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Autore: Selhin    25/03/2016    1 recensioni
L’ultima cosa che ricordava era il suo mantello rosso che ondeggiava nel vento circondato da luci accecanti...
[ HopexLight]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hope, Lightning
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Final Fantasy XIII

Pairing: Hope/Lightning

Personaggi: Hope Estheim

Tipologia: One Shot ( 1009 parole )

Genere: Introspettivo, Malinconico

 

17° Argomento: Errori
81. Addio

 

 

[ I love you
I have loved you all along
And I miss you
Been far away for far too long
I keep dreaming you'll be with me
and you'll never go
Stop breathing if
I don't see you anymore ]


Far Away - Nickelback

 

 

 

Missing

 

 

 

L’aveva sognata quella notte. Di nuovo.

 

Ormai accadeva sempre più spesso e non poteva fare a meno di credere che forse stava cercando di mandargli un messaggio. Ma i sogni che faceva erano tutti uguali, e più che sogni erano ricordi.

Il ricordo di quel giorno in cui credeva di averla vista per l’ultima volta lo tormentava. Lo credeva si, non ne era sicuro. Era tutto molto confuso nella sua mente.

 

Si era svegliato dal suo sonno di cristallo lentamente, avvertendo la sensazione che il suo corpo tornasse alla vita. Non era morto, questo lo sapeva perché anche se il suo sonno era durato poco, aveva potuto vedere cosa era accaduto su Cocoon, ai suoi amici, a lui. Tutto era offuscato come una leggera brina, ma lui sapeva.

 

Sapeva della trasformazione in Ragnarock, sapeva dello scontro, di come Cocoon aveva iniziato a scendere lente mante ma inesorabilmente su Gran Pulse e sapeva che le sue due amiche si erano trasformate in una colonna di cristallo pur di impedirlo.

 

Dopodiché si era svegliato, incredulo di essere ancora vivo, di non essere più maledetto dal fal’Cie. E mentre si voltava a cercare lo sguardo di lei come una conferma che era davvero tutto reale, uno strano presentimento s’insinuò veloce dentro di lui. Fece appena in tempo a scorgere i suoi occhi così intensamente azzurri prima che lei svanisse nel nulla.

 

Non era nemmeno sicuro di averla vista davvero. Ricordò di aver chiuso gli occhi e che dopo averli riaperti lei era scomparsa, di lei solo un brevissimo ricordo. Come quando si posa lo sguardo su una luce accecante, il suo alone resta quasi invisibile ma la sua percezione rimane.

 

Forse non era mai davvero stata li, su quella piana. Forse si era davvero sacrificata nella battaglia cercando d’impedire il peggio. Forse non era mai divenuta cristallo accanto a lui. Eppure la sensazione che quella fosse una realtà sbagliata non lo abbandonava da allora. Anche dopo tutti quegli anni gli restava la sensazione di averla davvero scorta anche se solo per un istante.

 

Anche Serah provava la sua stessa confusione e non lo aveva mai nascosto, lei era certa che sua sorella fosse stata assieme a loro in quel momento. Era sicura di averla vista sorridere e congratularsi con lei per il matrimonio tanto atteso e anche lui, se si concentrava, poteva sentire la voce di Lightning pronunciare quelle parole, ma era solo un momento e lei svaniva di nuovo.

 

Perché anche lui non poteva esserne certo quanto Serah?

 

Forse perché solo l’idea che lei se ne fosse andata senza una spiegazione lo avrebbe fatto impazzire. Perché lo aveva abbandonato?

Hope sospirò mentre sfiorava il cristallo che sorreggeva Cocoon, quasi potesse risolvere l’enigma. Ma ormai erano passati troppi anni, troppi per non credere che lei se ne fosse andata in battaglia. Meglio saperla morta piuttosto che codarda, si diceva. Ma era la verità?

