbarazzata - e da una foto
- Sai dove la posso trovare? - Cambio discorso per toglierci dall’imbarazzo
- Lei… non è più qui
- Ah… e sai dove è adesso?
- Mi ha detto di darti una cosa nel caso saresti venuto… un giorno. Vieni con me.

La seguo verso casa. Dall’odore di chiuso e dalla polvere doveva essere un bel po’ che non abitava più lì. Però è tutto uguale a come mi ricordavo io, tutto uguale ad un anno prima.

- Tu vivi qua vicino? - Le chiedo mentre mi fa strada in casa
- No… ogni tanto vengo, Ziva mi ha lasciato le chiavi.

Sul tavolo c’è una busta bianca, riconosco la scrittura di Ziva “Per Tony”. Mi passa la busta.

- Ecco, io sono qua fuori.
- Ok…

Apro la busta, prendo il foglio all’interno. E’ scritto a mano, così familiare…

“Ciao Tony,
Chissà quanto tempo sarà passato quando tu leggerai questa lettera e chissà se la leggerai mai, ma avevo il bisogno di scriverti, forse per dire certe cose più a me che a te.
Vederti andare via è stata la cosa più dolorosa della mia vita, perché in quel momento ho capito che la mia vita era realmente finita.
Non avrei voluto che le cose andassero così, quando mi hai detto che saresti venuto ho realmente sperato di vederti il giorno dopo: qui, con me. Magari le cose sarebbero andate diversamente. Ed invece come al solito è il destino che decide per noi, che ci detta tempi e modi.
Il mio tempo, adesso, è quasi finito. La clessidra è al suo ultimo giro. 
Pochi giorni prima che tu mi trovassi il responso dei medici è stato senza possibilità di appello. Pochi mesi, massimo un anno. Quante volte avevo visto la morte in faccia, eppure solo ora mi faceva veramente paura. Perché ora sapevo che avevo qualcosa da perdere, te.
Ripenso ogni giorno a quello che mi hai detto qui a casa mia, quando mi chiedevi di ricominciare tutto insieme e non sai quanto avrei voluto avere abbastanza tempo per ricominciare con te. Invece non ne avevo più. Sei stata la cosa più bella che è capitata nella mia vita, anche se è durata solo il tempo di un bacio al quale mi aggrappo ogni volta che ho bisogno di un dolce ricordo.
Non essere arrabbiato con me per non averti detto nulla, lo so che ora lo sei, che dici che sono sempre la solita, che vuole fare tutto di testa sua, che non vuole l’aiuto degli altri. Solo non voglio che mi vedi come sono ora, non voglio che mi vedi spegnere giorno dopo giorno, consumarmi lentamente, non essere più io. Non voglio condannarti a vivere questi mesi con me, non te lo meriti. 
Voglio che mi ricordi come ero quel giorno in aeroporto, voglio che mi ricordi per tutto quello che abbiamo fatto insieme, le nostre litigate, i nostri battibecchi, le nostre risate e tutti quei momenti in cui sarebbe bastato un attimo per cambiare tutto. Non rimpiangere nulla, è stato bellissimo così, anche se non ti ho potuto mai dire tutto quello che provavo per te. Sei stato tutto quello di cui avevo bisogno, ogni volta che avevo bisogno.
Ricordami quando a Berlino ballavamo abbracciati perché non mi sono mai sentita così bene come quando mi abbracciavi.
Non piangere ora Tony, perché lo so che ora lo stai facendo, anche se non ti vuoi far vedere. 
Ci sarà un altro tempo e un altro luogo in cui ci rincontreremo, e riprenderemo a punzecchiarci come abbiamo sempre fatto… questa volta tra un bacio ed un altro.
Ziva”

Sento solo le lacrime che bagnano il mio volto, sono svuotato, non c’era posto per nessun altro sentimento. Sento il sangue scorrere freddo nelle mie vene.

Esco dalla porta e trovo ancora lì quella ragazza di cui non so nulla.
- Quando? - Le chiedo
- A Maggio
- Dov’è?
- Ti accompagno.

Torniamo lì, dove lei era prima e solo ora noto sotto una grande pianta d’ulivo una rosa bianca. Quegli alberi sembrano tutti uguali, ma non è così, quello è un posto speciale, è dove avevamo sepolto i suoi desideri. Ed ora lei è lì, con loro.

- Ti lascio solo - mi dice allontanandosi ed io la ringrazio con un cenno della testa.

Rimango qualche minuto in silenzio a guardare per terra. Poi prendo il fiore e mi siedo lì, sotto quella pianta, con la rosa in mano. E posso solo piangere.


Goodbye my lover.
Goodbye my friend.
You have been the one.
You have been the one for me.

   
 
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