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Autore: being_a_ladybug    25/03/2016    0 recensioni
A volte non prestiamo attenzione agli oggetti che ci circondano, oggetti nei quali ci imbattiamo quotidianamente. Questa favola vuole proprio rendere omaggio a uno di quegli oggetti talmente normale che nessuno ha mai pensato di parlare di lui.
E' un racconto scritto in prima persona come se l'oggetto in questione fosse vivo, perché mi piace immaginare cosa penserebbe se lo fosse veramente.
dal testo:
"Passavo da una brezza leggera che mi solleticava a folate impetuose che piegavano gli alberi. Il giorno lasciava il posto alla note e la luna al sole. Vidi ruscelli sfociare in fiumi e fiumi sfociare in mari. E vidi l' oceano."
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Il mio proprietario mi perse dopo uno scontro con un gatto. Stavamo becchettando tranquillamente quando un grosso gatto grigio ci è saltato addosso. Il mio proprietario ha aperto le ali e ha spiccato il volo, ma prima che potesse volare lontano una zampa dell’ animale ha graffiato la sua ala sinistra staccandomi e lasciandomi al suolo. Il gatto, vista la sua cena volare via, se ne andò e io rimasi ad aspettare credendo che il mio proprietario mi avrebbe recuperato. Ma non accadde.
Non so quanto tempo trascorse, ma centinaia di piedi mi camminarono accanto se non addirittura sopra. Calò la notte e una leggera pioggia cadde dal cielo nero. Era fastidiosa e in pochi secondi mi ritrovai bagnato, non era la prima volta naturalmente, ma di solito il calore dei miei fratelli mi riscaldava. Lì ero solo, in mezzo a una strada.
 Con il passare delle ore la pioggia si intensificò e la sua caduta venne accompagnata dall’ abbaiare dei tuoni. Lampi improvvisi illuminavano ciò che mi circondava dando all’ ambiente un aspetto sinistro. Senza alcun preavviso una folata di vento mi sollevò dal suolo. Per un attimo mi sembrò di volare di nuovo assieme al mio proprietario, ma quello non era il volo tranquillo e aggraziato che lo caratterizzava. Era come essere spinto da infinite forze diverse, ciascuna delle quali voleva avere la meglio sulle altre. Per la prima volta ebbi paura dell’ aria e del cielo che per anni erano stati miei  amici ospitandomi tra le loro braccia. Vorticavo forsennatamente, incapace di arrestare la mia corsa. Il mondo non aveva più un punto fisso, era sopra, sotto, a destra, sinistra, ovunque. La luce di quegli strani alberi umani era venuta meno e l’ oscurità era l’ unica cosa di cui ero certo. Smisi di opporre resistenza e lasciai che la natura facesse di me ciò che voleva.
 La tempesta durò tutta la notte e parte del giorno dopo. Quando tornò la quiete era ormai giorno inoltrato. Non sapevo dove mi trovavo. Ero ancora inzuppato e parte del mio piumaggio se n’era andato. La tristezza mi si scaraventò addosso; che avevo fatto per meritarmi tutto questo? Improvvisamente sentii come un ronzio provenire dall’ erba su cui era adagiato. Una piccola coccinella fece capolino seguita da altre tre. Sembravano una famiglia la quale, una volta terminato il temporale, aveva deciso di uscire a salutare il sole. Mi salirono sopra rivolgendosi verso la luce calda. Riscaldati i loro piccoli corpi mi ronzarono attorno e sebbene non vi fosse modo per noi di comunicare capii che mi stavano ringraziando . Il mio piumaggio gli aveva protetti dalla pioggia scrosciante e mantenuti al caldo. Di colpo quello che avevo passato durante la notte non mi sembrava più una sfortuna.
Credevo che sarei rimasto con quella famiglia di coccinelle per sempre, ma mi sbagliavo. Bastò un soffio di vento  e  il mio corpo leggero venne librato in aria. Per  un po’ le coccinelle mi seguirono finché non volai troppo in alto per loro. Volteggiai per ore incontrando lungo il mio cammino sciami di insetti e stormi di uccelli. Il paesaggio sotto di me mutava in continuazione. Dai grattacieli della città alle accoglienti dimore della campagna incorniciate dall’ ondeggiare delle colline. Passai davanti a una cuccia e un cane curioso mi abbaiò contro tentando di afferrarmi con le sue zanne le quali si chiudevano a pochi centimetri da me, ma il vento aveva deciso che il mio viaggio non doveva ancora finire. Passavo da una brezza leggera che mi solleticava a folate impetuose che piegavano gli alberi . Il giorno lasciava il posto alla notte e la luna al sole. Vidi ruscelli sfociare in fiumi e fiumi sfociare in mari. E vidi l’ oceano. Mai ero volato così lontano con il mio proprietario. Uno spruzzo di acqua salata mi raggiunse inzuppandomi e per un attimo ebbi paura, ma il vento mio amico accorse trasportandomi via. I giorni si succedevano e  l’estate lasciò il posto all’ autunno.
Veloce come era arrivato il vento mi abbandonò sul ciglio della strada tra foglie gialle e arancioni. Ora mi trovo in un sacchetto nera della sporcizia accanto a mucchi di foglie secche e altri oggetti. Non so che ne sarà in futuro della mia vita; forse non volerò più libero nel cielo sentendo l’ aria passare tra me e i miei fratelli, ma so cosa è stata in passato. È stata sicuramente breve, ma non per questo meno intensa rispetto ad altre. Sono solo una piuma che per uno strano caso del destino è stata strappata dal corpo al quale apparteneva e ha vissuto un’ esperienza unica, un’ esperienza lunga una vita.
   
 
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