 

Ricordava che prima di lanciarsi nella battaglia lei si era voltata verso di lui, lo aveva afferrato per le spalle e gli aveva promesso che lo avrebbe protetto. Che sarebbe riuscita a salvarlo e a portarlo finalmente a casa, al sicuro, da suo padre. Sarebbe riuscita a evitare la catastrofe e lui avrebbe vissuto una vita normale. Dopodiché gli aveva sorriso e lo aveva stretto a sé per un brevissimo attimo e durante quei secondi lui era tornato indietro con la memoria, desideroso che fosse lo stesso tipo di abbraccio, carico di affetto. Quando si scostò lui poté avvertirne ancora il profumo su di sé. Le restituì lo sguardo e lei gli fece promettere che qualsiasi cosa fosse successa lui non avrebbe mai dovuto cercarla. Infine gli porse il coltello regalatole dalla sorella e glielo mise fra le mani. Non per potersi difendere o per vendicarsi, ma per ricordarla perché sapeva che non sarebbe mai tornata.

Qualcosa nello sguardo azzurro della donna lo spaventò ma non si sottrasse. E allora lei gli sorrise di nuovo, per l’ultima volta, e si voltò per lanciarsi nello scontro.

 

L’ultima cosa che ricordava era il suo mantello rosso che ondeggiava nel vento circondato da luci accecanti.

 

Dopo quel momento non l’aveva più vista, escluso quel breve ricordo di lei sulla piana cui però continuava a nutrire dubbi. Forse l’aveva solo sognata, forse era solo un suo desiderio quello di vederla e saperla viva. Un desiderio così intenso da ingannare la sua mente e convincerlo che lei fosse li, seppur per un istante troppo breve perché potesse essere reale. Eppure sentiva, percepiva, che c’era qualcosa di sbagliato in tutto questo. Come se non appartenesse alla sua memoria, come se qualcuno glielo avesse imposto.

 

Hope scosse la testa e si sedette su una pietra senza staccare lo sguardo dal cristallo.

Una brezza fredda spirò e lo fece rabbrividire. I capelli color argento, resi più lunghi dagli anni, ondeggiarono davanti ai suoi occhi di giada. Quelli non erano cambiati per niente, sembravano sempre gli stessi occhi spauriti del ragazzino che era stato. C’era solo una piccola differenza; la malinconia che li attraversava sempre. Impercettibile per chi non lo conoscesse bene. Solo lei se ne sarebbe accorta, lei sola riusciva a leggere nei suoi occhi.

 

Erano passati tre anni ormai e lei non sarebbe mai tornata. Glielo avrebbe perdonato se fosse riapparsa dal nulla in quel preciso istante. Le avrebbe perdonato ogni cosa, ogni parola, ogni gesto se solo fosse tornata. Se solo avesse potuto vederla ancora e stringerla per sentirla viva con il suo corpo ormai cresciuto che aveva lentamente perso i suoi tratti di adolescente. Era certo ormai di essere anche più alto, anche se questo forse non l’avrebbe fatta sorridere. Si era buttato nello studio, aveva cercato di dimenticare facendosi dei nuovi amici, eppure preferiva sempre la solitudine continuando a tormentarsi per non averla fermata.

Sorrise.

Alla fine si riduceva tutto a questo lo sapeva.

 

  - Non ti rivedrò più, non è vero? -

 

La voce gli uscì in un sussurro, quasi inudibile nel vento. Ma, da qualche parte, in un altro tempo e in un altro mondo Lightning la udì.

 

E si risvegliò.

 

 

 

 

 

 

Note Autrice : ho trovato questa fic nel pc, in una vecchia cartella, in data 2013… così l’ho riletta e ovviamente, oltre alle dovute correzioni ho apportato anche qualche modifica al testa avendo giocato a FF 13-2… che coincidenza però pensare che per la maggior parte era una trama uscita dalla mia testa prima che io potessi giocare al seguito D:

Devo ancora completare il Return però T^T

Ce la farò!

Spero che vi sia piaciuta, prendetela per quella che è, una fic della vecchia me!

 

Selhin <3


The One Hundred Prompt Project
   
 
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